Blog di Marco Castellani

Mese: Novembre 2008 Page 1 of 2

Ghiacciai “sepolti” su Marte?

Cosa ha creato gli ampi altipiani sul pianeta Marte? Nuove immagini provenienti dal Mars Reconnaissance Orbiter propongono una ipotesi eccitante: ampi strati di ghiaccio coperto da polvere…?

Per la precisione, la sonda Mars Reconnaissance Orbiter ha fornito nuove immagini radar analizzando le quali si fa strada una suggestiva ipotesi; ovvero il fatto che tali vastissimi altipiani potrebbero essere stati creati come enormi ghiacciai, il cui ghiaccio non è immediatamente in superficie ma giace come nascosto da uno strato di polvere opaca (che impedisce anche che il ghiaccio possa evaporare nella tenue atmosfera del pianeta).



La cosa è davvero intrigante: basti pensare al fatto che se così fosse davvero, questa verrebbe a costituire la più grande quantità di ghiaccio d’acqua scoperta nel pianeta al di fuori dei poli marziani, quantità di molto superiore a quella recentemente scoperta dal lander Phoenix.

Al di là del fatto che resta da capire ancora come si siano formati i ghiacciai in dettaglio, non possiamo fare a meno di stupirci di come anche i pianeti che crediamo di conoscere “bene” in realtà ci riservino continue sorprese: l’esplorazione di Marte d’altro canto è ben lungi dall’essere terminata, come testimonia anche il fatto che la NASA stia già progettando il prossimo rover…


Data Reconstruction Credit : NASA/JPL-Caltech/UTA/UA/MSSS/ESA/DLR/JPL Solar System Visualization Projec



APOD del 24 novembre 2008

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La stazione spaziale compie dieci anni!

Sul sito della NASA è dato ampio rilievo alla ricorrenza della Stazione Spaziale Internazionale: i suoi primi dieci anni, potremmo dire…

La pagina relativa al decimo anniversario della Stazione Spaziale è accessibile all’indirizzo


www.nasa.gov/mission_pages/station/main/10th_anniversary.html

Difficile sopravvalutare l’importanza del progetto della Stazione Spaziale Internazionale; difatti rappresenta al momento la più grande “opera spaziale” che sia stata mai prodotta; coinvolge moltissime nazioni di tutte le parti del mondo, raduna intorno al progetto circa centomila persone che lavorano a vario titolo tra agenzie spaziali e commesse di diverse tipologie.


La Stazione Spaziale Internazionale vista
dallo Shuttle Discovery
Credits: NASA

Lo sviluppo e il successo della missione – come fanno notare il Program Manager Mike Suffredini – dipende dalla cooperazione e la perseveranza dei vari partner “a terra”, che comprende il superamento di varie potenziali barriere di linguaggio, geografia ed anche “filosofie ingegneristiche” ai fini dell’obiettivo comune… Auguri dunque alla Stazione Spaziale, se li merita !! 😉

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Nuova pagina di GruppoLocale.it su Facebook

E’ stata appena predisposta una pagina su Facebook per GruppoLocale.it: poteva mancare il nostro sito sul social network oggi più diffuso? 🙂

Il “fenomeno internet” del momento è certamente Facebook, a giudicare anche dall’attenzione che riceve dai media più tradizionali (giornali, televisione): potevano restarne fuori?? Certo no..! Dunque questo messaggio è per far sapere che è stata approntata una pagina di Facebook per GruppoLocale.it: per accedere alla pagina basta collegarsi al seguente indirizzo web:


GruppoLocale.it Facebook page

La visualizzazione della pagina in forma completa (con la possibilità di diventare “fan”) è accessibile se si ha (o se si apre) un account facebook e ci si collega da questo. In caso non lo abbiate, è molto facile crearne uno all’indirizzo www.facebook.com.

Dunque cosa si può fare della pagina GruppoLocale.it su Facebook?

