Blog di Marco Castellani

Mese: Ottobre 2009 Page 1 of 2

Un esercito di robot, per esplorare nuovi mondi

Un giorno non troppo lontano, un’intera armata di robot potrebbe trovarsi a sorvolare le alture delle montagne di Titano, la luna di Saturno, attraversare le sue vaste dune, oppure navigare attraverso i suoi laghi. Wolfgag Fink, del California Institute of Technology a Pasadena, afferma infatti che siamo ormai sulla soglia di un decisivo cambio di paradigma nella tecnica delle esplorazioni spaziali automatizzate, così che il prossimo “turno” delle esplorazioni robotiche potrebbe essere completamente diverso da quello che abbiamo potuto vedere fino ad oggi.

In pratica, dalle sue parole si evince come il modo di esplorare lo spazio intorno a noi stia cambiando in maniera rilevante: ci stiamo allontanando cioè dal tradizionale approccio che consiste in una singola sonda robotizzata – dunque senza alcuna ridondanza – che è comandata dalla Terra, verso un approccio radicalmente diverso, che comprenda la possibilità di disporre di tante sonde robotizzate, di basso costo, che possano comandarsi e coordinarsi l’una con l’altra, come pure comandare altri robot dislocati in posti diversi, nello stesso tempo.

Una immagine di fantasia di una serie di sonde e robot che si trovano a lavorare assieme, in maniera coordinata, nell’esplorazione di un “nuovo mondo” nel Sistema Solare…
Crediti: NASA/JPL

La cosa interessante, sia sotto il profilo astronomico che prettamente informatico, è che Fink e collaboratori stanno sviluppando un apposito software che dovrebbe permettere ai robots eventualmente impiegati per una missione spaziale, di lavorare indipendentemente ma come parte di un team più vasto. Il software dovrebbe permettere ai robots di “pensare” (le virgolette qui sono obbligatorie!) in proprio, identificare eventuali problemi e pericoli, determinare aree di interesse e mettere in una lista di priorità gli obiettivi meritevoli di ispezioni più approfondite.

Per contrasto, va ricordato come al momento, gli ingegneri possono comandare un robot o una sonda, affinchè porti aventi una lista di compiti, e poi aspettare fino a che tali compiti siano stati portati a termine. In questo approccio non c’è quasi flessibilità nella definizione dei piani, una volta stabiliti, nemmeno in funzione delle cose che si vengono a scoprire nel corso della missione stessa.

L’obiettivo per il prossimo futuro – indubbiamente eccitante – è decisamente diverso: “I robot multipli saranno sulla sedia di comando”, assicura Fink….!

NASA/JPL Press Release

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mercoledì 28

..ed è bello, esser grati anche per questi bei colori dell'autunno…!
…come una luce calda che splende anche se è più freddo intorno, il sole oltre le (nostre) nubi…

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Astri e particelle, la mostra a Roma

E’ stata presentata ieri con una conferenza stampa presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma la mostra “Astri e Particelle  – Le Parole dell’Universo”, che rimarrà aperta al pubblico da domani fino al 14 febbraio 2010.

Alla conferenza, cui hanno assistito parecchi giornalisti, sono intervenuti Mario De Simoni, Direttore generale dell’Azienda Speciale Palaexpo, Tommaso Maccacaro, Presidente INAF, Enrico Saggese, Presidente ASI, Roberto Petronzio, Presidente INFN, Roberto Battiston, Direttore scientifico della mostra e Umberto Croppi, Assessore alle Politiche Culturali e Comunicazione del Comune di Roma.

La mostra “Astri e Particelle” è stata realizzata dall’INFN,  INAF e ASI. E’ senz’altro una ottima occasione per “mettere il naso” nella ricerca e soprattutto nell’affascinante punto di contatto tra l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, che trovano una convergenza soprendente nella ricerca attuale.

La mostra si accompagna a un ricco calendario di eventi, incontri, cinema, musica e teatro dedicati all’Universo.  Un vero e proprio festival di spazio che trasforma il Palazzo delle Esposizioni in una piattaforma spaziale con tanto di caffè scientifici, visite spettacolo e una rassegna cinematografica sui grandi classici  della fantascienza.

 Dal comunicato stampa di INAF e ASI

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JKCS041, l’ammasso di galassie che batte ogni record di distanza…

L’immagine qui presentata è davvero particolare, poichè è in realtà una elaborazione di dati ottenuta per uno tra gli ammassi di galassie più distanti mai rilevati. Nel dettaglio, la foto è ottenuta componendo dati in banda X provenienti dall’osservatorio spaziale  Chandra, dati in ottico dal Very Large Telescope (VLT), ed anche dati in ottico ed infrarosso, dalla Digital Sky Survey (DSS).

Cosa ci può essere di più lontano di JKCS041, la cui luce ha viaggiato per più di dieci miliardi di anni, per arrivare fino a noi…?
Crediti: X-ray: NASA/CXC/INAF/S.Andreon et al Optical: DSS; ESO/VLT

L’oggetto qui ripreso, che infrange i record conosciuti per la distanza degli ammassi di galassie, prende il nome di JKCS041, ed è tanto lontano che è osservato al momento in cui l’universo aveva appena un quarto della sua età attuale (tenendo conto del tempo che la luce ha impiegato ad arrivare fino ai nostri rivelatori).

