Blog di Marco Castellani

Mese: Settembre 2010 Page 1 of 5

Trova pianeta abitabile e mettilo su Wikipedia…

Un team di astronomi “cacciatori di pianeti”, utilizzando lo spettrometro HIRES all’Osservatorio del Keck, ha annunciato la scoperta di un pianeta delle dimensioni della Terra, in orbita attorno ad una stella vicina. Il nuovo pianeta, noto come Gliese 581g, è ad una distanza tale da far sì che si trovi proprio nel bel mezzo della cosiddetta “zona abitabile”, dove cioè le condizioni ambientali sono tali da permettere l’esistenza sulla superficie di acqua allo stato liquido. Se fosse confermata, Gliese 581g costituirebbe l’esopianeta più simile alla Terra (e potenzialmente abitabile) mai trovato fino ad ora.

La scoperta del team è basata su ben undici anni di osservazioni effettuate al Keck (nelle isole Hawai). Gli astronomi responsabili dell’importante detezione, sono inoltre confidenti del fatto che molti altri pianeti simili possano essere trovati, in futuro. Il “trucco” per proseguire alla grande la “rivoluzione degli esopianeti” che sta andando avanti da qualche tempo, è quello ormai consolidato di utilizzare una miscela di tecniche astronomiche innovative insieme all’apporto ancora insostituibile dei “buoni vecchi” telescopi con base a terra. Secondo gli scienziati, la possibilità di trovare altri esopianeti è limitata ormai soltanto dal tempo telescopio a disposizione….

I telescopi dell'Osservatorio W.M. Keck alla cima del Mauna Kea (isole Hawai)

Il lavoro che sarà pubblicato su The Astrophysical Journal (ed è già disponibile in forma di preprint) riporta la scoperta di ben due “nuovi” pianeti, intorno alla nana rossa nota come Gliese 581. Questo porta a sei il numero di pianeti attualmente conosciuti in orbita intorno a questa stella: il sistema planetario più “affollato” mai scoperto al di fuori del Sistema Solare! Proprio come i pianeti di “casa nostra”, anche quelli che orbitano intorno a Gliese 581 mostrano di avere orbite praticamente circolari. Gliese 581g ha una massa pari a tre o quattro volte quella della Terra, e un periodo orbitale di circa 37 giorni. I dati indicano che si tratta probabilmente di un pianeta roccioso con una ben definita superficie, ed anche che potrebbe avere una gravità sufficiente a trattenere una vera e propria atmosfera…

Da un punto di vista.. più informatico, mi pare degno di nota il fatto che la notizia, diffusa in data 29 settembre (ieri), ha già “prodotto” una pagina della Wikipedia in inglese (in italiano, al momento di scrivere il pezzo, ancora manca), dedicata al “nuovo” pianeta; una rapida indagine permette di accorgersi che la pagina stessa, vecchia di appena poche ore, ha già subito numerosi interventi ed ampliamenti, e si presenta ricca di informazioni e con un ottimo corredo di informazioni bibliografiche e percorsi per ulteriori letture. Davvero sorprendente (e fuori portata per qualsiasi enciclopedia o pubblicazione specialistica “tradizionale”!). Un’altra dimostrazione di come – pur con i limiti che sappiamo – Wikipedia costituisca al momento una delle più interessanti forme di gestione collaborativa delle conoscenze…

Per maggiori dettagli sulla scoperta, si può consultare la Keck Observatory Press Release. La pagina di Wikipedia relativa al pianeta Gliese 581g si può consultare qui.

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Cambiamenti climatici sul Kilimangiaro

Il Monte Kilimangiaro, la montagna più alta dell’Africa, raggiunge i 5.890 metri.

Qui è stato ripreso, a sinistra, il 17 febbraio 1993, a destra il 21 febbraio 2000. In sette anni è ben visibile la forte riduzione della cappa di ghiaccio.
Crediti: NASA/USGS Landsat satellite. Jim Williams, NASA GSFR Scientific Visualization Studio e The Landsat 7 Science Team.

Pubblicato inizialmente su Climate Summit Italia: http://theclimatesummitit.blogspot.com/2010/09/cambiamenti-sul-kilimangiaro.html .

Sabrina Masiero

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Come si descrive, una stella?

E’ vero. Siamo ammirati per tutte le scoperte che ci arrivano dallo studio dei cieli, magari siamo astrofili dilettanti o anche osservatori esperti, abituati a muoverci tra CCD, inseguimenti elettronici e tempi di esposizione… può capitare però, che in un angolino della mente, si pensi alle stelle come “oggetti” complicatissimi, la cui descrizione richiede uno studio attento e paziente, una lunga e provata esperienza scientifica… ebbene, non è affatto vero!

O meglio.. la verità è in mezzo. E’ vero che la descrizione accurata degli interni di una stella, in termini di pressione, temperatura, densità, etc… coinvolge una serie piuttosto complicata di calcoli e di approssimazioni numeriche. Tanto complessa che nella pratica ci si affida ai calcolatori: sono loro che – opportunamente istruiti – ci permettono di seguire la “vita” di una certa stella, dalla formazione fino a magari lo scoppio a supernova; sono sempre loro che ci aiutano a modellare le popolazioni stellari come gli ammassi aperti e globulari… fino alle galassie e agli ammassi di galassie.

