Blog di Marco Castellani

Mese: Aprile 2012 Page 1 of 3

Caccia ai microrganismi marziani, le nuove ricerche sugli esperimenti Labeled Release

La prima immagine del Viking 2 del suolo marziano. Crediti NASA/Viking.

di Umberto Genovese

Nel lontano 1952 un brillante ingegnere sanitario inventò uno straordinario e nuovo metodo per rilevare la contaminazione microbica di acqua e cibo [1].

Nel 1958 – quando ancora andare sulla Luna era soltanto un sogno – la NASA cercava un metodo per scovare microbiche forme di vita extraterrestre.

Fu così che il metodo del dott. Levin fu scelto  – insieme ad altri – nel 1969 dalla NASA per un altisonante programma chiamato Voyager Mars che aveva lo scopo di raggiungere Marte con sonde automatiche  entro i successivi 10 anni; alla NASA pensano in grande.

Con gli anni spesso le cose cambiano nome, così il programma Voyager Mars diventò Programma Viking e il famoso metodo del dott. Levin da Gulliver [2] [3] fu ribattezzato con un più prosaico  – e secondo me più brutto – “Labeled Release” (LR)  per indicare la tecnologia utilizzata.

In pratica l’esperimento LR nei lander Viking atterrati su Marte nel 1976 funzionava così: alcuni campioni di suolo venivano sterilizzati tramite il riscaldamento e altrettanti no. Poi a tutti questi campioni veniva aggiunto un composto nutriente contenente un isotopo particolare del carbonio facilmente rilevabile: il 14C. Qualora eventuali microrganismi marziani avessero metabolizzato il nutrimento avrebbero rilasciato una certa quantità di 14C nell’aria, mentre i campioni di suolo sterilizzati ovviamente no. In effetti la serie di esperimenti LR portati avanti nei due siti di atterraggio dei lander Viking a 4000 chilometri di distanza l’uno dall’altro produsse dei dati compatibili a una qualche attività biologica, contrariamente agli altri tre modelli sperimentali studiati per la missione [4].

Levin e la sua collaboratrice dott.sa Patricia Ann Straat, analizzarono  per almeno un decennio i dati degli esperimenti LR [5] e li ripeterono in laboratorio sulla Terra usando diversi tipi di terreno proveniente dai più disparati siti, come il suolo antartico [6]. Nel 1997, dopo 21 anni dagli esprimenti marziani, altre scoperte sui batteri estremofili e nuove ipotesi sulle condizioni ambientali su Marte, dettero nuovo impulso alle ricerche del dott. Levin che pubblicò le sue conclusioni frutto di venti anni di ricerche che confermavano la scoperta delle origini biologiche dei risultati degli esperimenti LR delle sonde Viking [7].

Da allora furono fatti da altri ricercatori molti tentativi per dimostrare che i risultati degli esperimenti marziani erano frutto di semplici reazioni chimiche o fisiche tra le sostanze nutritive LR e il suolo. Nessuno tuttavia riuscì a dimostrarlo.

Il pianeta Marte. Crediti NASA.

Il 12 aprile 2012 – quest’anno – è stato presentato un nuovo studio [8] iniziato nel 2005 che ha visto la collaborazione del dott. Giorgio Bianciardi (biologo presso l’Università di Siena e attuale vicepresidente dell’Unione Astrofili Italiani), il dott. Joseph D. Miller del Dipartimento di Neurobiologia della Keck School of Medicine di Los Angeles, CA, il dott. Gilbert V. Levin dell’Arizona State University e la sua collaboratrice dott.sa Patricia Ann Straat. Questo nuovo filone di indagini sui vecchi dati degli esperimenti LR ha preso il via da una ricerca presentata nel 2003 a Madrid dal Bianciardi [9]. Levin e Miller hanno fornito tutti i 16000 dati dei 9 esperimenti marziani in loro possesso (spesso ancora in forma cartacea) al Bianciardi e i dati degli esperimenti riprodotti sulla Terra. Man mano che lo studio dei dati procedeva, era evidente che tutti gli esperimenti attivi avvenuti su Marte si aggregavano perfettamente con i dati biologici fatti a Terra. I dati della temperatura si aggregavano con quelli di controllo negativi (suolo sterilizzato, su Marte o sulla Terra), ma soprattutto non c’era traccia di alcuna reazione chimica abiotica nel rilascio dell’anidride carbonica una volta che veniva aggiunta la soluzione nutritiva. -La conclusione poteva essere solo una: c’è vita su Marte, i Viking l’avevano scoperta. – afferma il Bianciardi. Le analisi si sono concluse nel 2011 e i risultati sono stati pubblicati prima che la sonda Mars Science Laboratory (MSL) arrivasse su Marte [10].

Ma la storia è appena agli inizi ….

L’Antartide come osservato dallo spazio. Crediti NASA.

