Blog di Marco Castellani

Giorno: 10 Settembre 2008

Micro buchi neri dal Large Hadron Collider? Nessun pericolo per noi.

Abbiamo assistito in questi giorni ad un curioso (e un pò spiacevole) diffondersi di notizie allarmistiche riguardo l’inizio degli esperimenti nel Large Hadron Collider e l’eventualità della creazione di mini buchi neri. Finalmente un articolo documentato che fa il punto e mostra che non c’e’ niente di cui preoccuparsi..

Internet ha fatto decisamente da grancassa e paure da “fine del mondo” si sono sparse in diversi siti: per rassicurarsi sul fatto che non c’e’ niente da temere dall’esperimento di LHC (se non di imparare un altro pò di fisica dai risultati delle ricerche…!), si può guardare cosa dice un esperto in materia, che conti alla mano, dimostra che anche nel caso “peggiore”, non c’e’ davvero nulla di cui preoccuparsi; nessuna conseguenza spiacevole.

Speriamo davvero che questo permetta di guardare anche all’esperimento di LHC in maniera più… serena! 🙂


http://startswithabang.com/?p=878

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Alla ricerca di pianeti in formazione..

Gli astronomi sono riusciti a studiare dischi di pianeti in formazione intorno a stelle giovani di tipo solare, con un dettaglio senza
precedenti…

Il grado di dettaglio raggiunto permette di rilevare chiaramente il moto e la distribuzione del gas nelle parti più interne del disco di
accrescimento. Il risultato di tale studio, che rende plausibile la presenza di pianeti giganti, è stato ottenuto tramite la messa a
punto di una “astuta” metodologia attuata al Very Large Telescope di ESO.

Lo studio di esopianeti è di grande attualità nell’astronomia contemporanea, essendo ovviamente legato all’indagine sulla
ricerca di ambienti adatti ad ospitare forme di vita al di fuori della Terra. Più di trecento pianeti in orbita intorno a stelle diverse
dal Sole sono ormai già conosciuti, e questi “nuovi mondi” mostrano una incredibile varietà nelle loro caratteristiche. Ma gli
astronomi non cercano solamente i pianeti che già si sono formati, poichè possono acquisire una grande varietà di informazioni
studiando i dischi di accrescimento intorno a stelle giovani, laddove i pianeti si stanno attualmente formando.




Una immagine artistica di un pianeta in formazione

Credits: ESO

Il team che ha condotto la ricerca ha analizzato tre stelle giovani del tipo del nostro Sole, ognuna delle quali circondata da un disco di gas e polvere dal quale, col tempo, si possono formare i pianeti veri e propri. Questi tre dischi sono vecchi “appena” pochi milioni di anni e sono conosciuti per possedere dei “buchi” al loro interno, che indicano regioni dove la polvere è stata spazzata via, presumibilmente per la presenza di giovani pianeti.

I risultati ottenuti dall’indagine non solo confermano che il gas è presente anche nelle zone prive di polvere, ma hanno permesso agli
astronomi di misurare come il gas è distribuito e come il disco è orientato. Nelle regioni dove la polvere appare assente, il gas molecolare è
appunto ancora abbondante: ciò può significare sia che la polvere si è addensata a formare embrioni di pianeti, oppure anche che i pianeti già si sono formati nel processo di “pulitura” del gas nel disco.



ESO Press Release


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