Blog di Marco Castellani

Mese: Luglio 2010 Page 1 of 4

Materia oscura nel cuore del Sole?

di Michele Ferrara, Direttore Responsabile de L’Astrofilo

E’ un’ipotesi molto suggestiva e potrebbe essere anche qualcosa di più di un’ipotesi. Ad avanzarla è Stephen West, del Department of Physics at Royal Holloway, University of London, che dice: “La materia oscura rappresenta più dell’80% della massa totale dell’universo. Sappiamo che esiste, ma finora non è mai stata prodotta in laboratorio, né osservata nel corso di esperimenti, cosicché abbiamo pochissime informazioni su che cosa realmente sia. E’ importante valutare tutte le possibili vie per dimostrare la natura della materia oscura, e il Sole può fornirci un inatteso laboratorio nel quale farlo“.

L’ipotesi poggia sull’abbondante presenza di materia oscura negli aloni galattici, fatto che sembra ormai accertato attraverso la sua interazione con la materia visibile negli ammassi di galassie. Anche la nostra galassia possiede dunque un alone di materia oscura e tutte le stelle che orbitano attorno al centro vengono a contatto con essa e le particelle che la compongono possono collidere con quelle della tipica materia stellare.

Il Sole non fa eccezione, e nel corso delle numerose orbite finora descritte attorno al centro della Galassia (una ventina) può aver accumulato un cospicuo quantitativo di materia oscura, che simulazioni al computer indicano concentrata nel nucleo. Le simulazioni indicano anche che la materia oscura rivestirebbe un ruolo che potremmo, forse impropriamente, definire convettivo, poiché sarebbe in grado di trasportare efficacemente il calore del nucleo al di fuori di esso, negli strati superiori, raffreddandolo e limitando così la produzione di neutrini, tipico sottoprodotto delle reazioni nucleari che avvengono nel centro del Sole.

Attraverso un adeguato studio dei neutrini (tutt’altro che semplice, vista la loro predisposizione naturale a non interagire quasi per nulla con la materia ordinaria) e l’elaborazioni di modelli che prevedano la presenza di materia oscura nel cuore del Sole, dovrebbe essere possibile farsi un’idea del ruolo che essa gioca nella fisica solare e capire fino a che punto può condizionare l’evoluzione di tutte le stelle.
 
Credit: University of London.
Fonte Le News di Astronomia e Astronautica de L’Astrofilo:
http://www.astropublishing.com/news2010/luglio/220710.htm.
La rivista L’Astrofilo è disponibile gratuitamente su
http://www.astropublishing.com
 
Michele Ferrara

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Gemelli nella stessa missione spaziale

Gli astronauti gemelli Scott e Mark Kelly. Fonte: Video della ABC13.

La NASA sta per segnare un altro importante momento nella storia dell’astronautica in programma per il prossimo anno: due astronauti gemelli voleranno a bordo della stessa missione diventando i primi astronauti “parenti”. Finora avevano lavorato sempre da soli.

Ci sono ancora persone che non sanno distinguerci” ha affermato Scott Kelly. Scott e Mark Kelly, che sono stati comandanti dello Space Shuttle in due differenti missioni, sono gemelli omozotigoti e sono gli unici nel Corpo Astronauti ad Houston ad avere un legame di sangue.

L’astronauta Mark Kelly durante l’intervista.

Cresciuti nel New Jersey, dopo aver fatto a pugni fino all’età di 15 anni, le loro strade iniziano a dividersi quando Mark decide di frequentare la Merchant Marine Academy e Scott il college della marina di New York. Diventano ufficiali, si laureano e finiscono per caso nella stessa scuola di piloti all’età di 28 anni.

Il destino li voluti entrambi nel Corpo Astronauti della NASA nel 1996. Scott è stato il primo dei due a volare nello spazio a bordo del Discovery nel 1999. Mark solo nel 2001, rimanendo 38 giorni contro i 21 giorni del fratello.

Ventuno giorni nello spazio, con un training di 14 lunghi anni allo stesso livello” ha affermato Scott.
Ad essere onesto sarà divertente trovarsi nello spazio insieme” ha continuato il gemello Mark.
Sì, deve pur significare qualcosa” ha concluso Scott.

L’astronauta Scott Kelly durante l’intervista.

