Blog di Marco Castellani

Mese: Gennaio 2007 Page 1 of 3

Nuove tecnologie per il James Webb Space Telescope

Gli ingegneri e gli scienziati della NASA che stanno lavorando sul progetto del James Webb Space Telescope (destinato a sostituire il Telescopio Spaziale Hubble) hanno creato una nuova tecnologia, chiamata “microshutters”, che verrà applicata agli strumenti di bordo…

I “microshutters” sono delle piccolissime fenditure, larghe appena lo spessore di pochi capelli, che renderanno possibile per il telescopio raggiungere le stelle e le galassie più distanti che occhio umano abbia mai visto. Tali fenditure infatti incorporano un innovativo sistema che permette la loro rapida apertura o chiusura, in maniera da schermare efficacemente la luce delle sorgenti che possono rappresentare un “disturbo” per le osservazioni.


Osservando i microshutters con un microscopio…
(Credits: NASA/Chris Gunn)

Questa tecnologia renderà dunque possibile per gli scienziati, mascherare le fonti di luce indesiderata proveniente dagli oggetti sullo sfondo, in maniera tale che il telescopio riuscirà a focalizzarsi in maniera molto efficace sulla luce anche molto debole delle prime stelle e galassie che si sono formate nell’universo.

Al momento, sono il James Webb Telescope ha questa tecnologia nel suo progetto. Tuttavia bisognerà avere pazienza: il lancio è previsto solo nel prossimo decennio…!



NASA Press Release

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Prime immagini solari di STEREO…

La coppia di telescopi gemelli della NASA chiamati Solar Terrestrial Relations Observatories (STEREO) hanno appena inviato a terra le prime immagini del Sole , con le quali hanno gettato uno sguardo nel momento di crescente attività della nostra stella…

L’immagine inviata da STEREO mostra una visione ravvicinata di “loops” (anelli) in una ragione di intensa attività magnetica. Tali loops, osservati dal telescopio SECCHI/EUVI di STEREO, sono strutture a temperature anche di un milione di gradi, che si formano alla superficie del Sole, in zone caratterizzate da forti attività magnetiche. STEREO ce ne fornisce ora una rappresentazione precisa ed accurata (ed anche esteticamente gradevole, guardando le foto…!)

 

stereo_gsfc_01

Crediti: NASA

 

La regione attiva, chiamata AR903, e qui osservata in data 4 dicembre, ha prodotto una serie di intensi flares (una sorta di grandi “scoppi”) nei giorni immediatamente successivi… Anche il nostro Sole dunque, come pure le altre stelle, lungi dall’essere “sempre uguale” come talvolta ci capita di pensare, è soggetto a fenomeni di intensi e rapidi mutamenti alla superficie, e tali immagini ce ne danno una vivida rappresentazione…


NASA Press Release

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Quando il centro galattico gioca a nascondino…

La sonda Integral dell’European Space Observatory (ESA), che scruta il cielo nella banda dei raggi gamma, ha acquisito un’immagine del centro galattico in uno dei suoi rari momenti di quiete…

Quando Integral ha “buttato lo sguardo” nel turbolento centro galattico, con una certa sorpresa, lo ha trovato in un momento di quiete. Questo vuol dire che un buon numero di sorgenti tra le più energetiche nella Galassia, che circondano il buco nero centrale, erano tutte in uno stato temporaneo di “silenzio”, quando sono state osservate dalla sonda…

Tale evento “inusuale” ha permesso agli astronomi di poter cercare – nel relativo silenzio delle sorgenti più “esuberanti” – eventuali altre oggetti più deboli, come pure ha reso possibile ottenere una serie di informazioni sulla natura della materia che cade dentro l’area di attrazione del buco nero, ed infine viene assorbita da esso…

Sappiamo da tempo che il centro galattico è unoa dei posti più dinamici della nostra Galassia, sede di un gigantesco buco nero, chiamato Sagittarius A*; in effetti, fin dai suoi inizi, la missione Integral si è dimostrata importante perchè ha permesso agli astronomi di tenere un occhio puntato su tale regione e del suo ambiente in perenne mutazione…