[1] Questo ingegnere è oggi il dottor Gilbert V. Levin: http://www.gillevin.com/ .

[2] Era chiamato Gulliver perché serviva per rintracciare i lillipuziani, così venivano chiamavate scherzosamente le forme di vita microbiche extraterrestri.

[3] Il nome Voyager rimase legato alla NASA: le sonde Mariner 11 e 12 furono ribattezzate Voyager 1 e 2 in una estensione del programma originale Mariner – concepito nel lontano 1962, il programma Voyager.

[4] Furono quattro gli esperimenti che le Viking compirono su Marte:

-1- Gascromatografo – Spettrometro di massa (GCMS) Progettato da Klaus Biemann del  MIT, era studiato per separare, identificare, quantificare un gran numero di diverse sostanze chimiche. Fu utilizzato per analizzare le componenti del suolo marziano non trattate e i vari componenti rilasciati  dai campioni di suolo marziano riscaldato a diverse temperature. Era in grado di rilevare molecole presenti solo poche parti per miliardo. Scoprì che i terreni marziani contenevano meno carbonio dei campioni di suolo lunare restituiti dal programma Apollo. Il mistero fu svelato dalla missione Phoenix che scoprì ioni perclorati che riscaldati agiscono come un forte ossidante in grado di distruggere le molecole organiche rilasciando clorometano e diclorometano, molecole che possono essere facilmente scambiate come contaminazioni residue dei i prodotti per la pulizia delle celle sperimentali.

-2- Scambio di gas (GEX) Di Vance Oyama del NASA Ames Institute, era studiato per cercare i gas emessi da un campione di suolo in cui era stata sostituita l’atmosfera marziana con elio. Anche qui venivano applicati diversi nutrienti o acqua l campione di suolo marziano. In seguito l’atmosfera inerte veniva misurata con un gascromatografo per rivelare la presenza di gas diversi come ossigeno, anidride carbonica, metano, azoto o idrogeno che potevano essere liberati in caso di metabolisi.  Il risultato è stato negativo.

-3- Rilascio della marcatura (LR) L’esperimento, oggetto dell’articolo, ideato da Gilbert Levin della Biospherics Inc., fu l’esperimento più promettente per gli esobiologi. Nell’esperimento LR, un campione di suolo marziano veniva inoculato con una goccia di soluzione nutritiva  acquosa molto diluita marcata con l’isotopo radioattivo 14C. L’aria della cella sperimentale veniva monitorata per  rilevare tracce dell’isotopo rilasciate da eventuali microrganismi che avessero assimilato i composti nutrienti. Il risultato fu sorprendente dopo i risultati negativi delle prime due prove: fu infatti rivelato un flusso costante di gas radioattivi emessi dalla coltura subito dopo la prima iniezione. L’esperimento fu eseguito utilizzando un campione dalla superficie marziana esposta al sole e con un campione prelevato sotto una roccia. Entrambi dettero risultati positivi, ma solo la prima volta. I test ripetuti dopo una settimana non riprodussero la stessa reazione, quindi il risultato finale rimase aperto. Tuttavia, il 12 aprile 2012, un team internazionale di scienziati ha riesaminato i dati di quegli esperimenti arrivando alla conclusione che erano il risultato di una qualche attività biologica.

-4- Rilascio pirolitico (PR) Progettato da Norman Horowitz (http://en.wikipedia.org/wiki/Norman_Horowitz) del Caltech, simulava l’atmosfera marziana tranne che il carbonio era stato sostituito col radiocarbonio 14C. Eventuali organismi fotosintetici avrebbero fissato il radioisotopo nel terreno come sulla Terra sotto forma di biomassa. Dopo alcuni giorni veniva tolta l’aria e il terreno riscaldato a 650° C. Se il 14C precedente fosse stato fissato in precedenza, adesso sarebbe riapparso come gas e rivelato da un misuratore di radioattività e usato come prova di attività metabolica. In caso di una risposta positiva un altro campione di suolo sarebbe stato sterilizzato col calore e di nuovo sottoposto al test. Se anche questo avesse mostrato una attività simile alla prima sarebbe stata evidente la natura chimica della reazione. Al contrario, avrebbe dimostrato la natura biologica dei risultati del primo test. Questo era anche il test di controllo se uno qualsiasi dei tre esperimenti precedenti avesse dato esito positivo.

[5] Completion of the Viking Labeled Release Experiment on Mars, Journal of Molecular Evolution, 14, 167-183, 1979: http://mars.spherix.com/R89VikingLR.htm.

[6] Non tutto l’Antartide è ricoperto da centinaia di metri di ghiaccio.

[7] The Viking Labeled Release Experiment and Life on Mars, Instruments, Methods, and Missions for the Investigation of Extraterrestrial Microorganisms, SPIE Proceedings, 3111, 146-161, July 1997: http://mars.spherix.com/spie/spiehtml.htm .

