Blog di Marco Castellani

Mese: Giugno 2012

Scrivi se la realtà è positiva

Una delle cose belle dell’attività di scrivere è che è richiede una disciplina. Che per scrivere bene e con profitto devi entrare in una sorta di disciplina dello scrivere, che è poi esattamente quella del vivere. Così che una cosa aiuta l’altra.


Anche perché se hai la vocazione di scrivere e la censuri, per certo non vivi bene. 


Una prima  cosa che si deve imparare riguarda l’atteggiamento. Essere positivi. Questa è una cosa su cui  faccio abbastanza fatica, per carattere. Sono soggetto tanto ad entusiasmi quando a repentine discese. Facilissimo allo scoraggiamento, a perdermi nel classico bicchiere d’acqua. 

… e` uno dei miei limiti
io per un niente
vado giu`

se ci penso mi da’ i
brividi

(Samuele Bersani, Spaccacuore)
Anche io ho i brividi per quanto basta poco a mandarmi giù. Pazzesco.

Writing

Però questo non aiuta la scrittura. Se lo vuoi fare davvero, se vuoi seguire seriamente la tua passione, devi farlo in modo professionale. Consideralo pure un lavoro. Se ne hai un altro, di lavoro, meglio per te, ma questo devi trattarlo altrettanto seriamente.
Come nel lavoro, l’atteggiamento è tutto. Un atteggiamento positivo permette di passare agevolmente anche nei momenti no, in cui tutto ti sembra contro, tutto sembra andare storto. Ritengo che l’ostacolo più grande sia – dopo i momenti di entusiasmo (Sì scriverò per tutta la mia vita!), la palude insidiosa dello scoraggiamento. Hai presente, quando guardi quello che hai scritto e… 
… no, non ti piace.  (Inutile girarci intorno)
Manca qualcosa, non va bene, è lento, è scritto male, è ampolloso, è pieno di te, non è scorrevole. E lì che scivola in testa la frase più pericolosa, non riuscirò mai a scrivere bene. Che errore! Cacciala via, immediatamente.
E’ una scusa, una scusa orribile per non abbracciare completamente la meravigliosa rivoluzione che può attenderti: vedere il mondo con occhi nuovi. Vedere tutto con gli occhi di uno scrittore. 

Questo mi ha sempre affascinato. L’occhio di uno scrittore è lanciato avanti, non vede semplicemente le cose, ma cerca le connessioni tra loro. Vuole mettere in ordine delle parole, delle parole vive, così cerca un ordine nel mondo. Cerca sotto le cose per arrivare alla sostanza.

Un atteggiamento intrinsecamente positivo, spalancato sulla realtà. 

Anche se fosse una realtà dolorosissima.

Un atteggiamento positivo, per non essere preda del sentimento (e delle sue fluttuazioni), si deve basare su un fatto di ragione. Riconoscere che la realtà stessa è positiva. Questa è la scommessa di chi scrive, di chi ha il coraggio di creare. 

Se sei nel nulla non scrivi, di solito. Se crei stai combattendo il nulla, hai scelto di combatterlo: stai seguendo la tua vocazione e in forza di questo riconoscimento, lotti ipso facto per un mondo migliore, più luminoso, più umano. 

Un riconoscimento magari timido, imperfetto, timoroso. Un inizio di riconoscimento. O l’inizio dell’inizio di un riconoscimento.
Che è già una roba completamente diversa dal nulla. 

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Io sto scrivendo

L’attività di scrittore si è evoluta con il tempo. Nelle cose non essenziali, perlopiù. Si può ancora, certamente, scrivere con una matita e un blocco di appunti, in una stanza spoglia, con un tavolino ed una sedia. Anzi, per un certo verso, la vera cosa affascinante dello scrivere è proprio questa: basta poco, pochissimo. Una frase appena, magari. Mi illumino d’immenso. Può essere appuntata ai margini di un quaderno. E rimanere, passare attraverso i secoli, i millenni (certo, devi essere un Ungaretti, e non è immediato). Penso anche ad alcuni versi di Saffo. Brevi, lapidari, moderni. Eterni.

