Blog di Marco Castellani

Mese: Luglio 2012 Page 1 of 2

La pulce che ti rubò l’ombra…

A volte sono troppo pigro perfino per cambiare CD. Il che se ci penso può anche essere un bene. Mi trovavo ieri mattina (in macchina lungo l’Altopiano delle Rocche) a riascoltare un brano che ormai avrò sentito un numero incredibile di volte, una di quelle canzoni con cui praticamente sono cresciuto (considerato che il disco è del 1977…). Perché io non proceda troppo chiuso – direbbe il sommo poeta – specifico che sto parlando de La pulce d’acqua, di Angelo Branduardi. Spesso ascoltavo semplicemente la musica, o seguivo gli arrangiamenti delle varie strofe – sempre diversi – lasciando scorrere le parole come fossero una bella favoletta, quasi  un testo per bambini, senza farci troppa attenzione. Mi sa che sbagliavo. Il fatto che Branduardi piace molto ai bambini d’altra parte dovrebbe convincerci subito di quanto sia serio.

E infatti. Infatti mi perdevo qualcosa. Ieri mattina l’ascolto mi ha spalancato il cervello, di colpo. Un sacco di cose che avevo letto e digerito negli ultimi tempi si sono improvvisamente collegate al testo, illuminandolo. Perché è un testo apparentemente semplice, ma profondo. O perlomeno, è un testo che non ti lega ad un livello di comprensione, ma permette anche che tu scenda in picchiata giù dentro le parole, fino a trovare dei concetti veramente nutrienti. E sempre attuali, perché riguardano la posizione dell’uomo al cospetto dell’esistenza, del reale.
Leggo che il testo si ispira ai miti degli indiani d’america, ma in quanto espongo non seguirò questa strada, certamente valida (di solito il mito ha a che fare con faccende umane interessanti e sempre attuali), ma darò voce alle considerazioni che mi sono venute in mente ascoltando il brano.
Iniziamo dalle prime parole. Dopo la gentile apertura affidata alla chitarra acustica, entra la voce.
E’ la pulce d’acqua che l’ombra ti rubò…
Ecco, inizia subito descrivendo un problema: un furto, un fatto certamente negativo. Una mancanza. Io mi farei quasi ingannare dalla soavità della musica, senza capire che qui si aggancia subito il dramma, il vero dramma (oso dirlo subito) della modernità. Questa strana rottura di simmetria. Ti hanno rubato l’ombra. Ovvero, la consistenza profonda di te stesso, che hai solo nel dialogo con l’ombra, non ti è più permessa. Improvvisamente eccoti, sei confinato su un livello esclusivamente orizzontale. Il terreno di coltura ideale per ogni insoddisfazione, frustrazione, violenza, perché il tuo cuore ha desiderio di ben altro, di altezza e profondità, di una dimensione verticale. Un bel guaio (a dir poco). E secondo la canzone, sarebbe stata appena una pulce… Chi ci avrebbe mai pensato? Un animaletto minimo. Perché le cose apparentemente minime ti avrebbero “punito”? Ossia, perché hai perso il rapporto autentico con il reale, in ogni sua minima declinazione? Azzardo: forse perché non lo valutavi abbastanza? Magari vivevi nel futuro o nel passato, trascurando il presente. Dimenticando che la vita è adesso.
E tu ora sei malato…
Semplice. Tu ora sei malato. E se lo sei, la prima cosa è ammetterlo, anche con te stesso. Già ti senti meglio, vedi? Ammetti la malattia, la debolezza, l’oscurità, il buio. Tu ora sei malato. Smetti di resistere. Vivi anche la malattia, non cercare di farla passare subito. Di passare oltre. Passaci dentro, invece. Tutto avviene per un motivo. Perché ti senti meglio ammettendo la tua malattia (almeno a me capita…)? Perché hai iniziato a mollare, non pretendi più che tutto vada bene così. Porti alla luce le tue ferite, perché il sole le possa risanare…  D’altra parte ogni processo di guarigione, di ricerca di senso del vivere, comporta come primo passo l’accettazione profonda delle circostanze in cui si è: “Se uno vuol venire dietro me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Matteo 16:24). E’ abbastanza esplicativo: “prenda la sua croce”. Non c’è da scappare da nulla, da censurare nulla.