Il loro viaggio inizierà il prossimo autunno. I gemelli Kelly diventeranno i primi parenti a volare nello spazio. Scott è in lista per la stazione spaziale per il prossimo ottobre,con l’incarico di Comandante della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) per sei mesi. Mark sarà Comandante di quello che è ora l’ultimo volo dello Shuttle prima del pensionamento definitivo previsto per il prossimo anno. I due fratelli si incontreranno nel febbraio  2011 con l’attracco dello Space Shuttle alla ISS.

Fonte ABC 13: http://abclocal.go.com/ktrk/story?section=news%2Flocal&id=7565473.

Un ringraziamento speciale al mio amico Ricardo L. Garcia, che guarda caso è gemello pure lui come la sottoscritta.

Sabrina

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Si alza il livello del mare nell’Oceano Indiano

La circolazione atmosferica. Fonte: http://cameraobscura.busdraghi.net/wp-content/uploads/2008/05/circolazione_atmosferica.jpg

Da quanto emerge in un recente studio, il livello del mare sta aumentando in modo non uniforme nell’Oceano Indiano, mettendo a rischio milioni di persone lungo le coste del Bangladesh, Indonesia e Sri Lanka.

Ricercatori dall’Università del Colorado e del Centro Nazionale per la Ricerca Atmosferica affermano che l’aumento del livello del mare è causato in parte dal cambiamento climatico ed è provocato dal riscaldamento delle acque e dai cambiamenti alle strutture della circolazione atmosferica. Questo lavoro è stato pubblicato recentemente su Nature Geoscience.

Nel suo discorso ufficiale al momento del ricevimento del Premio Nobel per la Pace l’anno scorso, il Presidente Americano Barack Obama ha messo in guardia che se il mondo non farà nulla per affrontare il cambiamento climatico, “dovremo fronteggiare più problemi di siccità, carestia e spostamento di massa che provocheranno conflitti per vari decenni“.

Gli autori di quest’ultimo studio affermano che un innalzamento dei mari potrebbe far peggiorare le piene monsoniche, causare danni ai raccolti per il mercato, alle case e ai mezzi di sussistenza. Inoltre, si insiste sul fatto che una migliore conoscenza dei cambiamenti climatici è necessaria per una migliore valutazione dei rischi e per poterli pianificare al meglio in futuro.

Il livello dei mari in generale sta aumentando globalmente di circa 3 mm all’anno. I ricercatori danno la colpa dell’aumento di temperature alla maggiore quantità di gas serra, come il biossido di carbonio prodotto dal bruciamento dei combustibili fossili, che intrappola il calore nell’atmosfera.
Gli oceani assorbono una grande quantità di questo calore extra che porta all’innalzamento del livello dei mari. Temperature più calde producono pure lo scioglimento dei ghiacciai e di alcune parti dei ghiacci che ricoprono la Groenlandia e l’Antartide orientale.

Il gruppo di ricercatori nei loro studi hanno utilizzato dati di misura della marea a lungo termine, osservazioni da satellite e modelli climatologici ottenuti col computer per costruire un’immagine realistica dell’incremento del livello del mare nell’Oceano Indiano fin dagli anni Sessanta.
Si è trovato trovato che l’aumento del livello delle acque è considerevole soprattutto lungo le coste della Baia del Bengala, del Mare Arabico, dello Sri Lanka, di Sumatra, Giava e che queste aree potrebbero soffrire aumenti più grandi che non quelli a livello globale. Inoltre, è emerso che i livelli dei mari stanno calando in altre zone. Lo studio indica che le Isole Seychelles e Zanzibar della costa della Tanzania mostrano la più vasta decrescita del livello del mare.

Disponibile su Ulisse.Sissa.it alla pagina: http://ulisse.sissa.it/immagini/Uimg070228x005/popup_image_view

Ma questo innalzamento del livello del mare non risulta uniforme sulla superficie terrestre. Un ruolo chiave in questo processo è un’area d’acqua calda Indo-Pacifico, una vasta area di forma ovale che attraversa gli oceani tropicali dalle coste dell’Africa fino al Pacifico dove si trova linea del cambiamento di data internazionale.
Quest’area si è riscaldata di circa 0.5 °C negli ultimi 50 anni, soprattutto a causa delle emissioni di gas serra prodotte dall’uomo. L’acqua più calda ha rafforzato due delle principali strutture della circolazione atmosferica che hanno il maggiore impatto sui livelli delle acque.

