Blog di Marco Castellani

Giorno: 6 Agosto 2007

Ma cosa fa brillare i quasar…?

Due astronomi dell’Università delle Hawai, utilizzando il Telescopio Spaziale Hubble, avrebbero trovato il motivo
che fa brillare una gran parte di quasar: un buco nero al centro di una galassia di grande massa, che acquisisce
materiale da una galassia ricca di gas, di massa minore, che viene man mano “assorbita” dalla galassia più grande…

La fusione tra due galassie è stata da lungo tempo ritenuta un modo efficiente di portare gas in profondità all’interno di
una delle galassie, in modo da “foraggiare” il buco nero che si trova al suo centro, ma fino ad oggi mancavano
evidenze dirette che questo meccanismo fosse effettivamente all’opera, almeno in alcuni casi.

Si sa bene che i quasar, tra gli oggetti più energetici nell’intero Universo, si trovano al centro di galassie
giganti, e sono formati da un buco nero circondato da vortici di gas. Prima che il gas possa cadere all’interno
del buco nero, viene trascinato in una rotazione sempre più veloce, e la sua temperatura continua ad innalzarsi, fintanto
che diviene abbastanza caldo da irradiare innumerevoli volte più del Sole.




Una galassia ricca di gas collide con una galassia gigante, producendo un quasar (sopra), e una rappresentazione
artistica del quasar stesso (sotto)

Credits: Computer simulation by Joshua Barnes, University of Hawaii;A. Simonnet, Sonoma State University, NASA Education and Public Outreach.

Quel che finora era stato oggetto di speculazione, era racchiuso nella domanda “ma da dove proviene questo gas?”
A questo hanno tentato di dare risposta gli scienziati Fu e Stockton, riscontrando da alcune osservazioni, come il gas
sia prevalentemente composto da idrogeno ed elio, laddove il gas che circonda la galassia gigante risulta
pesantemente “contaminato” da elementi più pesanti, come carbonio ed ossigeno.

La differenza è molto importante,
perchè rivela come il materiale che cade nel buco nero provenga da un ambiente esterno alla galassia dove il buco nero
stesso si trova, e più precisamente, secondo i due scienziati, da un’altra galassia che risulta in collisione (o in fusione,
a seconda di come si voglia pensare il processo in corso) con la prima: questo è testimoniato anche da osservazioni
di masse di gas in moto “caotico” diffuse intorno al quasar.



UH Press Release

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La storia di formazione dell’asteroide Vesta

L’asteroide chiamato Vesta 4 è il secondo per dimensioni in tutto il Sistema Solare, ed è confinato tra le orbite di Marte e di
Giove. A quanto risulta da indagini recenti, si è formato molto presto, diventando solido e cristallizando entro i primi dieci milioni di anni dalla formazione del Sistema Solare. Come fanno a saperlo gli scienziati? Ne hanno trovato un pezzetto sulla Terra: un frammento di Vesta infatti è stato appena scoperto in Antartide, un piccolo frammento che ci rivela informazioni importanti
sulla storia del nostro Sistema Solare…

Le nuove informazioni provengono da uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Toronto, in Canada. L’oggetto
della loro indagine è un meteorite vulcanico scoperto in Antartide durante una recente campagna. La roccia spaziale
contiene piccoli cristalli di un minerale chiamato zircone, che corrisponde molto bene alla “impronta chimica” dell’asteroide
Vesta. Appartiene ad una classe di oggetti chiamati eucriti – meteoriti che si sono formati da attività vulcanica.




L’asteroide Vesta 4

Credits: NASA

Gli scienziati ritengono che Vesta si sia rapidamente scaldato,e poi fuso in un nucleo di metallo e silicati, con un processo
piuttosto simile a quanto accaduto sulla Tera milardi di anni fa. Si ritiene che l’energia per tale processo sia stata
fornita dal decadimento radioattivi di alcuni tipi di minerali, molto abbondanti nelle fasi iniziali del Sistema Solare.



La notizia su Universe Today

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Da Cassini indicazioni sull’origine di un anello di Saturno…

Gli scienziati che seguono la sonda Cassini potrebbero aver identificato l’origine di uno dei più misteriosi anelli di saturno: l’anello “G” è probabilmente formato da particelle ghiacciate relativamente grandi, che si trovano all’interno di un arco brillante, posizionato nella parte più interna dell’anello stesso…

Pare che le particelle siano confinate entro l’arco dagli effetti gravitazionali della luna di Saturno chiamata Mimas. Alcuni “micrometeoriti” entrano in collisione con le particelle, producendo piccoli grani delle dimensioni della polvere, che “illuminano” l’arco. Tali granellini vengono man mano spinti fuori dall’arco sede della loro formazione, dal campo magnetico locale, allargandosi infine a formare l’anello “G” …

NASA/JPL Press Release

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