sull’acqua del ruscello forse tu troppo ti sei chinato…
Andiamo alla sorgente del problema (per rimanere nelle analogie idriche). Ti sei forse chinato sull’acqua a guardarti troppo a lungo? Hai guardato te stesso, hai lasciato che il tuo ego si gonfiasse, divenisse ipertrofico, invece di abbandonarti al flusso della vita? Ti sei fermato su te stesso, chinato troppo su di te, invece di vivere, di abbandonarti, di vivere il momento presente? Hai preteso (magari per un tuo desiderio anche buono, per una intenzione di far del bene) di tenere tutto sotto controllo? Di fare tu, invece che di affidarti, di essere fatto, creato di nuovo ogni momento?
Tu chiami la tua ombra ma lei non ritornerà…
Senza l’ombra non stai bene, l’hai capito. La chiami, la consistenza di te. Hai capito che senza l’ombra non puoi stare, che devi accettare anche le parti oscure, dialogarci. Allora la chiami, la tua ombra, ma lei  no, non torna, non ne vuol sapere. Certo non torna subito, perché non puoi volerla come il tuo ego vuole le altre cose, non puoi volerla senza accettare una trasformazione, senza lasciarti davvero andare, senza cambiare atteggiamento, senza un nuovo modo di vedere il mondo, senza una conversione…
E allora devi a lungo cantare per farti perdonare…
Non puoi avere indietro la consistenza subito. Ci vuole tempo, se non accetti uno sviluppo nel tempo sei nella vecchia logica, parla ancora il tuo ego, che vuole solo prendere, accumulare, per la sua frenetica corsa contro la paura della morte. Invece ti tocca di abbassarti alle piccole cose, per godere veramente di tutto. Devi allinearti al ritmo dell’universo, smettere di resistere: devi cantare. Mollare le pretese tue, allentare la morsa. E cantare. E cantare a lungo, dice la sfrofa. Cioè devi fare un cammino, devi essere disposto a stare su una strada (aspettatevi un cammino, non un miracolo, avvertiva anni fa don Luigi Giussani, e l’invito è valido tuttora, è un aiuto prezioso a stare nel reale nella giusta modalità, ovvero nella modalità nella quale il cuore può essere più lieto). In ultima analisi, il tuo ego si comporta come se con la morte scomparisse tutto, il tuo essere profondo capisce che non è così. E che il cammino può durare tutta la vita, che non si può affrettare nulla, ma che è bello camminare.
E la pulce d’acqua, che lo sa, l’ombra ti renderà.
Se cambi atteggiamento, in profondità, il reale “se ne accorge” (non perché se ne accorga nel senso che noi diamo al termine, ma perché adesso risuona sulle tue stesse frequenze, perché è stato creato così), se sei disposto a vivere la vita così come viene, se sei amico della vita, la vita lo capisce. Dolce è la vita a chi bene le vuole, canta (appunto) il poeta Carlo Betocchi.
Così il reale (le pulci dell’acqua, le serpi dei boschi) è come se rispondesse al tuo mutato atteggiamento. L’ombra ti ritorna, ti viene resa. Non perché sei stato più bravo, più buono, più coerente. No. Non è un problema etico. Ti ritorna perché hai ceduto, hai cantato.
Quindi puoi riprenderti l’ombra. C’è la speranza di poter guarire, abbandonando l’angosciosa  illusione dell’autonomia (Giussani). Salvi così la vita dal semplice trascorrere, investendola di un significato denso, capace di fugare l’apparente banalità di tanti momenti. Perché ogni cosa, ogni situazione contiene una carica di sfida. In ogni momento, devi rispondere. Ora, devi rispondere. Non conta il passato, devi rispondere ora.
Ci stai, a questo cammino? Ti vuoi bene abbastanza, per cercare la consistenza di te?
Ecco, mi fermo perchè sono arrivato ad una  domanda abbastanza fondamentale, che chiama in causa la mia libertà, momento per momento. Dopo questo lavoro sul testo, la canzone finalmente parla per me, parla a me. E tocca argomenti così universali che, immagino, parla anche al cuore di tanti altri. 

