di Michele Ferrara, Direttore Responsabile de L’Astrofilo

E’ un’ipotesi molto suggestiva e potrebbe essere anche qualcosa di più di un’ipotesi. Ad avanzarla è Stephen West, del Department of Physics at Royal Holloway, University of London, che dice: “La materia oscura rappresenta più dell’80% della massa totale dell’universo. Sappiamo che esiste, ma finora non è mai stata prodotta in laboratorio, né osservata nel corso di esperimenti, cosicché abbiamo pochissime informazioni su che cosa realmente sia. E’ importante valutare tutte le possibili vie per dimostrare la natura della materia oscura, e il Sole può fornirci un inatteso laboratorio nel quale farlo“.

L’ipotesi poggia sull’abbondante presenza di materia oscura negli aloni galattici, fatto che sembra ormai accertato attraverso la sua interazione con la materia visibile negli ammassi di galassie. Anche la nostra galassia possiede dunque un alone di materia oscura e tutte le stelle che orbitano attorno al centro vengono a contatto con essa e le particelle che la compongono possono collidere con quelle della tipica materia stellare.

Il Sole non fa eccezione, e nel corso delle numerose orbite finora descritte attorno al centro della Galassia (una ventina) può aver accumulato un cospicuo quantitativo di materia oscura, che simulazioni al computer indicano concentrata nel nucleo. Le simulazioni indicano anche che la materia oscura rivestirebbe un ruolo che potremmo, forse impropriamente, definire convettivo, poiché sarebbe in grado di trasportare efficacemente il calore del nucleo al di fuori di esso, negli strati superiori, raffreddandolo e limitando così la produzione di neutrini, tipico sottoprodotto delle reazioni nucleari che avvengono nel centro del Sole.

Attraverso un adeguato studio dei neutrini (tutt’altro che semplice, vista la loro predisposizione naturale a non interagire quasi per nulla con la materia ordinaria) e l’elaborazioni di modelli che prevedano la presenza di materia oscura nel cuore del Sole, dovrebbe essere possibile farsi un’idea del ruolo che essa gioca nella fisica solare e capire fino a che punto può condizionare l’evoluzione di tutte le stelle.
 
Credit: University of London.
Fonte Le News di Astronomia e Astronautica de L’Astrofilo:
http://www.astropublishing.com/news2010/luglio/220710.htm.
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Michele Ferrara

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