I nostri nuovi risultati mostrano che i cambiamenti della circolazione atmosferico-oceanica causata dall’uomo sull’Oceano Indiano, mai studiati prima, contribuiscono alla variabilità regionale del cambiamento del livello del mare” ha affermato Gerald Meehl del NCAR a Boulder, Colorado.

La causa fondamentale della circolazione atmosferica è il differente riscaldamento nelle diverse regioni sulla superficie terrestre parte del Sole, che in media è massimo all’equatore e minimo nelle regioni polari. Questa differenza di riscaldamento crea la necessità di trasferire calore dall’equatore verso i poli. Quindi, la circolazione atmosferica trasporta energia verso i poli diminuendo in questo modo la differenza di temperatura tra le regioni equatoriali e quelle polari.

Le due principali strutture dei venti nella regione sono le circolazioni Hadley e Walker.

Nella circolazione di Hadley i mari tropicali vicino all’equatore sono caldi, cosicché anche l’aria sopra di essi lo è. L’aria sale e si sposta a nord e a sud dell’equatore verso aree più fredde, le aree subtropicali. Qui si raffredda e scende di altitudine. Quando quella massa di aria più fredda ridiscende verso la superficie e si dirige nuovamente verso l’equatore.
La circolazione di Walker si ha nell’atmosfera tra le regioni orientali e quelle occidentali del Pacifico tropicale.
Man mano che il sole riscalda lo strato superiore dell’acqua a ovest, all’incirca vicino all’Indonesia e all’Australia, l’aria calda e umida sale nell’atmosfera, formando un sistema di bassa pressione a livello del mare. Man mano che l’aria sale, si raffredda e scarica la sua umidità sotto forma di piogge nella zona. L’aria secca viene spinta verso est dai venti dell’alta atmosfera. Viaggiando verso est l’aria diventa più fredda e pesante e quando raggiunge il Perú e l’Ecuador comincia a scendere. Si crea così un sistema di alta pressione vicino alla superficie del mare. E a bassa quota i venti alisei soffiano verso ovest, verso l’Indonesia, completando così il ciclo. Questi venti accumulano acqua più calda nel Pacifico occidentale al punto che lì il livello del mare è anche di 60 centimetri più alto e la temperatura superficiale dell’acqua è anche di 8 °C maggiore che in Ecuador. Nel Pacifico orientale affiora acqua più fredda e ricca di sostanze nutritizie, facendo prosperare la vita marina. Questa fa sì che la temperatura superficiale del mare è più bassa a est che a ovest.
Le cose sono, però, più complicate per la presenza di El Niño.

Fonte Reuters Africa: http://af.reuters.com/article/commoditiesNews/idAFSGE66D06F20100714 . Pubblicato originariamente su The Climate Summit Italia: http://theclimatesummitit.blogspot.com/2010/07/la-circolazione-atmosferica.html .

Se questo post ha avuto una sua fine è stato per merito di Ricardo L. Garcia che ringrazio con tutto il cuore.

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Bianca come il latte, rossa come il sangue

Vi sono libri che instaurano un rapporto particolare con chi li legge. Non dipende solo dal libro, non dipende esclusivamente dal lettore: è come un’affinità che vibra nella composizione virtuosa di chi conosce con l’oggetto del conoscere. 
Questo libro mi è piaciuto molto. Quando un libro mi piace davvero lo capisco perché mi ritrovo, ad un certo punto, a verificare con una certa apprensione il numero di pagine che ancora mancano, come a controllare che vi sia ancora un certo periodo minimo “garantito” prima di dover sbucare fuori. Quando sbuchi fuori da un libro, o da una musica, che ti piace, ti senti grato ma avverti anche un senso di mancanza. Come dire stavo bene lì dove stavo…
More about Bianca come il latte, rossa come il sangue
Biaca come il latte, rosa come il sangue  (Alessandro d’Avenia)

