Una mattina come tante. Scendo con Agnese, facciamo un pezzettino di strada insieme, poi lei va verso scuola (che è proprio sotto casa) e io a prendere la macchina per andare al lavoro.
Ma sì. Una mattina come tante. Facciamo colazione scherzando un pò… Scendiamo in ascensore e le improvviso finti animaletti (noi li chiamiamo mangiabocca, animaletti parlanti che faccio io muovendo le mani) che sostengono di essere venuti a trovarla, di notte.

– Ma quando? fa lei, con insolito interesse.

L’ascensore ci sta portando dal quarto piano al piano terra.
– Una notte, che leggevi, con la luce accesa. Invento.

– Sì sì ma quando? Incalza lei. Non so che dire… 
– Maa… beh, una notte… una notte che pioveva tanto. Improvviso. Butto lì. Tanto per dire.
– Che pioveva tanto? Mi sorprende l’insistenza della bimba.
Apriamo la porta a vetri dell’androne. Siamo fuori. Allora lei mi racconta. Mi racconta di un libro che sta leggendo. Senza che io dica nulla, mi dice – sinceramente stupita – di come le succede che leggendo è come se entrasse tutta dentro la storia. E’ come se ci fosse dentro

book heart <3

E mi porta un esempio che riguarda proprio la pioggia. Mi racconta di come nel libro vi sia un episodio che avveniva durante un forte acquazzone, e che lei chiudendo il libro fosse rimasta così dentro la storia, che si immaginava che piovesse davvero. Ha il libro con se, mi fa vedere alcune pagine, delle figure. Ma siamo d’accordo, per entrare nella storia non c’è nemmeno bisogno delle figure.
La saluto e vado verso l’auto, riflettendo. Stupito io per primo. Ecco, una bimba di nove anni ha da poco aperto lo scrigno preziosissimo della lettura. Altro che televisione, computer, Internet. Leggere. Una antica meraviglia che si rinnova sempre. Che chiede solo un minimo di disponibilità iniziale. E regala tanto, premia tanto, per questa iniziale piccola disponibilità.
C’è stato un tempo che pensavo leggere romanzi fosse tempo sprecato, in fondo. Come fosse una evasione della realtà. Che cantonata avevo preso! Di più. Una miopia pazzesca. Il fatto, il fatto vero, è che dopo aver letto, dopo essere “evaso”, rientri nella realtà e ti trovi –  in maniera imprevedibile, incredibile – più capace, più pronto, più attrezzato, più capace di leggere il reale ed interpretarlo. Allora non sei uscito dalla realtà, non è evasione. Hai appreso qualcosa, sei cresciuto. Puoi entrare nei tuoi problemi, con una marcia in più. Qualcosa di prezioso, che la semplice analisi della realtà non ti avrebbe dato. 
Accendo l’autoradio mentre vado al lavoro, mi sintonizzo su Radio Uno per ascoltare Ben Fatto, uno dei miei programmi preferiti del mattino. Ogni giorno c’è un tema. E non ti trovo oggi, che parlano dei libri, delle lettura?  Con l’aggiunta di una canzone di Branduardi dedicata proprio al potere della lettura, Il libro.
Ma che coincidenza. Come … leggerla? 

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