[8] Complexity Analysis of the Viking Labeled Release Experiments, IJASS 13 (1): 14-26. Retrieved 15 April 2012: http://ijass.org/PublishedPaper/year_abstract.asp?idx=132

[9] Nonlinear analysis of the Viking Lander 2 labeled release data, adsabs.harvard.edu/full/2004ESASP.545..169B -di G Bianciardi – 2004: http://adsabs.harvard.edu/full/2004ESASP.545..169B .

[10] L’arrivo di Curiosity su Marte è previsto per agosto 2012.

Pubblicato su Il Poliedrico di Umberto Genovese: http://ilpoliedrico.altervista.org/2012/04/caccia-ai-microrganismi-marziani-le-nuove-ricerche-sugli-esperimenti-labeled-release.html

Umberto

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La proto-Terra ha una quantità significativa di materiale lunare

Recenti ricerche su campioni lunari hanno mostrato che il nostro satellie sembra essere composto più da elementi che si ritrovano sulla Terra che da quelli che costituirono l’oggetto che impattò  con la Terra e che fu determinante nella sua formazione.

E’ un’ipotesi accettata il fatto che la Luna si sia formata durante una collisione violenta 4.,5 miliardi di anni fa tra il nostro pianeta neonato e un oggetto delle dimensioni di Marte, denominato Theia, un evento che distrusse Theia e mandò in orbita una parte della crosta terrestre e del suo mantello superiore, formando un anello di breve durata e composto di materiale fuso. Questo materiale successivamente si fuse per formare la Luna  che, nell’arco di 4,5 miliardi di anni si raffreddò, acquistando una rotazione sincrona con la Terra, accumulando innumerevoli crateri e posizionandosi alla distanza che si trova oggi a circa 380 000 chilometri.

Un tempo si ipotizzava che i frammenti di Theia avessero avuto un importante contributo al materiale che andò a formare la Terra. I campioni lunari delle missioni Apollo, in realtà, mostrarono che il rapporto tra gli isotopi dell’ossigeno sulla Luna comparati con quelli terrestri, erano troppo simili per spiegare una tale formazione. Ora, ulteriori ricerche di un gruppo di ricerca dell’Università di Chicago mostra che gli isotopi del titanio, un elemento con un indice di rifrazione molto maggiore, sono sorprendentemente simili tra Luna e Terra, e questo indica nuovamente una comune origine.

“Dopo la correzione per gli effetti secondari associati all’esposizone dei raggi cosmici sulla superficie lunare utilizzando l’isotopo del samario e del gadalinio, abbiamo trovato che il rapporto 50Ti/47T sulla Luna è identico a quello della Terra entro quattro parti per milione, che è solo 1/150 della gamma isotopica documentata nei meteoriti” ha scritto il geofisico Junjun Zhang dell’Università di Chicago e autore leader dell’articolo pubblicato su Nature Geoscience il 25 marzo scorso.

Se la Luna ha una composizione più simile alla Terra che non a Theia, allora che cosa è accaduto al corpo originale che ha impattato con la Terra? Forse era formato da elementi leggeri che sono penetrati in profondità sotto la superficie della Luna o sono stati assimilati nel mantello terrestre, o forse si sono persi nello spazio…

Solo una ricerca ulteriore sarà in grado di dare una risposta più precisa al dilemma.

Per il momento possiamo essere relativamente sicuri che quando guardiamo la Luna noi guardiamo in realtà un pezzo di Terra, i resti di crateri di una collisione che ha avuto luogo molti miliardi di anni fa.

L’articolo originale: “The proto-Earth as a significant source of lunar material” di Junjun Zhang, Nicolas Dauphas, Andrew M. Davis, Ingo Leya & Alexei Fedkin, Nature Geoscience 5, 251–255 (2012) è disponibile su: http://www.nature.com/ngeo/journal/v5/n4/full/ngeo1429.html
Informazioni sul samario nell’Enciclopedia Treccani: http://www.treccani.it/enciclopedia/samario/ e sul gadolinio:  http://www.treccani.it/enciclopedia/gadolinio/

Sabrina 

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L’Enterprise vola su New York

L’Enterprise sorvola New York la mattina del 27 aprile 2012. Crediti NASA/Bill Ingalls.

Due grandi icone dell’America sono catturate in questa fantastica immagine della NASA ottenuta da Bill Ingalls la mattina del 27 aprile 2012 dal Jersey City, NJ. La Statua della Libertà, l’Empire State Building e… l’Enterprise, il primo Space Shuttle, sono osservati da un’angolazione davvero insolita mentra la navetta veniva trasportata nella sua ultima sede presso l’Intrepid Sea, Air and Space Museum.

Il viaggio di Enterprise sopra i cieli di New York. Crediti: Intrepid Sea Museum, Air and Space Museum, Facebook. https://www.facebook.com/IntrepidMuseum .