Eros mi scuote la mente
come il vento sui monti gli alberi invade

E’ il nucleo della scrittura. Ricordiamoci sempre che per scrivere basta poco. 

Accanto a questo nucleo vi sono, comunque, una serie di possibilità realmete nuove. Prendiamo la rete, prendiamo in particolare i social network, croce e delizia dell’attuale epoca informatica. Proprio attraverso i social network ci si può accorgere di quanta gente, in ogni istante, stia cercando di seguire la nostra stessa passione. Stia scrivendo.

Che dici, non sarebbe male, cercando di svolgere una attività fondamentalmente solitaria come quella di scrivere, sbucare fuori ogni tanto dal proprio lavoro e scambiare quattro chiacchiere con altri scrittori? Basta andare su Twitter e cercare messaggi con una hashtag appropriata. La hashtag è fondamentalmente una etichetta che permette di identificare i post di uno specifico tema (usualmente viene identificata dal suo primo carattere, che è sempre ‘#’). Una delle più significative, e con una sua storia interessante, è #amwriting. E’ la contrazione delle frase inglese I am writing (sto scrivendo). 
Scorrendo i messaggi la prima impressione è di stupore… allora non sono solo!  Ok, certo lo sapevi già, ma un conto è saperlo un’altro accorgersene.
Allora puoi seguire qualche scampolo di conversazione, vedere i progressi degli altri, intervenire su qualche messaggio significativo (certo c’è da tenere conto che i messaggi sono quasi tutti in inglese). Per poi rimetterti a lavorare. Ma intanto sai che il bar degli scrittori è sempre disponibile. Ci trovi sempre qualcuno.
Personalmente la trovo una risorsa confortante. Il tempo impiegato su #amwriting non è perso, perché di solito ne esci con la fiducia un po’ più salda. E’ bello vedere che in ogni istante c’è gente che scrive e non si arrende, si misura con i propri limiti, fa i conti con rifiuti editoriali, con famiglie burrascose, figli  irrequieti e genitori irritanti, mariti collerici e mogli invadenti. E va avanti, e scrive. Perché non lo hanno scelto loro, ma qualcosa dentro li spinge a farlo. 
Che poi, per essere un vero scrittore, basta una cosa sola. Scrivere. 

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Vita su Marte rivelata dalle sonde Viking: intervista a Giorgio Bianciardi

Il Mars Curiosity è attualmente in rotta verso il pianeta Marte, arriverà nell’agosto 2012. Sarà sicuramente un rover in grado di dare maggiori informazioni sulle possibilità di forme di vita marziana. Crediti NASA.

di Umberto Genovese

L’8 maggio 2012 ho intervistato  il Dott. Giorgio Bianciardi – che conosco personalmente da anni – in proposito alla sua ricerca sui risultati dell’esperimento Labeled Release (LR), come seguito del mio precedente articolo Caccia ai microrganismi marziani, le nuove ricerche sugli esperimenti Labeled Release.

Colgo l’occasione per scusarmi col dott. Bianciardi per non aver forse sottolineato abbastanza che lui è il primo firmatario della ricerca [1] e che è anche medico oltreché biologo presso l’Università di Siena e attuale vicepresidente dell’Unione Astrofili Italiani.

Ecco a voi  l’intervista, ma prima facciamo un veloce ripasso della storia della ricerca biologica delle Viking.

Il Labeled Release Experiment

L’esperimento Labeled Released (LR) fu ideato dal dott. Levin alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso per cercare attività biologica su Marte [2] e venne scelto insieme ad altri tre esperimenti per sondare il suolo marziano alla ricerca di tracce biologiche nelle due missioni gemelle Viking giunte su Marte nel 1976.