Tuttavia se i calcoli sono molto complessi, è anche vero che la formulazione teorica “di base” di un oggetto stellare deriva da ben poche considerazioni, la cui semplicità è addiruttura affascinante; così come affascinante può essere la catena logica di considerazioni che portano gradualmente alla più piena descrizione del “fenomeno stella”.

Un campo pieno pieno di stelle, nella costellazione del Sagittario. Benchè diverse in colori e dimensioni, le stelle sono governate da poche semplici leggi (Crediti: NASA)

Nello specifico, per descriveve una stella basta pensare ad una massa di gas autogravitante (cioè che si “crea” la gravità dalla sua stessa esistenza), non relativistica (dove vale fisica classica), e in equilibrio idrostatico (che vuol semplicemente dire che in ogni punto, la pressione del gas verso l’esterno, bilancia la sua gravità che lo spingerebbe verso il centro). Tutto qui: descrivendo matematicamente questa semplice situazione (e si tratta di matematica elementare o poco più), si ottengono cinque equazioni (quattro “differenziali”, che trattano di piccole variazioni, e una “normale”, che poi si chiama equazione di stato). Le equazioni legano tra loro i parametri seguenti (da conoscere lungo tutta la profondità della stella):

  • pressione
  • luminosità
  • raggio
  • temperatura
  • massa
  • densità (cioè quanta materia c’è in una unità di volume)

La formulazione teorica è molto semplice. Il bello è che descrivere questa massa di gas è in tutto e per tutto descrivere una stella (perlomeno, nella gran parte della sua vita). Non vi sono trucchi, o segreti particolari!

Va solo detto che se vogliamo arrivare a stime numeriche vere e proprie delle quantità in gioco, avremo bisogno di sapere qualcos’altro. Se ci pensiamo, è normale: dobbiamo sapere con che tipo di “materia” abbiamo a che fare… cioè come crea energia, quanto è trasparente od opaca alla radiazione, come si comporta la pressione ad una variazione di temperatura o densità. Sono le equazioni di stato, di opacità e di produzione di energia (quest’ultima per tener conto del fatto che la stella ha “i motori accesi”, che si basano sulla fusione nucleare). Per saperle descrivere, dobbiamo sapere come si comporta il gas stellare. Spesso si conoscono in forma di tabelle numeriche (ricavate da esperimenti in laboratorio), che si mettono nel programma di calcolatore che risolve le equazioni che dicevamo, per ogni istante di vita della stella.

Fatto questo… il resto sono dettagli. Anche complicati, insidiosi, lunghi da implementare nel programma di evoluzione stellare. Ma sono dettagli, la base – spero di avervi convinto – è decisamente semplice.

Per me, il bello dell’evoluzione stellare è anche in questo…

Post ispirato dal paragrafo “L’equilibrio delle strutture stellari” dal testo “Fondamenti di Astrofisica Stellare” di Vittorio Castellani

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Grande successo per la notte della luna!

La prima “Notte internazione di osservazione della luna”, lo scorso 18 settembre, si è rivelato un enorme successo in termini di interesse del pubblico, con oltre 400 eventi ad esso collegati, organizzati in 30 differenti paesi.

Alla NASA sono molto soddisfatti: come riporta il sito, al centro ricerce di Ames, la notte è stata meravigliosa, con un cielo chiarissimo per tutto il tempo. Al calar del sole, gli “skywatchers” erano già allineati con tutti i loro telescopi, a formare delle catene lunghe anche 40 persone. In totale saranno stati 600 o 700 persone, con famiglie e bambini di tutte le età.

Bambini di tutte le età hanno tratto vantaggio dall’osservazione della luna al telescopio… (Crediti: Brian Day, sito NASA)

In casa nostra, anche l’Istituto Nazionale di Astrofisica ha aderito e partecipato attivamente all’evento, organizzando i vari appuntamenti attraverso una apposita pagina web e (immancabile in questi tempi) una pagina su Facebook che ha raccolto in breve tempo più di 800 iscritti. L’Unione Astrofili Italiani ha messo a disposizione di tutti una pagine web di “Moonwatch report” fittissima di notizie riguardo ai numerosi incontri tenutisi nelle varie parti del nostro paese; è sufficiente anche solo scorrerla per rendersi conto della molteplicità di iniziative e dell’interesse mostrato dal pubblico non specialistico!

Iniziative di questo genere, non solo servono a creare una connessione più salda con il grande pubblico, ma spesso (e questo è il caso) sorprendono i ricercatori stessi, per l’entusiasmo e l’interesse che la gente dimostra verso l’indagine del cielo… In questo caso, anche la luna, come le stelle o le galassie, è lì per chiedere di essere studiata, scoperta, ammirata…

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Discovery sulla rampa di lancio

di Sabrina Masiero

Negli ultimi tre decenni lo Space Shuttle è stata una macchina favolosa, fulcro delle missioni spaziali americane. Per il suo ultimo volo nello spazio, Spaceflight Now ha realizzato un servizio fotografico davvero eccezionale della sisemazione del Discovery sulla rampa di lancio 39A, avvenuta lo scorso 21 settembre 2010.

