Ci ho già pensato, ma oggi mi torna chiaro, limpido alla coscienza…
In ogni istante, microscopico piccolissimo istante, la scelta profondissima che lo definisce per la mia esistenza (mia, ora non voglio dire di altri), è tra l’appartenenza (dipendenza) e l’autonomia (indipendenza)… la prima riconosce la fragilità ma la scioglie nella prospettiva di un Destino buono, di un quadro di riferimento, della presenza di una strada, consapevolezza che sta come sullo sfondo e stempera affanni e mitiga le delusioni, la seconda la avverto come una inclinazione (tendenza, sollecitazione) soprattutto moderna e – con tutte le scaltrezze che si possono ideare e le furbizie e le guittezze – ultimamente comporta una sorta di solitudine intima – il non.contatto o il contatto furbo, parziale, condizionale (cioè un altro non viene a leccare le mie ferite, non può perchè non glielo permetto – oppure un Altro), un senso di ristrettezza, di isolamento (anche in mezzo a tante persone che magari ti sorridono), di incompiutezza (anche magari nel successo professionale), di durezza delle cose…
In fondo l’innamoramento autentico cosa è se non la sconfitta clamorosa – almeno per un periodo – di quello che ho chiamato contatto furbo (regolato da me secondo rapporti di convenienza o di mercificante dare/avere), è una resa liberante dalla prospettiva di autocontrollo e autodeterminazione come posizione teorizzata della propria presenza nel mondo… ed in questo anche trova penso il suo fascino…
Bene, forse non serve dirlo, ma questo è un post che stavo scrivendo per me stesso, che avverto più intimo di altri (tanto che pensavo di tenerlo privato, ma poi mi son detto perchè?), dunque non so se riesce comprensibile immediatamente per altri… 😉