Non sarà un capolavoro,  ma è ben scritto (e pensato). E la storia di Beatrice, di Silvia e Leo mi ha preso. Mi ha commosso in diversi punti. Mi ha fatto pensare. Soprattutto mi ha  rasserenato, come lo scrivere onesto e non furbetto può rasserenare. 
Perché mi piace? Forse perché è coraggioso nello sdoganare il mondo dell’adolescenza da tanti stereotipi e luoghi comuni. Finalmente l’adolescenza viene riumanizzata.  La malattia di Beatrice è il punto dove la finzione non regge più, e si vede come l’adolescente e l’uomo maturo sono molto vicini, molto più di quanto la percezione comune porterebbe a pensare (ci capita di pensare a compartimenti stagni, perché è meno faticoso: il bambino e il suo mondo, l’adolescente e i suoi problemi, e così via). 
L’adolescente e l’uomo maturo sono vicinissimi perché in entrambi brucia forte una domanda di senso. E che il giovane chiede e cerca un adulto capace di intercettare la domanda di senso (anche a scuola). 
Che se c’è un senso nella vita e nel dolore, se dopotutto ci fosse, esistesse davvero, più tragico ancora del dolore stesso sarebbe il non percepirne nemmeno il riverbero…

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Lutetia, l’asteroide più grande mai visitato…

Mentre prosegue l’esplorazione del cielo, anche il record per il più grosso asteriode mai visitato da una sonda spaziale, si sposta sempre più avanti. Come abbiamo dettagliato nei giorni scorsi, proprio in questo mese di luglio la sonda Rosetta dell’ESA è passata nei pressi dell’asteroide 21 Lutetia, e nel passaggio ha “approfittato” per prendere un bel pò di immagini e di dati. L’obiettivo principale della missione era quello di determinare meglio la storia dell’asteroide, in particolare investigare l’origine della sua inusuale colorazione.

Pur essendo piuttosto piccolo (va considerato che non ha nemmeno abbastanza massa da far sì che la gravità lo “sagomi” in una forma sferica), infatti, Lutetia racchiude in se diversi misteri per gli studiosi, a partire dalla sua composizione, ancora non ben conosciuta.

Lutetia al confronto con altri asteroidi già "visitati" Crediti: ESA, NASA, JAXA; Montage: Emily Lakdawalla (Planetary Society)

Raffigurato in alto a destra, il “grosso sasso” (circa 100 km di diametro) viene mostrato in confronto con altri nove asteroidi e quattro comete che sono pure state visitate, in tempi diversi, da sonde inviate da Terra. Lutetia orbita nella fascia principale degli asteroidi, ed è di grande interesse anche perché si presenta come un residuo (piuttosto… butterato di crateri!) dei giorni in cui il Sistema Solare era molto giovane.

La sonda Rosetta, non paga dei risultati ottenuti (per fortuna), continua la sua missione che la vuole destinata ad un atterraggio sulla cometa Churyumov-Gerasimenko nell’anno 2014…. buon viaggio, Rosetta!

Sorgente: APOD del 26 luglio 2010

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Un buco nero senza direzione..

L’immagine qui riprodotta mostra gli effetti di un buco nero che ha già sperimentato almeno due imponenti “cambi di direzione”: già, poiché il suo asse di rotazione punta in una direzione diversa rispetto al passato. L’immagine in banda ottica è presa dalla Sloan Digital Sky Survey, ed è centrata su una radio galassia di nome 4C+00.58. A questa sono sovrapposte le immagini acquisite in banda X (in color oro, dalla sonda Chandra) e nel regime delle onde radio (in blu, dal Very Large Array)

La galassia 4C+00.58 con l'indicazione delle diverse "cavità" (Crediti: NASA/CXC/UMD/Hodges-Kluck et al. Radio: NSF/AUI/NRAO/VLA/UMD/Hodges-Kluck et al. )

La cosa interessante è che al centro di 4C+00.58 si trova un buco nero supermassivo che sta risucchiando a se una grande quantità di gas. Il gas in caduta verso il buco nero forma una struttura a disco, che a sua volta genera delle imponenti forze elettromagnetiche, capaci di convogliare parte del gas in strutture collimate ad alta velocità, i cosiddetti jet radio.

Le immagini in banda X mostrano anche quattro differenti “cavità”, ovvero regioni caratterizzate da una emissione in banda X più bassa della media, che si distribuiscono intorno al buco nero (la foto è stata trattata opportunamente, in modo che le cavità si potessero vedere bene).

