Blog di Marco Castellani

Mese: Agosto 2011 Page 1 of 5

Un sorso di Via Lattea?

Autore sconosciuto.

 

Un immagine divertente per tutti coloro che riprendono a lavorare. Le vacanze estive sono ufficialmente finite, gli studenti ritornano sui banchi di scuola -almeno per gli esami di riparazione-  gli uffici si riaprono, i cantieri pure, almeno in linea generale.  Non dimentico chi è rimasto a casa, chi non ha potuto avere un solo giorno di vacanza.

Spero che le vacanze siano state rilassanti, ricche soprattutto di soddisfazioni personali.

Questa immagine mi ricorda il disegno di Sefora, all’epoca 9 anni, oggi 11, pubblicato un paio di anni fa:

e realizzato in occasione della III Edizione del Concorso di disegno “Osserva il cielo e disegna le tue emozioni” riservato agli studenti delle scuole elementari indetto dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF).

Quest’anno, in occasione della V Edizione, ho scelto l’elaborato di Gloria, 11 anni, senza relativo alla Via Lattea:

 

Tutto il lavoro si sistemazione online è stato svolto da Giuseppe Cutispoto dell’INAF-Osservatorio Astrofisico di Catania. Gli elaborati pervenuti sono stati 533. Una giuria composta dalla Prof.ssa Francesca Zuccarello (Università degli Studi di Catania), dalla Prof.ssa Mariaeleonora Bonincontro (Liceo Artistico Statale “E. Greco” di Catania) e dalla Prof.ssa Angela Di Stefano (Istituto “S. Francesco” di Misterbianco) ha scelto 10 elaborati che sono considerati vincitori a pari merito. Altri tre elaborati sono stati scelti con una votazione via e-mail a cui hanno partecipato i dipendenti dell’Osservatorio Astrofisico di Catania e gli iscritti alla lista di distribuzione per le attività divulgative. La cerimonia di premiazione ha avuto luogo il 27 Maggio presso il Circolo Didattico Statale “G. Pizzigoni” di Catania.

Sito Web: http://www.oact.inaf.it/visite/Concorso_2011.htm

Sabrina

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Curiosity: il prossimo rover verso Marte

Curiosity, il Mars Science Laboratory della NASA, un robot mobile per analizzare le possibilità che si siano formate forme di vita sul pianeta Marte in passato e per capire se si possono formare forme di vita anche oggi.
Questa immagine di fantasia mostra come dovrebbe apparire il rover su un terreno marziano vicino ad una roccia. Cortesia NASA-JPL.

Il suo lancio è in programma per il 25 novembre 2011 alle 10:21 EST, le 16:21 ora italiana. La finestra di lancio è compresa tra il 25 novembre e il 18 dicembre 2011.

Il Mars Science Laboratory è parte del Mars Exploration Program della NASA, un’eplorazione a lungo termine sul pianeta Marte con  una serie di robot.
Curiosity, gemello di Opportunity che in questi giorni si è avvicinato al cratere Endeavour (potete trovare la notizia su questo blog alla pagina: http://tuttidentro.wordpress.com/2011/08/14/opportunity-ai-piedi-del-cratere-endeavour/), permetterà di conoscere meglio la formazione di forme di vita sul pianeta rosso, di capire cioè com’era Marte in passato e com’è attualmente,  di studiarne il suo ambiente e le condizioni di vita. In altre parole, la missione ha lo scopo di determinarne “l’abitabilità del pianeta”.

Curiosity porterà con sè sul pianeta una strumentazione di ultima generazione per l’analisi dettagliata del suolo. Analizzerà dozzine di campioni scavando nel terreno e forando rocce. Infatti, il clima e la geologia del pianeta sono scritti nelle rocce e nel suolo, nella loro formazione e struttura, nella composizione chimica. Perciò, il piccolo laboratorio mobile studierà le rocce, il suolo marziano e la sua composizione allo scopodi ottenere i mattoni chimici fondamentali della vita, come eventuali forme di vita basate sul carbonio, valutando in questo modo l’ambiente marziano com’era anche in passato.

