Così, eccomi per la seconda volta a parlare di un soggiorno a Cambridge, sempre per il progetto Gaia dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Stavolta c’era da fare parecchio, risistemare le procedure di riduzione dati in vista di una maggiore efficienza. Il giorno si stava all’Istituto di Astronomia, il pomeriggio e la sera si gironzolava per Cambridge, magari con una sosta in qualche pub.


A spasso per Cambridge… 🙂

Arrivare a Cambridge non è cosa da lasciare indifferente il mio cuore. E’ come un anticipo di autunno, ma dell’autunno che piace a me, dove i colori risaltano e si è come attratti da una prospettiva di intimità con il proprio cuore, dalla possibilità che risuoni con la natura, con i parchi verdi, l’aria tersa, che si allarghi nello spazio intorno…

Poi certo, c’è il lavoro, la sua sfida. Le conquiste e le tensioni. La soddisfazione di un attimo, il timore dell’attimo successivo. Discese ardite e risalite. E’ giusto il codice? Va cambiato? Il lavoro fatto finora è adeguato? Lo sto facendo sufficientemente bene? Tante volte mi sono risuonate in testa queste domande (e la risposta dipendeva dall’umore del momento….)

Poi le sere a parlare con i colleghi di Roma, compagni di questa buffa avventura. Capire che ogni persona è un universo, un insieme di giudizi e valutazioni e un punto unico sulla vita e sul mondo. Viene fuori meglio la sera parlando, quando magari si è a stretto contatto per una settimana, che nella routine lavorativa ordinaria. In orario di ufficio si è tutti più trattenuti.

Il contatto discreto con la moglie, come una cornice a tutto quel che succedeva. Due parole al telefono, la sera. I messaggini, più affettuosi del solito, segnali di riferimento per non perdere il tragitto. Seguire il sentiero. Parlavano, anche sotto le parole. Quel che per pudore non veniva scritto a lettere, era comunque chiaro. Dicevano io sono con te, stai tranquillo. 

La sera in stanza leggevo qualche pezzetto di Tracce e di una rivista di computer (il primo per farmi “sentire” sul cammino, il secondo per sgombrare la mente stanca dal giorno passato alle riunioni). Avevo anche La storia infinita ma sono andato avanti poco.
 

Alti e bassi. Ma la cosa di cui sono davvero grato, è che in ogni momento, in ogni giornata, c’erano sempre due o tre cose che capitavano, a volte anche piccole piccole, ma che sembravano arrivare con un significato specifico. Spesso usando la posta elettronica (ma il mezzo è quanto mai ininfluente). Una cara amica che si faceva sentire, un apprezzamento inatteso di un lavoro di qualche tempo fa… Come dire, ecco dove puoi guardare oggi, per sentirti confortato. E’ ragionevole ma non viene imposto. A te la scelta….  

Senza forzare la  libertà, ma come suggerendo delicatamente…

Su tutto, la sensazione che malgrado tutte le debolezze, i limiti, esista una strada, che si può percorrere…

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