Diverse sono le ricerche attualmente in corso di oggetti massivi non luminosi all’interno della nostra Galassia, tuttavia le indicazioni ottenute da tali indagini non sono ancora univoche…

E’ ormai noto come oggetti compatti di massa anche notevole (chiamati MACHOs) con masse nell’intervallo tra 10 miliardesimi di massa solare e mille masse solari, possano essere rivelati attraverso l’amplificazione temporanea della loro radiazione luminosa che si verifica quando l’oggetto passa sulla linea di vista di una stella in background. Il motivo fisico e’ ben noto, e prende il nome di microlensing relativistico: in breve, l’effetto della massa piu’ vicina a noi e’ quello di deviare leggermente il percorso dei raggi luminosi che provengono dalla stella sullo sfondo. Tale fenomeno dunque puo’ venire agevolmente sfruttato per cercare oggetti compatti e non luminosi.

Dai primi anni ’90 sono iniziate diverse ricerche volte a cercare oggetti MACHOs nella nostra galassia ed in quelle immediatamente vicine, monitorando milioni di stelle nella Piccola e Grande Nube di Magellano, in cerca di un possibile effetto di lensing prodotto da oggetti all’interno della Galassia. In effetti un buon numero di candidati ad effetti di microlensing e’ stato trovato, si’ da portare diversi ricercatori a ritenere che una frazione significativa della materia oscura nell’alone galattico potrebbe proprio essere in una grande quantita’ di oggetti compatti, ognuno di massa paragonabile a quella del nostro Sole

Tuttavia l’interpretazione di questi eventi di microlensing e’ attualmente materia di acceso dibattito, come sottolinea un articolo in corso di pubblicazione, a firma di Anne M. Green e Karsten Jedamzik: difatti, per quanto le “lenti” possano essere nella galassia e costituire davvero materia oscura di alone, e’ anche possibile che sia stato sottostimato il possibile contributo di altre, ancora non conosciute, popolazioni di oggetti non appartenenti all’alone galattico.

Il risultato dell’analisi statistica condotta dagli autori sui dati attualmente disponibili porterebbe a ritenere ancora possibile che la maggior parte delle “lenti” responsabili degli effetti di microlensing non sia realmente all’interno dell’alone della Via Lattea. In particolare, potrebbe essere non trascurabile il contributo portato da stelle, o MACHOs, localizzate nella Grande Nube di Magellano (LMC).4045376355_4a98e5fef6_bMount Stromlo Observatory, Canberra, Australia.
Photo Credit: Lauri Väin via Compfight cc

Alternativamente, e’ anche possibile che l’attuale modello che descrive la conformazione dell’alone galattico, non risulti sufficientemente accurato per spiegare la distribuzione di MACHOs osservata fino ad oggi. Gli autori indicano come un deciso progresso nella comprensione della natura delle “lenti” si attende dall’analisi di un campione di candidati di microlensing ben piu’ esteso dell’attuale, quale potrebbe essere quello, ora in corso di completamento, costituito da tutti gli otto anni di dati raccolti nel periodo di funzionamento del progetto MACHOs.

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