Nel 1054, astronomi arabi e cinesi notarono una “nuova” stella brillare nei cieli: era una delle prime osservazioni documentate di una supernova, i cui resti compongono ora quella che viene chiamata la “Nebulosa del Granchio”. La nebulosa interessa ancora parecchio gli studiosi, oltre ad essere nota agli appassionati per la sua spettacolare bellezza…

L’interesse è anche motivato dal fatto che essa ospita al suo interno una pulsar con delle proprietà peculiari, che potrebbero anche alterare radicalmente il quadro fisico delle pulsar così come lo conosciamo. Un team di ricercatori al New Mexico Tech ha osservato la Nebulosa del Granchio nella banda radio, usando il Very Large Array Telescope e il telescopio di Arecibo, scoprendo con una certa sorpresa che le emissioni radio dalla pulsar sono ben più complesse di quanto si riteneva finora.

La Nebulosa del Granchio in tutto il suo splendore (Crediti: NASA)

La Nebulosa del Granchio in tutto il suo splendore (Crediti: NASA)

La Nebulosa del Granchio – una stella di neutroni in rapida rotazione, che mette fasci di radiazione dai suoi due poli magnetici, un pò come accade in banda ottica per un “faro”, se vogliamo – in realtà emette due diversi implusi: uno chiamato quello “principale”, e l’altro, inclinato di circa 160 gradi dal principale, chiamato “interpulso”…


Universe Today

Articolo originale (preprint)

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