Blog di Marco Castellani

Si alza il livello del mare nell’Oceano Indiano

La circolazione atmosferica. Fonte: http://cameraobscura.busdraghi.net/wp-content/uploads/2008/05/circolazione_atmosferica.jpg

Da quanto emerge in un recente studio, il livello del mare sta aumentando in modo non uniforme nell’Oceano Indiano, mettendo a rischio milioni di persone lungo le coste del Bangladesh, Indonesia e Sri Lanka.

Ricercatori dall’Università del Colorado e del Centro Nazionale per la Ricerca Atmosferica affermano che l’aumento del livello del mare è causato in parte dal cambiamento climatico ed è provocato dal riscaldamento delle acque e dai cambiamenti alle strutture della circolazione atmosferica. Questo lavoro è stato pubblicato recentemente su Nature Geoscience.

Nel suo discorso ufficiale al momento del ricevimento del Premio Nobel per la Pace l’anno scorso, il Presidente Americano Barack Obama ha messo in guardia che se il mondo non farà nulla per affrontare il cambiamento climatico, “dovremo fronteggiare più problemi di siccità, carestia e spostamento di massa che provocheranno conflitti per vari decenni“.

Gli autori di quest’ultimo studio affermano che un innalzamento dei mari potrebbe far peggiorare le piene monsoniche, causare danni ai raccolti per il mercato, alle case e ai mezzi di sussistenza. Inoltre, si insiste sul fatto che una migliore conoscenza dei cambiamenti climatici è necessaria per una migliore valutazione dei rischi e per poterli pianificare al meglio in futuro.

Il livello dei mari in generale sta aumentando globalmente di circa 3 mm all’anno. I ricercatori danno la colpa dell’aumento di temperature alla maggiore quantità di gas serra, come il biossido di carbonio prodotto dal bruciamento dei combustibili fossili, che intrappola il calore nell’atmosfera.
Gli oceani assorbono una grande quantità di questo calore extra che porta all’innalzamento del livello dei mari. Temperature più calde producono pure lo scioglimento dei ghiacciai e di alcune parti dei ghiacci che ricoprono la Groenlandia e l’Antartide orientale.

Il gruppo di ricercatori nei loro studi hanno utilizzato dati di misura della marea a lungo termine, osservazioni da satellite e modelli climatologici ottenuti col computer per costruire un’immagine realistica dell’incremento del livello del mare nell’Oceano Indiano fin dagli anni Sessanta.
Si è trovato trovato che l’aumento del livello delle acque è considerevole soprattutto lungo le coste della Baia del Bengala, del Mare Arabico, dello Sri Lanka, di Sumatra, Giava e che queste aree potrebbero soffrire aumenti più grandi che non quelli a livello globale. Inoltre, è emerso che i livelli dei mari stanno calando in altre zone. Lo studio indica che le Isole Seychelles e Zanzibar della costa della Tanzania mostrano la più vasta decrescita del livello del mare.

Disponibile su Ulisse.Sissa.it alla pagina: http://ulisse.sissa.it/immagini/Uimg070228x005/popup_image_view

Ma questo innalzamento del livello del mare non risulta uniforme sulla superficie terrestre. Un ruolo chiave in questo processo è un’area d’acqua calda Indo-Pacifico, una vasta area di forma ovale che attraversa gli oceani tropicali dalle coste dell’Africa fino al Pacifico dove si trova linea del cambiamento di data internazionale.
Quest’area si è riscaldata di circa 0.5 °C negli ultimi 50 anni, soprattutto a causa delle emissioni di gas serra prodotte dall’uomo. L’acqua più calda ha rafforzato due delle principali strutture della circolazione atmosferica che hanno il maggiore impatto sui livelli delle acque.

I nostri nuovi risultati mostrano che i cambiamenti della circolazione atmosferico-oceanica causata dall’uomo sull’Oceano Indiano, mai studiati prima, contribuiscono alla variabilità regionale del cambiamento del livello del mare” ha affermato Gerald Meehl del NCAR a Boulder, Colorado.

La causa fondamentale della circolazione atmosferica è il differente riscaldamento nelle diverse regioni sulla superficie terrestre parte del Sole, che in media è massimo all’equatore e minimo nelle regioni polari. Questa differenza di riscaldamento crea la necessità di trasferire calore dall’equatore verso i poli. Quindi, la circolazione atmosferica trasporta energia verso i poli diminuendo in questo modo la differenza di temperatura tra le regioni equatoriali e quelle polari.

Le due principali strutture dei venti nella regione sono le circolazioni Hadley e Walker.

