Il team, coordinato da Gijs Roelofs, ha usato il gigantesco 10 m del Keck, equipaggiato con il Low Resolution Imaging Spectrograph, per studiare i cambiamenti di velocità nelle linee spettrali del sistema HM Cancri. Per la precisione, i ricercatori hanno scoperto che, in accordo con il moto orbitale delle due stelle, le linee spettrali del sistema si muovono periodicamente dal blu al rosso e viceversa, seguendo il ben noto effetto Doppler. Ottenute le informazioni di velocità, gli astronomi sono stati dunque in grado di confermare il periodo assai corto di appena 5,4 minuti. I risultati sono appena stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Astrophysical Journal Letters.
“Quando sono arrivati i primi dati dal telescopio del Keck, e la nostra veloce analisi ha mostrato lo spostamento periodico delle linee spettrali, sapevamo che ci eravamo riusciti. Dopo più di dieci anni dalla scoperta, finalmente avevamo decifrato la natura di HM Cancri”, ha detto Arne Rau del Max Planck Institute for Extraterrestrial Physics (Germania) che ha condotto le osservazioni al Keck.

Crediti: NASA/Tod Strohmayer (GSFC)/Dana Berry (Chandra X-Ray Observatory)
La morale è assai semplice, ma vera: costanza e applicazione, nella scienza pagano sempre, prima o poi…!

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Giuseppe Andrea Gentile
Ehm… lo so che non è inerente all'articolo, ma… Complimenti per il fumetto Sabrina Masiero! 😉
mcastel
Costanza e applicazione, tenacia e passione. Giustissimo! E io aggiungerei anche… umiltà. Di piegarsi a leggere il libro della natura, secondo le sue leggi. Sgombrando il terreno da preconcetti e idee astratte, privilegiando l'osservazione (e solo dopo, il ragionamento). Bello che la scienza – anche astronomica – ci aiuti a stare, paradossalmente, con i “piedi per terra” e con gli occhi spalancati, no?
Ciao ciao,
Marco
sabrinamasiero
Costanza e applicazione: due aggettivi che anche la grande Margherita Hack ha usato pochi giorni fa riferendosi al suo lavoro! Marco, se mancasse la costanza, credo che l'astronomia sarebbe morta da tempo. Tenacia e passione completano il quadro a mio avviso. Del resto, in generale si può dire che i fenomeni in cielo avvengono su scale di tempo immense rispetto a quelle umane: osservare per molti anni un fenomeno potrebbe non bastare in alcuni casi. Ma se saliamo sulle spalle dei giganti che sono venuti prima di noi (io aggiungo anche su quelle dei nani, l'importante è salirci sopra) allora i risultati si vedono.
Questo è spettacolare.
Ciao! Sabrina