L’immagine ripresa da Chandra del Quasar GB1508+5714, mostra un getto di particelle ad alta energia che si estende per più di 100.000 anni luce dal buco nero supermassivo che alimenta il quasar. A una distanza di 12 miliardi di anni luce dalla Terra, c’è il più lontano getto mai rilevato. La scoperta dei questo getto è importante soprattutto perché offre agli astronomi un modo per misurare l’intensità della radiazione di fondo a circa un milione di anni luce dopo il Big Bang.

Crediti: NASA/CXC/A.Siemiginowska et al.; Illustration: NASA/CXC/M.Weiss

I Quasar sono ritenuti essere delle galassie che accolgono al loro interno un buco nero centrale attivo e supermassivo alimentato dai gas e dalle stelle che vi cadono dentro.

Questo processo di accrescimento è spesso accompagnato, come si evince da molte osservazioni, da potenti getti ad alta energia. Dopo che gli elettroni del getto vengono emessi dal Quasar a velocità prossime a quella della luce, passano attraverso il mare di radiazione di fondo lasciata dalla primigenia fase di vita dell’universo. Quando uno di questi elettroni ad alta velocità sbatte contro uno di questi fotoni residuali, può aumentarne l’energia fino a farla arrivare a quella tipica dei raggi X.

La luminosità osservata del getto a raggi X, che dipende dall’energia del fascio elettronico e dall’intensità della radiazione di fondo, è consistente con le previsione del modello standard del Big Bang. La luminosità del getto implica inoltre che enormi quantità di energia erano presenti nelle regioni esterne della galassia ospitante il Quasar a uno stadio davvero iniziale della sua vita. Questa immissione di energia potrebbe aver avuto un profondo effetto nell’evoluzione della galassia stessa, regolandone la formazione di stelle o inibendone l’accrescimento con materia proveniente dagli spazi intergalattici.

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