Hubble Space Telescope durante la Servicing Mission 4, ripreso dallo space shuttle Atlantis il 13 maggio 2009. Immagine tratta da: http://www.flickr.com/photos/gsfc/4399423028/in/photostream/ Credit: Goddard Space Flight Center/Hubble Space Telescope/NASA.

Il nuovo e sensibile spettrografo denominato “Cosmic Origins Spectrograph” a bordo del telescopio spaziale Hubble ha scoperto un forte assorbimento nelle lunghezze d’onda ultraviolette sulla superficie di Plutone, che fornisce nuove evidenze sulla possibilità della presenza di complessi idrocarburi e/o di molecole nitrile che giacciono sulla superficie, secondo un articolo pubblicato recentemente sull’Astronomical Journal dai ricercatori del Southwest Research Institute e dal Nebraska Wesleyan University.

Tali specie chimiche possono essere prodotte dall’interazione della luce solare o dai raggi cosmici con i ghiacci conosciuti della superficie di Plutone che includono il metano, il monossido di carbonio e l’azoto.

Il progetto, guidato dal Dott. Alan Stern del Southwest Research Institute (SwRI) a Boulder, Colorado, comprende anche i ricercatori: Dott. John Spencer e Dott. Adam Shinn, i ricercatori del Nebraska Wesleyan University e il Dott. Nathaniel Cunnigham e lo studente Mitch Hain.

“Questa è una scoperta emozionante perchè gli idrocarburi complessi su Plutone e le altre molecole che potrebbero essere responsabili delle caratteristiche spettrali nell’ultravioletto trovati con l’Hubble Space Telescope, potrebbero tra l’altro, essere responsabili del colore vermiglio di Plutone” ha affermato Stern.

Rappresentazione pittorica dell’ipotetica superficie di Plutone. Crediti: NASA, ESA and G. Bacon (STScI).

Il team di ricercatori ha inoltre scoperto evidenze di cambiamenti nello spettro ultravioletto di Plutone quando questo è stato confrontato con i dati e le misurazioni ottenute da Hubble negli anni Novanta. I cambiamenti possono essere correlati a differenti tipi di terreno visti oggi con quelli osservati nel 1990, oppure ad altri effetti, come a cambiamenti nella superficie relativa ad un forte aumento della pressione dell’atmosfera di Plutone durante questo intervallo di tempo.

“La scoperta che abbiamo fatto con Hubble ci ricorda che scoperte ancora più emozionanti sulla composizione di Plutone e sull’evoluzione della sua superficie sono ancora “in magazzino” almeno fino a quando la sonda New Horizons della NASA non si avvicinerà a Plutone nel 2015″ ha concluso Stern.

Questa ricerca è stata sostenuta grazie al contributo dello Space Telescope Science Institute.

Una copia dell’articolo scientifico di Stern et al. è disponibile su: http://iopscience.iop.org/1538-3881/143/1/22/.

Fonte Southwest Research Institute: http://www.swri.org/9what/releases/2011/pluto.htm

Per ulteriori informazioni sulla missione New Horizons della NASA visitate il sito: http://pluto.jhuapl.edu/.

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