Curiosity arriverà su Marte nell’agosto 2012, e darà inizio al nuovo decennio di esplorazione del pianeta rossa, rappresentando un passo in avanti estremamente importante nell’esplorazione scientifica della superficie del pianeta.

Sito web: Mars Science Laboratory: http://mars.jpl.nasa.gov/msl/
Informazioni tecniche della missione e del robot: http://msl-scicorner.jpl.nasa.gov/

Sabrina

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STS-135/Shuttle Atlantis Crew Welcome Home Ceremony

Tutte le immagini di questo articolo e il video qui sotto sono stati realizzati da Roger Weiss, SAIC/NASA-Johnson Space Center.

http://www.youtube.com/watch?v=7Zu8uHDACeo

The brave and first-class astronaut crew of STS-135 / Space Shuttle Atlantis enters at a rousing ovation and warm welcome by families, friends, co-workers and public after a spectacular final shuttle mission. Credit: Roger Weiss, Technical Integration Specialist presso SAIC / NASA-Johnson Space Center.

I coraggiosi astronauti dell’equipaggio della missione STS-135 Space Shuttle Atlantis entrano accolti da un applauso travolgente e caloroso (con l’inno americano) da parte delle loro famiglie, degli amici, dei colleghi e dal pubblico dopo una spettacolare missione che ha concluso le missioni Shuttle.

 

L’equipaggio della STS-135 Shuttle Atlantis. Da sinistra il comandante della missione Chris Ferguson; il pilota Doug Hurley e gli specialisti di missione  Sandra Magnus e Rex Walheim. Credit: Roger Weiss, SAIC/NASA.


Durante la cerimonia viene mostrato il logo della missione e il comandante Chris Ferguson tiene un piccolo discorso conclusivo. Credit: Roger Weiss, SAIC/NASA.


Grandi festeggiamenti per il rientro a casa degli astronauti. Qui l’ingresso dell’edificio dove gli astronauti hanno il loro ufficio e dove anche Roger Weiss lavora, coperto con uno striscione celebrativo. La loro missione è stata davvero compiuta. Un grandissimo successo. Credit: Roger Weiss, SAIC/NASA.


Alcuni loghi delle missioni Shuttle appesi in un muro dell’edificio in ricordo delle grandi imprese spaziali. Ben visibile in basso il logo della misisone STS – 134 di cui abbiamo parlato ampiamente in questo blog. Credit: Roger Weiss, SAIC/NASA.


Roger Weiss nella cabina di pilotaggio che finora è servita come addestramento per gli astronauti. Credit. Roger Weiss, SAIC/NASA. GRANDE ROGER!!!

 


Quella degli Shuttle è stata una spettacolare avventura umana, una grande conquista per tutta l’umanità. Speriamo che agli Shuttle segua ora un progetto importante e ambizioso pari o superiore a quello appena concluso. Credit: NASA.


In what was the very last of its kind, attended the STS-135/Shuttle Atlantis Crew Welcome Home Ceremony at NASA/JSC Ellington Field Hangar 990 on Friday, July 22, 2011…with hundreds of families, friends, co-workers, politicians, and public guests. The brave, courageous, dedicated, and accomplished crew rode out the stellar Space Shuttle mission to the International Space Station with the same dignity, pride, competence, and high achievement that exemplified 30 years of this phenomenal program.

In quella che è stata l’ultima del suo genere, ho  partecipato alla Cerimonia di buon rientro a casa all’equipaggio dello Shuttle STS-135 Atlantis presso l’Ellington Field Hangar 990 della NASA/JSC venerdì 22 luglio 2011 con centinaia di famiglie, amici, colleghi, politici e pubblico.
Il coraggioso equipaggio, impegnato anche in quest’ultimo volo a sistemare nuovi strumenti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), ha portato a termine con grande competenza e prestazioni di alta qualità il loro lavoro, un lavoro riassunto in trent’anni di misisoni spaziali senza dubbio fenomenali.