L’esperimento LR consisteva nel prelevare alcuni campioni di suolo marziano e aggiungervi una soluzione altamente nutritiva – e molto diluita –  composta da alcuni semplici elementi organici derivati dagli esperimenti di Miller e Hurey (glicina, D-alanina e L-alanina, formato, D-lattato di sodio e L-lattato di sodio, glicolato)  a cui però il comune carbonio era stato sostituito con la versione radioattiva di questo: il carbonio 14 (14C). Eventuali microrganismi eterotrofi avrebbero assimilato le sostanze nutritive e rilasciato il 14C nell’aria. L’atmosfera sopra i campioni veniva monitorata per diversi giorni al ritmo di una rilevazione ogni 16 minuti.

Fin da subito il monitoraggio dei campioni di suolo marziano trattato con i composti nutrienti evidenziò un rilascio di 14C [3]. Invece i campioni di suolo pretrattati con un riscaldamento di 160° centigradi per tre ore, il rilascio non avvenne, segno inequivocabile di una qualche attività metabolica o di qualcosa che potesse imitarne gli effetti.

Una sonda Viking – Credit: NASA

Alla fine fu convenuto da molti scienziati che si fosse trattato della seconda ipotesi, che il terreno marziano fosse ricco di perossidi [4] e che questi avessero prodotto un risposta di stampo biologico all’aggiunta dei nutrienti, mentre il riscaldamento dei campioni aveva distrutto i legami covalenti dell’ossigeno nei perossidi e quindi inibito qualsiasi risposta.

Intanto il gascromatografo di massa (CG/MS) non rilevò alcuna presenza organica nei campioni di suolo, ma solo anidride carbonica, acqua e composti del cloro (clorometano e diclorometano) che furono scambiati per residui dei solventi usati sulla Terra per pulire le celle dei due laboratori. Fu solo con la sonda Phoenix che il mistero è stato risolto [5]:  la sonda scoprì che il terreno marziano è ricco di perclorati che una volta riscaldati distruggono le molecole organiche rilasciando appunto i due prodotti scoperti dal gascromatografo delle Viking.

Il dott. Levin non fu mai persuaso dalla tesi ufficiale, e per oltre un decennio studiò e ripeté l’esperimento LR con campioni di suolo diversi ottenendo risultati paragonabili a quelli su Marte [6] .  Altri scienziati poi nel corso di questi 36 anni hanno ipotizzato che sia i perossidi che i perclorati possono essere essenziali a una biologia sviluppata su Marte, soprattutto per la loro capacità di abbassare il punto di congelamento della – comunque scarsa – acqua marziana.

L’intervista a Giorgio Bianciardi

Il dott. Giorgio Bianciardi, esobiologo e vicepresidente dellUAI.

Grazie dott. Bianciardi per il tempo concesso. Partiamo proprio dall’inizio. In cosa consiste essenzialmente la tua analisi numerica e come può distinguere tra un processo di natura chimica e uno di origine biologica, e in quale ambito viene comunemente  utilizzata?

Analizzo i modelli caotici nei sistemi biologici allo scopo di evidenziare disturbi che nascondono delle patologie. Un sistema biologico ha un certo comportamento caotico riproducibile su diverse scale temporali (un minuto, un ora etc.) mentre un sistema non biologico ha una risposta diversa, più semplice. Un sistema malato avrà l’attrattore caotico [7]

Quindi la tua ricerca sui dati degli esperimenti LR su Marte ha evidenziato qesta risposta caotica?

Si, i risultati dei conteggi dei marcatori di carbonio 14 emessi dai campioni di suolo marziano dopo il nutrimento con la pappa biologica mostravano il tipico andamento che ci si può aspettare da una risposta di tipo biologico.

Questo tipo di risposta era lo stesso ottenuto dalla ripetizione degli esperimenti di rilascio marcato ottenuti in laboratorio con campioni terrestri e, come era stato ottenuto su Marte con il suolo sterilizzato, anche sulla Terra i campioni sterilizzati non mostravano alcuna risposta di alcun tipo. Segno evidente che qualsiasi cosa  avesse rilasciato il carbonio 14 era andato distrutto.

