Blog di Marco Castellani

Giorno: 22 Settembre 2003

Lo spettro in banda X aiuta a capire se i buchi neri ruotano…

Osservazioni condotte dalle sonde Chandra e XMM-Newton di atomi di ferro nel gas caldo che circonda tre buchi neri stellari, ha permesso agli astronomi di intestigare gli effetti gravitazionali della rotazione in questi oggetti peculiari…

Il punto e’ che, come mostrato nella figura qui sotto, la gravita’ di un buco nero influenze la distribuzione di energia in banda X degli atomi di ferro: nella figura a destra, corrispondente alla situazione di un buco nero ruotante, si vede che lo spettro in banda X e’ sensibilmente spostato verso le basse energie.



Distribuzione di energia in banda X per un buco nero non-ruotante (sinistra) e ruotante (destra). Si noti la differenza nelle distribuzioni alle basse energie…

Credit: Illustration: NASA/CXC/M.Weiss; Spectra: NASA/CXC/SAO/J.Miller et al.


L’interesse di questa ricerca e’ anche quello di aver stabilito una importante correlazione tra i buchi neri
“stellari” e quelli “supermassivi”.

Difatti, il comportamento del gas circostante i buchi neri, come pure altri bizzarri effetti gravitazionali osservati nelle loro vicinanze,e’ simile a quello osservato vicino a buchi neri “supermassivi” (come quelli sovente ospitati dalle galassie nel loro centro). I buchi neri stellari, dunque, risultano “convenienti modelli” da studiare per comprendere il funzionamento dei loro “cugini” ben piu’ massicci…


Link:

la

press release
disponibile sul sito di Chandra

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Prende peso, ma subito…

Nuove ricerche mostrano che la prima generazione di stelle avrebbe diffuso una quantità incredibile di “elementi pesanti” in una zona larga migliaia di anni luce, riempiendo dunque il cosmo con gli elementi fondamentali per sviluppare la vita.

L’universo appena formatosi era una vasta distesa di idrogeno, elio, ed un poco di litio, dunque non conteneva nessuno degli elementi necessari alla vita cosi’ come la conosciamo.

Da questi gas primordiali nacquero stelle giganti, anche 200 volte più grandi del Sole, che bruciarono il loro combustibile ad una velocità considerevole, poichè molte “vissero” solo qualche milione di anni prima di esplodere in supernovae. Tali esplosioni diffusero nello spazio elementi pesanti quali il carbonio, l’idrogeno ed il ferro.

Recenti simulazioni degli astrofisici Volker Bromm (Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics), Naoki Yoshida (National Astronomical Observatory of Japan) and Lars Hernquist (CfA) hanno mostrato che la prima generazione di stelle avrebbe diffuso una ingente quantità di elementi pesanti attraverso una regione vasta migliaia di anni luce


Nell’universo molto giovane, le piccole protogalassie si “addensavano” insieme in vaste strutture a forma di filamento. All’interno di tali strutture, le supernovae risultanti dalla prima generazione di stelle massive, esplodendo, diffondevano nello spazio gli elementi pesanti da esse prodotti…

I risultati di questa ricerca sono stati inviati alla rivista “Astrophysical Journal Letters”, e sono già disponibili in rete.

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