Recenti osservazioni dal Telescopio Spaziale Spitzer hanno rivelato l’esistenza di una “strana” zona più calda su un pianeta distante, nella “posizione sbagliata”…

Il pianeta gigante in oggetto è chiamato Andromedae b, ed è in orbita stretta attorno alla sua stella, con una faccia costantemente affacciata verso la luce ed il calore della stessa. Appartiene ad una classe di pianeti nota come “Gioviani caldi” chiamati in questo modo a motivo delle loro alte temperature e delle composizioni prevalentemente gassose.

In questo quadro, si potrebbe legittimanente pensare che la zona più calda del pianeta sia quella direttamente esposta alla radiazione della stella attorno cui orbita; tuttavia alcune osservazioni hanno mostrato come la zona più calda possa invece trovarsi in una locazione un pò “spostata”. Gli astronomi ritengono che forti venti stellare potrebbero essere responsabili per questa strano “spostamento” della zona più calda: avrebbero in pratica “spinto” il gas caldo in zone diverse dalla sua formazione.

Spitzer ha scoperto che la parte più calda di un remoto pianeta, non è proprio sotto il suo sole. Anzi... (Crediti: NASA/JPL-Caltech)

Il problema però sorge con i dati recenti di Spitzer: questi infatti hanno mostrato come la zona calda in Andromedae b sia spostata di ben 80 gradi da dove gli scienziati si sarebbero attesi di trovarla!

“Non ci aspettavamo di trovare uno ‘spot caldo’ con un così grande spostamento”, ha detto Ian Crossfield, primo autore di un articolo riguardo tale scoperta, in pubblicazione sulla rivista Astrophysical Journal. “E’ chiaro che noi riusciamo a comprendere assai meno di quanto pensavamo, sull’energetica delle atmosfere dei gioviani caldi”.

Questi importanti risultati sono parte di una serie di nuove acquisizione sulle condizioni dell’atmosfera negli esopianeti, un campo aperto proprio da Spitzer già dal 2005, quando fu il primo telescopio a rilevare in maniera diretta dei fotoni provenienti da un esopianeta, ovvero un pianeta orbitante attorno ad un’altra stella.

Gli scienziati concordano sul fatto che il risultato per Andromedae b è assolutamente inatteso, e viene preso come un chiaro indizio di quanto ancora vi sia da comprendere nelle atmosfere planetarie.

La scoperta porta un ennesimo impulso allo studio nel campo degli esopianeti (insieme agli oggetti ad alto redshift, senz’altro uno dei “trend” più forti nell’indagine astronomica di questi ultimi tempi).

E’ proprio il caso di dirlo, l’esplorazione dei cieli – ad ogni distanza – porta sempre nuove sorprese (e probabilmente così sarà sempre in futuro!)

NASA JPL Press Release

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