ESA Press Release

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L’aurora “della cometa”……

La cometa McNaught, la “Grande Cometa” del 2006, non è ormai più visibile dall’emisfero nord. Tuttavia, ancora è capace di regalare un affascinante spettacolo per gli osservatori dell’emisfero sud: in particolare in Cile, all’Osservatorio del Paranal, sono riusciti a catturare delle spettacolari immagini…

La cometa McNaught ha passato il punto di massimo avvicinamento al Sole il giorno 12 di questo mese, essendo passata ben all’interno dell’orbita di Mercurio, con una distanza minima dalla nostra stella pari ad appena il 17% della distanza media Terra-Sole. Il 13 gennaio, pertanto, la cometa ha raggiunto la sua massima magnitudine apparente, allorchè si è presentata come un corpo celeste addirittura più luminoso del pianeta Venere!

Ebbene, anche se inizialmente la cometa era visibile nell’emisfero nord, dopo aver passato il punto di minima distanza dal Sole, è diventata visibile per l’altro emisfero, entrando nella costellazione del “Microscopio” il giorno 18.

Naturalmente, gli astronomi dell’osservatorio ESO in Cile non si potevano far scappare questa occasione, e infatti sono riusciti a catturare delle immagini davvero interessanti della cometa, inclusa una in cui sembra di trovarsi di fronte ad una stupenda aurora…



La coda della cometa McNaught osservata la sera del 17 gennaio dal Paranal (Cile), mentre la cometa era appena appena “tramontata”.
Notare come lo spettacolo risultante assomigli a quello di una stupenda aurora…!

Credits: ESO website



ESO Press Release

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New Horizons: verso Giove, ed oltre…

La prima missione mai approntata per lo studio di Plutone e della Fascia di Kuiper, costituita dalla sonda New Horizons della NASA, è giunta ormai sulla soglia del più grande pianeta del Sistema Solare, Giove: l’obiettivo è di utilizzare la gravità del pianeta gigante come “fionda gravitazionale” per acquisire ancor più velocità per proseguire ancora più lontano, verso le regioni più remote ed inesplorate, verso Plutone…

E’ la sonda più veloce che sia mai stata lanciata, New Horizon. Il 28 febbraio arriverà al punto più vicino a Giove, ovvero ad 2.3 milioni di chilometri dal pianeta, con una traiettoria appositamente studiata perchè la sonda venga “rilanciata” (possiamo dire) “verso nuove avventure”, ai confini estremi del Sistema Solare…

Si prevede che la sonda arrivi al sistema di Plutone intorno al giugno del 2015. Comunque, non si può certo dire che nel frattempo rimanga inoperosa:più di 700 osservazioni di Giove e delle sue quattro lune maggiori sono in procinto di essere acquisite dagli strumenti di bordo,incluse immagini dell’atmosfera turbolenta di Giove e delle sue tempeste, nonchè dettagli importanti sulla sua magnetosfera. Arriveranno mappe della composizione e della topografia delle lune Io, Europa, Ganimede e Callisto, come pure avremo una ricognizione senza precedenti dell’attività vulcanica di Io.



Credit: Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute (JHUAPL/SwRI)

Oltre Giove…

Dopo un viaggio di ben otto anni, passata Giove, New Horizon arrivata nei dintorni di Plutone, condurrà uno studio di cinque mesi di durata, per indagare Plutone e le sue tre lune, caratterizzare la loro geologia e geomorfologia, mappare la composizione chimica della superficie e le temperature… Dopodichè, come parte di una potenziale missione “estesa”, la sonda condurrà uno studio analogo nella regione della Fascia di Kuiper, un reame “misterioso” popolato da piccoli pianetini rocciosi e ghiacciati, localizzato ben al di là dell’orbita di Nettuno…

Un progetto ambizioso ed affascinante.. avanti tutta, New Horizon!!



http://pluto.jhuapl.edu/news_center/news/011807.htm


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La più brillante in quarant’anni…..

La cometa mcNaught (C/2006 P1) non sono è diventata la più brillante mai osservata dal progetto SOHO, ma è anche la cometa più brillante in assoluto mai osservata negli ultimi quaranta anni…!