Nella circolazione di Hadley i mari tropicali vicino all’equatore sono caldi, cosicché anche l’aria sopra di essi lo è. L’aria sale e si sposta a nord e a sud dell’equatore verso aree più fredde, le aree subtropicali. Qui si raffredda e scende di altitudine. Quando quella massa di aria più fredda ridiscende verso la superficie e si dirige nuovamente verso l’equatore.
La circolazione di Walker si ha nell’atmosfera tra le regioni orientali e quelle occidentali del Pacifico tropicale.
Man mano che il sole riscalda lo strato superiore dell’acqua a ovest, all’incirca vicino all’Indonesia e all’Australia, l’aria calda e umida sale nell’atmosfera, formando un sistema di bassa pressione a livello del mare. Man mano che l’aria sale, si raffredda e scarica la sua umidità sotto forma di piogge nella zona. L’aria secca viene spinta verso est dai venti dell’alta atmosfera. Viaggiando verso est l’aria diventa più fredda e pesante e quando raggiunge il Perú e l’Ecuador comincia a scendere. Si crea così un sistema di alta pressione vicino alla superficie del mare. E a bassa quota i venti alisei soffiano verso ovest, verso l’Indonesia, completando così il ciclo. Questi venti accumulano acqua più calda nel Pacifico occidentale al punto che lì il livello del mare è anche di 60 centimetri più alto e la temperatura superficiale dell’acqua è anche di 8 °C maggiore che in Ecuador. Nel Pacifico orientale affiora acqua più fredda e ricca di sostanze nutritizie, facendo prosperare la vita marina. Questa fa sì che la temperatura superficiale del mare è più bassa a est che a ovest.
Le cose sono, però, più complicate per la presenza di El Niño.

Fonte Reuters Africa: http://af.reuters.com/article/commoditiesNews/idAFSGE66D06F20100714 . Pubblicato originariamente su The Climate Summit Italia: http://theclimatesummitit.blogspot.com/2010/07/la-circolazione-atmosferica.html .

Se questo post ha avuto una sua fine è stato per merito di Ricardo L. Garcia che ringrazio con tutto il cuore.

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8 Comments

  1. sabrinamasiero

    Tiziano, gentilissimo!!! Grazie ! 🙂

  2. sabrinamasiero

    Ciao Giuseppe, si si, mi riferivo proprio a lui 😉

  3. Giuseppe Andrea Gentile

    Grazie Tiziano! Conosco la tettonica delle placche, era forse il mio argomento preferito allo scientifico… ma non sapevo dei ghiacciai, un nuovo tassello si aggiunge al mio quadro generale!
    Ho pensato a quest'argomento proprio perchè nell'articolo si scrive che in alcune zone il mare si è sollevato ed altrove è invece in calo. Non dubito che l'acqua calda “va ad occupare un volume maggiore” (piccola semplificazione) ma non credo possa essere l'unico motivo per le variazioni di livello.

  4. mcastel

    Grazie Tiziano !!

    Il giorno 30/lug/2010 19:18, “Disqus” <>
    ha scritto:

    NOTE: This comment is waiting for your approval. It is not yet published on
    your site.
    ======

    Tiziano Abbà <tiziano.abba@email.it> (unregistered) wrote, in response to
    Giuseppe Andrea Gentile (unregistered):

    Parla il geologo (proprio quello! 😉 ).
    Sì, certamente. I movimenti orizzontali e verticali delle placche sono
    dovuti proprio ai moti convettivi che interessano il magma allo stato
    semi-fluido del mantello. La circolazione convettiva è a sua volta
    alimentata dal calore liberato dal nucleo terrestre, che ha una temperatura
    di circa 6000°C.
    In risposta ai moti convettivi è noto che alcune placche tettoniche si
    avvicinano, accavallandosi una sull'altra generando le catene montuose,
    altre si allontanano dando origine alle dorsali medio-oceaniche, altre
    scorrono lateralemente una rispetto all'altra.
    Ma vi sono anche molte zone del pianeta (inclusi alcuni settori della costa
    nord adriatica) che per le stesse ragioni sono soggette a subsidenza, cioè
    sprofondano lentamente (con velocità dell'ordine di mm all'anno), oppure
    sono in lento sollevamento. La subsidenza è responsabile, per esempio, della
    crescita verticale della barriere coralline (i coralli amano acque calde,
    luminose e ben ossigenate; se il substrato su cui si strovano sprofonda,
    reagiscono costruendo nuove colonie sopra le precedenti in modo da
    mantenersi a pelo dell'acqua) o della formazione di rocce sedimentarie con
    caratteristiche uniformi per migliaia di metri di spessore (per esempio,
    l'accumulo di sedimenti di mare poco profondo per spessori ingenti si spiega
    con la costante “produzione” di spazio di accomodamento per nuovi
    sedimenti, grazie alla subsidenza, e con una velocità di sedimentazione
    sincrona con lo sprofondamento). D'altra parte, il sollevamento tettonico è
    stato una delle cause, probabilmente la principale, della chiusura dello
    stretto di Gibilterra 5 milioni di anni fa e del conseguente prosciugamenteo
    del Mar Mediterraneo.
    Per onor di cronaca, ampi settori del nord America e del nord Eurasia
    (Canada, Lapponia, Siberia) sono in lento sollevamento per ragioni del tutto
    diverse. Queste aree 18.000 anni fa erano ricoperte da estese e potenti
    calotte glaciali, la cui massa esercitava una pressione notevole sulla
    crosta terrestre sottostante, spingendola verso il mantello. Dopo lo
    scioglimento relativamente rapido dei ghiacci, la crosta, più leggera del
    mantello, ha iniziato un lento sollevamento idrostatico che è stato rapido
    inizialmente, poi più lento, che ancora continua nelle zone dove lo spessore
    dei ghiacciai era maggiore.
    Riguardo all'influenza dei movimenti tettonici sull'innalzamento del mare,
    sarebbe una cosa interessante da approfondire! Non conosco dati a riguardo.
    Di certo, però, l'innalzamento del mare di cui si parla è globale, mentre
    sollevamento tettonico e subsidenza possono avere influenza in zone
    relativamente circoscritte, per cui possono in quelle zone accentuare o
    smorzare la tendenza riscontrata in tutto il pianeta.
    ciao! 🙂