Dopo diversi giorni di ritardo a causa delle avverse condizioni meteorologiche, lo SCA con montato l’Enterprise è decollato da Washington Dulles International Airport, ieri mattina.

Crediti: Intrepid Sea Museum, Air and Space Museum, Facebook. https://www.facebook.com/IntrepidMuseum .

L’Enterprise è stata la prima navetta spaziale americana della serie degli Space Shuttle utilizzata per condurre i test di volo in atmosfera e che non ha mai volato nello spazio, oltre l’atmosfera, ma i dati raccolti duranti i suoi voli sperimentali sono stati parte integrante dello sviluppo dle programma shuttle.

La partenza dell’Enterprise il 27 aprile 2012. Crediti NASA/Bill Ingalls.

Originariamente ospitata presso lo Steven F. Udvar-Hazy Center dello Smithsonian, l’Enterprise sarà trasferito grazie a questo SCA, Shuttle Carrier Aircraft e piazzato su una piattaforma che in due giorni di viaggio verrà traghettato lungo l’Hudson all’Intrepid Museum il 4 giugno 2012.

Video su YouTube:

http://www.youtube.com/watch?v=rGXopcyhreI&feature=player_embedded

Fonte UniverseToday: http://www.universetoday.com/94872/enterprise-arrives-at-the-big-apple/#more-94872

Altri link interessanti:

Intrepid Sea Museum: http://www.intrepidmuseum.org/

Video Watch Space Shuttle Flyover at Intrepid on Friday, April 27 – http://www.intrepidmuseum.org/LatestNews/April-2012/Watch-Space-Shuttle-Flyover-at-Intrepid-on-Friday,.aspx

Space Shuttle Flyover and Arrival Delayed until April 27 – Intrepid Sea, Air and Space Museum: http://www.intrepidmuseum.org/LatestNews/April-2012/Space-Shuttle-Flyover-and-Arrival-Delayed-until-Ap.aspx

Intrepid Museum su Twitter: https://twitter.com/#!/IntrepidMuseum

Sabrina

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National Astronomy Day, 28 Aprile 2012

Per gli appassionati di Astronomia questo è un giorno importante: il National Astronomy Day. Anche se non è a livello mondiale, vi suggerisco questo link della NASA:

http://spaceplace.nasa.gov/

dove potete trovare una vasta gamma di applicazioni multimediali per imparare a conoscere di più i diversi aspetti dell’astronomia e per divertirvi imparando, il che non è sempre possibile.

BUON NATIONAL ASTRONOMY DAY A TUTTI VOI!

Sabrina 

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Vita su Marte: gli ultimi controlli dei dati dalle sonde Viking

Il rover Curiosity è attualmente in rotta verso Marte e lo raggingerà con un atterraggio drammatico all’interno del Cratere Gale a metà agosto 2012 iniziando in questo modo la sua caccia di eventuali firme geologiche di una vita passata sviluppatasi in presenza di acqua. L’evidenza che grandi volumi di acqua esistevano un passato su Marte sarebbe sicuramente un passo avanti nella ricerca di vita sul pianeta Rosso.

Ma è già stata trovata? Alcuni ricercatori affermano di sì.

Ricercatori dalle università di Siena (Italia), Los Angeles (California, USA), e Tempe (Arizona, USA) hanno pubblicato un articolo sull’International Journal of Aeronautical and Space Sciences (IJASS) citando i risultati del loro lavoro con dati ottenuti dalla missione Viking della NASA.

Ripresa da una camera a bordo di Viking, si osservano le tracce lasciate dalle due sonde sul suolo marziano, mentre scavano nel terreno alla ricerca di forme di vita marziana. Crediti immagine: NASA/JPL-Caltech.

Le due sonde gemelle Viking 1 e 2 furono lanciate nell’agosto e settembre 1975 e atterrrarono con successo su Marte nel settembre dell’anno successivo. La loro principale missione fu quella di cercare la vita, cosa che fecero scavando nel terreno alla ricerca di segni di attività biologica.

I risultati, sebbene promettenti, furono inconcludenti.

Ora, trentacinque anni più tardi, una squadra di ricercatori sostiene che i lander dei Viking hanno effettivamente rilevato la presenza di vita e i dati sono rimasti lì per tutto questo tempo.

“I terreni attivi hanno mostrato un rapido e sostanziale rilascio di gas. Il gas probabilmente era CO2, e probabilmente altri gas che contenevano dei composti radio del carbonio”. Questo è quanto si legge nell’articolo originale.
Con l’applicazione di alcuni calcoli matematici complessi ai dati dei Viking per un’analisi più approfondita, i ricercatori hanno trovato che i campioni marziani si comportavano diversamente da come si sarebbero dovuti comportare in assenza di vita biologicia.

Il suolo marziano ripreso dalla sonda Viking (che si intravede nella foto). Crediti: NASA/Viking.

