Blog di Marco Castellani

Mese: Agosto 2006

Chandra e la costante di Hubble…

Il valore della costante di Hubble è un numero fondamentale per la cosmologia, poichè determina la rapidità di espansione dell’universo. Osservazioni di Chandra di ammassi di galassie hanno portato di recente ad una nuova determinazione di tale parametro, che ben si accorda con altre misure indipendenti…

La costante (o parametro) di Hubble, si deriva in maniera molto semplice, misurando la velocità con la quale vediamo gli ammassi di galassie allontanarsi da noi, dividendo poi tale valore per la distanza degli ammassi stessi. Eppure è un parametro fondamentale da conoscere, per comprendere la grandezza e l’età del nostro universo.

Di recente, una combinazione di osservazioni in banda X e nel radio, ha permesso agli astronomi di ottenere una nuova determinazione di tale costante, utilizzando il cosiddetto “effetto Sunyaev-Zeldovich”: in tale fenomeno, i fotoni nel fondo cosmico a microonde (CMD) interagiscono con elettroni del gas caldo che pervade gli enormi spazi caratteristici degli ammassi di galassie. I fotoni acquistano energia da tale interazione, la quale distorce il segnale della radiazione di fondo a microonde, nella direzione degli ammassi stessi.
La cosa interessante è che l’entità di tale distorsione può essere messa in relazione con la grandezza dell’ammasso di galassie, parametro altrimenti difficile da determinare.


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Le immagini di sei tra i 38 ammassi investigati da Chandra per questa ricerca…
Credit: NASA/CXC/MSFC/M.Bonamente et al.

Per questa ricerca, dunque, osservazioni in banda radio hanno fornito le misurazioni della distorsione del fondo cosmico a microonde, mentre osservazioni in banda X da Chandra hanno investigato le proprietà del gas caldo, la qual cosa ha fornito agli astronomi la stima della grandezza degli ammassi di galassie, e dunque ha permesso di determinarne la distanza.

Gli ammassi investigati sono un totale di 38, ed il valore della costante di Hubble determinato in questo modo – indipendente da precedenti tecniche – è di 76.9 chilometri al secondo per Megaparsec.

Da questa misura si risale facilmente all’età stimata dell’universo, che risulta (considerate le incertezze collegate alla misura) nell’intervallo tra 12 e 14 miliardi di anni.

Assai importante il fatto che tali misure ben si accordano con quelle di altre tecniche del tutto indipendenti da questa, cosa che ci porta ad essere piuttosto “confidenti” dei risultati ottenuti. Ottimo lavoro, Chandra..!


http://chandra.harvard.edu/photo/2006/clusters/

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Se le lune di Saturno giocano a nascondino…

Quando un pianeta possiede più di una luna, come è il caso di Saturno, può accadere di osservare due lune che “giocano a nascondino”: in questo caso, è la sonda Cassini ad aver catturato una bella immagine di Rhea ed Enceladus…

La sonda Cassini continua a fornirci suggestive immagini dell’ambiente intorno a Saturno: in questo caso, è riuscito a catturare una immagine che mostra la piccola luna Enceladus (poco più di 500 chilometri di diametro), che “emerge” dall’ombra della luna Rhea, circa tre volte più estesa.


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Credit: NASA/JPL/Space Science Institute

La foto è stata acquisita in luce visibile dalla “narrow angle” camera di Cassini, il 4 giugno, quando la sonda si trovava a circa 1,4 milioni di chilometri da Rhea, e circa 1,9 da Enceladus.


NASA JPL Press Release

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Hyperion, la piccola “luna erosa” di Saturno

Hyperion è una piccola luna di Saturno, scoperta nel 1848, larga poco meno di 300 chilometri. Ora una serie di immagini acquisite dalla sonda Cassini, ha reso possibile una accurata ricostruzione in falsi colori, ideata appositamente allo scopo di evidenziare le diverse caratteristiche geologiche…

Una immagine a “colori estremamente falsi” viene dichiarata sul sito della NASA. Ed in effetti i colori non devono trarre in inganno: non sono i veri colori della piccola luna, infatti, ma sono stati prodotti mettendo insieme diverse immagini acquisite dalla sonda Cassini, con lo scopo di creare una mappa di colori, che mettesse in risalto le caratteristiche geologiche del piccolo corpo celeste.


