Blog di Marco Castellani

Giorno: 9 Novembre 2003

Rose nel cielo del sud

Gli strumenti dell’Osservatorio La Silla, posto sulle Ande cilene, nell’ambito di una ricerca dell’ESO -European Southern Observatory- hanno scoperto intricate strutture astronomiche, illuminate da stelle calde.
Le foto ottenute mostrano la parte inferiore della spettacolare regione N44 della Gran Nube di Magellano…

La regione N44 -che ha uno sviluppo di circa 1000 Anni Luce- contiene circa 40 stelle molto luminose e calde che originano un vento stellare che a sua volta eccita i gas presenti nella regione, creando gigantesche bolle interstellari.
Queste stelle massicce muoiono esplodendo come Supernovae espellendo i loro strati esterni a velocit? dell’ordine di 10.000 Km/sec. E’ molto probabile che Supernovae del genere siano esplose in N44 durante gli ultimi milioni di anni, eccitando cos? i gas circostanti. Le immagini riprese dagli strumenti dell’ESO, piccole bolle, filamenti, brillanti nodosit?, testimoniano l’esistenza in questa regione di strutture estremamente complesse, mantenute continuamente in movimento dai veloci getti di materia ed energia provenienti dalle stelle pi? massicce.


http://www.hq.eso.org/outreach/press-rel/pr-2003/phot-31-03.html

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WMAP e SDSS: strumenti per la cosmologia

A Febbraio la sonda WMAP, per lo studio del fondo a microonde, ne forniva alla comunità scientifica una mappa dettagliata. A questi dati si aggiungono ora quelli forniti da SDSS, un’indagine che, a metà del suo svolgimento, annovera la catalogazione di 200.000 galassie fino ad una distanza di 2 miliardi di anni luce, coprendo circa il 6% del cielo…

Di queste galassie ora abbiamo immagini in 5 “colori” (bande), la distanza, la magnitudine assoluta, e una misura degli spettri. La strumentazione sull’apposito telescopio da 2.5 m dell’Apache Point Observatory nel
New Mexico produce un totale di 37 Gb in un’ora. I nostri HD ce la
farebbero?

Il fondo a microonde ci mostra come era disposta la materia nelle
prime fasi di vita dell’Universo: quasi perfettamente uniforme tranne
alcune piccole increspature, che diedero vita alle galassie come oggi
le vediamo. SDSS ci mostra la disposizione a grande scala delle
galassie, l’evoluzione di quello che era il fondo cosmico a microonde.
I risultati mostrano una ottima concordanza dei due esperimenti che
appoggiano la teoria dell’inflazione, secondo la quale nelle prima
fasi della sua vita l’universo ha subito una violenta espansione.
Grazie ai nuovi dati di SDSS, le incertezze (perché ogni misura, ogni
risultato ha margini di errore) sono dimezzate.

Ora, grazie allo studio della disposizione della materia nell’universo
e alla sua evoluzione, sappiamo con buona certezza che il 70% della
massa è sotto forma di una “dark energy” (che, anche se tradotta
“energia oscura” non ha niente a che fare con l’esoterismo), il 25% da
“massa oscura” (idem come sopra) e il 5% da massa ordinaria, quella
che conosciamo sotto forma di materia o luce. La dark energy non è
altro che la famosa “costante cosmologica” che Einstein inserì nelle
sue equazioni per mantenere l’universo piatto a grandi distanze.
Questo, che Einstein dichiarò essere stato il suo più grande errore,
fa sì che la forza gravitazionale diventi repulsiva a grandi distanze,
e non è affatto un errore: l’universo sta accelerando la sua
espansione. La materia oscura, come detto altre volte, è materia che
interagisce con altra materia solamente (o quasi) tramite la gravità,
risultando quindi invisibile. “Dark” (oscuro, scuro) è solo un
aggettivo che si da a ciò che non si può vedere.

Sia della dark matter che della dark energy non sappiamo nulla,
sebbene tante teorie (e qualche esperimento che fiuta qualche indizio)
non sappiamo nulla. Vale a dire che conosciamo bene (anche se non in
maniera completa) il 5% di tutto quanto ci circonda.

Insomma, grazie agli ultimi risultati della scienza adesso sappiamo di
non sapere. Socrate lo diceva più di 2000 anni fa; noi ne abbiamo le
prove.


Testo della notizia: © Alfonso Mantero, 2003

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Voyager: Superata l’onda d’Urto del Vento Solare?

Una sonda lanciata dalla NASA nel 1977, la Voyager I, si sta avvicinando al primo confine del  Sistema  Solare.  In  realt?  ?  scontro aperto tra due gruppi di ricercatori,  a  suon  di  pubblicazioni  su riviste specializzate….

Secondo  2 strumenti, l'energia delle particelle che la sonda incontra
?  stranamente  alta:  Stamatios  Krimigis  spiega  che  questi valori
corrispondono  ad  una  diminuzione della velocit? del vento solare di
circa  un  fattore  7,  grazie  ad  una  tecnica  di  misura indiretta
verificata quando ancora lo strumento per la misurazione diretta della
velocit? funzionava (la tecnica ha un errore del 20%). Questo vorrebbe
dire  che  la  sonda ha oltrepassato quel punto in cui il vento solare
rallenta  bruscamente,  e  comincia  a mischiarsi con con il flusso di
particelle degli spazi interstellari.

Il  fenomeno ? esattamente lo stesso di quando apriamo il rubinetto in
cucina:  nel  lavello  si  ha  una  zona  attorno a dove cade il getto
d'acqua nella quale quest'ultima ha una velocit? considerevole. Questa
zona   ha  una  forma  pi?  o  meno  circolare,  e  termina  piuttosto
bruscamente, dove l'acqua si mescola a quella gi? presente nel lavello
(in  questa  zona  si  ha  un'onda  d'urto  terminale). Gli scienziati
pensano  che  lo  stesso  fenomeno  avvenga alla periferia del Sistema
Solare.

D'altra  parte,  spiega  Leonard  Burlaga,  le  misurazioni  del campo
magnetico  indicano  valori  del tutto coerenti con quanto misurato in
precedenza,   e   non   indicano  quindi  nessun  segno  del  presunto
“sconfinamento” della sonda.

Voyager  I venne lanciata il 5 Settembre 1997, e dopo aver visitato i
pianeti  del  Sistema  Solare, continua il suo viaggio verso lo spazio
interstellare  grazie  ai  generatori che sfruttano il calore prodotto
dal  decadimento  del  plutonio. A 26 anni dal lancio(mamma mia quanto
sono  vecchio),  Voyager  I  ?  lontano  dal sole ben 90 UA (1 UA ? la
distanza della Terra dal Sole), mentre la sua sonda gemella Voyager II
? a “soli” 71 UA.

Links: 

http://voyager.jpl.nasa.gov/





http://www.jpl.nasa.gov/releases/2003/145.cfm



Notizia di Alfonso Mantero

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