Learn more about your Space Shuttle/Per approfondire il programma degli Space Shuttle: http://www.nasa.gov/mission_pages/shuttle/main/index.html

NASA Web Site: http://www.nasa.gov/home/index.html

Tutte le informazioni sulla misisone STS-135 su questo blog le trovate alla pagina: http://tuttidentro.wordpress.com/?s=STS-135

Roger Weiss and Sabrina Masiero

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Un cratere senza nome

Un cratere su Mercurio osservato da Messenger. Credit: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington.  Cliccate per ingrandire. Immagine disponibile su: http://messenger.jhuapl.edu/gallery/sciencePhotos/pics/EN0220043917M.map.png

Questa è l’ultima di una serie di nuove immagini che continuamente arrivano, praticamente ogni giorno, dalla sonda Messenger attualmente in orbita intorno a Mercurio.

Diamo un’occhiata ad un cratere senza nome nell’emisfero meridionale di Mercurio che ha un diametro di circa 155 chilometri.

Il fondo liscio del cratere è stato causato probabilmente dal processo di liquefazione che si verifica durante l’impatto. Sono inoltre visibili l’anello (con una buona altezza) e le pareti a terrazza, così come la struttura regolare intorno il cratere, ossia tutto il materiale sparato lontano durante l’impatto, e una serie di crateri secondari che circondano il cratere.

L’immagine è stata fatta dal Narrow-Angle Camera (NAC) a bordo di Messenger lo scorso 25 luglio 2011.

Lo scorso 17 marzo, Messenger è diventata la prima sonda ad orbitare intorno al pianeta Mercurio. La missione è attualmente nella “commissiong phase“, una fase nella quale la sonda e la sua strumentazione sono continuamente monitorati e verificati attraverso una serie di attività di controllo molto delicate. Nel corso del primo anno di missione, ben sette strumenti scientifici verranno utilizzati per cambiare la storia del pianeta Mercurio e probabilmente dell’intero sistema solare.

Per maggiori informazioni visitate il sito di Messenger: http://messenger.jhuapl.edu/index.php

Fonte Messenger: http://messenger.jhuapl.edu/gallery/sciencePhotos/image.php?gallery_id=2&image_id=608

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La supernova più vicina, già famosa!

Appena distinguibile anche con un potente telescopio, 1 milione di volte più debole di una qualsiasi stella osservabile a occhio nudo, era un puntino debolmente luminoso, uno dei tanti nella galassia Girandola. Poi, senza preavviso, da un giorno all’altro, la sua luminosità ha cominciato ad aumentare, sempre di più. La stella è esplosa concludendo il proprio percorso evolutivo nel modo più violento e appariscente e dove prima si faticava a veder qualcosa adesso quel qualcosa brilla. Nella galassia Girandola è esplosa una supernova: è stata scoperta il 24  agosto, quasi in tempo reale. Dista dalla Terra 21 milioni di anni luce, è già stata definita “la supernova della generazione” perché è la più vicina degli ultimi 30 anni.

Le immagini mostrano la "comparsa" della più vicina supernova dell'ultimo trentennio (Credits: Berkeley Labs)

La scoperta è opera degli astronomi del Lawrence Berkeley National Laboratory (Berkeley Lab) e della Berkeley University of California, ma è stata possibile grazie ai supercomputer del NERSC (National Energy Research Scientific Computing Science) e a una velocissima capacità di trasmissione di dati. In altre parole sono state le macchine ad allertare i ricercatori segnalando che stava succedendo qualcosa di molto interessante. Presso il Palomar Observatory, infatti, il cielo viene scandagliato ogni notte da un telescopio automatizzato, un monitoraggio denominato PTF (Palomar Transient Factory) progettato proprio per tener costantemente d’occhio il cielo. I dati vengono trasmessi ai computer del NERSC: questi sono dotati di software specifico in grado di riconoscere gli eventi degni di interesse e segnalarli, inviando automaticamente le coordinate ai telescopi di tutto il mondo. E così, soltanto tre ore dopo che il monitoraggio aveva segnalato quella che poteva essere una supernova, i telescopi delle isole Canarie hanno confermato i sospetti.