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OS X 10.8

Ebbene sì. Sono un macchista. E da stamattina sto aggiornando. Prima il desktop del lavoro, poi il portatile. Mi manca l’iMac casalingo, ma seguirà a breve. Devo dire che l’aggiornamento a OS X 10.8 Mountain Lion non mi ha dato problemi, e mi sta anche piacendo l’ambiente desktop con il nuovo centro notifiche, l’abbinamento più convinto con i servizi iCloud, il browser Safari rinnovato (probabilmente con più di qualche prestito da Google Chrome).
Il leone di montagna, grazie al cielo, non è esoso…
Mi piace soprattutto che per aggiornare uno non sia costretto a spendere grosse cifre (15,99 euro mi pare più che accettabile), e mi piace ancora di più il fatto che si debba pagare una volta sola per aggiornare diversi computer. Così sì che la gente è invogliata a mantenere un sistema aggiornato, senza rimanere su sistemi obsoleti e poco sicuri, o peggio cercando qua o là un disco con il sistema copiato in qualche modo… “eticamente discutibile” (qui il disco non c’è proprio, in ogni caso).

OS X e – per altre ragioni e ambiti – Ubuntu, continuano ad essere i miei sistemi operativi preferiti.


Sapevatelo 🙂

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Darkness

Esistono nella vita di tutti (e certamente nella mia). Vi sono anche i periodi così, chiamiamoli per brevità, di lieve confusione. Sono momenti preziosi. Dove ho una grande opportunità, dove rifaccio l’esperienza che ho avuto modo di provare altre volte. Ritrovo una fonte di dolcezza, nell’accettare il buio, nell’accoglierlo. E il bello è questo, è una dolcezza veramente gustosa, pacificante.
Quando viene il buio, lascialo venire. Non contrastarlo. Non cercare di uscirne in fretta, annaspando di qua e di là. Goditelo, direi.
Ed è sempre così. Quando arriva il buio, la confusione, l’insoddisfazione, l’incertezza… tenti di mobilitare tutto il tuo esercito di pensieri per fermarlo, arginarlo, combatterlo, sconfiggerlo. Per vincere tu. Vuoi essere efficiente, allegro, disponibile, pronto, da subito. 
Darkness
Tutto può esserci amico, anche il buio…

E allora pensi (ecco il problema, pensi). E dici, di argomenti ne ho tanti, di benedizioni ne ho mille, non dovrei sentirmi così. E sbagli, perché resisti al buio, ti accanisci, soffri.
Il buio viene per un motivo. Mi sembra di capire che viene per suggerirti di ampliare l’orizzonte, di modificare schemi consolidati, di non opporti al fluire della vita. Se non resisti, se ti lasci trasformare, se sei docile, subito diventa dolce, tenero, fa meno male, fa vedere delle luci inaspettate. Quasi, ti diventa amico. Come il lupo di Gubbio, che spaventa ed uccide, finché la docilità di Francesco non lo rende  improvvisamente mansueto. 

Cristo è disceso tra gli uomini perchè noi trovassimo il coraggio di discendere nella nostra realtà psichica: solo così possiamo salire a Dio. (Anselm Grün)

Se vogliamo andare in alto non dobbiamo aver paura di scendere in noi stessi, e non turbarci di quanto vi possiamo trovare. Bisogna acquistare in profondità e non vivere solo in senso orizzontale.

