Blog di Marco Castellani

Mese: Novembre 2003 Page 1 of 3

13 miliardi di chilometri!

Il Voyager 1 ha viaggiato per oltre 13 miliardi di chilometri. Gli astrofisici discutono se abbia lasciato o no il nostro sistema solare…

Il pi? lontano oggetto mai lanciato dall’uomo -la capula spaziale Voyager 1 della NASA- potrebbe infatti essere giunta laddove nessun oggetto fatto dall’uomo ? stato prima.

Sembra che il 1? agosto 2002 abbia attraversato il confine fra il nostro sistema solare e gli spazi profondi. “E’ tato un momento storico”, afferma Stamatios Krimigis, della John Hopkins University di Laural, nel Mariland. “E’ la prima volta che lasciamo la calda atmosfera del Sole”, afferma. Altri ricercatori, invece, negano che il Voyager sia ancora giunto l?, ma concedono che ci sia comunque vicino.

Il viaggio del Voyager,i 26 anni e 13 miliardi di chilometri, ha raggiunto infatti la regione di spazio dove la teoria predice che ci sia il confine chiamato “shock da termine”. La frontiera del sistema solare ? un posto affascinante per i fisici. In questa regoine le particelle e i raggi energetici emessi dal Sole -il vento solare- si scontrano frontalmente con la materia proveniente dagli spazi profondi. Simili shock capitano anche in altri sistemi solari e vicino alle stelle che esplodono chiamate Supernovae.
“Ci sono analogie per l’universo”, spiega il fisico solare Len Fisk, dell’Universit? del Michigan ad Ann Harbor, e conclude che “Lo shock ai confini del nostro sistema solare potrebbe insegnarci qualcosa circa altri shock analoghi in altre parti del cosmo”.

Ma la vera eccitazione si avr? quando il Voyager avr? definitivamente attraversato lo shock terminale. Con buone speranze, verso il 2020, quando le sue batterie elettriche saranno vicine all’esaurimento, la navicella attraverser? infatti l’ultima barriera del sistema solare. Dove il vuoto degli spazi profondi ? forzato dal Sole. “Allora veramente troveremo l’ambiente nel quale ? situato il nostro sistema solare”, dice Fisk.


http://www.nature.com/physics/physics.taf?file=physic/hilights/6963-3.htlm

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La missione “New Horizons” passera’ vicino a Giove

L’obiettivo primario della nuova missione della NASA chiamata “New Horizons” e’ quello di esplorare il sistema Plutone-Caronte e la fascia di Kuiper, a partire dal 2015. Prima di tale data, pero’, la sonda dovrebbe avere la possibilita’ di passare vicino a Giove, e dargli cosi’ un’occhiata da vicino…

Il pianeta piu’ grande del sistema solare, Giove, sara’ avvicinato dalla sonda intorno ai primi mesi del 2007. Tra l’altro il passaggio vicino a Giove sara’ usato dalla sonda per darsi “la spinta” che le permettera’ di proseguire il viaggio fino al sistema Plutone-Caronte ed alla fascia di Kuiper.

Naturalmente durante il passaggio vicino a Giove, la sonda non se ne stara’ “buona buona”… ma tutti gli strumenti di bordo, secondo i piani, saranno attivati per compiere una grande varieta’ di osservazioni scientifiche: si parla di camere fotografiche, spettrometri, radiometri, rivelatori di polvere, etc…

Tutto cio’ e’ davvero interessante, anche perche’ si prevede che la sonda passi almeno tre volte piu’ vicino a Giove di quanto pote’ fare la sonda Cassini nel 2000, quando uso’ Giove come “fionda gravitazionale” per proseguire poi il suo viaggio verso il pianeta Saturno…

Fonte della notizia:


Southwest Research Institute News

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Quel mistero della stella esplosa…

L’anno passato, la stella V838 dell’Unicorno, una stella dal comportamento normale, ha brillato violentemente tre volte e gli astronomi sono in imbarazzo per spiegare il perch?.

L’ultima spiegazione ? che espandendosi, la gigante rossa abbia inghiottito tre pianeti gassosi che le orbitavano attorno. Gli astronomi stanno attentamente studiando le osservazioni per capire se quanto ? accaduto a quei tre pianeti potr? un giorno accadere alla Terra.

V388dell’Unicorno ? situata a circa 20.000 anni luce nella costellazione dell’Unicorno. I lampi di luce erano stati osservati l’anno scorso dall’astronomo dilettante australiano Nicholas Brown. La stella aveva brillato 600.000 volte la luminosit? del Sole. In precedenza gli astronomi erano stati incapaci di spiegare cosa avesse trasformato una debole stella nella pi? brillante, affascinante, supergigante rossa della Via Lattea. L’Hubble Space Telescope’s Advanced Camera for Surveys aveva registrato per la prima volta una drammatica immagine che rivelava un lampo di luce lanciato nello spazio e riflesso da un guscio di polvere attorno alla povera stella. Adesso, in una ricerca che sta per essere pubblicata nella rivista Montly Notices della Royal Astronomic Society, il Dr. Alon Retter e il Dr. Ariel Marom, dell’Universit? di Sidney, hanno suggerito che l’attivit? pu? essere spiegata dall’espansione della stella che ha causato l’inglobamento di tre pianeti a lei vicini.
Tre pianeti, tre bocconi.
I ricercatori affermano che V 838 dell’Unicorno ? esplosa perch? essa ? stata rifornita di carburante dall’inglobamento dei tre pianeti. Potrebbe essere stata la prima evidenza di un evento previsto in teoria ma mai osservato.