Nelle ore successive altri telescopi hanno catturato l’evento. Si tratta di una supernova di tipo Ia, appartiene a una  categoria di esplosioni stellari interessantissime da analizzare in sé ma che al tempo stesso vengono sfruttate anche come punti di riferimento, come indicatori di distanza, per studiare e misurare l’espansione dell’universo. Questa è la prima volta che una supernova viene osservata con tanta tempestività, colta quasi nell’atto di esplodere . La tempestività, in questi casi, è di fondamentale importanza: è un’occasione unica per analizzare il materiale appartenente agli strati più esterni della stella, quelli che possono fornire informazioni sulla sua natura e che, al tempo stesso, tendono a dissolversi più in fretta.

Denominata PTF 11kly, la supernova del 24 agosto è appena esplosa, la sua luminosità continuerà ad aumentare nei prossimi giorni, ma è già un bestseller: centinaia di telescopi la puntano (anche l’Hubble si aggiungerà ai suoi “ammiratori” nel week end). Potrebbe addirittura aggiudicarsi il titolo di supernova più studiata, sicuramente lo sarà nei prossimi decenni. Un bestseller destinato a diventare un classico.

Articolo originale apparso su MEDIA INAF

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Statistiche sulle “Lacrime di San Lorenzo”

Michal Lachký ha catturato il transito di una meteora a Slovakia Skýcov, con sfondo il castello Hrušov.
Disponibile su: http://spaceweather.com/submissions/pics/m/Michal-LachkAfrac12-IMG_7794_1313226281.jpg

Riportiamo i dati ricavati sul sito dell’International Meteor Organization (IMO, sito web: http://www.imo.net/news/info ) che mostra l’andamento nel tempo della pioggia di meteore chiamate Perseidi (le famose Lacrime di San Lorenzo) nel periodo luglio-agosto 2011 e in particolare tra l’11 e il 13 agosto 2011.

Pioggia di stelle cadenti. Periodo luglio agosto 2011. Credit: IMO.

 

I grafici sono stati ricavati dai dati ottenuti da osservatori, tutti appassionati di astronomia, che hanno meticolosamente osservato il cielo in questo periodo e contato il numero di meteore osservate.

Tutti i dati sono stati inviati all’IMO. Si osserva, che il numero maggiore di stelle cadenti si è verificato nella notte del 13 agosto (primo diagramma qui sopra, cliccare per ingrandire) e che il numero ha toccato quasi le 120 meteore per ora (secondo diagramma qui sopra, cliccare per ingrandire).

Nella mappa qui sopra si osserva con una stellina verde la posizione degli astrofili che hanno compiuto le loro osservazioni. Un confronto con i dati pubblicati su questo blog una decina di giorni fa, e ottenuti sempre dall’IMO, mette in luce il fatto che il numero di osservatori è aumentato non solo di numero ma ha coperto un’area maggiore sulla superficie terrestre, ma conferma ancora il numero maggiore di astrofili europei e americani rispetto a quelli del resto del mondo.

Credit: IMO, Geert Barentsen.

Sabrina

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Non è tutto UFO quel che si vede in cielo

Carino vero? È soltanto un gadget. – Credit: http://walyou.com/cool-ufo-night-light-gadget/

di Umberto Genovese

Malgrado l’estrema variabilità di questa strana estate, si sta bene fuori la sera. Poi questo è il periodo principe per le agognate vacanze, di riposo dal lavoro e lo  studio, deelle sagre e festicciole varie all’aperto, delle stelle cadenti d’agosto…

L’altra mattina una notizia sparata in  prima pagina sul giornale locale e ripresa in quarta con l’articolo completo, narrava di un avvistamento di strane luci apparse improvvisamente  nel cielo che sembravano muoversi in direzione del capoluogo, poi scomparse poco dopo, come hanno potuto constatare le Forze dell’Ordine subito avvertite dell’inusuale avvistamento che infatti non hanno notato niente di insolito.

