Come ho già scritto, non avrei sperato, all’inizio dell’impresa del NaNoWriMo (in quel di novembre dello scorso anno), che sarei riuscito a portare a termine la sana e saluatare “pazzia” di scrivere un racconto lungo di più di 50.000 parole, in un mese appena. Eppure, grazie al sostegno della mia consorte, la cosa andò incredibilmente a buon fine. Per la prima volta, il mio antico e perdurante sogno di aver scritto un libro – proprio un libro! – era stato realizzato. 
Aver portato questo libro “di qua”, dal regno splendente ma virtuale delle cose desiderate, a quello concreto di quelle realizzate: già questo sembrava qualcosa di veramente notevole. C’era però ancora da fare. Ed ecco che le antiche resistenze, i dubbi insinuati dall’implacabile e attivissimo editor interno, ricominciano a prendere consistenza – proprio nella delicata fase della revisione.

La revisione – come sto scoprendo – è fondamentale. C’è ora sulla carta (cioà in un file di OpenOffice.org) una storia, con un inizio e una fine, con dei personaggi, delle tematiche.  Bene, questa c’è, grazie al cielo. Però io “sento” e capisco dove c’è bisogno di raffinare, cambiare delle parti, levigare le molte ingenuità nella scrittura, innestare una complessità maggiore, quando possibile, cercando di essere almeno un poco polifonici, permettendo cioè la compresenza di temi più piccoli accanto al tema dominante., temi che si possano intrecciare.. tutte cose che io (non avendo frequentato alcuna scuola di scrittura) sto imparando da un confronto diretto e tentativamente onesto con il mio materiale.

Da questo punto di vista, è molto suggestivo – per me – scoprire che la scrittura gode di alcune “regole interne” che si possono avvertire semplicemente… scrivendo. Cioè lavorando sul proprio manoscritto, senza particolari conoscenze “teoriche”: in un certo senso, è lo stesso oggetto che mi detta le regole per il rapporto con lui.

Se è pur vero che sento attrazione (per lo scrivere) mista spesso ad imbarazzo (per il giudizio severo che dò sui miei risultati), è pure vero che mentirei se non dicessi che vedo praticamente in ogni situazione qual è la strada, la direzione verso cui lavorare per migliorare il pezzo che ho sotto gli occhi. Questa cosa anche mi sorprende, a volte.

In ogni caso, avverto ora il rischio molto concreto che questo manoscritto rimanga ad uno stato di “quasi completamento” per un tempo indefinito. La cosa è certamente possibile, legittima. Ma ho un problema, in questo. So che alla fine mi dispiacerebbe. E tanto. Indipendentemente dalla qualità di ciò che ho scritto. Rinunciare alla revisione fino ad un punto in cui mi ritengo soddisfatto, sarebbe un errore, per me.

Anche per questo mi sono iscritto al National Novel Editing Month (appena ne ho scoperto l’esistenza). L’obiettivo sarebbe di trascorrere almeno 50 ore nel mese di Marzo, nell’editing del proprio manoscritto. Stavolta sento che sarà difficile poter vincere; con tutte le cose da fare e gli impegni, non credo riuscirò a stare veramente 50 ore sul mio romanzo. Però provarci mi piace: più riuscirò a starci, meglio sarà. Più  lavorerò sul manoscritto, più mi avvicinerò al momento in cui finalmente dirò “Ok, così può andare. Ho fatto quello che riuscivo a fare. Ho finito il libro “

…Bel momento, no? 😉

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