Blog di Marco Castellani

Giorno: 23 Giugno 2009

Lunar Reconnaissance Orbiter: ritorno.. alla luna!

Il Lunar Reconnaissance Orbiter è entrato con pieno successo nella sua orbita attorno alla luna, seguendo il suo piano di volo che prevede un assestamento in orbita di circa cinque giorni. Gli ingegneri al NASA’s Goddard Space Flight Center hanno infatti confermato l’inserimento nell’orbita lunare, avvenuto alle 6:27 a.m. (EDT) della giornata odierna.

Una elaborazione artistica della sonda LRO
in orbita intorno alla luna
Crediti: NASA

Una sequenza di impulsi dai quattro motori di bordo fino al 27 di questo mese, sistemeranno la sonda nella sua orbita iniziale. Durante questa fase, ognuno dei sette strumenti di bordo verrà opportunamente testato.

Il satellite Lunar Reconnaissance Orbiter esplorerà i crateri più profondi della Luna, esaminando le regioni perennemente soleggiate e quelle sempre in ombra, e fornirà anche una più matura conoscenza degli effetti delle radiazioni per gli esseri umani che dovessero affrontare missioni sulla Luna. Inoltre gli strumenti di bordo aiuteranno gli scienziati a compilare mappe tridimensionali ad alta risoluzione della superficie lunare, e a realizzare “panoramiche” in varie lunghezze d’onda.


NASA Press Release

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La nube molecolare Barnard 68

Ok, dove sono andate a finire tutte le stelle?? In realtà, quella che sembra un “buco” nella volta celeste è più precisamente nota agli astronomi come una opaca nube molecolare. In tale ambito, una alta concentrazione di polvere e gas molecolare assorbe in pratica tutta la luce emessa dalle stelle sullo sfondo. La peculiare oscurità che la circonda aiuta a rendere l’interno della nube molecolare uno dei posti forse  più freddi e isolati nell’intero universo.

La nube molecolare Barnard 68
Crediti: FORS Team, 8.2-meter VLT Antu, ESO

Una delle nubi molecolari più interessanti è senz’altro quella che si trova nella direzione della costellazione di Ofiuco, conosciuta con il nome di Barnard 68, mostrata nell’immagine qui sopra. Tale nube si trova abbastanza vicino a noi, ad appena cinquecento anni luce dalla Terra.

Non è chiarissimo al momento come si formino esattamente le nubi molecolari del tipo di Barnard 68, tuttavia è ben noto agli studiosi come tali nubi rappresentino posti assai probabili per la formazione di nuove stelle. Proprio Barnard 68, infatti, si ritiene che debba in futuro pian piano “collassare” su se stessa ed innescare così – aumentando progressivamente la densità e la temperatura del gas in essa contenuto – la formazione di un nuovo sistema stellare. La mancanza di materia ed attività dunque è – in pratica – solo apparente….

L’opacità di sistemi come Barnard 68, del resto, non è poi così “assoluta” per gli astronomi. Come abbiamo più volte riferito, esiste un sistema “facile” per guardare attraverso le zone rese opache da gas e polvere, come queste nubi, e consiste nel ricorrere ad osservazioni in infrarosso, poichè tale lunghezza d’onda attraversa assai più facilmente tali ambienti, estremamente “abili” nel fermare invece le lunghezze d’onda dello spettro visibile.

Astronomy Picture of the Day, 23 giugno 2009

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