Blog di Marco Castellani

Mese: Gennaio 2004 Page 1 of 4

“Nuovi” ammassi globulari nel gruppo di galassie dello Scultore

Sono state analizzate immagini acquisite al telescopio CTIO di 4 metri, al fine di identificare candidati di ammassi globulari nelle sei maggiori galassie del gruppo dello “Scultore”: ben 19 i “nuovi” ammassi individuati.

Questa ricerca (disponibile da oggi in rete sotto forma di
preprint
, e destinata alla pubblicazione sulla rivista “Astronomical Journal”), porta a 36 il numero complessivo di ammassi globulari conosciuto nel gruppo di galassie dello Scultore.

Gli ammassi globulari sono degli “addensamenti” a forma pressoche’ sferica di centinaia di migliaia di stelle, perlopiu’ piuttosto vecchie… nella nostra Galassia se ne contano circa 150, variamente disseminati nell’alone galattico.

Come appaiono dunque ammassi di altre galassie rispetto ai nostri, e’ materia di estremo interesse per gli astronomi, anche per quello che puo’ dirci sulle caratteristiche dei diversi ambienti galattici che ospitano tali sistemi.

Come sottolineano gli autori dell’articolo, dalle osservazione degli ammassi globulari extragalattici constatiamo quanto sia ampia la varieta’ di processi dai quali essi si formano. Ad esempio, le galassie ellittiche probabilmente formano i loro sistemi di ammassi globulari in conseguenza di incontri “ravvicinati” ed eventi di fusione con altre galassie, laddove galassie a spirale (come la Via Lattea), verosimilmente formano i loro ammassi dal progressivo collasso gravitazionale di nubi di gas e polveri diffuse nell’alone galattico (come piccole “protogalassie”)

I dati presentati in questo lavoro, a firma di A.G. Olsen e collaboratori, permettono di condurre per la prima volta un dettagliato
confronto tra il sistema di ammassi globulari della Via Lattea e quello del sistema di galassie dello Scultore.

Che possiamo dire dunque sugli ammassi globulari nel gruppo dello Scultore, alla luce di queste ricerche? Intanto, i “nuovi” ammassi scoperti, dalle analisi spettroscopiche (i colori della luce che da essi proviene) hanno eta’ consistenti con quelli della Via Lattea (dunque, circa 13 miliardi di anni), e la maggior parte di essi e’ povera di elementi pesanti (altra caratteristica in comune con gli ammassi “nostri”). Interessanti anche le analisi cinematiche condotte sugli ammassi stessi, ed il quadro complessivo che emerge (che qui possiamo soltanto accennare), che pare rafforzare lo scenario che vuole che la prima “generazione” di ammassi globulari si sia formata nei dischi galattici, e non negli aloni, come tradizionalmente si ritiene.


Le galassie nel gruppo dello Scultore, come viste dal CTIO. In rosso gli ammassi globulari idenfiticati da questo nuovo lavoro
(dall’articolo citato, Fig. 1)


Link:

http://babbage.sissa.it/abs/astro-ph/0401619

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Opportunity in un cratere pieno di tesori

A Pasadena ora sono sicuri: Opportunity  è  atterrato  proprio dentro a un cratere del diametro di appena  20  metri…

… con il vantaggio di avere a portata di mano sia la preziosa  ematite, che tanto può raccontare circa il passato vulcanico o  sedimentario  della regione, sia affioramenti di un diverso tipo di roccia  molto chiara. Oltre il bordo, facilmente superabile dal rover, si  trova un cratere ben più grande che il team scientifico tenterà di visitare: potrebbe riservare sorprese ancora più interessanti.

Nel frattempo, Arriva un primo panorama, anzi due semi-panorami: uno a
colori e uno (a mio avviso più interessante, ma non vi dico il perchè)
in bianco e nero.

Links:


http://www.danielecossu.com/articoli/art200401270045.html

http://marsrovers.jpl.nasa.gov/gallery/press/opportunity/20040128a.html


 

Notizia a cura di Alfonso Mantero e Daniele Cossu

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Missioni su Marte: una guida “tascabile”…

Opportunity e Spirit sono solo due delle vari sonde che sono arrivate su Marte nei due mesi appena trascorsi. La rivista Nature, ha compilato una piccola guida per aiutarci a tener traccia delle varie missioni…

La guida (in inglese, purtroppo per noi, ma si puo' passare ad un traduttore di quelli disponibili in rete…) si propone anche di venire in risposta alle domande piu' “immediate”, del tipo perche' sono arrivate su Marte, qual e' il loro obiettivo, e le loro condizioni tecniche attuali…

http://www.nature.com/nsu/mars/

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Theisinger spiega qual ? il problema della sonda Spirit.

E' qualcosa che ha a che  fare  con  quella  parte  di  software di volo che dialoga con la memoria  flash,  a  causare il problema della sonda Spirit, che in 30 ore aveva riavviato  il  proprio  computer  60  volte:  un'enormit?.

Theisinger, project  manager  della missione MER, ha spiegato che, quando il rover si  sveglia, la prima cosa che fa ? comunicare con la memoria flash ed aprire i file in essa contenuti. Quando va a dormire ha invece bisogno di uscire da quella memoria, chiudendo tutti i file. Se non ci riesce, non  completa  quei  compiti  nel  modo  corretto e si riavvia anzich? spegnersi.  Scoperta  la  causa  del problema, si sta gi? trovando una soluzione  per  renderlo  inoffensivo:  usare  la memoria RAM al posto della memoria Flash.

(a cura di Daniele Cossu)

http://www.danielecossu.com/articoli/art200401250325.html

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Stardust stupisce !