L’importante è non scandalizzarsi del buio. Si può dialogare con esso, innanzitutto, accettando la sua presenza. Camminando ugualmente. Trovando – sorprendentemente – un margine di cedevolezze nelle cose e nelle situazioni, una inedita sofficità, che senza il buio non avresti probabilmente mai avvertito.
Cedi al buio, non resistere. Cedi a quello che ti succede, non ti opporre. Se deve accadere, stai quieto e permetti che accada.
When I allow it to be 
There’s no control over me 
I have my fears 
But they do not have me 
(Peter Gabriel, Darkness)
Fai il tuo cammino, verso il significato pieno della tua esistenza. E goditi anche il tuo buio, quando capita. Perché tutto quello che accade ha un senso. E soltanto in questa certezza possiamo riposare, e affrontare tutto: non con i nervi tesi e la rabbia, ma con la cedevolezza e la disponibilità. 

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Una seconda occhiata al sito di allunaggio dell’Apollo 11

Una seconda occhiata al sito di allunaggio dell’Apollo 11 ripresa dalla Lunar Reconnaissance Orbiter Camera (LROC). Crediti: NASA/GSFC/Arizona State University.

Un mese dopo la prima immagine del sito di allunaggio dell’Apollo 11 fu acquisita dal Lunar Reconnaissance Orbiter Camera (LROC), camera a bordo della sonda Lunar Recoinnaissance Orbiter (LRO), tale sonda passò nuovamente sopra il sito e fornì una nuova visione del sito più famoso di atterraggio su un altro mondo. Il Sole si trovava a 28° alto nel cielo, sopra l’orizzonte, creando in questo modo delle ombre più piccole con delle differenze di luminosità che si possono osservare sulla sua superficie del nostro satellite. La percezione del sito di allunaggio e le riprese sono notevolmente diverse.

Immagine riprese dalla camera NAC a bordo di LRO e mostra la Base della Tranquillità. Crediti: NASA/GSFC/Arizona State University.

Il percorso dell’astronauta Armstrong verso la camera TV è ben visibile ed è possibile vedere anche, indicato con la freccia, la camera TV stessa. Si può identificare, inoltre, due parti dell’Early Apollo Science Experiments Package (EASEP), il Lunar Ranging Retro Reflector (LRRR) ed il Passive Seismic Experiment (PSE). Le tracce di Neil Armstrong verso il Cratere Little West di 33 metri di dametro si possono discernere e sono indicate con la freccia (unlabeled arrow). La sua breve gita al cratere fornì ai ricercatori a terra la prima vista dell’interno di un cratere lunare.

 

Il PSE dell’Apollo 11 in primo piano con LRRR proprio davanti ad esso e la camera TV nell’orizzonte dietro la bandiera americana. Crediti: NASA Photo AS11-40-5948.

Fonte LRO: Apollo: second look – http://lroc.sese.asu.edu/news/index.php?/archives/101-Apollo-11-Second-look.html

Sabrina

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Tre settimane prima dell’atterraggio di Curiosity su Marte

Il rover Curiosity in una rappresentazione artistica, al lavoro su Marte. Crediti JPL/NASA/Mars Science Laboratory Team.

In una conferenza stampa del 16 luglio 2012 la NASA ha discusso del landing su Marte del Mars Science Laboratory con il Rover Curiosity a bordo che avrà luogo in meno di tre settimane, lunedì 6 agosto 2012 alle ore 1.31 EDT, ossia domenica 5 agosto alle ore 10.31 PDT.

La NASA ha descritto la missione come una missione difficile mai tentata prima con un sistema di atterraggio rivoluzionario. Mentre tutti si augurano che la missione avrà successo, non vi è in realtà alcuna garanzia che il rover atterrerà su Marte in modo sicuro.

Per chi volesse sperimentare le sfide di sbarco sul Marte, la NASA ha presentato un nuovo gioco in partnership con Microsoft. Progettato la Xbox, gli utenti possono provare le loro abilità nel far atterrare il rover. Chiamato Landing Mars Rover, il gioco ha bisogno l’accessorio Kinect per funzionare.

