Blog di Marco Castellani

Mese: Febbraio 2008 Page 1 of 3

Una intera galassia, vista nell’ultravioletto

Il telescopio spaziale Swift della NASA è piuttosto peculiare: è ideato per aspettare fino a che non
rileva un evento di “lampo gamma”, trovato il quale inizia immediatamente le osservazioni per cercare di
determinarne la natura e la fonte. Ma non fa certo solo questo…

Difatti, il satellite Swift è equipaggiata con un set di strumenti assai sensibili, che includono un meraviglioso telescopio per le osservazioni
in banda ultravioletta (UV). Tra un lampo gamma e l’altro, Swift ha trovato il tempo di costruirsi (e ragalarci) la più dettagliata immagine UV
di una intera galassia mai rilevata finora.

La luce ultravioletta non è rilevabile dai nostri occhi, ma dal nostro corpo certamente sì: è la responsabile delle scottature della pelle,
ad esempio, che ci procuriamo esponendoci troppo a lungo alla radiazione solare intensa.




L’immagine della Galassia del Triangolo, vista in banda ultravioletta.

Credits: NASA/Swift Science Team/Stefan Immler.

La cosa interessante, dal punto di vista astronomico, è che le stelle giovani e calde, appena formate, emettono una grandissima quantità
di radiazione in banda UV; pertanto,guardare una galassia in tale banda vuol dire mettere in grande risalto le zone di fresca
formazione stellare. E questo è ciò che ha fatto Swift: il telescopio spaziale ha puntato M33 – la
Galassia del Triangolo. Tale galassia
risulta grande circa la metà della nostra Via Lattea, e si trova a poco meno di tre milioni di anni luce di distanza da noi. Anche se
è relativamente piccola, M33 è sede di intensi fenomeni di formazione stellare, come si può vedere dalla foto (decisamente suggestiva
se vista in formato più grande: cliccate sulla figura per poterla ammirare…!)


Adattato da:
Universe Today

NASA Press Release

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Le mimose sono in fiore…

Le mimose sono in fiore. Lo vedo un pò dappertutto, stamattina. Accompagno Agnese a scuola, mi dice di fermarmi davanti all’ingresso, per il resto va da sola. Sta diventando grande, ormai. Però a colazione mi voleva vicino, voleva che fossi proprio lì in cucina, vicino a lei: prendeva la mia mano mentre mangiava. Grande e piccina insieme, che tenerezza a guardarla. Guardarla. Basta esserci, basta essere lì. Pazienti, quando si può: questo premia, non ci sono guitezze particolari, mi ripeto. E Paola che mi abbraccia, prima di salutarmi, quando di solito – tutti quanti – si pensa solo alle tante cose da fare e alla giornata che inizia. Già, basta essere lì, esserci anche con i pensieri; che gran colpo di fortuna tutto sommato che non si richieda altro, che gioia che sia una cosa sempre possibile, una strada sempre ri-percorribile. Lo spessore di essere qui (mi accorgo meglio delle volte che sono andato lontano senza nemmeno accorgermi).

Prendo la macchina e faccio la strada per il lavoro. Accosto l’auto di una amica di famiglia, che ha i figli nella stessa scuola elementare di Agnese e Simoene. Ci scambiano un cenno di saluto, un sorriso. Mi dà una impressione buone di solidità e premura insieme, mi piace il suo carattere. Quanti piccoli incontri nelle giornate. Io lo so che non sono solo anche quando sono solo, ora che scrivo mi viene in mente il ritornello di questa bella canzone: quanto è vero.

La strada larga che mi porta, costeggia parti di campagna romana. Faccio a tempo a scorgere gli alberi di mimose, esplosi di giallo. Giro e mi immetto sul raccordo: poco traffico oggi, meno male…

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Prosa e poesia…

Ogni volta che riprovo a lavorare sui miei piccoli racconti, scopro delle cose interessanti: cioè, da non addetto ai lavori, da “scrittore” (ma dovrei piuttosto dire “artigiano apprendista”) dilettante, tocco con mano ancora il diverso aspetto “compositivo” della prosa rispetto alla poesia; o almeno così mi pare.

La poesia è più immediata, cerca di catturare una sensazione, uno stato d’animo. E’ più aderente al soggetto che scrive: non vi sono finzioni. C’e’ bisogno di lavoro di rifinitura e limatura, ma attorno ad un nucleo che la singola poesia “definisce” nel momento della sua creazione, della sua prima stesura.

