Quando si guardano gli album fotografici contenenti le spettacolari immagini catturate da Hubble, oppure dal Mars Exploration Rover, spesso viene da chiedersi se quello che si vede nelle foto, è proprio quello che si vedrebbe con i nostri occhi…

In molti casi, bisogna dire che la risposta è negativa!
Alcune volte, come con il Mars Exploration Rover, gli scienziati cercano di calibrare il rover in modo da poter osservare nei “veri colori”, ma per la maggior parte dei casi, i colori sono scelti in modo da veicolare il massimo contenuto scientifico possibile.

Ecco una breve ma interessante panoramica di come gli scienziati calibrano i loro spettacolari strumenti, e dunque da dove viene la differenza tra “veri” e “falsi” colori: a fornircela è il sito Universe Today, che raccoglie le parole di scienziati dei team di Mars Exploration Rover (MER) e del Telescopio Spaziale Hubble.

Da quanto si evince dalla lettura dell’articolo sul sito, la risposta alla nostra domanda iniziale, sui veri e falsi colori, è meno semplice e diretta di quanto si possa immaginare. Ad esempio, per il caso di MER, il team preferisce usare il termine “colori approssimativamente reali” dato che l’imager della camera cerca di ottenere delle “stime” di cosa vedrebbero degli occhi umani su Marte. Un altro termine usato da scienziati dello staff di MER, è “colori naturali”.



Una zona di “nuovi” ammassi stellari ripresa da Hubble: cosa
possiamo dire sulla “realtà” di questi bellissimi colori…?

Credit: NASA, ESA, and the Hubble Heritage (STScI/AURA)-ESA/Hubble Collaboration


Diverso è il caso di Hubble, tanto per fare un esempio. Scienziati del team del Telescopio Spaziale preferiscono usare il termine “colori rappresentativi”, nel senso che i colori delle immagini di Hubble risultano essere tali da rappresentare “al meglio” i processi fisici che sono alla base delle motivazioni per cui tale immagine è stata acquisita. Dunque in tal senso, non possono essere definiti nè veri nè falsi. In aggiunga, si ponga caso al fatto che ovviamente, immagini acquisite in bande diverse dal visibile, quali infrarosso o ultravioletto, non possono che essere rappresentate con “falsi colori”, per necessità. Oltre questo, possiamo anche ragionare sul fatto che nessuna riproduzione a colori può essere fedele al 100%, a motivo delle differenze nella tecnologia di riproduzione, quale l’uso dei film a colori o della fotografia digitale, delle tecniche di stampa, delle caratteristiche e delle limitazioni della visione sullo schermo del computer, dei “settaggi” dello stesso…

Come si può capire da queste prime note, la problematica della resa “accurata” o “naturale” della gamma cromatica delle immagini astronomiche, appare un argomento interessante ma piuttosto complesso e articolato: in ultima analisi, fa parte di un discorso ben più ampio relativo al valore ed al significato delle “misure fisiche” rispetto al dato fisico “reale”, come pure alla fisiologia dell’apparato sensoriale dell’uomo, quale fondamentale “strumento di misura” nel mondo fisico…!



L’articolo su Universe Today

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