Ciò che potrebbe creare un problema è il blocco della ruota di reazione sulla osnda Mars Odyssey che si trova in orbita attorno al pianeta, che sarà usata come una trasmissione per il rover. Ruote di reazione vengono utilizate dai veicoli spaziali per la stabilizzazione e per regolare l’altitudine delle sonde. La NASA non è ancora sicura se Odyssey sarà in grado di trovarsi nella giusta posizione per trasmettere i dati come è stato previsto quando il rover tenterà l’atterraggio. Gli ingegneri stanno attualmente valutando se Odyssey sarà nella giusta posizione per fornire una copertura completa della trasmissione durante lo sbarco.

La NASA ha inoltre discusso il sito di atterraggio che offre una diversa gamma di caratteristiche interessanti da esplorare.

Cratere Gale, sitodi atterraggio di Curiosity. Crediti NASA/JPL.

Diversità geologiche del sito di atterraggio di Curiosity

L’area dove il rover Curiosity della NASA atterrerà il 5 agosto PDT (6 agosto EDT) ha una diversità geologica che i ricercatori sono desiderosi di indagare, come mostrato in questa mappa a falsi colori basata sui dati del Mars Odyssey Orbiter. L’immagine è stata ricavata dal Thermal Emission Imaging System di Odyssey. Vengono messi assieme i dati topografici con i dati di inerzia termica (thermal inertia data) che registrano la capacità della superficie di trattenere calore.

L’ovale giallo di forma ellittica indica il sito di atterraggio di Curiosity.

L’ellisse mostra la zona di atterraggio di Curiosity. Crediti NASA/JPL.

Un conoide alluvionale è visibile intorno al cratere verso nord ovest della zona di atterraggio di Curiosity. Una serie di linee ondulate che viaggiano a sud est del cratere indica del materiale simile che si muove lungo un pendio. Il materiale, che appare di colore verde bluastro in questa immagine, costituisce una sorta di ventaglio.

Un’area in rosso indica un materiale di superficie che è molto più cementificato che non le rocce che vi si trovano attorno e probabilmente ha una concentrazione maggiore di minerali. Un’interpretazione interessante per queste strutture è che l’acqua possa essere stata presente lì in una qualche epoca passata.

E’ previsto che Curiosity atterri entro il grande Cratere Gale. Il bordo di un piccolo cratere (circa un chilometro di diametro) all’interno del cratere è visibile nella parte inferiore a destra dell’immagine.

Il Jet Propulsion Laboratory della NASA gestisce il Mars Odyssey Mission dal 2009 per il Science Mission Directorate della NASA, a Washington D.C. Il Thermal Emission Imaging System (THEMIS) è stato sviluppato dall’Arizona State University, Tempe, in collaborazione con Raytheon Santa Barbara Remote Sensing. Lo studio di THEMIS è guidata dal Dott. Philip Christensen dell’Arizona State University. La Lockheed Martin Astronautics di Denver è il primo contractor per il Progetto Odyssey; Le operazioni della missione sono condotte tra la Lockheed Martin e il JPL, una divisione del California Institute of Technology a Pasadena.

Fonte NASA – Curiosity Rover on Track for Early August Landing – http://www.nasa.gov/mission_pages/msl/news/msl20120626.html

Space Ref – Three Weeks Before Curiosity Rover Lands on Mars: http://spaceref.com/mars/three-weeks-before-curiosity-rover-lands-on-mars.html
Space.com: http://www.space.com/16612-mars-rover-curiosity-landing-delay-odyssey.html

Sabrina

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Il bosone di Higgs e la fede

