Blog di Marco Castellani

Mese: Aprile 2009 Page 1 of 2

GRB 090423, l’esplosione più lontana mai vista…

Anche il sito di Astronomy Picture of the Day si sofferma, direi in maniera più che opportuna – vista la rilevanza della notizia – sulla rilevazione del lampo gamma GRB 090423, di cui abbiamo parlato ieri su questo sito. Come si è detto, ad un “redshift” di circa 8,2 rappresenta il più lontano evento esplosivo mai rilevato dall’uomo. Il sito di APOD presenta una immagine nel vicino infrarosso, realizzata con il telescopio Gemini North localizzato alle Hawaii, negli Stati Uniti. Al centro dell’immagine è il cosiddetto afterglow, che potremmo definire come una sorta di “impronta” nelle lunghezze d’onda intorno al visibile, che permane per un certo tempo dopo che il lampo gamma si è verificato (e dunque è possibile sovente che venga osservato da telescopi a terra o nello spazio, appena dopo che l’evento del lampo gamma sia stato rilevato in banda X).

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L’oggetto più lontano mai osservato nell’Universo!

Il Very Large Telescope di ESO ha mostrato come un debole gamma ray burst individuato martedì scorso, sia l’impronta di una esplosione di uno tra i più antichi e remoti oggetti noti nell’intero universo (con un redshift, o spostamento verso il rosso, pari addirittura a 8,2). L’esplosione dovrebbe aver avuto luogo più di tredici miliardi di anni fa, quando l’universo aveva la “tenerissima” età di appena 600 milioni di anni.

I gamma ray burst (GRBs) sono potenti flash di raggi gamma di alta energia, la cui durata varia tra poco meno di un secondo e diversi minuti. Tali eventi rilasciano una quantità enorme di energia in un tempo molto breve, e rappresentano quindi gli eventi più energetici nell’universo stesso. Si ritiene siano per lo più associati  ad esplosioni di stelle la cui parte centrale arriva a collassare in oggetti molto densi e compatti, i buchi neri.

Una rappresentazione artistica di un lampo gamma
Crediti: ESO/A. Roquette

Il gamma ray GRB 090423 è stato rilevato dal satellite SWIFT della NASA durante la mattina del 23 aprile. Il lampo gamma di circa 10 secondi si trovava nella costellazione del Leone. Data l’eccezionalità dell’evento, è stato subito seguito da una intera schiera di telescopi a terra, tra i quali il telescopio da 2,2 metri dell’ESO e il Very Large Telescope (VLT), sempre di ESO, entrambi situati a Paranal, nel deserto del Cile.

In particolare, proprio le osservazioni in infrarosso compiute dal VLT, fatte 17 ore dopo la rilevazione del lampo, hanno permesso agli astronomi di rivelare la distanza dall’esplosione. E questa è stata una grossa sorpresa: si è trovato che la radiazione luminosa proveniente dall’esplosione, era stata “stirata” in maniera considerevole dall’espansione dell’universo, il che testimonia della grande lontananza dell’oggetto da cui proviene. Ad un redshift misurato di 8,2 è in effetti l’oggetto più distante mai scoperto.

Il team di ricercatori sottolinea come questa emozionante scoperta, mostri l’utilità e l’importanza dei raggi gamma per sondare le parti più remote del nostro universo, e confida di poterne trovare ancora di più lontani, nel prossimo futuro.

Per la cronaca, l’oggetto appena spodestato dal ruolo di “più lontano” era sempre un raggio gamma, GRB 08091:  ad una redshift di 6,7, si ritiene sia il prodotto di una esplosione stellare avvenuta circa 200 milioni di anni dopo quella del lampo appena scoperto. Roba recente, al confronto… 😉

ESO Press Release

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Dell’amore, il riverbero…

Immaginare tutto l’amore che c’è
intorno

Percepirne a volte il riverbero,
come una nostalgia d’infanzia.

Ti penso vestita di una tunica leggera
camminare a piedi nudi su un parquet
di legno scuro

Il tuo corpo che stampa
una forma buona nello spazio

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Il più piccolo esopianeta mai scoperto

E’ stata appena annunciata la scoperta dell’esopianeta più piccolo mai individuato. Il pianeta è stato denominato con la sigla “e”, ed appartiene al famoso sistema Gliese 581. Risulta avere una massa appena pari al doppio di quella della Terra (ricordiamo come è molto più facile scoprire gli esopianeti di massa maggiore, in generale, dunque la scoperta è davvero ragguardevole).


Una immagine di fantasia del pianeta appena scoperto in Gliese 581
Crediti: ESO/L. Calçada

Il team ha anche potuto raffinare la conoscenza dei dettagli dell’orbita di  Gliese 581d, pianeta scoperto nel 2007, e la cosa interessante è che ora tale pianeta “cade” all’interno della fascia abitabile, ovvero nella zona di distanza dalla stella madre, dove si ritiene che possa esistere acqua allo stato liquido (e dunque forse anche oceani). Queste eccitanti scoperte sono il risultato di più di quattro anni di osservazioni compiute giovandosi del “cacciatore di pianeti” di più gran successo al mondo, lo spettrografo HARPS annesso al telescopio di 3.6 metri dell’ESO a La Silla, nel Cile.

