Al fine di ridurre l’assorbimento di energia, i tecnici della missione Voyager hanno… “spento i riscaldamenti” su parte della sonda, lasciando scendere la temperatura dello spettrometro ultravioletto di più di 23 gradi Celsius. Al momento dunque lo strumento si trova ad operare alla temperatura di ben 79 gradi sotto lo zero: sicuramente la temperatura più bassa che ha mai dovuto sopportare, in tutta la sua lunga vita.

“Spegnere i riscaldamenti”, per così dire, non è una mossa improvvisata ma è parte di una bel calibrata strategia nella gestione delle ridotte risorse energetiche, che ha lo scopo ambizioso di continuare a raccogliere dati dalla sonda fino all’anno 2025.

Ma come stanno andando le cose? Quanto soffre lo strumento? Al momento, ci dicono dalla NASA che lo spettrometro continua imperterrito (e… infreddolito) a raccogliere dati e ad inviarli a Terra. Un’altra delle meraviglie di questa longevissima sonda! Pensate che era stato progettato per operare a circa 35 gradi sotto lo zero, ma ha continuato ad operare a temperature via via più basse negli ultimi diciasette anni, quando sono stati progressivamente spenti gli strumenti atti a riscaldarlo, posti intorno alla sua posizione. Non era affatto scontato che lo spettrometro continuasse a funzionare, ma dal 2005 di fatto si trova comunque a temperature al di sotto dei 56 gradi sotto lo zero. Da ciò gli ingegneri hanno… “preso coraggio”, e sperano che lo strumento continui a funzionare ancora, anche dopo che, nel mese di dicembre, altri riscaldatori sono stati disattivati.

Immagine di Voyager 1

Una immagine artistica della sonda Voyager 1 (Crediti: NASA/JPL-Caltech)

In ogni modo, scienziati e ingegneri della missione continueranno a monitorare le performance dello spettrometro. E’ stato parecchio attivo durante l’incontro di Voyager con Giove e Saturno: da allora è un team internazionale guidato da scienziati francesi, che segue e analizza i dati dello strumento.

La sonda Voyager 1 è stata lanciata nel lontano 1977, poco dopo la Voyager 2: attualmente è l’oggetto artificiale più distante dalla Terra. Lo stato delle due sonde può essere seguito momento per momento tramite il relativo account Twitter (al momento di scrivere, ha ben 5748 followers, tra cui ovviamente ci siamo anche noi di GruppoLocale).

Chi l’avrebbe detto, al momento del lancio (nei profondi anni ’70), che avrebbe inviato aggiornamenti di stato in un social network, parte di un mondo telematico, all’epoca ancora tutto da inventare…?

Traduzione e adattamento da una Press Release NASA

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