La cometa è passata vicino al sole nei giorni tra il 12 ed il 15 gennaio, e sta ora emergendo nei cieli dell’emisfero del sud. Durante l’incontro ravvicinato con la nostra stella, la cometa McNaught è diventata così brillante da essere osservata ad occhio nudo anche durante il giorno (cosa decisamente inusuale, per le comete!).


La traccia lasciata dalla cometa, nel campo di vista di LASCO

Credits: SOHO website

La cometa è stata scoperta il 7 agosto dello scorso anno, dal prolifico “scopritore di comete” Rob McNaught (Siding Spring Survey): sebbene a quel tempo apparisse assai debole, dal calcolo della traiettoria, si era compreso che tale oggetto aveva la possibilità di diventare molto brillante, visto da Terra. La cosa interessante, in questo quadro, è che la cometa non solo è passata vicino al sole, ma ha “avuto la gentilezza” di passare proprio davanti all’area monitorata da SOHO, e precisamente nel campo “C3” dello strumento chiamato LASCO…

…che dire, meglio di così…! 🙂


SOHO Press Release

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Dimmi la tua “chimica”, ti dirò da dove vieni…

Alcuni astronomi hanno annunciato la scoperta di grandi quantità di una varietà poco usuale di ossigeno, contenuta in due tipi di stelle molto rare. Vi sono evidenze che tale peculiare abbondanza potrebbe spiegarsi con lo scenario di fusione tra una coppia di stelle nane bianche…

Tali inusuali stelle sono definite “hydrogen-deficient” (HdC) e R Coronae Borealis (RCB). Essenzialmente, entrambi questi tipi si caratterizzano per il fatto di possedere una percentuale assai modesta di idrogeno – un elemento che di norma costituisce circa il 90% della maggior parte delle stelle.

Piuttosto sorprendente invece, il fatto che tali stelle contengano una percentuale circa 1000 volte più elevata dell’isotopo “ossigeno-18” rispetto a stelle “normali” come il Sole. La scoperta di quantità anormali di tale isotopo si è ottenuta con osservazioni spettroscopiche effettuate dal Near-Infrared Spectrograph (GNIRS) montato sul telescopio da 8 metri “Gemini”, in Cile.


Una simulazione del processo di fusione tra due nane bianche

Credits: sito web di “Gemini”


Stimolati da tale scoperta, il gruppo di astronomi ha condotto una simulazione delle reazioni nucleari che dovrebbero accadere durante un evento di fusione di due tipi di stelle in fase di nana bianca, una idea originariamente proposta per spiegare l’origine delle stelle di tipo RCB già nel 1984.

La cosa interessante è che i risultati mostrano della simulazione spiegano molto bene i valori riscontrati di “ossigeno-18” osservati in queste stelle. Durante il processo di fusione, infatti, quando le reazioni nucleari sono all’opera, la temperatura pare si mantenga “nè troppo elevata nè troppo bassa”, ma esattamente del valore richiesto per spiegare la produzione di “ossigeno-18”. E’ una evidenza piuttosto importante, poichè dalla teoria dell’evoluzione stellare, sappiamo bene come il valore di temperatura sia una quantità importante nel determinare il tipo e la abbondanza di elementi che provengono dalle reazioni nucleari all’interno delle stelle…



Gemini Press Release

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Aggiornamento del sito…

E’ appena stato aggiornato il “motore” di GruppoLocale…!

Ok, forse ce l’ho fatta! Per quanto i cambiamenti esteriori siano pochi, tuttavia da pochi minuti stiamo girando con un motore nuovo nuovo! Ho appena aggiornato la struttura del sito portandolo alla versione 0.7.6.4 (quella attuale) del gestore di contenuti Postnuke: rispetto alla precedente versione, è stato rivisto il codice e sono stati risolti diversi problemi di sicurezza.

Dalle mie prove, sembra che funzioni tutto a dovere, comunque vi pregherei di segnalarmi eventuali problemi trovati durante la consultazione delle varie pagine.

Grazie di aver visitato il sito. Come sempre, sono ben accetti suggerimenti e idee per eventuali migliorie!

MC

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