“Le risposte di controllo che presentano un ordine iniziale relativamente basso rapidamente evolvono in un rumose quasi casuale, mentre gli esperimenti attivi presentano un ordine iniziale più alto che decade solo lentamente”. Questo suggerisce una robusta risposta biologica”.
Mentre alcune persone sono critiche dei risultati e sostengono che un tale processo di identificazione di vita non è stato ancora perfezionato, nemmeno qui sulla Terra, i risultati sono certamente intriganti… abbastanza da rafforzare le ulteriori indagini nei dati delle sonde Viking e forse nella rivalutazione della missione storica” hanno riportato gli autori del paper nella parte conclusiva.

Articolo: “Complexity Analysis of the Viking Labeled Release Experiments” di Giorgio Bianciardi (Dipartimento di Patologia Umana e Oncologia, Università degli Studi di Siena), Joseph D. Miller (Department of Cell and Neurobiology, Keck School of Medicine at USC, Los Angeles, California), Patricia Ann Straat e Gilbert V. Levin del College of Liberal Arts and Sciences, Arizona State University, Tempe, IJASS, vol. 13, no. 1, pp.14-26, March, 2012.
Disponibile online su: http://ijass.org/PublishedPaper/year_abstract.asp?idx=132

Per ulteriori informazioni: DiscoveryNews: http://news.discovery.com/space/mars-life-viking-landers-discovery-120412.html e UniverseToday: http://www.universetoday.com/94546/is-this-proof-of-life-on-mars/ ; Light in the Dark: http://lightsinthedark.wordpress.com/2012/04/12/did-we-find-life-on-mars-35-years-ago/

Altri link sul meteorite marziano ALH84001:

ALH, un meteorite marziano ricco di storia: http://tuttidentro.wordpress.com/2012/03/03/alh8401-un-meteorite-marziano-ricca-di-storia/ ; Il riconoscimento delle caratteristiche della vita terrestre:  http://tuttidentro.wordpress.com/2012/03/04/alh84001-il-riconoscimento-caratteristiche-vita-terrestre/ ; ALH, le ultime news: http://tuttidentro.wordpress.com/2012/03/05/alh84001-le-ultime-news/

Sabrina

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Dinosauri dallo spazio?

Una nuova ricerca scientifica solleva la possibilità che versioni avanzate di T.rex e di altri dinosauri, creature mostruose con un’intelligenza e un’astuzia quasi umane, possano essere delle forme di vita evolute su altri pianeti nel nostro universo. “Sarebbe meglio che non le incontrassimo” si legge alla fine dell’articolo pubblicato sul Journal of the American Chemical Society.

Nello studio, il noto scienziato Ronald Breslow, PhD in paleontologia, affronta il secolare mistero del perchè i mattoni fondamentali che costituiscono gli aminoacidi terrestri (che compongono le proteine), gli zuccheri, e il materiale genetico come il DNA e l’RNA esistano principalmente in una sola orientazione o in una sola forma. Vi sono due possibili orientazioni, destra e sinistra, che sono speculari come la mano destra e quella sinistra. Questa specularità è nota come “chiralità”. Affinchè la vita si possa formare, le proteine, per esempio, devono contenere solo una forma chirale di aminoacidi, o sinistra o destra. Con l’eccezione di pochi batteri, gli aminoacidi in tutta la vita sulla Terra manifesta un’orientazione di tipo sinistrorso. La maggior parte degli zuccheri hanno un’orientazione di tipo destrorso. Come è avvenuta la cosiddetta omochiralità, ossia la predominanza di una forma chirale rispetto all’altra? Questo è una domanda aperta che rimanda alle origini della vita stessa.

Un’idea portata avanti da Breslow è che i meteoriti abbiano portato particolari tipi di aminoacidi e altre forme di vita organica sulla Terra circa 4 miliardi di anni fa. Questa è un’estensione dell’idea che la vita qui sulla Terra sia stata “seminata” dalle comete, o dagli asteroidi o dai meteoriti. L’origine e la successiva evolutione della flora e della fauna del pianeta sarebbe stata vincolata dalle caratteristiche delle biomolecole che hanno provocato un vero e proprio salto alla vita.


Niente di tutto questo ha a che fare con i dinosauri. I primi dinosauti, per quanto ne sappiamo, sono comparsi sulla Terra circa 230 milioni di anni fa. Eppure, alla fine del suo articolo, Breslow brevemente fa delle speculazioni su come potrebbero apparire delle creature aliene, forse dotate di orientamenti di tipo biochimico opposti rispetto alla vita sulla Terra. “Tali forme di vita avrebbero potuto benissimo essere forme avanzate di dinosauro se i mammiferi non avessero avuto la fortuna di avere i dinosauri già estinti in conseguenza dell’impatto di un asteroide. Qualunque sia l’aspetto di questi dinosauri spaziali, sarebbe meglio non incontrarli” scrive Breslow.

