Insegnano i corsi di scrittura che quando hai scritto un libro devi imparare anche a presentarlo, a renderlo appetibile per gli altri. Devi far capire in poche parole perché uno dovrebbe voler leggere il tuo libro. E’ anche onesto, in fondo, che un potenziale lettore possa facilmente capire, senza perdere tempo, se il libro gli interessa.
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Gli edifici ESO a Garching,
una delle location del romanzo.

Per i tre libri che ho (auto)pubblicato finora, ho scelto di non seguire nessuna strategia promozionale. Li ho messi lì a disposizione e basta. D’altronde, era già troppo forte la soddisfazione di aver sistemato in volume degli scritti che temevo sarebbero rimasti sempre in un cassetto. Il tempo e certe letture mi hanno fatto capire però che dietro questa apparente umiltà può nascondersi anche una certa dose di orgoglio. Che è sempre una roba pericolosa. Come dire, ecco qui ho regalato questa cosa al mondo, se vi intessa andate a cercarla, io quel che dovevo fare l’ho fatto.
E invece no, non va bene. Non è corretto tirarsi indietro. Se ci credo davvero, non ho fatto tutto quel che dovevo fare. Nossignori. Se ho scritto un libro, qualsiasi sia il canale scelto per la pubblicazione, devo spiegare perché tu che stai leggendo ora, proprio tu, potresti volerlo leggere. Hai presente, quando vai in libreria, ti muovi indeciso tra gli scaffali (soprattutto di questi tempi, se poi c’è l’aria condizionata, non c’è veramente fretta di uscire…), prendi un libro, valuti la copertina, lo giri, leggi le note sul retro. Spesso magari decidi da quello. Io personalmente sono molto influenzabile dalla gradevolezza della copertina e dal breve riassunto che spesso appare nel retro. Almeno fino a qualche tempo fa. Ora acquistando prevalentemente libri digitali, mi baso in buona misura sui commenti di chi il libro lo ha già letto (facilmente reperibili in tutti i maggiori siti per l’acquisto di ebook).
Bisogna anche considerare quello che succede quando parli con qualche amico, qualche conoscente. Magari mi segue su Twitter o è uno degli amici di facebook. Mi è capitato di recente. Ti saluta e ti dice a bruciapelo, ma davvero tu hai scritto un romanzo? Di che parla? Come lo pubblichi?

E’ strano, a pensarci. E’ la mia tentazione a scivolare nel ruolo del momento, a discapito della mia stessa umanità. Come se parlando con persone in un istituto scientifico non potesse venire fuori che ti piace scrivere, che sei uno scrittore (inteso letteralmente: uno che scrive).

Di che parla il tuo romanzo? Devi risponde in maniera chiara e concisa. Non puoi perderti in analisi e considerazioni su come interpretare la trama, o sul perché lo hai scritto. Devi rispondere in un minuto e farlo in modo non banale. Certo, rinchiudere in un minuto un lavoro che – pur con alcune pause – alla fine ti ha richiesto anni, può sembrare riduttivo, impossibile. Invece no, devi farlo. È onesto che tu lo faccia. Se non lo fa sei ancora centrato su di te, invece ti devi aprire. Se veramente vuoi fatti leggere, ti devi aprire agli altri.


Insomma la cosa che più desidero e più mi spaventa allo stesso tempo… già sento che prendono forma  nella mia testa quelle parole, mi fanno paura ma sono reali, sono parole di guarigione…


Ti devi mettere in gioco, Marco.
OK. Torno al romanzo. Dunque come si potrebbe raccontare la trama in non troppe parole?
È la storia di Luca, uno scienziato di mezza età, un matrimonio apparentemente tranquillo e un lavoro solido. Niente che non va, si direbbe. Sotto l’apparente normalità però cova una tensione, una insoddisfazione, una nostalgia di tempi passati, di fuochi che sembrano spenti. A sparigliare una situazione che pare congelata in una dolorosa stasi, arriva una partenza, il contatto con un anziano scienziato e alcuni suoi misteriosa calcoli, che promettono di rivoluzionare l’approccio ad un importante progetto. E soprattutto, a sparigliare c’è Francesca, una avvenente e giovane collaboratrice, segnata da una profonda, dolorosa solitudine. I problemi di Luca e la solitudine di Francesca inseguono un contatto, baluna il miraggio di una mutua compensazione. Per Luca arriva però presto il momento di assumersi la responsabilità di una decisione, una decisione per l’esistenza. Una sfida rinnovata che abbraccia il lavoro come gli affetti. Dal moto segreto del cuore, dall’intimo attimo si coscienza, nasce la scelta di un cammino, di un sentiero. La posta in gioco è la consistenza di sé, consistenza ontologica, prima ancora che etica. Proprio per questo, una posta decisiva. Un possibile ritorno.
Il romanzo sarà disponibile entro la fine dell’estate (è tutto scritto e sto facendo delle prove di impaginazione), e potrà essere acquistato sia come copia cartacea che in formato elettronico. Nei prossimi post sarò più preciso sulla data di uscita, e inserirò qualche brano del testo. Se volete rimanere in contatto esiste un apposito hashtag Twitter, ed è #IlRitornoLibro (certo è una cosa che Balzac non poteva avere, ma la tecnica servirà pur a qualcosa…).

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