“Stupirsi delle cose è tenere sgranati gli occhi sul reale e  vederle come per la prima volta, nel miracolo del loro esserci e della forma”. Mi imbatto in questa citazione di Heidegger e subito mi blocco, stupito a mia volta. E’ proprio bellissima, è assolutamente fantastica, vera. 
E’ posta all’inizio del mio file PDF che contiene gli elaborati da valutare (nella sezione “saggistica”) per il “Premio Vittorio Castellani 2011“. Il tema della terza edizione accoglie il mio suggerimento relativo alla frase di Gregorio di Nissa, ed infatti è “Solo lo stupore conosce” (che è anche un bel libro sull’indagine scientifica, di Marco Bersanelli e Mario Gargantini).
Sono contento di aver accettato di essere nella commissione di valutazione degli elaborati. Sono contento perché, sia quelli di narrativa che quelli di saggistica, come pure alcune foto, mi hanno fatto capire – al di là di tanti discorsi – di quanto sia importante proteggere e custodire il senso di “stupore” dei più giovani, di quanto sia vivo in loro e al contempo sia “fragile”, minacciato dal cinismo di chi non crede in niente, dai meccanismi del profitto e dall’utilitarismo che (senza demonizzare il tempo presente) sovente tanta parte rivestono nelle interazioni sociali.

Paris Exposition: night view, Paris, France, 1900
Paris Exposition, vista notturna, anno 1900

Tu pensi allora, beh viviamo in un mondo disilluso, cinico. Vedi i ragazzi più piccoli, a volte ti sembrano già orientati in questo senso, già “scafati”, senza magie, senza grandi sogni. Concreti. Pratici.

Poi apri questi temi, di ragazzi comuni, delle scuole medie, del liceo. E che sorpresa… li trovi, spesso, intrisi di candore, di autentico stupore (al di là di certe espressioni di maniera). Si raccontano, molti, con il naso in sù, davanti al cielo stellato. Ti parlano dei racconti dei genitori, dei nonni, parole narrate sotto le stelle, in uno stupore condiviso, trasmesso. Ti si allarga il cuore. In alcuni punti, ti commuovi, davvero. E scopri che c’è qualcosa, sì. C’è un “motore formidabile” per la conoscenza, e per la vita, che è il cuore. 

Il cuore è un’energia infinita: è sete d’infinito! È un’energia infinita che si pone come esigenza che ha in sé la capacità di riconoscere ciò che le corrisponde” (Luigi Giussani)
Allora capisci che c’è qualcosa che va custodito. Che gli educatori hanno una responsabilità grande, grandissima, esaltante. Portare ai più piccoli il senso dell’aprirsi al mondo come una “grande avventura”, come una strada bella, a volte faticosa, a volte aspra. Ma bella.
“Auguro a ciascuno dei ragazzi che la loro
capacita’ di stupirsi e di commuoversi di fronte al cielo stellato non
diminuisca nel tempo, ma che con il passare degli anni diventi una fonte
sempre piu’ grande di gratitudine e di vera conoscenza.”



Così mi dice Bersanelli, che ha accettato di leggere parte del materiale del concorso, in una email recente.

C’è una bellezza, un senso, che non muore. E quando lo avverti, ti permetti – a 15 anni come a 100 – di stupirti delle cose. Di esserne grato. Così che la gratitudine e la vera conoscenza procedono affiancate, come nella frase di Bersanelli. E ognuna aiuta l’altra.

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