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Credits: NASA/JPL/Space Science Institute

Dall’analisi dell’immagine si percepisce chiaramente come le caratteristiche geologiche di
Hyperion possano variare parecchio lungo la sua superficie: l’origine di tali differenze non è ancora completamente chiarita, ma potrebbe essere collegata a sottili differenze nella composizione del materiale in superficie, come pure alla grandezza dei “grani” che costituiscono le unità elementari della superficie ghiacciata della luna…

Le immagini sono state acquisite dalla sonda quando era ad una distanza di circa 294.000 chilometri da Hyperion: la scala dell’immagine è tale che ogni “pixel” (unità elementare della foto) copre un’area di circa 2 chilometri sulla superficie di Hyperion.



http://saturn.jpl.nasa.gov/multimedia/images/image-details.cfm?imageID=2223

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Due stelline che si girano intorno…

Impiegando il Very Large Telescope dell’ESO, un gruppo di astronomi ha scoperto un sistema stellare davvero peculiare: due stelline molto piccole che orbitano una intorno all’altra…

Le stelle nel sistema appena scoperto sono davvero piccole, quasi dei “grossi pianeti”, per il loro valore della massa. Una è una
nana bianca piuttosto calda, la cui massa è poco meno di metà di quella del Sole (in un diametro molto più piccolo), l’altra è una nana bianca molto più “fredda”, di massa pari ad appena 55 volte quella del pianeta Giove.



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Una ricostruzione “artistica” del sistema
delle due stellina

(Credits: ESO)

Poichè una tale configurazione non è affatto diffusa, i ricercatori ritengono che dietro il formarsi di tale sistema così “particolare”, debba esserci una storia assai travagliata…


http://www.eso.org/outreach/press-rel/pr-2006/pr-28-06.html

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Il canyon più grande nel sistema solare…

Il Gran Canyon in Arizona non e’ poi così grande, se appena diamo un’occhiata al “Valles Marineris” del pianete Marte…

Probabilmente rappresenta il più grande canyon nel sistema solare, e si estende per buona parte della superficie di Marte. Si chiama Valles Marineris, e si estende per oltre 3000 chilometri di lunghezza, mentre può arrivare a ben 600 chilometri in larghezza, ed 8 in profondità: notevolmente di più del Gran Canyon terrestre, bisogna dire…!


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Credits: NASA

Le origini di Valles Marineris non sono ancora completamente certe. In ogni caso, vale la pena gustarsi la meravigliosa ricostruzione fotografica creata da oltre 100 immagini di Marte, acquisite dal Viking Orbiter negli anni ’70, che giustamente si è meritata, pochi giorni fa, la “ribalta” di un sito “prestigioso” come APOD (Astronomy Picture of the Day, vale la pena visitarlo spesso, se si rimane affascinati dalla bellezza di talune immagini astronomiche…)


http://www.brera.mi.astro.it/apod/ap060730.html

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Fuochi d’artificio.. extraterrestri…!

Il telescopio spaziale Hubble ha catturato una immagine di una esplosione cosmica, assai simile ad uno spettacolo di fuochi d’artificio sulla terra…

In una galassia vicina, la Piccola Nube di Magellano, una stella di grande massa ha terminato la sua esistenza con una spettacolare esplosione a supernova, iniziando dunque a disperdere nello spazio circostante il materiale di cui era costituita. Tale materia si osserva come un evocativo intreccio di filamenti d’ogni colore, una sorta di fuochi d’artificio “cosmici”.



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Credit: NASA, ESA, and the Hubble Heritage Team (STScI/AURA)

Il residuo di supernova, di colore verde-blu, E0102, si trova a circa 50 anni luce dal bordo di una regione di cospicua formazione stellare…


http://hubblesite.org/newscenter/newsdesk/archive/releases/2006/35/

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Metti Chandra sul desktop…..!

Il sito della sonda Chandra, oltre a distinguersi per una ottima fruibilità anche per i non addetti ai lavori (a patto di masticare un poco di inglese, c’e’ da dire), presenta una interessante sezione nella quale si possono scaricare immagini per il desktop…

La sezione si intitola “2006 Desktop Patterns” ed in effetti sono rese disponibili, in formato già ottimizzato per le varie risoluzioni del computer, alcune tra le più suggestive immagini acquisite nell’ultimo periodo dalla sonda Chandra.

Apprezzabile iniziativa sicuramente. In generale, ottima l’attenzione di siti come questo all’aspetto anche “non tecnico” e divulgativo della ricerca scientifica (ed in questo particolare riguardo, forse noi italiani – bisogna pur dirlo – siamo un pochino indietro…)


Chandra 2006 Desktop Patterns

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