Trovo più che giusto avvisare le Autorità se si assiste a qualcosa di veramente inusuale, ma perché sia veramente inusuale intendo dire che dopo aver fatto mente locale sulle possibili spiegazioni, non ce sia qualcuna in grado di spiegare il fenomeno in maniera diversa dal classico UFO.

La maggior parte di noi conosce il volto di questo o questa starlette del cinema o del gossip o dello sport, ma sono più che sicuro che avrebbe difficoltà a riconoscere una costellazione dello Zodiaco (mentre poi magari consulta gli oroscopi per scegliere pure il colore dei calzini!) o una congiunzione planetaria, figuriamoci un flash di un satellite o il transito della Stazione Spaziale Internazionale.

Poi ci sono tantissimi fenomeni di origine più… terrena, come fuochi pirotecnici, bengala o razzetti di segnalazione sparati per divertimento da qualcuno. Oppure le lanterne cinesi, piccole mongolfiere di carta con una candela che scalda l’aria al loro interno, che in alcuni paesi come la Svizzera o l’Australia sono vietate, ma che  -da noi – è diventato di moda usarle per festeggiare qualche evento particolare.

Anche altri fenomeni naturali perfettamente normali come i miraggi dovuti all’inversione termica dell’aria che  in grado di deflettere la luce proveniente in alcuni casi anche al di là dell’orizzonte, possono essere responsabili di strani avvistamenti.

Rimanendo in ambito atmosferico l’amosfera e la terra sono come le due armature di un gigantesco condensatore sempre carico a causa della viscosità dell’aria, che poi così isolante elettrico non è. L’armatura a carica negativa è il suolo terrestre mentre quella a carica positiva è l’elettrosfera, uno zona variabile della ionosfera intorno ai 20-30 chilometri di altezza.
Se non fosse per la viscosità dell’atmosfera  che contribuisce a ricaricare costantemente questo condensatore [1] questo si scaricherebbe nel giro di pochi minuti .  Questo significa che siamo costantemente immersi in un campo elettrico che ogni tanto può dar luogo a fenomeni di scarica spontanea. Sono eventi estremamente rari,  ma pensate che un fulmine può arrivare a scaricarsi al suolo fino a 40 chilometri dalla tempesta che l’ha originato e che questa magari è oltre l’orizzonte di chi osserva.

Lanterne cinesi al festival Loi Kratong a Mae Jo, vicino Chiang Mai – Credit: Wikipedia.

Poi  ci sono fenomeni soggettivi che interessano direttamente la corteccia visiva chiamati fosfeni. Al di là del patologico, i fosfeni sono macchie o punti luminosi – da non confondersi con le mosche volanti che  sono un’altra cosa – prodotti dall’esposizione a campi elettromagnetici o a radiazioni ionizzanti [2] che possono dar luogo ad allucinazioni visive  di breve durata -generalmente al massimo qualche secondo – che generalmente non vengono neppure percepite, ma che in circostanze straordinarie appaiono come reali nel campo visivo.

Anche altri fenomeni naturali come i bolidi (meteoriti un po’ più grandi, che superano in magnitudine il pianeta Venere .4,6) che possono essere visti anche in pieno giorno o gli Earthgrazers possono sembrare qualcos’altro.
Poi ci sono macchine sperimentali di origine prettamente umana che non somigliano a niente di conosciuto, come alcuni velivoli militari con tecnologie Stealth, VTOL, STOVL più facili da incontrare intorno alle basi militari, oppure palloni sonda per il controllo meteorologico o addirittura amatoriali (vedi Una sonda di … polistirolo) che possono trarre in inganno.

