Blog di Marco Castellani

Mese: Luglio 2006 Page 1 of 2

Girando tra gli “universi isola”…

Non c’e’ fine alla varietà mirabolante di galassie di forma e dimensioni diverse, che il Very Large Telescope dell’ESO ci permette di ammirare…

Davvero le galassie nell’universo costituiscono uno spettacolo incredibile, tali e tante sono le varie tipologie, le forme, le grandezze… Ora il Very Large Telescope dell’ESO ci fornisce immagini di tre galassie assai diverse: la prima è NGC908, posta a 65 milioni di anni luce da noi, verso la costella zione Cetus. E’ una galassia “starburst”, ovvero che sta formando stelle ad un ritmo forsennato, e probabilmente nel passato ha subito un “incontro ravvicinato” con un’altra galassia.

La seconda è assai diversa, molto meno appariscente: il nome è ESO269-G75 (non possiede un numero di catalogo NGC), si trova a ben 155 milioni di anni luce da noi… A differenza della precedente, è molto meno “esuberante”, ma mostra invece le fattezze di una stupenda spirale, perfettamente simmetrica.



ESO269-G57 in tutto il suo splendore…!
(Credits: ESO)

Per ultimo, ESO27c/06 mostra le fattezze di un “organismo” assai più tormentato, essendo una galassia cosiddetta “irregolare”, anche conosciuta con il nome NGC1427A. Posta a 60 milioni di anni luce dalla Terra, mostra più di una somiglianza con una nostra vicina ben nota, la Grande Nube di Magellano. Tuttavia gode di scarsa tranquillità, poichè sta “cadendo dentro” l’ammasso di galassie di Fornax, ad una velocità di 600 Km/sec, e sembrerebbe che nel futuro, sia destinata a venir disgretata, dalle notevoli forze gravitazionali in gioco nell’ammasso stesso…


http://www.eso.org/outreach/press-rel/pr-2006/pr-27-06.html

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Le più grandi strutture nell’universo…

Un team di astronomi, utilizzando i telescopi Subaru e Keck, ha scoperto l’esistenza di “filamenti di galassie” di proporzioni gigantesche, strutture tridimensionali che si estendono lungo 200 milioni di ani luce nello spazio…!

Tali filamenti, che si sarebbero formati appena 2 miliardi dopo la nascita dell’universo, costituiscono sicuramente la struttura più estesa mai individuata. La scoperta è di grande importanza, poichè fornisce ai ricercatori nuovi preziosi dati sulle strutture a larga scala nel cosmo: soprattutto nei primi miliardi di anni dalla nascita dell’universo, gli astronomi si aspettavano di trovare strutture relativamente poco differenziate… Al contrario, strutture così definite sarebbero dovute essere piuttosto rare.

Le strutture individuate, ed altre come queste, sono probabilmete i precursori delle strutture più grandi che si riscontrano all’età attuale, agglomerati giganteschi che contengono vari ammassi di galassie…


http://subarutelescope.org/Pressrelease/2006/07/26/

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A Marta Burgay il premio internazionale “Young Scientists Prize in Astrophysics”

Marta Burgay, ricercatrice dell’INAF presso l’Osservatorio Astronomico di Cagliari è la vincitrice della prima edizione del premio internazionale “Young Scientists Prize in Astrophysics”…

L’importante riconoscimento le è stato assegnato per per il suo contributo alla scoperta del sistema binario di pulsar PSR J0737-3039 (il primo sistema conosciuto di due stelle di neutroni pulsanti: il miglior laboratorio cosmico finora conosciuto per verificare le predizioni della Teoria della Relatività Generale di Einstein). La cerimonia di premiazione si svolgerà nel dicembre prossimo a Melbourne, in Australia, durante il 23° congresso internazionale “Texas Symposium on Relativistic Astrophysics”.


Comunicato stampa INAF

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Le peculiarità di “1E161348-5055″…

E’ quasi sicuramente una stella di neutroni, è una sorgente di raggi X e mostra, tutte insieme, caratteristiche finora osservate per sorgenti di tipo diverso….