Il 2 Gennaio La sonda americana Stardust ha raccolto
alcuni campioni della chioma della cometa Wild2, rivelando una quantita’ di particolari inaspettati…

La chioma ? un
insieme di gas e polveri che circondano il nucleo di una cometa; i
campioni raccolti saranno di ritorno sulla Terra in un paio di anni.

Durante la raccolta la sonda ha ripreso anche alcune immagini del
nucleo della cometa, immagini che hanno mostrato un terreno molto
vario, con dirupi, depressioni e formazioni che somigliano molto a
crateri, un insieme di caratteristiche decisamente inaspettata per gli stessi scienziati.

“Siamo rimasti meravigliati dalla superficie della cometa, cosi’ ricca di strutture”, ha affermato infatti Donald Brownlee dell’Universita’ di Washington, lo scenziato a capo della missione. “E’ profondamente complessa…”.


science.nasa.gov

Notizia a cura di Alfonso Mantero e M.C.

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Un’analisi “demografica” dei buchi neri…

Secondo un recente studio di Luis C. Ho (Carnegie Observatories) i buchi neri “supermassivi” sarebbero assai diffusi nell’Universo: la maggior parte delle galassie con un nucleo (“bulge”) ben evidente, potrebbe contenere al suo centro un buco nero…

Una frazione non indifferente delle galassie intorno a noi evidenzia chiari segni di attivita’ energetica centrale. L’autore dello studio argomenta come la gran parte di questa attivita’ energetica, anche se non sempre elevatissima, derivi da fenomeni di accrescimento di materia verso un buco nero centrale.

Se questo fosse vero, sarebbe di notevole importanza, poiche’ la statistica stessa dei nuclei galattici attivi (AGN, da Active Galactic Nuclei in inglese) – appunto le parti centrali di quelle galassie che evidenziano notevoli attivita’ energetiche – di fatto fornirebbe un tracciante per la distribuzione stessa dei buchi neri.

Infatti, come suggerito pure da studi dinamici, l’indagine dell’attivita’ nucleare delle galassie nell’Universo “locale” (quelle a noi piu’ vicine) suggerisce che la maggioranza di esse, se non tutte, le galassie che possiedono un nucleo di dimensioni piuttosto grandi, contengano un buco nero centrale.

Inoltre, galassie con nucleo attivo sono assai diffuse nell’Universo: si stima che oltre il 40% delle galassie vicine a noi si possa qualificare come AGN o perlomeno “candidata AGN” (tale stime si basano sull’analisi delle righe dello spettro di emissione della radiazione luminosa proveniente da queste galassie)

Che dire invece delle galassie chiamate “late-type” (potremmo dire, di tipo “tardo”…), ad esempio le ellittiche, cosi’ diffuse nell’Universo, che pure non mostrano solitamente evidenze di un nucleo centrale? Consistentemente con tale quadro, l’autore rimarca come siano generalmente sprovviste di un buco nero centrale. Tuttavia, fa anche notare come vi siano importanti eccezioni a tale “regola”, portando due esempi di galassie nane, “late-type”, che contengono un nucleo attivo, probabilmente al cui interno vi e’ un buco nero di massa intermedia…


http://babbage.sissa.it/abs/astro-ph/0401527

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Mars Express conferma L’acqua al Polo Sud di Marte.

Mars Express, a
meno di un mese dall’inserimento in orbita, ha acceso molti dei suoi
strumenti scientifici, iniziando a produrre dati di qualit?
decisamente alta. In evidenza ci sono OMEGA e PFS, che hanno
confermato la presenza di ghiaccio secco (che ? anidride carbonica
allo stato solido) e soprattutto di ghiaccio d’acqua, al polo sud
Marziano….

Sebbene questa non sia una scoperta, ? una conferma davvero
importante per la comunit? scientifica: ? infatti la prima volta che
l’anidride carbonica e l’acqua vengono rilevate direttamente.

Fino ad oggi le varie missioni spaziali si erano avvalse di metodi di
rilevazione indiretta: Mars Odissey, per esempio, ha misurato
l’abbondanza sul suolo marziano di idrogeno, contando quanti neutroni
“lenti” il suolo emette sotto il bombardamento dei raggi cosmici.
Visto che l’acqua ? un ottimo “contenitore” di Idrogeno (H2O), se ne
pu? dedurre che nel suolo vi sia una discreta quantit? di ghiaccio.

I risultati preliminari di Mars Express indicano una quantit? d’acqua
maggiore di quanto gli scienziati si aspettassero fosse presente nei
ghiacci polari di Marte.

PSF ha poi mostrato come le quantit? di Anidride Carbonica
nell’atmosfera cambino passando dall’emisfero Nord al Sud. Altri
strumenti attivati che stanno fornendo dati estremamente utili sono
MaRS e ASPERA, oltre a SPICAM, la stereocamera che ha gi? mandato a
terra un centinaio di Gigabyte di dati (tanto da riempire un grosso
Hard Disk) e che riprendendo come i nostri occhi le immagini da due
posizioni leggermente differenti consente di ricostruire la morfologia
della superficie del Pianeta Rosso in tre dimensioni.


www.esa.int/export/SPECIALS/Mars_Express/SEM8ZB474OD_0.html

Notizia a cura di Alfonso Mantero

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Opportunity e’ scesa su Marte!

Opportunity ? arrivata su Marte dopo un viaggio di sei minuti nell'atmosfera marziana e ha gi? comunicato con la terra…!

Un applauso ha salutato al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena il 'touch down' di Opportunity. La sonda marziana ? approdata su Marte tre settimane dopo l'arrivo della gemella Spirit….


Fonte:

La Repubblica Online

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