Eppure il gascromatografo nelle sonde non fu in grado di rilevare alcuna materia organica e così gli altri esperimenti, e come fu detto (ed esempio dal celebre Carl Sagan) “se c’è vita, dove sono i cadaveri?”

Il gascromatografo a bordo delle Viking (esperimento CG/MS – nda) non riuscì a rivelare alcuna traccia di sostanze organiche, ma solo acqua, anidride carbonica e tracce di solventi che gli scienziati dell’epoca interpretarono come residui dei solventi usati per pulire le celle delle analisi. Fu solo nel 2008 che la sonda Phoenix scoprì che il suolo di Marte è particolarmente ricco di perclorati [8] che se riscaldati distruggono qualsiasi materia organica presente rilasciando quelle tracce di solventi che il CG/MS aveva trovato.

Inoltre il gascromatografo di massa a bordo dei lander Viking era molto poco sensibile, circa un decimilionesimo di grammo di materia organica per grammo di campione, ossia 10-7 gr, mentre l’efficienza del processo di analisi riduceva questa ad appena un decimo, diciamo che in realtà la sensibilità complessiva si riduceva a  10-6 gr per grammo. Un normale batterio terrestre pesa circa 10-12 grammi e il 90% del suo peso è acqua, mentre il resto, 10-13 gr, è materia organica.  Il gascromatografo avrebbe potuto rivelare solo oltre una soglia di 10 milioni di batteri terrestri per grammo, troppi anche per molti ambienti terrestri [9].

Quindi uno strumento matematico pensato e concepito per evidenziare attività biologica sulla Terra può funzionare anche per la vita extraterrestre?

Ripeto: una risposta biologica è sempre diversa da una risposta chimica, questa è organizzata secondo un grado di complessità diverso, come lo è ad esempio il battito cardiaco rispetto al movimento di un pendolo che si smorza col tempo.

È possibile che il tuo metodo di analisi numerica possa essere sviluppato in futuro tanto da poter essere utilizzato per scoprire attività biologica su altri mondi per esempio analizzando la curva di luce stagionale e lo spettro dell’atmosfera di un intero pianeta?

A noi non interessava trovare un metodo universale per scoprire sicuramente dell’attività biologica, anche perché probabilmente un metodo universalmente valido forse non esiste. Sono molti i sistemi naturali che seguono schemi di risposta non lineare, come accade nella rotazione assiale di un pianeta ad esempio, o nella risposta elettronica di un transistor. Quindi questo metodo non può essere utilizzato in questo senso, a noi è servito solo per dimostrare che le risposte del contatore indicavano un rilascio di radiocarbonio nell’ambiente con uno schema non riconducibile ad alcun processo fisico naturale in quel contesto, tipico però dei sistemi biologici.

Quale è stato il ruolo del dott. Miller nella ricerca?

Il dott. Levin si è speso per venti anni cercando di dimostrare al mondo che il Labeled Release aveva identificato dell’attività biologica. Nel 2000 il dott. Miller, neurofarmacologo, ha proposto a Levin  di ricominciare da capo e insieme hanno  ripetuto tutti gli esperimenti dei Viking sulla Terra, dimostrando che i risultati erano gli stessi  che su Marte.

Miller scoprì tra l’altro che i risultati delle Viking mostravano una correlazione  col periodo circadiano marziano.
Poi nel 2003 Miller e Levin lessero i miei lavori indipendenti e mi contattarono per applicare le mie ricerche al complesso dei dati in loro possesso. Successivamente mi proposero di mettere il mio nome come primo ricercatore e io accettai.

Perché la vostra ricerca è stata approvata e pubblicata dalla Società Coreana per lo Spazio, piuttosto che la NASA [1. La NASA l’anno scorso (dicembre 2010) promosse con una conferenza stampa la ricerca (finanziata dallo stesso ente) sulla “Vita Strana” ipotizzata da Paul Davies e che la ricercatrice Felicia Wolfe-Simon disse di aver trovato nel lago Mono Lake: i famosi batteri all’arsenico, che poi biologi indipendenti di mezzo mondo hanno demolito.] proprietaria del progetto Viking?