Chiamato impropriamente “La particella di Dio” (per chi crede tutte le particelle potrebbero fregiarsi di tal nome…), il bosone di Higgs ha portato più persone ad interrogarsi sulle relazioni, sugli incroci, tra la ricerca scientifica e la fede.
Al proposito un articolo breve ma interessante è quello apparso su ilsussidiario.net a firma di Lorenzo Albacete.
Mi pare significativo in particolare un brano dell’intervista, laddove si dice che La fede cattolica della creazione non parla di cosa è successo nel Big Bang, ma di ciò che sta accadendo ora, come siamo creati dal nulla in ogni momento della nostra vita.”
In questo senso, la scoperta di una particella di per sè non ci dice niente sull’esistenza di realtà “extrascientifiche”. La scienza non si sostituisce all’atto di libertà e onestà intellettuale che può portare alla fede. Dio rispetta la nostra libertà e non ci “obbliga” con risultati scientifici. 
La scienza è il mio lavoro, e negli anni ho avuto anche  l’immeritato privilegio di incontrare scienziati piuttosto noti. E ne ho visti – ne vedo – di credenti e non credenti. Insomma gli scienziati “mappano” all’interno della loro comunità le stesse opzioni di libertà dell’umano sentire, che si trovano nella più vasta assemblea umana. La scienza non forza nessuno: ciò non toglie che per il credente questa sua fede possa essere uno stimolo alla ricerca. Continua infatti l’intervista “ci meravigliamo con timore reverenziale del mistero di Cristo. Egli è il centro dell’universo. Il timore suscitato in noi da questa convinzione di fede risveglia e sostiene la nostra esplorazione scientifica della bellezza che ci circonda.”
Altresì mi pare che alcuni scienziati dichiaratamente (e talvolta veementemente) agnostici, al di là del loro valore di scienziati, non facciano un buon servizio alla scienza cercando di supportare la propria visione del mondo con questo o quel risultato cosmologico (penso ad esempio a certe prese di posizione di Stephen Hawking, o di Margherita Hack, tanto per rimanere in ambito astronomico). 
Con buona pace di tutti, credenti e non credenti, la scienza e la fede corrono su binari diversi. La scienza non mi dice perché è importante vivere e perché la mia vita è unica. Non mi dice se sono nel mondo per un compito. Mi dice come è fatto e come funziona l’universo che mi circonda. Forzarla a rispondere a domande per le quali non è nata, è semplicemente un errore e come tale non aggiunge niente alla vera conoscenza. Sarebbe come – dall’altra parte – pretendere che la Bibbia fornisse una descrizione fisica precisa del mondo – non è quello il suo intento.
Eppure all’incrocio tra scienza e fede c’è tanto da imparare. Basta attraversarlo con atteggiamento umile e senza pregiudizi, con tanta voglia di capire. E tanto stupore per il mondo, così come è, per il fatto stesso che esiste. E che esistiamo noi, che lo possiamo comprendere.

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La Luna per Armostrong: “Una desolata bellezza tutta sua”

La migliore immagine ottenuta dalla Lunar Reconnaissance Orbiter Camera (LROC) del sito di atterraggio dell’Apollo 11. I resti dei primi storici passi degli astronauti Armstrong e Aldrin sulla superficie della Luna sono visibili come percorsi scuri intorno al Lunar Module (LM, Modulo Lunare), al Lunar Ranging RetroReflector (LRRR) e al al Passive Seismic Experiment Package (PSEP), strumentazione utile per effettuare rilevazioni sismiche sul suolo lunare oltre ai percorsi per e da al Cratere Little West. Crediti: LROC M175124932R [NASA/GSFC/Arizona State University].

Questa immagine del sito di allunaggio dell’Apollo 11 è stata ottenuta da una altezza di soli 24 chilometri e fornisce la migliore ripresa di LRO della prima avventura dell’umanità su un altro mondo. Quando Neil Armstrong lasciò le sue prime impronte sul suolo lunare osservò il suolo. “Sì, la superficie è sottile e polverosa” (“Yes, the surface is fine and powdery.”) Fissando l’orizzonte piatto, si soffermò ad ammirarme il paesaggio, vista meravigliosa, disse. (“Isn’t that something! Magnificent sight out here.”).

