Sono un tipo con poca memoria. Credo di esserlo sempre stato, in realtà. Faccio fatica a ricordare le strade, i nomi delle persone, le date. Anche le scadenze, e questo è un po’ un problema.
Di recente (una settimana fa, stando al diario) abbiamo passato la giornata in un agriturismo, un bel pranzo all’aperto in chiusura dell’anno scolastico della piccola Agnese, con genitori e maestri. Ho registrato la mia posizione su Foursquare, per mezzo dal telefonino.

Lui ha preso atto, poi mi ha detto qualcosa tipo ah bene, era da ottobre dello scorso anno che non venivi più qui.

Una foto presa all’agriturismo (via Instagram)



Accolgo la cosa con qualche perplessità. Anzi, a dirla tutta, con molte perplessità. Un botto di perplessità.

Come sarebbe, ottobre? Ma non ci eravamo venuti l’estate scorsa, in chiusura dell’anno scolastico precedente? Ecco, il mio telefono è impazzito. Oppure quelli di Foursquare hanno dei problemi con il database.
Che fare, concediamo il beneficio del dubbio…? Non è che magari ci siamo stati in estate e poi tornati anche ad ottobre? No, non sembra. Neanche a mia moglie risulta, ci siamo venuti una volta sola.

Alla fine viene fuori, la verità.  Siamo venuti effettivamente ad ottobre. Non era affatto estate (ottobre può essere amabile, ma non è certamente un mese estivo).

Ha ragione Foursquare. Ovviamente.

Ricostruiamo (cioè, ricostruisce mia moglie, io ho come al solito ricordi slavati e svaporati in una fitta nebbia). Ecco. Siamo venuti per  festeggiare il pensionamento della maestra… E con l’occasione abbiamo fatto vedere ai pargoli la raccolta delle olive. I bimbi hanno potuto osservare le varie fasi, la macchina che scuote i rami e poi la raccolta con le reti, poi ancora la stanza dove vengono lavorate le olive… ricordo un pochino… quella miscela densa da cui alla fine viene fuori l’olio…
Il diario ha definitivamente messo a posto la quesitone. Ho aperto DayOne e ho fatto una ricerca per “agriturismo”. Eccolo, salta fuori il post. Eravamo lì il 16 ottobre dello scorso anno (in caso vi interessi). 
Rileggendo le note del diario carico in memoria non solo il fatto, ma le mie sensazioni, i fastidi, le soddisfazioni, le cose che mi passavano in testa quel giorno.

Da quando tengo un diario mi sono riappropriato di una parte del mio tempo. Prima, tutto si addensava nell’indistinto, scompariva alla vista dopo qualche giorno. 
Il diario mi aiuta a sondare la dimensione del tempo. E mi permette di scrivere senza problemi, senza pensare a chi mi legge. 
Ho capito che scrivere un diario personale non è più un’opzione. E’ una necessità.

Però lascio ancora troppi spazi vuoti. Dovrei scrivere qualcosa ogni giorno, almeno una riga. Buttar giù almeno qualche metadato della giornata. Tanto per permettere alla memoria di riprendere il file in oggetto.

E per capire, finalmente, che nessun giorno è davvero uguale all’altro.

Loading