A me pare invece differente il caso per la prosa: e mi pare differente non in astratto, ma “passandoci dentro”. Mi meraviglia sempre che le regole di un corretto approccio con qualcosa, come lo scrivere, vengano spesso suggerite, anzi quasi imposte, dall’oggetto stesso: se il metodo non è corretto hai voglia a sbatterci il muso (qualcosa di simile la diceva Don Luigi Giussani anni fa, e forse non sapevo allora quanto fosse vero) ! Invece, devi lasciar parlare le cose.

E parlando, capisci che non puoi aver fretta, intanto. Che un racconto si dipana con tempi tutti suoi: che magari per seguire un’idea non puoi buttare due parole a caso. Ad esempio, ho scoperto – proprio stasera – che se parlo di una ragazza che non sa se partire per Parigi, sento che devo documentarmi su Parigi, assorbirne l’aria, farci girare attorno dei pensieri miei. Altrimenti non funziona, le frasi restano generiche.

In generale, mi pare che mi aiuti a non essere trascurato, a valorizzare ogni realizzazione anche parziale. A lavorare su ogni frase: come mi accorgo quando butto giù due frasi perché cerco di “fare un ponte” verso una data situazione. Allora devo ritornare indietro e ripensarle, dar loro dignità. Grazie al cielo, non funziona il tirar via, e questa per me è una buona lezione.

Mi stupisco: quante cose si imparano scrivendo (e sia chiaro, nessuno qui parla di scrivere capolavori!), quante cose che magari posso sperare di applicare anche nel vivere…

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Nuove lenti gravitazionali nell’Universo lontano…

Utilizzando il telescopio spaziale Hubble, alcuni astronomi hanno compilato un esteso catalogo di lenti gravitazionali nell’Universo lontano. Il catalogo contiene il rispettabile numero di ben 67 “nuove” lenti gravitazionali, trovate intorno a galassie ellittiche di grande massa e galassie a forma lenticolare…

Da un punto di vista generale, il catalogo dimostra la ricchezza e la diversità delle varie lenti gravitazionali che si possono trovare “in giro”: basti pensare che, qualora il campione indagato si rivelasse rappresentativo, ci dovrebbero essere circa mezzo milione di simili lenti gravitazionali in totale nell’Universo!

Sei esempi di lenti gravitazionali, tra le tante scoperti dalla ricerca COSMOS Credits: NASA, ESA, C. Faure (Zentrum für Astronomie, University of Heidelberg) and J.P. Kneib (Laboratoire d’Astrophysique de Marseille)

Le lenti rilevate provengono da un insieme di osservazioni recentemente completato – davvero molto esteso – che fa parte di un progetto “gigantesco” che ha l’obiettivo di osservare in estremo dettaglio una singola porzione di cielo di 1,6 gradi quadrati (circa nove volte l’area della luna piena).

Il progetto COSMOS – questo è il nome della survey – utilizza osservazioni acquisite con il telescopio spaziale Hubble, come pure con l’altro telescopio spaziale (quello che opera in infrarosso), Spitzer, la sonda XMM-Newton, la sonda Chandra (che opera in banda X), il Very Large Telescope (VLT), il Subaru e il CFHT: insomma, una squadra di primo rango davvero, poichè comprende diversi strumenti “di punta”. L’obiettivo poi è davvero ambizioso: mappare il massimo possibile di queste lenti gravitazionali, per fornire agli astronomi una opportunità insostituibile di studiare la distribuzione di materia oscura intorno a questi oggetti. Sarà anche possibile – una volta che il campione si sarà ulteriormente arricchito – ottenere un censimento delle masse delle galassie, in modo da poter “mettere alla prova” i diversi modelli cosmologici.


SpaceTelescope Press Release

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Da Hubble, nuovo record per la galassia più distante

Il telescopio spaziale Hubble, con l’aiuto di una lente gravitazionale, ha trovato la evidenza più convincente a nostra disposizione finora, per l’esistenza di una galassia con uno “spostamento verso il rosso” significativamente maggiore di 7…

E’ con ogni probabilità una delle più giovani e brillanti galassie mai vista: formatasi subito dopo il “periodo oscuro” delle remote profondità cosmiche, corrispondente ai primissimi tempi, quando il calore e la densità impedivano la formazione di stelle, e terminato quando l’Universo aveva ancora la “giovane età” di 700 milioni di anni circa (corrispondenti ad un valore di spostamento
verso il rosso
, o anche redshift, pari a circa 7,6. E’ appunto questo il limite oltre il quale non possiamo sperare di osservare oggetti luminosi di nessun
tipo o categoria, semplicemente perchè… non si era ancora formato nulla che potesse emettere luce!