La ricerca è terminata l’anno scorso, ma abbiamo avuto delle difficoltà alla sua pubblicazione per i tempi molto stretti che ci eravamo prefissati, noi volevamo che la pubblicazione avvenisse prima che la sonda Mars-Curiosity sbarcasse su Marte.

Un conto è dire adesso che le Viking avevano individuato dell’attività biologica, e un altri è dirlo dopo che Curiosity avrà individuato le stesse.

E se Curiosity dimostrerà il contrario?

Allora ci saremo sbagliati, ma la posta in gioco è troppo grande per non rischiare!

[1] Complexity Analysis of the Viking Labeled Release Experiments, Giorgio Bianciardi, Joseph D. Miller, Patricia Ann Straat e Gilbert V. Levin, IJASS, vol. 13, no. 1, pp.14-26, March, 2012, disponibile su: http://ijass.org/PublishedPaper/year_abstract.asp?idx=132 .

[2] Levin, G. V., Heim, A. H., Clendenning, J. R., and Thompson, M.-F. “‘Gulliver’ – A Quest for Life on Mars,” Science, 138, 114 (1962).

[3] Altri esperimenti con il suolo trattato a diverse temperature o tenuto separato da Marte per lungo tempo dettero a loro modo risultati significativamente diversi.

[4] Durante la felice opposizione di Marte nel 2003, il Pianeta Rosso era anche molto vicino al suo perielio, il che permise agli osservatori di studiare la dinamica dei perossidi marziani nell’atmosfera. Le osservazioni furono effettuate presso il James Clerk Maxwell Telescope (JCMT),  Mauna Kea Hawaii, dal dott. Todd Clancy dello Space Science Institute (SSI) di Boulder, Colorado. Queste osservazioni confermarono che l’equilibrio chimico del perossido di idrogeno nell’atmosfera marziana era determinata dai prodotti della fotolisi del vapore acqueo. http://www.spaceref.com/news/viewpr.html?pid=13756

[5] Detection of perchlorate and the soluble chemistry of martian soil at the Phoenix lander site.

[6]  Labeled Release – An Experiment in Radiorespirometry, GILBERT V. LEVIN and PATRICIA ANN STRAAT http://gillevin.com/Mars/Reprint78-labelrel-files/Reprint78-labrelea.htm .

[7] Teoria del Caos – Attrattore Strano.] compromesso rispetto a un sistema biologico sano.

[8] Scientists Set Record Straight on Martian Salt Find | Space.com.]

[9] http://astrobiology.berkeley.edu/PDFs_articles/Glavin_EPSL2001.pdf .

Umberto

Altre informazioni su: http://tuttidentro.wordpress.com/2012/04/28/vita-su-marte-gli-ultimi-controlli-dei-dati-dalle-sonde-viking/

L’articolo è stato pubblicato inizialmente sul sito Il Poliedrico: http://ilpoliedrico.altervista.org/2012/05/intervista-a-giorgio-bianciardi-sul-labeled-release-experiment.html .

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Calma e fiducioso abbandono…

C’è un senso di armonia che a volte si rende percepibile fin dentro le cose più piccole.

Quando succede di avvertirlo (e succede anche nei momenti di confusione, di buio) capisco che non esistono affatto cose “più piccole” ma ogni cosa è importante, ogni cosa è connessa a tutto il resto dell’universo.

Come l’altra sera, mettendo a posto in cantina il tavolo del picnic. Mi è venuto da pensare che se faccio una cosa bene, con attenzione, con calma, è una cosa che ha più valore, è una cosa che serve di più, in ogni parte di universo. C’è un senso di ordine, di nascosta bellezza, che collega me ai più lontani quasar.