Le testimonianze fossili sul nostro pianeta hanno mostrato in modo molto sottile che l’evoluzione non è stata una marcia lineare da un particolare punto di un percorso ad un altro. I dinosauri non erano destinati a passare da questo punto ad uno successivo nell’evoluzione. La storia della vita sulla Terra è stata fortemente influenzata dal cambiamento e dalla contingenza e i dinosauri sono un perfetto esempio di questo aspetto.

Prima di 250 milioni di anni fa i sinapsidi, nostri antenati e parenti, erano le creature dominanti sulla superficie. Ma l’estinzione apocalittica alla fine del Periodo Permiano eliminò la linea evolutiva dei sinapsidi e altre forme di vita. Proprio questa sorta di pulizia è ciò che ha permesso ad un diverso gruppo di creature di proliferare. I primi arcosauri, o rettili “dominanti”, tra cui i precursori dei antichi coccodrilli, i pterosauri e i dinosauri, oltre a vari gruppi ormai estinti furono le creature dominanti nel Triassico.

Nonostante quello che tradizionalmente si pensa, il ramo dei dinosauri della grande famiglia dell’arcosauro non fu in grado di entrare in competizione subito con i suoi vicini. Eoraptor e Herrerasaurus non erano il terrore del Triassico, come invece sono stati visti durante la metà degli anni Novanta. Per la maggior parte i dinosauri del Triassico erano piccoli, rari, parti marginali degli ecosistemi in cui vivevano. Fu solo dopo un’altra estinzione di massa alla fine del Triassico, circa 200 milioni di anni fa, che i concorrenti dei primitivi dinosauri furono rimossi e il regno dei dinosauri realmente iniziò. “Non ci fu nulla di predestinato o di superiore riguardo ai dinosauri quando si presentarono sulla scena” ha affermato il paleontologo Stephen Brusatte e i suoi colleghi che hanno pubblicato un articolo sull’origine dei dinosauri “e senza la contingenza di vari eventi della storia della Terra durante il primo Mesozoico, l’epoca dei Dinosauri non si sarebbe mai presentata”.

Anche se ignoriamo tutti gli eventi evolutivi principali precedenti ai 250 milioni di anni fa, i reperti fossili dimostrano che l’origine e l’ascesa dei dinosauri sono state fortemente influenzate da due eventi catastrofici che hanno portato alla loro estinzione. Non essendovi estinzioni di massa nel Permiano e nel Triassico, non vi sono indicazioni sul fatto che i dinosauri avrebbero potuto evolvere o dominare il mondo, eventi imprevisti hanno modificato in modo drastico la storia evolutiva. Perchè mai dovremmo aspettarci che la stessa sequenza evolutiva o caratteristiche simili abbiano giocato lo stesso ruolo su un altro pianeta? Per arrivare ad affermare che su altri mondi ci siano dinosauri alieni bisogna presupporre che vi sia una direzione prestabilita che la vita segua ovunque e che i dinosauri siano attori inevitabili nel dramma dell’evoluzione della vita. Non ci sono prove che le cose stiano così (si legga Smithsonian.com: http://blogs.smithsonianmag.com/dinosaur/2011/04/will-the-dinosaurs-return/ ).

La cosa strana è che Breslow riconosce il ruolo delle estinzioni di massa nella storia evolutiva. I suoi dinosauri spaziali sono speculazioni e secondo lui sembra siano pure “evoluti” come creature e risparmiate dall’oblio. Vari scrittori hanno giocato con questo concetto prima di Breslow e l’esempio più famoso è quello di Dougal Dixon, con The New Dinosaurs (si veda: Scientific American – http://www.scientificamerican.com/article.cfm?id=alternative-evolution-dinosaurs-foresaw-contemporary-paleo ).

Purtroppo, però, Breslow non ha incluso tutte le illustrazioni nè offre dettagli specifici sul tipo di dinosauro che ha in mente.

Inoltre, ciò che sappiamo sulla storia della vita sulla Terra rende inutile la necessità di immaginare tali fantastiche creature aliene. I dinosauri esistono ancora, gli uccelli sono un lignaggio di un dinosauro sopravvissuto che è esploso in una gamma meravigliosa di forme disparate. E alcuni uccelli, come i corvi, sono abbastanza intelligenti tanto che non dobbiamo preoccuparci a cosa potrebbe assomigliare un dinosauro particolarmente intelligente. Lo possiamo vedere. Il regno dei dinosauri potrebbe essere finito circa 66 milioni di anni fa ma loro eredità continua ancora oggi. Un semplice spostamento nelle nostra conoscenza dell’evoluzione dei dinosauri ha salvato le amate creature dall’estinzione.

Dubito fortemente che vi siano dinosauri nello spazio ma sono felice che almeno una varietà di dinosauro piumato resti qui con noi.

