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Quando le cose erano fatte per durare… (NASA/JPL) |
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Quando le cose erano fatte per durare… (NASA/JPL) |
Per circa 35 anni, la sonda Voyager 1 della NASA, ha viaggiato fino ad avvicinarsi ai confini stessi del Sistema Solare. La speranza del team è che un bel giorno la sonda lasci definitivamente il nostro sistema di pianeti per immergersi completamente nello spazio interstellare.
Questo giorno, potrebbe essere quasi arrivato.
“I dati più recenti dalla Voyager 1 indicano chiaramente che siamo in una nuova regione dove le cose cambiano velocemente”, dice Ed Stone, project scientist presso il California Istitute of Technology (Pasadena). “Questo è molto eccitante. Stiamo avvicinandoci all’ultima frontiera del Sistema Solare.”
La “frontiera” alla quale si riferisce è quella rappresentata dal bordo dell’eliosfera, che possiamo pensare come una gigantesca “bolla magnetica” che circonda il sole e i pianeti. L’eliosfera è in pratica il campo magnetico generato dallo stesso Sole, gonfiato a dismisura dagli effetti del vento solare.
Dentro l’eliosfera esiste il Sistema Solare, è casa (in pratica). Fuori dall’eliosfera è il vero spazio interestellare, un luogo sterminato e misterioso dove nessuna sonda si è mai spinta finora.
Un segnale dell’avvicinamento al confine è rappresentato dal numero di raggi cosmici che colpisce la sonda. I raggi cosmici sono particelle ad alta energia, come protoni e nuclei di elio, acelerati a velocità prossime a quelle della luce, da supernovae distanti e da buchi neri. L’eliosfera protegge il Sistema Solare da questi proiettili subatomici, deflettendo e rallentandone la gran parte, prima che raggiungano i pianeti interni.
Ebbene il numero di raggi cosmici che colpiscono Voyager 1, sta aumentando significativamente. Segno che ci avviciniamo al confine. Altre cose succederanno quando il confine verrà effettivamente varcato, come variazioni dell’orientamento del campo magnetico percepito dalla sonda, e una diminuzione delle particelle ad alta energia provenienti dalla nostra stella.
Ancora non è avvenuto, ma non siamo lontani. E la stupenda avventura delle Voyager non è ancora finita. Stay tuned!
http://science.nasa.gov/science-news/science-at-nasa/2012/21jun_finalfrontier/
Bravi ragazzi, veramente bravi. Una cosa mi avete insegnato, stasera. A crederci veramente, fino in fondo. Anche quando i risultati non arrivano subito, anche quando sembra anzi che la sorte ti sia avversa.
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Bravi ragazzi, brava Italia! (Foto AP/LaPresse) |
Ad un certo punto ho pensato, va bene, anche se dovesse andar male, va bene. Perchè affrontare le sfide così, va bene, fa crescere.
Vince la dedizione, la paziente applicazione.
Come voi avete lottato questa sera dietro ad un pallone, voglio lottare io, contro le mie paure, i disagi, i sentimenti negativi, contro ogni sorta di sconforto.
Brava, Italia.
Lui ha preso atto, poi mi ha detto qualcosa tipo ah bene, era da ottobre dello scorso anno che non venivi più qui.
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Una foto presa all’agriturismo (via Instagram) |
Accolgo la cosa con qualche perplessità. Anzi, a dirla tutta, con molte perplessità. Un botto di perplessità.
Alla fine viene fuori, la verità. Siamo venuti effettivamente ad ottobre. Non era affatto estate (ottobre può essere amabile, ma non è certamente un mese estivo).
Ha ragione Foursquare. Ovviamente.
Però lascio ancora troppi spazi vuoti. Dovrei scrivere qualcosa ogni giorno, almeno una riga. Buttar giù almeno qualche metadato della giornata. Tanto per permettere alla memoria di riprendere il file in oggetto.
Maturità non è la durezza di chi vuole controllare la vita, ma la duttilità resistente di una struttura che rimanendo sé stessa sappia accogliere gli smottamenti dell’esistenza fino a farli suoi, per rendersi ancora più temprata al fuoco e al freddo dell’esperienza, come si faceva un tempo con il ferro dolce delle spade per renderle fortissime. (Dal blog di Alessandro D’Avenia)
Grazie Alessandro per queste parole. Ci vuole questo, ci vuole una giusta comprensione del motivo vero per cui si studia. Per cui si fatica sui libri. Un ragazzo, come un adulto, ha bisogno di capire perché fatica. Ha bisogno di una risposta adesso, non si può accontentare di una convenienza posticipata, di una felicità dilazionata.
“A che cosa mi serve tutta quella matematica e letteratura se non a rendere abitabile la vita che affronto tutti i giorni? A che cosa mi servono 13 anni di studi se non portano alla maturità di chi sa prendere su di sé il peso delle cose, perché è e può essere un «lottatore temprato» di quel bellissimo e sporco mestiere che è vivere?”
Lo diceva anche il mio caro Cat Stevens in una antica canzone, But I might die tonight. Un gioiellino di quel disco assai ispirato che è Tea for the Tillerman,
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Certi dischi non si scordano… |
I don’t want to work away
Doing just what they all say
“Work hard boy and you’ll find
One day you’ll have a job like mine, job like mine, a job like mine”
“Be wise, look ahead
Use your eyes” he said
“Be straight, think right
But I might die tonight!”
“Maturità è avere l’anima a prova di terremoto. Dio solo sa quanto abbiamo bisogno, nella situazione attuale del nostro Paese, di giovani capaci di resistere al fuoco e al freddo delle controversie per rafforzare ancora di più la tempra delle loro anime a non sbriciolarsi alla prima scaramuccia.”
Grazie, Alessandro.
“What’s in a name? That which we call a rose
By any other name would smell as sweet.”
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