I quasar sono tra gli oggetti rilevabili
più lontani nell’universo…

Perché è tutto collegato. La nostra mente separa, divide, seziona. Ma è tutto collegato. Tutto fa parte di una stessa trama, di un medesimo ordito cosmico.

Altro che puntini spersi nella fredda vastità dell’universo. Da astronomo e da uomo mi ribello. Come si fa a convincersi di una cosa simile? Solo perché è deprimente dovrebbe essere reale? Abbiamo ancora questa sciocchezza in testa del troppo bello per essere vero, cioè abbiamo paura di affidarci …

Così di fronte ai problemi in famiglia, alle difficoltà di coppia, al senso di aridità, al senso di vuoto, penso che la cosa importante è restare calmi e pazienti. Come di fronte alla constatazione delle proprie miserie, dello scarto tra come vorremo essere e come siamo. 

“Dobbiamo rammaricarci sì, dei nostri mancamenti. Ma con un dolore pacifico, sempre fidenti della divina misericordia”.(San Pio da Pietrelcina)

Landscape Photography

Calmi e pazienti, in attesa. Anche quando non abbiamo pronta una risposta, una strategia. D’altra parte, se avessimo sempre una strategia, come potremmo sottrarci alla dolorosa illusione di dovere fare tutto noi?
«Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell’abbandono confidente sta la vostra forza». Ma voi non avete voluto…” (Isaia, 30, 15)
Abbandono fiducioso. Volerlo è crescere, superare l’Io e le sue pretese infantili e raggiungere il Sè… Per me è un lavoro (un lavoro, tra l’altro, che rende interessante e utilissima la preghiera).  Spesso non riesco ad abbandonarmi, così tentato di voler fare tutto io, ma riesco comunque a percepire la bellezza e la grande desiderabilità di questo abbandono. Ed è già tanto, tantissimo.
Prima non c’era questo, prima ero concentrato fino all’angoscia, su quello che dovevo fare o non fare. Ma stavo male. Volevo imporre alla mia vita regole diverse, da quella che già c’è. La regola della vita è abbandonarsi. Quell’abbandono fiducioso che è stato giustamente definito “una delle conquiste fondamentali della vita morale di una persona”

La via che conduce a Dio è simile ad un bambino che si addormenta tra le braccia del padre….
(Santa Teresa) 

C’è una lunga strada da percorrere, ma si può percorrere in modo lieto. Se siamo umili e aperti, se ci aiutiamo a vicenda, le sorprese nel cammino – ne sono certo – non potranno mancare.

Quello che s’abbandona, mi piace. Quello che non s’abbandona non mi piace, è semplice da capire. Ma io vi conosco, siete sempre gli stessi. Siete disposti a farmi dei grandi sacrifici, purché gli scegliate voi. Preferite farmi dei grandi sacrifici, purché non siano quelli che io vi chiedo. Piuttosto che farmene dei piccoli che vi chiedo io. (Charles Peguy, Il mistero dei santi innocenti)

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Usa bene la tua energia

Uscendo dalla palestra ieri sera l’ho percepito (il momento che segue l’esercizio fisico e la relativa doccia è spesso foriero di interessanti illuminazioni, per me). Riguarda un uso corretto dell’energia. Semplice. Da fisico, avrei dovuto capirlo da tempo. 
In ogni istante, posso resistere o lasciarmi andare, lasciarmi condurre dalla vita. Se resisto uso male l’energia, la blocco, violento me stesso e il mondo. Credo spaccature e attiro conflitti. Se cedo, se mi lancio andare, incanalo l’energia dell’universo sui binari giusti, mi apro ad incessanti possibilità positive, non ostacolo ma assecondo il fiorire delle cose. Fiorisco anch’io con loro.
Orangefield