My special thanks go to Brian Switek from Smithsonian.com.

Fonti:

Smithsonian.com: Dinosaurs From Space! http://blogs.smithsonianmag.com/dinosaur/2012/04/dinosaurs-from-space/

Articolo: Breslow, R. (2012). Evidence for the Likely Origin of Homochirality in Amino Acids, Sugars, and Nucleosides on Prebiotic Earth Journal of the American Chemical Society DOI: 10.1021/ja3012897 disponibile in pdf su:  http://pubs.acs.org/doi/abs/10.1021/ja3012897

Brusatte, S., Nesbitt, S., Irmis, R., Butler, R., Benton, M., & Norell, M. (2010). The origin and early radiation of dinosaurs Earth-Science Reviews, 101 (1-2), 68-100 DOI: 10.1016/j.earscirev.2010.04.001 su: http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0012825210000401

ACS Chemistry for Life – Could “advanced” dinosaurs rule other planets?
http://portal.acs.org/portal/acs/corg/content?_nfpb=true&_pageLabel=PP_ARTICLEMAIN&node_id=223&content_id=CNBP_029773&use_sec=true&sec_url_var=region1&__uuid=7cd65688-41f9-4d2b-aeee-77debb12ce03

Informazioni sui sinapsidi (Wikipedia): http://it.wikipedia.org/wiki/Synapsida

Sabrina 

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Mark che canta nei campi fioriti

E’ festa. Senza nulla togliere alla Festa della Liberazione, ho sempre sostenuto, scherzosamente, che in realtà è festa perché è il mio onomastico (non è che abbia convinto molta gente, vabbè).
Stamattina poi c’è pure il sole. Fantastico. Non ci riesco proprio a stare a casa mentre a due passi da me avviene questo miracolo silenzioso: il parco inondato di luce, la natura che respira e lo assorbe tutto. E non è ancora troppo caldo, come in estate.
Le donne. Le donne lo sanno. Del resto, lo sanno sempre. Paola mi dice, perché non te ne vai un pò a fare ginnastica e correre nel parco, magari con la musica? Lì per lì penso alla musica come ad una lieve complicazione; devo portare lo smartphone (il mio Xperia Ray) con gli auricolari, poi mi impiccio magari…  
Epperò – come andrò presto a (ri)scoprire – a dar rette alle signore, spesso conviene. Esco con la tuta addosso e il telefonino con gli auricolari. Entro nel parco ancora un po’ incerto, non troppo disposto a lasciarmi andare. Così, a buon mercato? Eh no, bisogna vedere (lasciarsi andare, è un’arte che devo ancora perfezionare). 
Dal parco, con Instagram
Comunque questo serpeggiante disagio va spezzato, niente di meglio di una sana corsetta. Metto gli auricolari  e inizio a sgambare. Sono mentalmente pigro, lascio correre la scaletta da dove era, ferma sull’ultimo ascolto. Chitarra classica. Chi è così matto da correre con un soundtrack di chitarra classica? Eppure… è una favola. Non mi stanco, macino il sentiero più velocemente del solito. E ogni pizzico delle corde della chitarra mi sembra diventato incredibilmente più pieno, profondo, gustoso, evocatore di magiche atmosfere. Macino strada con la chitarra gentile nelle orecchie; ombrosi cortili spagnoli e misteriose finestre semichiuse, misti a cenni di bellezza latina. Passo persone ferme per il picnic, persone in bici, persone che corrono.
Ogni tanto mi fermo, faccio foto, controllo i metri percorsi. Segno la posizione. Tutto con lo smartphone. Niente da fare. Ormai la tecnologia mi sta addosso, anche per una corsa sul prato. 
Finisce il disco di chitarra, parte Allevi. In questo momento il pianoforte non mi va troppo, cambio. Vediamo un po’. Che dischi ho messo qui dentro? Uhm, non troppi, ancora. Ah ecco, andiamo con Mark Knopfler. Get Lucky. Capolavoro. Anzi, ca-po-la-vo-ro, tanto per essere più chiari.
A volte però anche le cose più belle stancano. Così riprendo a correre un po’ incerto, aspettando di valutare gli effetti sulla mia psiche della intro di fiati del primo brano. Da lì posso già capire. Ok, va liscia, va giù proprio gradevole. Fa il suo dovere, non parla di cosa già saputa, ma trasmette ancora quella fluttuazione di incertezza e quell’accenno suadente dei primi ascolti. Possiamo continuare. 
Corro. Sul prato. Col sole (a tratti, ma c’è). Allungo il giro, Mark con il suo timbro di voce da chi ne ha viste e combinate tante (almeno secondo me) è un amico che la sa lunga e trasuda la saggezza di chi si tenta distaccato, ma si capisce benissimo che non lo è. Passo il ponticello dopo il giro e taglio nel campo, per saltare carrozzine e altri persone. 
Ecco.
Sono al centro del pratone e c’è il sole. Io il sole e la musica. Mark è sublime. Con queste sonorità, sembrano partire sottotono, e poi ti fregano, ti passano addosso delle ondate di bellezza che rimarresti steso. Mi verrebbe da esultare, improvviso un movimento delle braccia come facessi  ginnastica. Vorrei gridare evvai! Così così, finalmente!! (Prego, non equivocate)
Continuo a correre, il telefonino mi segna diligente il percorso. Vediamo. Ok, mi posso fermare. Un po’ di esercizio agli attrezzi nell’area apposita, poi vado a casa. Paola mi aspetta per andare a prendere la torta. 
Grazie Mark, sei forte. Solo ora che scrivo ci penso: è anche il tuo, di onomastico.