Insomma, non è detto che ciò che vediamo e che non sappiamo ricondurre a qualcosa di noto è per forza un manufatto di una civiltà extraterrestre, di alieni che dopo aver fatto un viaggio di centinaia di anni luce si fermano a fare un picnic nel Chianti o un bagno nel Salento sperando di non essere notati.
Tutto ha una spiegazione più … terrena, basta avere la pazienza di cercarla.


[1] I temporali,  l’azione elettrostatica dei venti, ma anche in piccola parte alcune attività biologiche contribuiscono al mantenimento della carica elettrica atmosferica.
[2] Le radiazioni ionizzanti sono molto più comuni di quanto si pensi: esiste un fondo di radioattività naturale dovuto al decadimento di radionuclidi nel suolo e i raggi cosmici provenienti dallo spazio.

L’elettrosfera terrestre
L’elettrosfera è una regione ristretta della magnetosfera occupata da plasma chiamata ionosfera, più precisamente lo strato più basso di questa, a circa 30 chilometri di quota.
Questo strato ha una elevata conducibilità elettrica ed è essenzialmente ad un costante potenziale elettrico rispetto al suolo.
La ionosfera è il bordo interno della magnetosfera ed è la parte di atmosfera che viene ionizzata dalla radiazione solare.
La fotoionizzazione solare è un processo fisico nel quale un fotone incidente su un atomo , ione o molecola dell’atmosfera, provoca l’espulsione di uno o più elettroni .

Pubblicato inizialmente su Il Poliedrico: http://ilpoliedrico.altervista.org/2011/08/ufo-ufini-ufetti-uffa.html

Umberto

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Il più grande censimento della Via Lattea

Avvicinandosi la data del lancio (maggio 2013, se non ci saranno ulteriori ritardi) vogliamo iniziare ad occuparci un pò più da vicino della sonda GAIA di ESA; il motivo molto semplice è che… lo scrivente fa parte del team di scienziati che si occupa della preparazione del software di riduzione dei dati inviati dalla sonda (ne abbiamo scritto anche in tempi non troppo remoti, per quanto in verità notizie su GAIA appaiono su GruppoLocale da ben prima che ciò avvenisse). E dunque, perché non approfittarne, per trasferire su questo sito – ogni tanto – le informazioni più interessanti per il pubblico più vasto? Per seguire più da vicino la preparazione e la messa in opera di un progetto così interessante ed ambizioso… ed anche (se volete) per rispondere a domande e curiosità “dal di dentro” di tale progetto?

Sul sito della sonda GAIA appare da qualche giorno una immagine assai interessante, che fa capire meglio di tante parole (o formule) la portata di quanto potrà fare GAIA (abbreviazione di Global Astrometric Interferometer for Astrophysics). Il catalogo di stelle atteso raggiunge infatti il miliardo: è una fetta significativa della popolazione della Galassia, ed è la prima volta che viene tentata un’impresa di questo genere. Basti pensare che il “padre” di GAIA, la sonda Hipparcos – a cui GAIA deve tantissimo per la concezione generale che per diversi dettagli implementativi – ha campionato “appena” 120.000 stelle (e ha comunque fornito un contributo strepitoso alla conoscenza della nostra Galassia, come ci si può accorgere soltanto scorrendo le relative pubblicazioni scientifiche).

La simulazione che mostra l'estensione del futuro catalogo di GAIA in rapporto alla Via Lattea

Avremo modo di parlare della scienza che si può fare con un catalogo di posizioni e velocità stellari così esteso. Per intanto, contentiamoci di “osservarlo”: quella illustrata è una rappresentazione “artistica” della Via Lattea con sovrapposta l’area campionata da GAIA; i colori indicano la “densità” attesa del catalogo, che va dal porpora per le regioni molto dense, intorno al Sole, fino ad arrivare al rosa che indica densità di stelle minori.

La simulazione è stata effettuata utilizzando il supercomputer Mare Nostrum, uno dei supercomputer più potenti in Europa.

Altre info a https://www.stardust.blog/43l

Crediti: X. Luri & the DPAC-CU2. Simulations based on an adaptation for Gaia of the Besançon galaxy model (A. Robin et al.)

 

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