Gli effetti positivi del cedere sono immediati. La respirazione si fa più profonda e più bassa, più di pancia. La tensione diminuisce, si sente il corpo, si avverte un diffuso benessere, si è più ottimisti e rilassati. Che differenza da quando pensavo che uno fosse padrone della propria vita, che potesse riempirla come un contenitore vuoto da colmare a piacimento. Con tutto il problema di scegliere bene come colmarlo. Con l’ansia di lasciarlo troppo vuoto.
Come è meglio così invece. Sapere che esiste sempre un flusso, una direzione delle cose, una Presenza buona che dirige tutto (e perdona i nostri sbagli) e che dunque non abbiamo il problema si scegliere, ma la dolce libertà di lasciarci andare, e goderne.
Fa tutta la differenza del mondo. Se dico cosa devo fare sono fondamentalmente da solo, da solo con i miei dubbi. E il pensiero non serve, rende tutto più pesante, rende soltanto più solida e tenace la resistenza. Il pensiero si vuole sovrapporre alla realtà definendo un percorso suo.  La vuole forzare. 

Poca osservazione e molto ragionamento portano all’errore, molta osservazione e poco ragionamento portano alla verità (Alexis Carrel)

Se dico cosa vuoi che io faccia mi rivolgo ad un Tu, alla guida dell’universo. Direttamente. Non sono da solo. Il mio unico problema allora è mettermi il più possibile nella modalità di ascolto (perché ho visto che mi conviene, e dunque è ragionevole). Però mi piace proprio pensare che c’è un cammino e devo soltanto riconoscerlo. E se inciampo e cado non devo scoraggiarmi, ma semplicemente rialzarmi e riprendere il sentiero. A pensarci, è di una semplicità spaventosa.
Osservare e non pensare mi sembra un modo molto migliore di onorare la realtà, di stare a quello che accade. 
Mi piace proprio essere guidato, mi piace proprio (mi porta al sorriso) che non mi debba inventare nulla, debba solo lasciarmi andare, riconoscere che sono creato in ogni istante e che sono amato.  Solo così riesco a rilassarmi.
E’ una cosa talmente bella, che non può che essere vera.

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Una “super Terra” osservata dallo Spitzer Space Telescope

Lo Spitzer Space Telescope della NASA per la prima volta ha rilevato luce proveniente da un pianeta di grandi dimensioni (chiamato comunemente “Super Terra”, super-Earth) oltre il nostro Sistema Solare. Mentre il pianeta non sembra ospitare forme di vita, la sua rilevazione è un passo storico verso la ricerca di eventuali segni di vita su altri pianeti.

“Spitzer ci ha stupito ancora una volta” ha affermato Bill Danchi, ricercatore dello Spitzer Program presso il Quartier Generale della NASA a Washigton. “La sonda è all’avanguardia nello studio dell’atmosfera di lontani pianeti e sta spianando la strada al grande Telescopio spaziale della NASA e che sta per essere messo in orbita, il James Webb Space Telescope”, dove verrà applicata una simile tecnica per individuare pianeti potenzialmente abitabili”.

Il pianeta, chiamato 55 Cancri e, viene a cadere entro una classe di pianeti chiamati Super-Terre, che sono più massicci del nostro pianeta ma più leggeri dei pianeti giganti come lo può essere Nettuno. Il pianeta è circa due volte maggiore e otto volte più massiccio della nostra Terra. Orbita attorno a una stella luminosa chiamata 55 Cancri in sole 18 ore.

In precedenza lo Spitzer e altri telescopi erano stati in grado di studiare il pianeta analizzando come la luce di 55 Cancri cambiava col transito del pianeta di fronte ad essa. Nel nuovo studio, Spitzer ha misurato quanta luce infrarossa viene emessa dal pianeta stesso. I risultati mostrano che il pianeta appare probabilmente scuro e la sua faccia rivolta al sole ha una temperatura di più di 2 000 Kelvin, abbastanza calda per fondere il metallo.

Le nuove informazioni sono coerenti con la teoria precedente che affermava che 55 Cancri era un mondo d’acqua: un nucleo roccioso circondato da uno strato d’acqua allo stato “supercritico”, dove è sia allo stato liquido che gassoso, e sormontato da una coltre di vapore.

