Il fatto di avere una deadline in effetti aiuta a far si che – una volta tanto – uno si metta a scrivere veramente, invece che a ragionare sull’idea o sull’utilità o sulla sua propensione a farlo. E il dover buttar giù le 50.000 parole, ci si riesca o non ci si riesca, fa sì che uno si lasci andare anche al rischio di scrivere una cosa mediocre o proprio imbarazzante. In ogni caso si sarà imparato qualcosa. E il fatto di lasciare le correzioni per dicembre, e dedicare novembre solo a buttar giù testo, aiuta a comprendere come effettivamente non si può pretendere quasi mai di scrivere da subito una versione ottimale di qualcosa, ma bisogna rischiare di buttar giù il testo e poi passare attraverso le necessarie e inevitabili revisioni.
Dall’altro lato, la dimensione “sociale” che ha assunto tale competizione, con forum, microblogs (provate solo a cercare per “nanowrimo”, su Twitter…!) e altre iniziative meno virtuali, come gli appuntamenti per scrivere, nelle varie città, fornisce un valore aggiunto e soprattutto un incitamento quando, dopo i primi giorni di entusiasmo, sopravviene comunque il senso critico e uno magari inizia a dubitare…
Non so se riuscirò a “vincere” il mio primo NaNoWriMo, se alla fine del mese sarò arrivato al fatidico traguardo, ma già sono contento che in questi primi nove giorni abbia scritto le prime 13.410 parole del mio racconto “Il ritorno”. Comunque vada, è già un bel risultato per me.
Ok, ora dovrei tornare a pensare a qualche sviluppo per la mia trama. Vediamo….
