Pensavo stamattina venendo al lavoro… che in fondo, anche il matrimonio, anche questo rapporto con una medesima persona, che si snoda negli anni, si basa ultimamente, non su grandi realizzazioni o impervi traguardi, ma piuttosto su una quotidianità semplice, che più di ogni altra cosa può agire come fattore unificante, o meno, a seconda della disposizione del cuore.

    In particolare mi pare proprio che la disposizione del cuore, ovvero se ci penso la cosa più umile e segreta, la più nascosta, la meno "proclamata" all’esterno, è il fattore critico davvero decisivo  sul quale si frange ogni grande proponimento, sul quale si gioca anche il destino del rapporto, in un certo senso. Diciamo che questo si traduce semplicemente, nel fatto che – davanti ad un problema, ad una difficoltà (ma pure davanti ad una cosa bella, ad un percorso in discesa) in fondo, si può dire di sì, con il cuore, o si può dire di no. E’ tutto qui, per quanto semplice possa sembrare, a mio avviso. In fondo, si può dire di no magari sacrificandosi e compiacendo l’altro in tutto e facendo tutto e anche di più quanto di quanto si deve, ma il cuore è chiuso. Allora mi sembra che inevitabilmente, ci si allontata, si crea una barriera. O si dice di sì, con tutti i limiti della propria persona e del proprio carattere, rinunciando magari a cercare di diventare sempre una persona migliore. Ma si dice di sì, in quel momento. In un certo senso, avverto che non è troppo distante, come dinamica, dal rapporto stesso con Dio: forse perchè il matrimonio è – almeno per chi crede – una vocazione (come ho compreso leggendo il bellissimo libro Padre Joe di Tony Hendra); forse perchè in tutte le cose fondamentali della vita, in realtà sono in gioco le stesse dinamiche, a livello del cuore?

Riflettendo, sono affascinato dall’evidenza per la quale, tale disposizione oltre ad essere la cosa più umile e riposta, è anche la cosa che si gioca a livello dell’istante… Ogni istante è l’unico, conta il presente… Ora, adesso io posso dire di sì alla mia situazione, al mio essere sposo, oppure posso dire di no dentro di me. Anzi a pensarci, nella stessa giornata posso passare dal dire no al dire sì e viceversa, senza quasi accorgermi… perchè ogni respiro contiene in fondo una presa di posizione, ogni istante trasporta, per noi, un atteggiamento di fronte all’esistenza… Ogni istante viene vissuto, secondo un atteggiamento sul quale si orienta la mia persona, indipendentemente da quanto  posso "proclamare" a parole, anche a quanto posso "decidere", o  desiderare di essere… E dalla disposizione del cuore discende tanto… come  parlo con gli amici e i colleghi di lavoro, come si guardo le altre persone, come mi rapporto con le "altre donne" con le quali per diversi motivi (lavoro, amicizia) ci si deve confrontare…

PS a chi mi legge.. beh, perdonate la lunghezza! Ma son fatto così: scrivere è una parte essenziale del mio riflettere, mi aiuta a mettere ordine nei pensieri, a percepirli veri… Nello specifico, col passare degli anni, sento come importante per me, una riflessione  personale sul percorso del mio matrimonio, anzi quasi una riflessione continua, una "ruminazione" permanente, in sottofondo… quanto trascuro di farlo, sento comunque di perdere qualcosa, di inaridire il mio rapporto, di proiettarlo su schemi semplicistici e predefiniti… Oppure rischio di  farmi sovrastare dalle cose da fare (e sono tante, per una famiglia di sei persone!), senza percepire con la dovuta portata, il perchè si fanno, perchè e come si è sviluppato un certo cammino, quali ne sono le sue radici… Come se le cose che ci sono, pur belle, perdessero spessore… e non è certo quello che desideriamo, nè io nè la mia sposa !

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