  • Inviare brevi messaggi alla comunità dal “wall”
  • Utilizzare l’area di discussione (idealmente, dovrebbe venire a sostituire il forum interno al sito)
  • Caricare immagini di argomento astronomico nella apposita sezione Photo
  • Utilizzare le altre caratteristiche di Facebook che gli utenti registrati conoscono e apprezzano…

La pagina facebook del nostro sito è appena stata creata e al momento siamo in pochissimi… pertanto, se siete interessati agli argomenti trattati da questo sito, a qualunque livello, siete caldamente invitati a partecipare!

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Da Hubble, le immagini di due suggestive stelle “giganti”

Due stelle tra le più massive della nostra Galassia sono state osservate in grande
dettaglio da Hubble: finora erano avvolte come da un alone “di mistero”, ma le nuove
immagini riescono a restutire con grande precisione dettagli mai conosciuti prima.

L’immagine proposta da Hubble è assai suggestiva, e ci mostra un paio di stelle
realmente colossali localizzate nell’ammasso aperto chiamato Trumpler 16.

Questo ammasso è incorporato nella Nebulosa Carina, un immenso calderone di gas e polveri
che si trova a circa 7500 anni luce dalla Terra. La Nebulosa Carina contiene in effetti diverse stelle
ultra-calde, tra le quali appunto quelle contenute nell’immagine, come pure la famosa
stella blu Eta Carinae, la quale ha la più elevata luminosità mai riscontrata per un oggetto
stellare.




L’immagine mostra le due stelle “mammuth” nella Nebulosa Carina

Credits: NASA, ESA, and J. Maíz Apellániz (Instituto de Astrofísica de Andalucía, Spain)


Oltre a produrre una quantità incredibile di calore, queste stelle sono anche davvero molto brillanti,
anche se emettono la maggior parte della loro radiazione nella banda ultravioletta, ed appaiono nelle
immagini con un chiaro colorito blu. Sono così “esuberanti” che bruciano l’idrogeno che possiedono nelle
zone interne (il loro carburante principale) molto più veloci di altri tipi di stelle, e pertanto hanno
una vita media molto minore rispetto alle stelle di massa più piccola (ricordiamo che, a seconda della massa,
le stelle possono
vivere dai milioni ai miliardi di anni, con le stelle più piccine che appunto vivono più “tranquille” e dunque
più a lungo di quelle grandi)



SpaceTelescope Press Release




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Osservazioni Hubble dirette di un pianeta extrasolare!

Il telescopio spaziale Hubble ha acquisito la prima immagine in banda visibile di un pianeta orbitante intorno ad un’altra stella!

La sua massa non dovrebbe essere più grande di tre volte quella di Giove; il pianeta appena scoperto
prende il nome di Fomalhaut b e orbita intorno ad una stella brillante del cielo del sud, chiamata appunto Fomalhaut,
alla distanza di 25 anni luce dalla Terra, nella costellazione Piscis Austrinus.

Fomalhault ha attirato l’interesse degli astronomi “cacciatori di pianeti” da diverso tempo, fin da quando fu scoperto un eccesso di polvere intorno
alla stella, nei primi anni ottanta, dal satellite IRAS (Infrared Astronomy Satellite).

Nell’anno 2004, il coronografo della High Resolution Camera sulla Advanced Camera for Surveys di Hubble produsse poi la prima immagine mai ottenuta in banda visibile della
larga cintura di polvere che circond Fomalhaut. Le immagini mostravano con chiarezza che la struttura stessa è in effetti costituita da esteso un anello di frammenti proto-planetari,
abbastanza simile alla fascia di Kuiper, che circonda il nostro Sistema Solare e contiene una miriade di detriti ghiacciati di dimensioni che vanno dal grano di polvere, fino anche alle dimensioni di piccoli
pianeti, come Plutone.




L’immagine di Fomalhaut b in orbita intorno alla sua stella, Fomalhaut.

Credits:NASA, ESA and P. Kalas (University of California, Berkeley, USA)

Le osservazioni appena effettute da Hubble che hanno individuato il pianetino, sono state acquisite nell’arco di ben 21 mesi, e mostrano l’oggetto celeste muoversi in un’orbita
intorno alla stella, quindi mostrando di essere gravitazionalmente legato a questa. Il pianeta è distante dalla stella “madre” circa 10 volte la distanza che intercorre tra Saturno e il Sole.