    IP address: 87.2.177.16
    Link to comment: http://disq.us/izfi1

  5. Tiziano Abbà

    Parla il geologo (proprio quello! 😉 ).
    Sì, certamente. I movimenti orizzontali e verticali delle placche sono dovuti proprio ai moti convettivi che interessano il magma allo stato semi-fluido del mantello. La circolazione convettiva è a sua volta alimentata dal calore liberato dal nucleo terrestre, che ha una temperatura di circa 6000°C.
    In risposta ai moti convettivi è noto che alcune placche tettoniche si avvicinano, accavallandosi una sull'altra generando le catene montuose, altre si allontanano dando origine alle dorsali medio-oceaniche, altre scorrono lateralemente una rispetto all'altra.
    Ma vi sono anche molte zone del pianeta (inclusi alcuni settori della costa nord adriatica) che per le stesse ragioni sono soggette a subsidenza, cioè sprofondano lentamente (con velocità dell'ordine di mm all'anno), oppure sono in lento sollevamento. La subsidenza è responsabile, per esempio, della crescita verticale della barriere coralline (i coralli amano acque calde, luminose e ben ossigenate; se il substrato su cui si strovano sprofonda, reagiscono costruendo nuove colonie sopra le precedenti in modo da mantenersi a pelo dell'acqua) o della formazione di rocce sedimentarie con caratteristiche uniformi per migliaia di metri di spessore (per esempio, l'accumulo di sedimenti di mare poco profondo per spessori ingenti si spiega con la costante “produzione” di spazio di accomodamento per nuovi sedimenti, grazie alla subsidenza, e con una velocità di sedimentazione sincrona con lo sprofondamento). D'altra parte, il sollevamento tettonico è stato una delle cause, probabilmente la principale, della chiusura dello stretto di Gibilterra 5 milioni di anni fa e del conseguente prosciugamenteo del Mar Mediterraneo.
    Per onor di cronaca, ampi settori del nord America e del nord Eurasia (Canada, Lapponia, Siberia) sono in lento sollevamento per ragioni del tutto diverse. Queste aree 18.000 anni fa erano ricoperte da estese e potenti calotte glaciali, la cui massa esercitava una pressione notevole sulla crosta terrestre sottostante, spingendola verso il mantello. Dopo lo scioglimento relativamente rapido dei ghiacci, la crosta, più leggera del mantello, ha iniziato un lento sollevamento idrostatico che è stato rapido inizialmente, poi più lento, che ancora continua nelle zone dove lo spessore dei ghiacciai era maggiore.
    Riguardo all'influenza dei movimenti tettonici sull'innalzamento del mare, sarebbe una cosa interessante da approfondire! Non conosco dati a riguardo. Di certo, però, l'innalzamento del mare di cui si parla è globale, mentre sollevamento tettonico e subsidenza possono avere influenza in zone relativamente circoscritte, per cui possono in quelle zone accentuare o smorzare la tendenza riscontrata in tutto il pianeta.
    ciao! 🙂

  6. Giuseppe Andrea Gentile

    uhm… un geologo… non ti riferirai a quello che si era offerto in tuo aiuto un paio di articoli fa? 😉

  7. sabrinamasiero

    Giuseppe, questa è davvero una bella domanda, ma non è di mia competenza… Chiedo aiuto ad un geologo, grazie!

  8. Giuseppe Andrea Gentile

    Potrebbe incidere in qualche misura anche l'attività del mantello nel sollevare o meno le diverse placche tettoniche?

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