Alla fine è andata bene, questa piccola trasferta a Bologna per i tre giorni di corso di Java della unità CU5 del progetto di Gaia di ESA. Bisogna proprio che butti giù due note, anche se il tempo è sempre poco (oppure il lavoro da fare sarebbe sempre tanto..??), ma altrimenti questo mio povero blog rimane un pò troppo in standby…

E’ stato, come pensavo, un corso abbastanza intenso, in termini di cose fatte e soprattutto di cose “semicomprese” da ricomprendere e ruminare una volta tornati a casa. Comunque è stato utile per capire la direzione che sta prendendo questo grosso progetto (del satellite Gaia che sarà lanciato nei prossimi anni), e regolarsi di conseguenza. Primo, mi devo decidere ad imparare bene Java: tutto l’environment in effetti si svolge su questo linguaggio, prima si apprende meglio è. E’ come qualche anno fa era per il Fortran: io (e taluni altri) lo uso ancora, ma certo non è il linguaggio… del futuro! Poi, è stato bello interagire con gli “insegnanti”, MR e FDA, una coppia (proprio: sposati tra loro) molto disponibile per charimenti ed altro, oltrechè ovviamente esperta nel proprio lavoro.

Poi.. Bologna, i portici… lo stare in un’altra città tutto d’un botto.. il viaggio in treno da solo, nella quiete… il gioco di aggiornare il microblog dal telefonino – un pò per farmi compagnia nei momenti in cui ero da solo (i link puntano ad alcuni post fatti in diversi momenti) l’impaccio di dover mangiare da solo, il primo e il secondo giorno (prendete nota: odio andare al ristorante da solo!!), e il divertimento di occasionali scambi di battute con le vicine di tavolo (e io che sono timido!) …

… l’albergo, la colazione la mattina, la corsa verso l’Osservatorio, con la cartina in mano… il ritorno con il collega LP.. la partita vista a casa mia, con tutti i bimbi intorno… la cena sociale, il ristorante carino e le persone simpatiche, non tante così che si poteva stare tutti assieme, le gag fatte con LP piaciute anche agli altri… tante piccole cose da ricordare, come in ogni viaggio, come in ogni istante forse (ma nei viaggi, mi sembra più facile tenere gli occhi aperti per vedere)…

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