SpaceTelescope Press Release




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Urania N. 44: le sonde Phoenix eSpirit, il pianetino Eris

E’ disponibile il numero 44 della rivista online “Urania”: in sommario, il progetto Black Hole Universe, il destino delle sonde Phoenix e Spirit, e il pianetino Eris…

Il progetto Black Hole Universe, per la formazione di giovani ricercatori specializzati nello studio dei buchi neri,
ce l’ha fatta. Soprattutto ce l’ha fatta il nostro Paese, visto che si
tratta dell’unico progetto presentato che coinvolge due volte l’Italia,
attraverso l’INAF – Osservatorio Astronomico di Brera e l’Università di
Cagliari…

Di questo e di Phoenix, Spirit e del pianetino Eris, si può leggere (o ascoltare comodamente su un player portatile, scaricando il file mp3) nel numero di Urania disponibile da oggi, che vi consigliamo come ottima sorgente per un rapido aggiornamento delle notizia astronomiche della settimana.

L’indirizzo per accedere a Urania è http://www.cieloblu.it

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Una miriade di colorate galassie per il VLT…!

Chiunque si sia mai chiesto come potrebbe essere il “navigare” tra un mare di milioni di galassie distanti, di differenti forma e colore, sarà piacevolmente
sorpreso da una delle ultime immagini rilasciate da ESO…

Ottenuta in parte utilizzando il Very Large Telescope, quello che vediamo qui
sotto rappresenta senz’altro l’immagine a largo campo
più profonda mai ottenuta da Terra in banda U (la banda più energetica del
sistema fotometrico di Johnson
. Contiene più di 27 milioni di pixels ed è il risultato di ben 55 ore di esposizione realizzate
effettuate tramite lo strumento VIMOS.




L’immagine della miriade di galassie che popola il campo CDF-S

Credits:ESO/ Mario Nonino, Piero Rosati and the ESO GOODS Team.

L’immagine, da cui si può scorgere davvero una sconfinata miriade di colorate e brillanti galassie, mostra il campo chiamato “Chandra Deep Field South” (CDF-S),
che costituisce probabilmente la regione più osservata e più studiata dell’intera volta celeste. Il campo CDF-S uin particolare rappresenta una delle zone selezionate
come parte del progetto Great Observatories Origins Deep Survey (GOODS), orientato
a fornire alla comunità astronomica mondiale le osservazioni più profonde, da terra
e dallo spazio, a tutte le lunghezze d’onda, dai raggi X alla banda radio. Il suo obiettivo principale è fornire un censimento il più esteso possibile dell’universo lontano,
importantissimo per gli studi di formazione ed evoluzione delle galassie stesse.



ESO Press Release


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Io lo so che non sono solo…

Un accordo, diresti scarno, di chitarra, ben scandito. Poi parte la voce, prima esitante, cauta, poi decisa. Lorenzo Cherubini canta “Io lo che non sono solo / anche quando sono solo.” Un verso geniale. Semplicemente.

La bimba, dietro, si mette ad ascoltare. Il papà è davanti che guida.

D’un tratto dice: “Papà, ma lo sai che io so cosa vuol dire? Vuol dire che quando sei solo non devi mai essere triste, perchè ci sono tante persone che ti vogliono bene, anche se in quel momento non sono lì vicino. Infatti non sei mai solo davvero, per questo…”

Il padre ascolta, stupito dell’analisi della figlia di sei anni. Per lui ci ha preso in pieno.

La bimba Agnese continua: “… e poi c’e’ pure l’angioletto. Quello non ti lascia mai, solo che non lo vedi. Anzi qui in macchina ora ce ne sono due, il mio e il tuo…”

Il papà riflette. L’auto si incanala sulla tangenziale. Sopra c’e’ una bimba che ragiona e un papà contento di esserne il papà…

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