Mappa topografica del bacino Aitken nel Polo Sud lunare ottenuta dalla Sonda Clementine. Il colore indica l’altitudine: in rosso le zone più elevate, in viole quelle meno elevate. Il Polo sud lunare si trova al centro della zona in grigio.

Qui di seguito alcuni estratti e una mia rielaborazione della conferenza del Professor Cesare Barbieri, docente di Astronomia presso il Dipartimento di Astronomia dell’Università degli Studi di Padova, tenuta giovedì 29 aprile 2010 presso l’Osservatorio Astronomico di Santa Maria di Sala del Gruppo Astrofili Salese Galileo Galilei durante il XXX Corso di Astronomia.

Mercurio, Venere, Luna e Marte sono i corpi celesti pù simili alla Terra e registrano fedelmente un’enorme quantità di impatti, soprattutto nel remoto passato, ma anche ai giorni nostri.
Circa 100 milioni di anni fa un impatto enorme sulla faccia visibile della Luna ha prodotto il cratere Tycho. Tuttavia, anche la faccia nascosta della Luna presenta dei crateri di grandi dimensioni. In particolare, il polo sud lunare è dominato da un’enorme struttura chiamata bacino di Aitken con una dimensione pari a 2500 chilometri di diametro: è il più vasto bacino d’impatto sulla Luna di tutto il nostro Sistema Solare paragonabile per dimensioni solo a Hellas Planitia su Marte con 2300 chilometri di diametro. Pensiamo a quanto vicino esso si trovi rispetto alla nostra Terra…

Osservando la Luna, si possono osservare ancora oggi dei lampi di luce, degli impatti di piccoli asteroidi sulla sua superficie, che si possono manifestare soprattutto in corrispondenza di uno sciame meteoritico, particelle rilasciate nello spazio dalle comete nel loro passaggio attorno al Sole, e che la Terra periodicamente nel corso dell’anno attraversa nel suo moto di rivoluzione intorno alla nostra stella.
Nel remoto passato i meteoriti potevano essere corpi di grandi dimensioni, chiamati “planetesimi”. Col passare del tempo gli impattori sono diventati sempi più piccoli, da pochi chilometri a qualche centimetro. Oggi sono oggetti simili a piccoli asteroidi, a nuclei di piccole comete, o più spesso a loro frammenti di piccole dimensioni.

Andiamo oltre Marte. Consideriamo Giove, il pianeta maggiore del nostro Sistema Solare. Nel 1994 la natura ci offrì uno spettacolo straordinario, la cometa Shoemaker-Levy 9 si frantumò nei pressi di Giove (si veda l’immagine qui sotto) e i frammenti caddero uno dopo l’altro nell’atmosfera gioviana. L’Hubble Space Telescope fotografò le macchie scure (nelle foto in bianco e nero) e osservò l’evoluzione del fenomeno per mesi.

Impatto su Giove della cometa Shoemaker-Levy 9 registrato dall’Hubble Space Telescope.

L’anno scorso un secondo impatto su Giove simile a quello del 1994 fu osservato come una macchia scura da un astrofilo australiano che aveva puntato il suo telescopio verso il pianeta rilevando qualcosa di inusuale sulla sua superficie. Ancora una volta, il telescopio Hubble fu puntato verso il pianeta gigante per osservare e monitorare il fenomeno.

 L’impatto su Giove rilevato dall’Hubble Space Telescope il 23 luglio 2009.

L’identificazione di crateri d’impatto sulla superficie terrestre è estremamente difficile. Per il 70% la Terra è coperta dalle acque e quindi molti impatti sono avvenuti negli oceani; le condizioni climatiche (pioggia, vento, sole, ecc.) modificano continuamente la superficie terrestre portando a cancellare le tracce di questi impatti.
Ma quanti asteroidi cadono sulla Terra e con quale dimensione?

Asteroidi di dimensioni di 1 centimetro ne cadono in media 10 ogni ora;
asteroidi con dimensioni di 1 metro ne cadono in media 1 al mese;
asteroidi di dimensioni di 50 metri (i cui effetti si registrerebbero su una regione italiana come il Veneto) ne cadono in media 1 ogni 1.000-10.000 anni;
asteroidi di 1 chilometro ne cadono in media 1 ogni 1 milione di anni.

Le mie congratulazioni e quelle di Marco al Prof. Barbieri. Ha conquistato tutto il pubblico, quasi un centinaio di persone venute ad ascoltarlo, con il suo stile semplice e accattivamente, che sa emozionare e  coinvolgere chiunque.

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