Poco prima della fuga per la pioggia… |
Alla fine siamo soltanto noi, non abbiamo chiamato nessun altro. Improvvisamente mi sento stretto. I piccoli si litigano per un niente e mi viene istintivo un moto di sconforto. Ancora questo, ancora questa sensazione che la vera vita sia altrove. E non ci sono argomentazioni razionali, devi scendere fino al profondo delle cose che vivi e capire perché le stai vivendo. Appena vai avanti per inerzia devi fermarti e ragionare. Devi scegliere di nuovo ciò che fai, capire ciò che sei. Altrimenti “tutto diventa pesante, uno sforzo titanico per fare qualcosa che non c’entra più niente con il nostro desiderio” (Julian Carron).
Non siamo fatti per andare avanti in automatico. Grazie al cielo. Quando scegli di nuovo (e basta un istante di coscienza) tutto ritorna più umano, vivibile, pieno di senso. Le stesse identiche cose, viste da fuori. Completamente diverse, viste da dentro. Vuol dire essere avventurieri ancora. A qualsiasi età (ri)parte l’avventura, senza precondizioni. A volte riparte proprio quanto ti senti più poveretto, con le mani vuote. Perché finalmente ti arrendi, molli le pretese tue. «La vita quotidiana è la più romantica delle avventure e soltanto l’avventuriero lo scopre» (G.B. Chesterton)
Rientriamo a casa di corsa per la pioggia. Con Agnese decidiamo, usciremo ancora con le bici. La primavera è iniziata. Ed è vero,“in qualsiasi momento inizia qualcosa di nuovo” (Luigi Giussani). Questa è la cosa su cui voglio scommettere. Su cui giocare la fatica. Su cui far impattare gli scoramenti, le depressioni, le delusioni.
Anche con una bicicletta e un parco e un ritorno frettoloso per la pioggia. E una vita da riempire, ogni momento, di significato.
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