Proprio qui viene il bello: secondo lo scenario proposto da un recente studio, l’asse di rotazione del buco nero una volta era diverso, ossia correva su una linea diagonale che partendo dalla regione in alto a destra si prolungava nella zona in basso a sinistra. Dopodichè però successe che la galassia si “scontrò” con un’altra galassia, più piccola (vi sono evidenze di questo dalle informazioni che ci giungono nella banda ottica).

Come conseguenza dell’impatto, si generò un nuovo jet che portava via il gas, a formare appunto le cavità #1 e #2. A seguito di questi notevoli cambiamenti anche l’asse di rotazione del buco nero cambiò direzione, e i jet si spostarono di conseguenza, andando ad estrarre materiale da due diverse zone, le cavità #3 e #4. Ecco il perché di ben quattro cavità, e non due, corrispondenti ai lobi del jet !

La storia non finì qui però, perché si rileva un ulteriore spostamento dell’asse del buco nero, probabilmente dovuto alla fusione con il buco nero nella galassia più piccola, oppure soltanto al materiale in caduta continua sul buco nero stesso.

Insomma, è la tormentata storia di un buco nero senza direzione.. o meglio, con troppe direzioni diverse! 🙂

NASA Press Release

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Il nuovo Marte

Crediti: NASA/JPL/University of Arizona.

Il Mars Reconnaissance Orbiter della NASA ha inviato a terra delle immagini mozzafiato della superficie del pianeta Marte mostrando zone sabbiose dagli splendidi colori, del ghiaccio polare e delle strutture rocciose ben visibili dallo spazio.

La camera High Resolution Imaging Science Experiment (HiRISE) può rilevare caratteristiche della superficie piccole fino a circa 30 centimetri a circa 2150 km di quota. HiRISE è controllato dai ricercatori dell’Università dell’Arizona.
L’immagine qui sopra mostra una sorta di trama sulla superficie del pianeta nella calotta polare sud, ricavata quando la calotta era ricoperta dal ghiaccio di anidride carbonica, che cambia al variare delle stagioni.

Sopra: Un campo di dune coperto di ghiaccio nel cratere Richardson. Crediti: NASA/JPL/University of Arizona.

Sopra:  Gole scavate dall’acqua che si irradiano dalla parte superiore di una “mesa” nella regione denominata Gorgonum Chaos, nell’emisfero sud. Crediti: NASA/JPL/University of Arizona.

Sopra: HiRISE mostra un affioramento di roccia frammentata sul fondale di un grande cratere d’impatto nelle regioni montuosa sud. Crediti: NASA/JPL/University of Arizona.

Il ripido pendio di questo plateau fa parte di un lungo sistema di canali di scolo, la Kasei Valles. Il canale è profondo approssimativamente 1,2 km confrontabile con il rilievo topografico del Grand Canyon. Crediti: NASA/JPL/University of Arizona.

Sopra: Un antico sito d’impatto coperto di massi nelle regioni montuose sud di Marte che deve avere un’origine molto antica. Crediti: NASA/JPL/University of Arizona.

Ringraziamo Ricardo L. Garcia per i numerosi suggerimenti non solo a questo post ma anche ai link su Facebook per GruppoLocale.it.

Fonte: Space Flight Now: http://www.spaceflightnow.com/news/n1007/15hirise/ .

Sabrina Masiero

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La musica in testa…

More about La musica in testa
Appena terminato il libro La musica in testa. Non resisto a buttare giù qualche considerazione “a caldo”…

Allevi scrittore è stata una bellissima sorpresa. Il candore e l’entusiasmo dell’Autore trapelano irresistibili dalle pagine, il misto di biografia e considerazioni sull’arte e sull’esistenza non è mai pretenzioso ma sempre godibile e mai banale.
Nella sua leggerezza afferra il lettore e lo porta ad apprezzare (e gioire) di una concezione di arte mai “accademica” ma al servizio della gente. L’entusiasmo è il perno dell’ultimo capitolo, ed è un concetto davvero capace di strapparci dalle paludi del razionalismo triste, aprirci la testa e riempirla di musica e voglia di fare… leggetelo, se vi capita. Anzi anche se doveste cercarlo. Consigliato!

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