Le foto sono di Ben Cooper e Justin Ray – Spaceflight Now.

Fonte Spaceflight Now: http://www.spaceflightnow.com/shuttle/sts133/100921onpad/

Sabrina

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Verso la rampa di lancio

di Sabrina Masiero

Photo credit: Stephen Clark/Spaceflight Now.

Vi proponiamo una galleria di immagini dello Shuttle Discovery che il prossimo 1 novembre volerà per l’ultima volta nello spazio. Si tratta della missione STS-133.
Nella serata di lunedì 20 settembre 2010 al Kennedy Space Center il Discovery usciva dal Vehicle Assembly Building nel suo ultimo viaggio verso la rampa di lancio.

Photo credit: Stephen Clark/Spaceflight Now.
Fonte Spaceflith Now: http://www.spaceflightnow.com/shuttle/sts133/100920rollout

Sabrina

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M67-1194: il Sole ha un gemello in M67!

L’ammasso aperto chiamato M67 è noto per avere una composizione chimica molto simile a quella del sole, e un’età di circa quattro miliardi di anni. Questo vuol dire che offre l’opportunità di verificare la nostra comprensione della fisica e dell’evoluzione delle stelle di tipo solare, nell’ambiente di un ammasso stellare. E’ stata appena presentata alla comunità scientifica (vedi il preprint arXiv:1009:4579, a firma di Anna Önehag e collaboratori, al quale si ispira questo articolo) il primo studio spettroscopio ad alta risoluzione di quello che probabilmente è il più simile “gemello” del Sole mai trovato, M67-1194, indentificato tra le stelle di tipo solare nell‘ammasso M67.

La stella è stata individuata mediante una pre-selezione di stelle di tipo solare, compiuta con l’ausilio del Very Large Telescope di ESO. Il risultato di tale accurata analisi, è stata appunto l’individuazione di M67-1194, che mostra di avere parametri stellari praticamente indistinguibili da quelli del Sole, con la sola eccezione della “metallicità” (ovvero, l’abbondanza in massa degli elementi più pesanti dell’elio, impropriamente chiamata “metallicità” in ambito astrofisico), la quale è leggermente maggiore di quella riscontrata per il Sole.

La determinazione dell’età, basata su modelli stellari teorici, ha fornito un valori di 4,2 miliardi di anni, soprendentemente vicina a quella del Sole. Ancora più sorprendente, è che la distribuzione relativa dei vari elementi riproduce da vicino quella riscontrata sul Sole, a differenza anche di molte stelle “quasi solari” presenti nei dintorni della nostra stella!

M67

L'ammasso stellare aperto M67. Atlas Image courtesy of 2MASS/UMass/IPAC-Caltech/NASA/NSF.

Lo studio dunque conferma in pieno la natura di “gemello del Sole” per M67-1194: in realtà, il primo vero “gemello” che appartenga ad una associazione stellare, come è appunto l’ammasso aperto M67. Il fatto non è da minimizzare, in quanto aiuta a mettere dei “punti fermi” sui motivi fisici per l’evidenza di come il Sole e questo suo gemello si discostino, per le abbondanze chimiche, dalla gran parte delle altre stelle della loro categoria. Gli autori dello studio ritengono probabile che in questo abbia giocato un ruolo la presenza di stelle vicine, che con la loro radiazione hanno “spazzato via” gas e polvere dai dintorni di queste due stelle; tuttavia ipotesi alternative non vengono ancora escluse.

La straordinaria similarità chimica tra il Sole e M67-1194 infine sembra suggerire che anche la nostra stella si sia formata in un ammasso stellare, proprio del tipo di M67.

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Bye-bye, summer

Originally uploaded by Majlee

Si va dentro l’autunno. Non mi dispiace; l’avvicendamento delle stagioni mi allieta, mi fa respirare.
Mi piace cominciare ad attendere l’autunno nel cuore stesso dell’estate. Pensare al raccoglimento di una casa calda, pulita, semplice, mentre fuori magari è freddo o piovoso. La luce tiepida che contrasta con il tono più grigiolino di fuori, quanto tu sai, in cuor tuo, che insieme si integrano assai bene, e si completano.
Poi l’autunno cede infine all’inverno e il vero freddo, e la consapevolezza benefica della tua fragilità che ti raggiunge. Un passo indietro, un’attenzione maggiore alle piccole cose. Ti devi coprire, proteggere. Devi aver cura di te, Questo dice la stagione fredda; nell’estate godi del caldo (o lo soffri) senza troppi strati intermedi, sei a contatto ravvicinato con tutto: ma non è mediato, meditato.
Godo nell’avvicendarsi delle stagioni, perché ci trovo dentro una storia. Il tempo piatto e uguale non mi esalta.
Così anche nelle singole giornate, apparentemente uguali, scavo a cercare una storia, una storia importante, per me e per il mondo…

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