Una prova di questo ragionamento, dicono gli astronomi, ? data dallo studio dello spettro di luce e dalla comparazione delle propriet? osservate della stella e alcuni studi teorici. In aggiunta all’energia gravitazionale generata dal processo, potrebbe esserci stato un rapido rilascio di energia nucleare quando idrogeno “fresco” ? arrivato nella regione stellare che bruciava idrogeno. Alcuni ricercatori ritengono che l’inglobamento di pianeti sia una cosa normale e che potrebbe spiegare perch? cos? tante stelle abbiano un incremento di “metalli” nelle loro regioni superficiali –ricordiamo che per gli astrofisici sono metalli tutti gli elementi chimici pesanti, diversi cio? da idrogeno ed elio-. I metalli potrebbero essere arrivati da pianeti inghiottiti.

Link:

http://news.bbc.co.uk/1/hi/sci/tech/3113468.stm

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Eclisse Solare in Antartide

15 giorni dopo l'eclisse lunare, Sole,
Luna e Terra saranno di nuovo allineati, per una eclisse solare, il 23
Novembre. 

A  differenza  di  quella  lunare,  l'eclisse  solare  sar?
visibile  solo  da  parte  del  globo,  e in questo caso, l'Antartide.
Fortunatamente verr? trasmessa via web


Links:

http://www.space.com/spacewatch/solar_eclipse_031121.html

http://www.live-eclipse.org/

? Notizia di Alfonso Mantero

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Scoperta una nuova particella!

La particella si chiama X(3872), ha una massa superiore alle previsioni ed un tempo di decadimento assai breve…

Si deve alla collaborazione “Belle” al laboratorio KEK in Giappone la scoperta di una nuova particella subatomica, chiamata “X(3872)”. Attualmente l’ipotesi piu’ accreditata e’ che si tratti di un tipo di mesone mai osservato prima, formato da ben quattro quark.

L’esistenza di tale “nuova” particella ? stata confermata dalla collaborazione CDF al Fermilab negli Stati Uniti, dove tale particella ? stata battezzata “il mesone misterioso”.

Links:

Scoperta la più vicina galassia

Gli astronomi hanno scoperto una nuova galassia che ? pi? vicina a noi di tutte le altre. Ma l’appetito della Via Lattea per le galassie vicine e pi? piccole di lei indica che i suoi giorni sono contati….

La nuova galassia si chiama Canis Major (Big Dog) dopo la costellazione, appena ad est di Orione il cacciatore, dietro cui si nasconde. ? una galassia nana di circa un milione di stelle. Lontana circa 25.000 anni luce, la nostra nuova vicina era oscurata dalle nebulosit? di polvere della Via Lattea finch? una ricerca agli infrarossi ha permesso agli astronomi di vedere attraverso la nebbia. “Sembra di guardare attraverso occhiali a infrarossi per la visione notturna” ha detto Rodrigo Ibata, del team dell’Osservatorio di Strasburgo, in Francia. Quello che i cacciatori di stelle hanno visto era la morte della Big Dog. Usando stelle ultra luminose per tracciare la forma della galassia, Ibata e i suoi colleghi hanno scoperto che le sue stelle e gas sono catturati dall’attrazione gravitazionale della molto pi? grande Via Lattea. “E’ improbabile che si tenga assieme per molto tempo” ha detto un altro membro del gruppo, Michele Bellazzini dell’Osservatorio di Bologna, in Italia. “La Via Lattea sta rubando progressivamente le sue stelle, strappandola a s?.” Quest’attivit? cos? poco gentile va avanti probabilmente da almeno due milioni di anni. Il Canis Major sar? stata completamente consumata entro un altro paio di milioni di anni, stima l’astronomo Nicolas Martin, anche lui a Strasburgo. “E’ proprio quello che volevo scoprire” dice l’astronomo Heidi Newburg del Rensselaer Polytecnic Institute a Troy, New York. Newberg e i suoi colleghi hanno recentemente scoperto un alone di stelle attorno alla Via Lattea che potrebbero esser eci? che rimane della Canis Major e di altre galassie nane. Inglobare la Canis Major non influenza la vita della nostra galassia – il nuovo materiale contribuisce solo per l’1% ai cento miliardi di stelle della Via Lattea. D? tuttavia peso ad alcune teorie sull’origine delle galassie, dato che la Via Lattea sta inglobando anche il Sagittario. Martin infatti aggiunge che “Circa la met? della nostra galassia potrebbe essere formato da nane straniere”.