“1E161348-5055, o più brevemente 1E, sta relativamente vicino a noi, a circa 10.000 anni luce, al centro di quel che resta della esplosione di una Supernova, RCW 103. Il paziente e brillante studio di un gruppo di ricercatori italiani dell’INAF e dell’Università degli Studi di Pavia, effettuato grazie al satellite dell’ESA XMM-Newton, induce gli scienziati a proporre nuovi scenari per la formazione di stelle di neutroni, oggetti celesti fra i più piccoli ma densi, che rappresentano la fase finale dell’evoluzione di stelle di massa medio grande. 1E potrebbe essere il “capostipite” di una nuova classe di corpi celesti finora sconosciuti. L’importanza dello studio ha indotto la rivista Science ad anticiparne la pubblicazione nel suo sito Web….”


Comunicato stampa INAF

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Al via il progetto del telescopio più grande

Benvenuti nell’eccitante sfida Europa-Usa per la costruzione del più grande telescopio del mondo… il cui diametro dovrebbe essere di addirittura 60 metri

Al quartier generale dell’ESO, in questi giorni, si è avviata la definizione dell’ European Extremely Large Telescope (E-ELT)… L’idea originale prevedeva addirittura un telescopio da ben 100 metri, ma è stata accantonata in favore di misure più… raggiungibili! L’idea è di renderlo operativo entro il 2015, in modo da poter collaborare con il “James Web Space Telescope” della NASA…


Articolo su Corriere.it

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Laghi (di idrocarburi) su Titano…

La sonda Cassini (NASA), utilizzando il suo sistema di radar, ha scoperto una decisa evidenza della presenza di laghi di idrocarburi su Titano…

Per la precisione, si tratta di alcune “macchie nere” nelle rilevazioni radar, che somigliano molto a laghi terrestri, e sembrano diffusi in tutta la zona che circonda il polo nord di Titano.

In effetti, gli scienziati ritengono che metano od etano liquido possa formare laghi sul piccolo pianeta, ed in misura particolare, vicino alle regioni polari, le più fredde. Ricordiamo che il metano, alle condizioni atmosferiche di Titano, appare stabile in forma liquida, mentre l’acqua invece no… Per simili ragioni, gli scienziati interpretano le zone scure nelle immagini radar, come laghi di idrocarburi in forma liquida, il che renderebbe Titano il solo corpo nel sistema solare (a parte la Terra) in cui sia nota la presenza di laghi.


NASA Press release

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Sistemi stellari vicini, potrebbero ospitare pianeti simili alla Terra

La scoperta di pianeti giganti in orbita intorno a stelle diverse dal nostro Sole, ha rinforzato le ipotesi della presenza di pianeti del tipo della Terra in sistemi planetari vicini, di grande interesse per la ricerca di condizioni capaci di sostenere la vita. Arrivano ora delle “incoraggianti” simulazioni in questa direzione…

Per quanto vada detto che si tratta – appunto – solo di simulazioni, l’argomento è interessante: si tratta di simulazioni al computer di quattro sistemi planetari vicini al Sole, che contengono pianeti giganti (del tipo di Giove); uno di questi sistemi, potrebbe aver formato un pianeta di tipo Terrestre, con le condizioni adatte ad ospitare forme di vita…

Le simulazioni si riferiscono a sistemi non più lontani di 250 anni luce da noi (quasi “dietro l’angolo”, per le scale cosmiche…!)


http://www.uwnews.org/article.asp?articleID=25748

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Quando i pianeti mettono il freno (alle stelle)…

Un team di ricercatori, utilizzando il telescopio spaziale Spitzer della NASA, ha trovato evidenze del fatto che i dischi di polveri intorno alle stelle, sovente sede di pianeti in formazione, effettivamente riescono a rallentare la rotazione della stella giovane che si trova al centro…

Le stelle giovani sono decisamente piene di energia, ruotando come trottole, in un giorno o anche meno. Quello che si è appena scoperto, è il fatto che queste ruoterebbero anche pià veloce, se non fosse per la presenza del disco di gas e polveri che le circonda, e che spesso agisce da “frizione”, stabilizzando e rallentando il moto della stella centrale…

Da tempo si riteneva per la verità che i pianeti in formazione giocassero un simile ruolo, ma di fatto era difficile poterlo dimostrare… Ora l’evidenza viene dal telescopio spaziale Spitzer, che ha osservato ben 500 stelle giovani nella Nebulosa di Orione, trovando che i rotatori più lenti hanno una probabilità cinque volte maggiore di avere intorno dischi di gas e polveri, rispetto a quelli veloci…


http://www.jpl.nasa.gov/news/news.cfm?release=2006-094

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