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Evidenze di origine vulcanica nel cratere Tycho sulla Luna

Il picco centrale del cratere Tycho può contenere indizi di attività vulcanica, secondo un rapporto di un team di ricercatori indiani. Crediti: NASA/Goddard/Arizona State University.

Un team di ricercatori del Physical Research Laboratory (PRL) dell’Inida afferma di aver trovato prove di una recente attività vulcanica sulla Luna, utilizzando i dati dal Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO) della NASA e dalla sonda Chadrayaan-1. Secondo i risultati il picco centrale del cratere Tycho contiene caratteristiche che sono di origine vulcanica, portando in questo modo ad affermare la Luna sia stata geologicamente attiva durante la formazione del cratere circa 110 milioni di anni fa.

Nell’articolo Compositional and morphological analysis of high resolution remote sensing data over central peak of Tycho crater on the Moon: implications for understanding lunar interior pubblicato su Current Science il team di ricercatori sostiene che le bocche, i canali di lava e i flussi di lava solidificati dentro il cratere Tycho si sono formati recentemente, circa 100 milioni di anni fa, dopo la formazione del cratere stesso.

Questo potrebbe indicare che vi fosse un’attività vulcanica preesistente proprio sul sito dell’impatto che formò il cratere Tycho, dando credito all’idea che la Luna sia stata geologicamente attiva in un recente passato.

Immagine in tre dimensioni del picco centrale del cratere Tycho con un fattore di 5,0 di aumento lungo la direzione verticale per mostrare due distinti lava ponds, ossia due distinti depositi di lava. La direzione della lava e il suo cammino sono stati indicati con la linea tratteggiata bianca. Varie fratture sono state indicate con linee puntiformi. Crediti: Chandrayaan I/ Chauhan et al., 2012.

Inoltre, grandi massi di dimensioni variabili dai 33 metri fino a centinaia di metri circa sono stati avvistati sui picchi centrali di Tycho dalla sonda LRO, tra cui uno di 120 metri, campione molto vasto immerso nella cima della vetta più alta. Come hanno fatto questi enormi massi ad arrivare fin lì e di cosa sono fatti?

I ricercatori suggeriscono che anch’essi possono essere di origine vulcanica. “I risultati sorprendenti hanno rivelato la presenza di grossi blocchi, circa 100 metri di dimensione, sulla sommità del picco. Nessuno sapeva come avessero raggiunto la sommità” ha affermato Prakash Chauhan, ricercatore al PRL.

Senza ulteriori studi è difficile determinare l’esame origine e l’età di queste formazioni lunari. I team attende la ricerca futura da parte di Chandrayaan II che esaminerà la Luna dalla sua orbita e da terra, con un rover sulla superficie lunare. Chandrayaan II dovrebbe essere lanciato nel primi mesi del 2014.

Il team ha pubblicato il lavoro su Current Science, Vol. 102, N.7, 10 aprile 2012: http://cs-test.ias.ac.in/cs/index.php, http://cs-test.ias.ac.in/cs/php/cissue.php. Il formato pdf dell’articolo è disponibile su: http://cs-test.ias.ac.in/cs/Volumes/102/07/1041.pdf .

Fonti:

Compositional and morphological analysis of high resolution remote sensing data over central peak of Tycho crater on the Moon: implications for understanding lunar interior, di Prakash Chauhan, Prabhjot Kaur, Neeraj Srivastava, Satadru Bhattacharya, Ajai, A. S. Kiran Kumar e J. N. Goswami, Current Science, Vol. 102, No.7, 10 aprile 2012 disponibile su: http://cs-test.ias.ac.in/cs/Volumes/102/07/1041.pdf .

Indian Scientists Find Volcanic Activity on Moon: http://www.deccanherald.com/content/241966/indian-scientists-find-volcanic-activity.html

Altre informazioni: Light in the Dark: http://lightsinthedark.wordpress.com/2012/04/14/signs-of-surprisingly-recent-volcanic-activity-in-tycho/
UniverseToday: http://www.universetoday.com/94583/scientists-suggest-evidence-of-recent-lunar-volcanism/

Sabrina 

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