Riferimenti: Ibata, R. et al. Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, in Press, (2003)

http://www.nature.com/physics/physics.taf?file=/physic/highlights/6962-1.htlm

Ndr : vedi anche articolo del 7 novembre

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Tutti i colori di Marte…

Una spettacolare vista dei monti e delle dune di una regione di Marte, nei suoi colori reali: cio’ e’ quanto si puo’ ammirare in una immagine appena rilasciata
dal THEMIS Science Team…

L’immagine ha subito un attento e minuziono processo di “calibrazione” da parte di esperti, per far si’ che i colori fossero per quanto possibile aderenti alla realta’ (spesso osserviamo infatti immagini di ambienti planetari in “falsi colori”, che sono in realta’ elaborazioni piu’ o meno accurate delle immagini acquisite in diversi filtri). Bisogna dire che fa un certo effetto osservare la luce del sole che si stende sulle dune basaltiche del pianeta… non sembra poi cosi’ dissimile da certe regioni della terra, da
questa immagine!

Fonte della notizia (con le immagini):

press release
NASA/ASU

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Scoperta silice cristallina attorno a una stella come il Sole

Lo spettrometro a infrarossi medi collegato al telescopio di 8 metri Subaru ha dimostrato per la prima volta la presenza di silicati cristallini in un disco protoplanetario orbitante attorno a una stella simile al Sole.

Bench? la presenza di silicati cristallini in questi dischi di materia fosse prevista dalla teoria, finora nessuno strumento era stato in grado di rivelarla sperimentalmente.
La maggior parte della superficie terrestre ? composta di silicati. I silicati si presentano in due forme: cristallini e amorfi. I primi hanno una struttura simmetrica, i secondi invece no. I silicati presenti sulla Terra normalmente sono di tipo cristallino, in quanto derivano dalla cristallizzazione di materiali fusi dal calore derivante dall’attivit? tettonica del pianeta. Viceversa nello spazio extraterrestre i silicati amorfi sono i pi? comuni. Esperimenti di laboratorio mostrano che entrambe le forme di silicati hanno spettri di emissione all’infrarosso particolari: i silicati amorfi hanno uno spettro poco frastagliato con un picco a 9,8 micron. I silicati cristallini, invece, presentano molti pi? picchi. Precedenti osservazioni astronomiche suggeriscono che a volte, durante la formazione di stelle e pianeti, i silicati amorfi si trasformano nella forma cristallina. La materia interstellare, il deposito di ingredienti greggi per stelle e pianeti e i dischi protoplanetari, ovvero i dischi di materia che ruota attorno a stelle giovani, contengono entrambi silicati soprattutto nella forma amorfa. Le comete, composte di materia avanzata dalla formazione del nostro sistema solare, contengono invece silicati in forma cristallina.
Fino ad ora i silicati cristallini erano stati rilevati attorno a stelle giovani pi? pesanti del Sole. Queste stelle hanno grandi dischi protoplanetari che emettono decisamente nel medio infrarosso. Dischi protoplanetari di protostelle e giovani stelle con masse pi? deboli, sono pi? piccole e pi? deboli e pertanto molto pi? difficili da osservare.
COMICS –Cooled Mid Infrared Camera and Spectrometer) ? stato il primo spettrografo nel medio infrarosso a essere collegato a un telescopio da 8 metri. Il suo obiettivo specifico erano stelle giovani dai 5 ai 10 milioni di anni di et? denominate stelle T-Tauri a causa della loro somiglianza con le tipiche giovani protostelle nella costellazione del Toro, T–Tauri.

Il team ha avuto successo nella prima scoperta in assoluto di emissioni nel medio infrarosso da silicati cristallini dal disco protoplanetario orbitante attorno a una giovane stella del tipo del Sole chiamata Hen3-600. Hen3-600 appartiene a un gruppo di giovani stelle chiamate Associazione TW dell’Idra. L’associazione consiste in circa due dozzine di stelle vecchie fra i 5 e i 10 milioni di anni –stelle non neonate ma neanche mature- distanti fra loro circa 120 anni luce. Dato che distano circa 160 anni luce dal Sole, si tratta di un posto ideale per studiare in dettaglio la formazione delle stelle e dei pianeti.
La scoperta conferma che i silicati cristallini possono formarsi attorno a stelle come il Sole quando sono giovani. Poich? sono necessarie temperature di circa 600?C per formare silicati cristallini, questa scoperta implica la presenza di un meccanismo che scalda il disco protoplanetario a una siffatta temperatura. “Adesso che noi sappiamo che i silicati cristallini esistono, la nostra prossima sfida ? osservare come i silicati cristallini sono distribuiti nello spazio”, dice Mitsuhiko Honda, uno studente laureato all’Universit? di Tokyo e uno dei leader del progetto. “Vogliamo in primo luogo comprendere i processi che avvengono nei dischi protoplanetari che portano alla formazione di silicati cristallini.”

Link:
Subaru Telescope website

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