ESO Press Release

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Seguire la linea…

.. e non è stato forse bello, ieri, affrontare le proprie piccole spigolosità, con il pensiero dolce e “riordinativo” di avere un ruolo, un compito su cui svolgere la vita, che è quello di amare mia moglie (amare! Apparentemente semplice, perennemente rivoluzionario. Al di là del conto spicciolo di quanto dò e quanto ottengo), e di applicarmi nel lavoro (non pretendendo più la perfezione, ma accettando il mio ruolo così come viene declinato nella vita pratica…)?

Mi sono accorto anche che le cose si declinavano meglio, più ordinate. C’era meno senso di dispersione. Ero all’inaugurazione della Torre Solare a Monte Mario, e sentivo che non c’era niente da eccepire, da riflettere, da ruminare. Ero lì perchè dovevo stare lì (forse non si capisce… però è così) E la cosa era pacificante. Accettavo il mio ruolo. Facevo quello che dovevo fare: ma non “dovevo” nel senso di costrizione.. piuttosto, nel tentativo (imperfetto quanto si vuole) di adesione alla linea della mia vita. Allora anche le cose si sistemavano un pò più accoglienti, i rapporti con le persone si addolcivano (e si facevano migliori), la curiosità per il lavoro e le cose intorno poteva emergere…

Lo scambio di parole con il direttore (che ha ringraziato anche me per essere stato presente), i colleghi. Gli amici.

La linea della mia vita (hold the line…). Che non è da inventare, ma da riconoscere…

Posted via web from mcastel’s posterous

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Continuare a giocare…

Piccoli appunti per oggi:

  • faccio delle prove di scrittura (su un tema privato) e arrivo a qualcosa che mi piace. Cerco di cambiare una cosa scritta tempo fa, in questa luce non mi piace lo stile adottato. Curioso che mi viene sempre da mutuare lo stile dall’ultimo libro che sto leggendo. La quantità di stili diversi è impressionante. Ogni scrittore è un mondo.
  • Ho capito che a questo punto della vita, devo continuare a giocare. Mi serve. Non posso sempre chiedermi se sto facendo una cosa utile o perdo tempo, basta: se sento di farla, la faccio. Sennò il nervoso non passa. Oggi ho tradotto in inglese un post lunghetto che avevo scritto su SegnaleRumore, così perchè mi andava di farlo. La cosa bella è che sono arrivati (sul microblog di Identi.ca) dei commenti che dicevano dell’interesse del post, mi ringraziavano di averlo tradotto.
  • Mi sa che.. permettendomi un pà di gioco… sono stato più paziente e sereno della media, e mi sa che i bimbi l’hanno apprezzato. Paola l’ha apprezzato di sicuro, me l’ha fatto capire anche con gesti e parole semplici, sincere e ne sono contento.

Posted via web from mcastel’s posterous

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L’ammasso di galassie MACS J0717

Il luogo del più affollato “incontro” di ammassi di galassie:  è stato identificato mettendo insieme i dati di tre diversi telescopi. Il risultato ottenuto fornisce agli scienziati la possibilità di imparare cosa avviene quando alcuni degli oggetti più grandi dell’universo si sfidano ad una incredibile battaglia tutti contro tutti…

L’ammasso di galassie MACS J0717

Crediti: NASA, ESA, CXC, C. Ma, H. Ebeling, and E. Barrett (University of Hawaii/IfA), et al., and STScI

Utilizzando gli strumenti Chandra X-ray Observatory, Hubble Space Telescope, ed il Keck Observatory alle Hawaii, gli astronomi sono riusciti a determinare sia la struttura geometrica tridimensionale sia il moto del sistema gigantesco MACS J0717.5+3745, che si trova a circa 5,4 miliardi di anni luce dalla Terra.

HubbleSite Press Release

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PSR B1509-58, o la mano di una giovane pulsar…

Un oggetto molto denso e piccolo (solo alcuni chilometri di diametro) è all’origine di questa bella nebulosa in banda X, una struttura che si estende nello spazio circostante per circa 150 anni luce.  Al centro dell’immagine, ottenuta con il Chandra X-ray Observatory della NASA, si trova una pulsar molto giovane ed “esuberante”, nota con la sigla PSR B1509-58 (B1509 in breve).

La pulsar è costituita da una stella di neutroni in rapida rotazione, che emette una cospicua quantità di energia nello spazio circostante, che contribuisce a creare strutture complesse e piuttosto suggestive, inclusa una che sembra molto somigliare ad una grande … “mano cosmica”!

La suggestiva nebulosa, vista da Chandra
Crediti: NASA/CXC/SAO/P.Slane, et al.

In questa immagine in falsi colori, la radiazione in banda X di energia più bassa è rappresentata in rosso, quella un poco più energetica con il colore verde, e quella di più elevata energia in colore blu. Gli astronomi ritengono che B1509 abbia un’età di circa 1700  anni, misurata nel sistema di riferimento della Terra (ovvero, in riferimento a quando gli eventi sono osservabili dal nostro pianeta), e si ttrovi a circa 17000 anni luce da noi.

Chandra Press Release

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