Gli ammassi di galassie sono considerati tra gli oggetti gravitazionalmente legati, forse i più estesi nell’intero universo. Gli scienziati stimano che questi abbiano cominciato ad assemblarsi assai presto, nella storia del cosmo. In tutto ciò, pare anche che JKCS041, ad una distanza di circa 10,2 miliardi di anni luce, sia anche tra i primi ad essersi formato, dunque riveste un ruolo tutto particolare per i ricercatori.

Si ritiene che successive osservazioni di questo peculiare ammasso, forniranno la possibilità di ottenere importanti informazioni riguardo le modalità stesse dell’evoluzione dell’universo in questi primi cruciali momenti della sua “vita”.

Chandra Press Release

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Scoperti altri 32 “nuovi” esopianeti!

Grandi notizie per i cacciatori di pianeti! Proprio l’altro ieri, ad una conferenza internazionale sui pianeti esterni al Sistema Solare (esopianeti), il team che ha costruito lo strumento High Accuracy Radial Velocity Planet Searcher, meglio noto come HARPS – ovvero lo spettrografo per il telescopio da 3.6 m di ESO – ha riportato la impressionante scoperta di ben 32 nuovi esopianeti, riconfermando in modo eclatante la fama di HARPS, di essere il “cacciatore” di esopianeti più efficiente al mondo!

Uno dei pianeti appena scoperti gira intorno alal stella nota con il nome di Gliese 667 C, appartenente ad un sistema triplo, e qui visibile in una rappresentazione artistica.
Crediti: ESO/
L. Calçada

Il risultato è tale che porta il numero di pianeti di piccola massa finora conosciuti in su di ben il 30%. Nel complesso, negli ultimi cinque anni, HARPS ha individuato più di 75 tra i circa 400 esopianeti noti allo stato attuale. La cosa ancor più interessante di HARPS è che si dimostra veramente bravo nel trovare i pianeti di massa più piccola, ovvero quelli la cui massa non supera le venti masse terrestri. In un modo o nell’altro, HARPS ha facilitato la scoperta di ben 24 dei 28 pianeti di questo tipo. Tali pianeti, come si è visto, spesso si trovano in sistemi multiplanetari, con la possibile presenza di fino a cinque pianeti per sistema.

ESO Press Release

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Spec Pond Fall Foliage Wilbraham Ma.

Non è forse davvero l’autunno,
la più poetica tra le stagioni,

quella che più delle altre,
favorisce la riflessione,

e di ogni cosa,
(e d’ogni propria condizione)
una più pacata osservazione…

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into the woods


into the woods
Inserito originariamente da Sheila in Millstone

Così venendo al lavoro oggi,
traversando gli spazi della natura
del primo autunno

mi viene in mente
e gioco con l’idea,
che trovo confortante,

che il sacrificio in fondo
non è obiezione:
non è obiezione
alla verità della propria situazione,

alla consistenza della vita
che si viene vivendo
nella quale siamo posti.

C’è più spazio anche alla gioia,
allora…

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La bella figura… della galassia di Barnard

ESO ha da poco annunciato il rilascio di una nuova stupenda immagine di una delle galassie a noi più prossime, la galassia di Barnard, nota anche con la sigla NGC 6822. La galassia dista dalla Terra circa 1,6 milioni di anni luce, ed è classificata come una irregolare barrata; fa parte anch’essa del Gruppo Locale di galassie, l’arcipelago di galassie che include – tra quelle più grandi – anche la nostra Via Lattea (…e sì, il gruppo di galassie da cui prende anche il nome questo sito…).

La galassia viene classificata dagli astronomi come irregolare proprio per la sua forma non chiaramente definita (probabilmente dovuta ad incontri “ravvicinati” con altre galassie), come pure per le sue dimensioni, chiaramente ridotte rispetto agli “standard” per le galassie che consideriamo “normali”.

La recente immagine di NGC 6822 è stata ottenuta con il Wide Field Imager al telescopio da 2.2 m.
Crediti: ESO

Proprio le caratteristiche di oggetti come questo, possono aiutare i ricercatori a comprendere meglio i complessi meccanismi di interazione tra le galassie, e come queste a volte possano arrivare a “cannibalizzarsi” tra loro (come abbiamo più volte descritto anche in queste pagine), lasciando a testimonianza di questi fenomeni, solo delle scie e dei filamenti brillanti di stelle appena formatesi…

D’altra parte, essendo di dimensioni pari ad appena un decimo di quelle della nostra  Galassia, la galassia di Barnard ben si adatta alla sua denominazione di “galassia nana“. Essa contiene appena una decina di milioni di stelle, che è davvero un numero esiguo se appena si vuol confrontare con le circa 400 miliardi che popolano la Via Lattea! Non ci si inganni, però: nell’Universo, da quanto sappiamo da tempo, le galassie nane sono di gran lunga le più diffuse, sorpassando di gran lunga, in numero, quelle più grandi come  appunto la nostra.

Da diverso tempo si è compreso come lo studio accurato delle galassie nane può farci capire davvero molto riguardo alle specifiche modalità di formazione ed evoluzione delle galassie, se non addirittura, visto il loro ruolo così “importante”, dell’Universo stesso…

ESO Press Release

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