Dopo aver raccolto un numero consistente di campioni di rocce, Neil Armstrong si guardò intorno e notò che il paesaggio “ha una bellezza desolante tutta sua, è molto più del grande deserto degli Stati Uniti. E’ diverso, ma è davvero grazioso qui fuori”. Qualche minuto più tardi Buzz Aldrid discese la scaletta e raggiunse Neil Armostrong.

Si possono osservare ciò che rimane dei loro primi passi come regioni scure intorno al Lunar Module (LM, Modulo Lunare) e nelle tracce scure che portano alla strumentazione scientifica che gli astronauti avevano sistemato poco lontano. Il Passive Seismic Experiment Package (PSEP) fornì i primi dati della sismicità della Luna, inviando a terra i dati tre settimane più tardi dopo che gli astronauti lo avevano sistemato e il Laser Ranging RetroReflector (LRRR) ha permesso di raccogliere precise misurazioni di posizione.

Un’immagine panaramica del Cratere Little West e il Modulo Lunare ad una certa distanza, fotografati da Neil Armstrong. Crediti: NASA.

Un’altra traccia porta verso il Cratere Little West a circa 50 metri ad est del Modulo Lunare. Questa fu un’escursione non programmata verso la fine delle due ore e mezza di passeggiata che gli astronauti trascorsero sulla superficie del nostro satellite. Armstrong diede pure un’occhiata all’interno del cratero e si trattò del posto più lontano visitato dai due astronauti dal sito di atterraggio. In confronto con le Missioni Apollo 12 e 14, dove si ebbe un maggior tempo di permanenza sul suolo lunare e con le Missioni Apollo 15, 16, e 17, che ebbero il beneficio del Lunar Roving Vehicle, veicolo che permise di spostarsi più facilmente e velocemente sulla superficie, l’attività sul suolo lunare di Armstrong e Aldrin fu abbastanza limitata. Le loro tracce coprono un’are più piccola di un quartiere cittadino!

Fonte LRO: A Stark Beauty All Its Own – http://lroc.sese.asu.edu/news/index.php?archives/531-A-Stark-Beauty-All-Its-Own.html

Sabrina

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In ricordo dell’Apollo 11

Il 25 maggio 1961 il presidente americano John F. Kennedy annunciò l’obiettivo di inviare degli astronauti sulla Luna prima della fine del decennio.

Otto anni più tardi, alle 9:32 EDT del 16 luglio 1969, quel sogno divenne realtà mentre i bracci oscillanti vnnero allontanati e un pennacchio di fiamme segnò il decollo dell’Apollo 11 che portava verso il nostro satelliti gli astronauti Neil A. Armstrong, Michael Collins e Buzz Aldrin dal Kennedy Space Center Launch Complex 39A.

La prima delle sei missioni lunari che andarono a buon fine fu l’Apollo 11: con questa misisone per la prima volta l’uomo mise piede su un’altra superficie planetaria.

Questa immagine mostra l’equipaggio dell’Apollo 11 già vestiti e pronti per il test dimostrativo del conto alla rovescia (Countdown Demonstration Test).

Crediti immagine: NASA.
Fonte NASA Gallery: http://www.nasa.gov/multimedia/imagegallery/image_feature_1134.html

Eagle si prepara al landing

Il Lunar Module Eagle, il Modulo Lunare Eagle dell’Apollo 11, nella configurazione di atterraggio fu fotografato in orbita lunare dall’astronauta Collins a bordo del Comand and Service Module Columbia. A bordo di Eagle vi erano il Comandante Armstrong e il pilota Aldrin. Le sporgenze simili a lunghe aste sotto i due piedi di appoggio, per così dire dell’Eagle, sono le sonde di rilevamento della superficie lunare. A contatto con la superficie lunare le sonde inviarono un segnale all’equipaggio per arrestare il motore di discesa.

Crediti immagine: NASA.
Fonte NASA Gallery: http://www.nasa.gov/multimedia/imagegallery/image_feature_1161.html
Altre informazioni su: NASA Apollo – http://www.nasa.gov/mission_pages/apollo/index.html

Sabrina

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