Blog di Marco Castellani

Mese: Maggio 2006

Due supernove in una (sola) galassia…

Il Very Large Telescope dell’ESO, equipaggiato con lo strumento FORS, ci restituisce una suggestiva immagine della galassia NGC3190, nella quale nel 2002 sono state individuate ben due supernovae…

NGC3190 si trova nella costellazione del Leone, alla rispettabile distanza di 70 milioni di anni luce da noi. Rappresenta la galassia più rilevante di un piccolo gruppo noto con il nome di Hickson 44 (dall’astronomo canadese Paul Hickson), che nel 1982 pubblicò un catalogo di più di 400 galassie, appartenenti a piccoli gruppi compatti, tipicamente di 4-5 galassie ognuno. Tali piccoli gruppi sono importanti per gli astronomi, in quanto permettono loro di studiare come le galassie interagiscono dinamicamente tra loro (e anche come si sono formate). Una idea interessante è che questi piccoli gruppi di galassie, come Hickson 44, un giorno si “fonderanno” per formare una galassia ellittica gigante, come ad esempio NGC1316.



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La galassia NGC3190 (Credits: ESO)

La curiosità di NGC3190 è anche il fatto che nel 2002 si sono scoperta in essa ben due esplosioni di supernovae, a distanza di pochi mesi (la prima a marzo, la seconda – ad opera di un gruppo di astronomi italiani – a maggio, individuata dalla parte opposta della galassia): un evento indubbiamente assai raro…!


ESO Press Release

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SDSS trova due “nuove” galassie vicine alla Via Lattea!

La “Sloan Digital Sky Survey” (SDSS-II) ha appena annunciato di aver scoperto due deboli galassie, collegate alla nostra Via Lattea…

La prima è stata individuata nella direzione della costellazione “Canes Venatici”, la seconda verso la costellazione di “Bootes”.

La prima delle due “nuove” galassie, risulta trovarsi a circa 640.000 anni luce dal Sole (circa 200 chiloparsec), il che la rende una delle più remote compagne della Via Lattea.

E’ interessante leggere dal sito della SDSS (link in fondo a questo articolo) come la scoperta della seconda “nuova” galassia si sia verificata solo poche ore dopo la prima, allorchè il ricercatore Daniel Zucker, responsabile della prima scoperta, invia un email a Vasily Belokurov, che poi avrebbe scoperto qualla in Bootes…!

Nel dettaglio, la galassia in Bootes – chiamata familiarmente “Boo” da Belokurov – appare come una struttura “distorta”, il che suggerisce come sia verosimilmente in corso di “distruzione” ad opera dell’influenza gravitazionale della Via Lattea.

Va detto che le galassie nane sono assai difficili da individuare, a motivo della loro bassa brillanza: proprio la galassia “Boo” sembra essere la galassia meno luminosa mai individuata finora, avendo una luminosità tipica pari ad “appena” 100.000 volte quella del nostro Sole (davvero poco, per una galassia!).





Le due “nuove” galassie
(Credit: Vasily Belokurov, SDSS-II Collaboration)

Per quanto siano difficili da scovare, queste piccole galassie sono comunque importantissime: sono in realta’ le piu’ diffuse nell’universo, e dalla stima accurata del loro numero, si potrebbe capire se e’ corretto lo scenario di formazione delle galassie noto come “Cold Dark Matter”, secondo il quale appunto le galassie nane dovrebbero essere assai diffuse (e ancora le osservazioni non hanno dato ragione delle previsioni teoriche)…

Teorie a parte, una scoperta davvero eccitante, che conferma – qualora ce ne fosse bisogno – che il cosmo (anche quello “vicino”) ci riserva sempre nuove sorprese!



SDSS Press Release

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La struttura nascosta delle stelle di neutroni

Per la prima volta, un team di ricerca internazionale, attravarso l’uso di tecniche sismologiche, è riuscito a guardare dentro un oggetto astronomico così denso

La misura e’ stata condotta utilizzando il Rossi X-ray Timing Explorer della NASA, per riuscire a misurare la profondità della “crosta” di una stella di neutroni, senza dubbio uno degli oggetti più densi dell’universo. I risultati mostrano che la crosta si estende per circa 1.6 chilometri, ed appare così densa che un cucchiano da thè di tale materiale, peserebbe sulla Terra la bellezza di 10 milioni di tonnellate (!).

Nel dettaglio, la misura è stata resa possibile da una esplosione di una stella di neutroni avvenuta nel dicembre del 2004. Le vibrazioni originate dall’esplosione stessa, hanno nei fatti rivelato molti dettagli riguardo la composizione della stella di neutroni.

Una stella di neutroni rappresenta il nucleo di una stella che un tempo è stata molto più massiccia del Sole: tipicamente, le stelle di neutroni contengono 1.4 masse solari impacchettate in una sfera di solo 20 km di diametro. Gli scenziati hanno – per questo esperimento – esaminato una stella di neutroni chiamata SGR 1806-20, situata a circa 40.000 anni luce dalla Terra, nella costellazione del Sagittario.


Max Plank Society Press Release

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