Immagini dettagliate provenienti dalla camera di Hubble che opera nella banda del vicino infrarosso, e del Multi-Object Spectrometer (NICMOS) rivenano una galassia “bambina”, chiamata con la sigla A1689-zD1, che sta attraversando una violenta fase di formazione di stelle, proprio nel momento in cui emerge
delle “epoche oscure” – ovvero, appena dopo il Big-Bang, ma prima che le prime stelle formatesi abbiano avuto il tempo di riscaldare lo spazio circostante.

Immagini acquisite dal telescopio spaziale Spitzer (che lavora appunto in
banda infrarossa) hanno potuto confermare le evidenze fornite da Hubble. Secondo Piero Rosati (ESO, Germania) l’oggetto è un “forte candidato” alla palma per galassia più distante mai stata osservata.

Interessante osservare la foto a pieno schermo (cliccate sulla figura): come praticamente ogni foto di oggetti molto lontani, rivela infatti (nella parte a sinistra, prodotta da Hubble in banda infrarossa) una mirabolante quantità di oggetti galattici delle più diverse forme e dimensioni, a riprova che l’universo è davvero… pieno di galassie ! 😉

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Fill your life with joy


Fill your life with joy
Inserito originariamente da LalliSig

Si scoprono sempre foto interessanti su flickr… e questa è ottima per tiarsi un pò su: per il sottoscritto soprattutto, in questi giorni un poco pieni tra impegni di lavoro (e riunioni-fiume e teleconferenze e compagnia bella!). Accipicchia, corro anche il rischio di trascurare il mio blog, ma ditemi voi…. ! 😉

Per il resto, qui c’e’ una bella aria di neve, stamattina.. Se potessi passerei la giornata a camminare nel parco dell’Osservatorio (ma pare che si debba lavorare… ma guarda tu!)

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Color of Rose


Color of Rose
Inserito originariamente da flopper

Trovo questa bella immagine e te la dedico per il compleanno, dolce consorte! E da oggi, come annetti “sulle spalle”, direi che siamo di nuovo pari!!!

Auguri auguri tanti tanti, mia cara sposa 😉

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Forse identificato il progenitore di una Supernova di tipo “speciale”…

Utilizzando dei dati provenienti dalla sonda Chandra, alcuni scienziati
hanno segnalato la possibile rilevazione di un sistema stellare binario,
che in seguito sarebbe andato distrutto per una esplosione a supernova…

Il metodo impiegato dai ricercatori sembra fornire degli importanti suggerimenti per indagare in dettaglio le origini
di questi importanti eventi cosmici.

La ricerca è riportata in un articolo che è apparso ieri sulla rivista “Nature”. Il metodo seguito per la scoperta
è semplice: gli scienziati sono andati “all’indietro” nelle immagini fornite da Chandra, ricercando sorgenti luminose, anche
deboli, nelle regioni dove erano state individuate delle esplosioni a supernova. Orbene, in una posizione vicina ad una supernova
recentemente scoperta, in immagini acquisite circa quattro anni prima dell’esplosione, è stato effettivamente individuato un oggetto:
la supernova è chiamata SN 2007on, identificata come una supernova di “Tipo Ia” (ricordiamo che gli astronomi chiamano “Ia” le
supernove prodotte dall’esplosione di una nana bianca in un sistema binario).

In ogni modo, l’esatta configurazione e la ragione
di “innesco” dell’esplosione in oggetto è ancora ben poco chiara. Ci si chiede, infatti, se l’esplosione è dovuta alla collisione
tra due stelle nane bianche, oppure è stata causata dal fatto che una nana è diventata instabile perchè avrebbe sottratto – per
interazione gravitazionale – una grande quantità di materia dalla compagna.

Rispondere a tale questione è di grande importanza,data l’importanza che rivestono questi oggetti per un gran numero di tematiche
astronomiche: basti pensare che le supernove di tipo “Ia” sono le maggiori “sorgenti” per giusticare l’abbondanza rilevata di ferro nell’Universo; inoltre,
per la loro luminosità intrinseca assi uniforme, sono usate spesso come importanti “candele campione” per studiare la natura
della materia oscura e altri argomenti di implicazione cosmologica.



NASA Press Release

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