“Potrebbe essere molto simile a Nettuno, se ponessimo Nettuno più vicino al nostro Sole e guardassimo la sua atmosfera andare in ebollizione” ha affermato Michael Gillon dell’Université de Liège, Belgio, Principal Investigator della ricerca che è apparsa su Astrophysical Journal. L’autore principale è Brice-Olivier Demory del Massachusetts Institute of Technology a Cambridge, USA.

Il sistema 55 Cancri è relativamente vicino alla Terra, a circa 41 anni luce di distanza. E’ formato da cinque pianeti, con 55 Cancri e più vicino alla stella e in rotazione sincrona con essa, in modo che una faccia sola è sempre rivolta alla stella. Spitzer ha scoperto che questo lato è estremamente caldo, e ciò indica che il pianeta probabilmente non ha un’atmosfera sufficiente per portare il calore della sua stella sul lato non visibile, quello nascosto.

Il James Webb Space Telescope della NASA, in programma per essere lanciato nel 2018, probabilmente sarà in grado di rivelarci e di farci conoscere molto di più ancora sulla composizione di questo pianeta. Il telescopio potrebbe essere in grado, infatti, di utilizzare un metodo infrarosso simile a quello utilizzato da Spitzer per cercare potenziali pianeti abitabili, con segni di vita molecolare possibilmente correlati con la vita.

“Quando abbiamo concepito lo Spitzer Space Telescope più di quarant’anni fa, gli esopianeti non erano ancora stati scoperti” ha affermato Michael Werner, Spitzer Project Scientist presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena, California. “Poichè Spitzer è stato costruito molto bene, è ora in grado di adattarsi a questo nuovo ambito di ricerca e fare progressi storici prorpio come questo”.

Nel 2005 lo Spitzer è stato il primo telescopio spaziale a rilevare luce proveniente da un pianeta lontano al di fuori del nostro Sistema Solare. Con grande sorpresa di molti, l’Osservatorio ha visto la luce infrarossa di un “Giove caldo” (Hot Jupiter), un pianeta gassoso molto più grande di quello roccioso di 55 Cancri e. Da allora, altri telescopi, tra cui l’Hubble Space Telescope e il Kepler Space Telescope, hanno dimostrato simili risultati con i giganti gassosi utilizzando lo stesso metodo di ricerca.

In questo metodo, un telescopio osserva una stella mentre il pianeta che le gira intorno e viene nascosto dalla stella stessa. Quando il pianeta scompare alla vista, la luce che proviene dal sistema cambia di pochissimo, ma è tale da poter  determinare la piccola quantità che proviene dal pianeta stesso. Questa informazione rivela la temperatura del pianeta e, in alcuni casi, i componenti che costituiscono la sua atmosfera. La maggior parte degli altri metodi di ricerca di esopianeti permettono di ricavare misurazioni indirette su un pianeta dall’osservazione dei suoi effetti sulla stella.

Durante la missione in corso di Spitzer, che è stata estesa grazie ad una serie di fondi, si è provveduto a migliorare la sua capacità nell’individuare e osservare i pianeti extrasolari, tra cui 55 Cancri e. Questi passi in avanti hanno portato a dei miglioramenti nel modo in cui il telescopio è in grado di puntare i suoi obiettivi.

Fonti:

Detection on Thermal Emission From a Super-Earth, Brice-Olivier Demory, Michaël Gillon, Sara Seager, Bjoern Benneke, Drake Deming e Brian Jackson, 2012 ApJ 751 L28 doi:10.1088/2041-8205/751/2/L28 disponibile su: http://iopscience.iop.org/2041-8205/751/2/L28

Spitzer Space Telescope- NASA’s Spitzer Sees The Light of Alien ‘Super Earth’: http://www.spitzer.caltech.edu/news/1419-ssc2012-07-NASA-s-Spitzer-Sees-The-Light-of-Alien-Super-Earth-

Sabrina

 

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