Blog di Marco Castellani

Mese: Settembre 2012

L’amore e il camioncino

Te lo devo dire. Da un po’ di giorni vado avanti e indietro in macchina con i tre dischi del nuovo lavoro di Mark Knopfler, Privateering, che ho avuto la lungimiranza (con il senno di poi) di acquistare da Amazon nell’edizione Deluxe. Però non ti voglio tediare con una recensione, tanto se vuoi ne trovi quante te ne pare in rete. Allora ti spiego cosa ho fatto io (mettiti comodo, tanto la giornata è  piovosa, favorisce il tranquillo ragionamento). Dopo essermi digerito il primo, per curiosità ho saltato temporaneamente il secondo – per ora – e ho puntato direttamente al disco bonus, quello con le tracce aggiunte. Non ero convintissimo che valesse la pena, prendere anche questo disco. Hai presente, no? Ti danno questi dischi aggiuntivi con brani che tu li senti e dici, beh avevano fatto bene a scartarli. 

Io temevo una cosa del genere. Cioè ti dico, avevo già incasellato il prodotto. Fino a che non l’ho ascoltato, questo disco aggiuntivo. Apriti cielo, dopo un primo brano simpatico ma non trascendentale (anche se mi piace molto come la batteria sottolinea certi passaggi), ti arriva addosso una versione di Cleaning My Gun che dire trascinante è dire davvero poco. Ragazzi, vi rendete conto? Ma se Mark suona una cosa simile quando viene a Roma e io sono lì a sentirlo (sì sì ho già il biglietto), ma insomma… che altro chiedere? Anche la versione di Sailing to Philadelphia è pacata e gustosa, come deve essere. Una chicca è il brano di chiusura, Hill Farmer’s Blues, con quel giro di chitarra che ti entra in testa e non ti molla più, che dice che le cose sono belle e interessanti dopotutto. Non so, almeno a me lo dice. E su quello infatti puoi costruire qualsiasi struttura. Ci credo, hai già affermato la positività di tutto, hai voglia che puoi costruire!
Vabè lo so che stai pensando. Vedi questo che parla di un album che nemmeno ha sentito tutto. E hai ragione. Ma aspetta, non andare (tanto fuori piove ancora). In realtà quello che volevo dire è più elusivo, decisivo ma delicato, insomma. E’ l’innamoramento, ecco. E’ che è una cosa strana. E’ sempre un mistero, in qualche modo. Non dico soltanto innamorarsi di una donna, o di un uomo. Dico anche innamorarsi di un disco, di una musica, di un libro, di un film. Ora ti entra in testa e si attivano tanti collegamenti. Si desta una energia particolare. Ti senti più vivo.

Ricordo alcune grosse infatuazioni artistiche. Tubular Bells 3, di Mike Oldfield. L’ho sentito di continuo per un lungo periodo. Ha una energia particolare, direi una qualità di energia limpida, contiene secondo me qualcosa di spirituale. Allora, il disco si apre con il rumore del vento, che delicatamente modula una struttura di sei note, che poi viene ripresa in tutto l’album. Ebbene, ti dico, io ancora adesso quando sento il rumore del vento, spesso sento anche le note del disco. Se non le sento ce le metto io, le aggiungo mentalmente, come indispensabile complemento.

Un’altra simile è stata causata dal bel disco di Kate Bush, Aerial. Ora, come probabilmente saprai, in realtà è un cofanetto di due CD. Elegantissimo, tra l’altro. Forse quello con la copertina più bella degli ultimi anni. O meglio, la parte interna della copertina. I delicatissimi colore sul marrone, la ragazza al tavolo. La sua espressione. Il calamaio, la penna. La finestra e l’albero di fuori. La gloria delle piccole cose, riscattate da una festa di colori dolci. L’apertura del secondo disco è stupenda. Le note delicate del piano, la voce di bimbo che parla ai genitori di un cielo pieno di uccelli e subito il classico richiamo della tortora che accompagna poi tutto il disco. Il pianoforte ribatte gentile sulla struttura ritmica del richiamo, la musica si costruisce intorno, pian piano. E per me è così, ormai non c’è verso. Ormai quando sento la tortora mi immagino di stare dentro il disco. Se sento il suo verso mi immagino subito le note ribattute del pianoforte. Tu-tu-tuu. Tu-tu-tuu.

Aprendo il disco di Kate Bush si trova questo bellissimo disegno…


Ora mi sta capitando qualcosa di simile con il camioncino. Sì il camioncino che campeggia al centro del disco di Mark Knopfler. Quando vedo un camioncino appena appena simile girare per le strade, lo guardo con un affetto tutto nuovo, con una attenzione che non gli avrei mai concesso. Prima.

Il camioncino di Mark, ora anche mio 🙂

L’amore, l’affezione, ha qualcosa di unico. E’ una cosa che ha radici misteriose e attorno a cui si organizza e si rimodula la stessa percezione del mondo. Questo vale per il grande amore, per una passione, per qualcosa che desta il senso del bello. Non c’è verso. Nell’ambito un amore tutto viene riorganizzato.

Diceva Romano Guardini, Nell’esperienza di un grande amore tutto ciò che accade diventa avvenimento nel suo ambito. E mi sembra di capire, la stessa dinamica vale per ogni amore. Ogni cosa o persona attraverso la quale il senso di una armonia e bellezza universale ci raggiunge.

Anche attraverso un camioncino, per dire.

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Un romanzo è anche una trama di domande

L’esperienza di pubblicare un romanzo e di ottenere delle informazioni dai lettori, dei commenti, delle indicazioni, è davvero qualcosa di stimolante e unico. Poter verificare che certe frasi, certi passaggi, che per te hanno una particolare importanza, vengono scelti anche da altre persone. Vedere già da questo che riesci a far passare qualcosa.

Se riesci a far passare qualcosa percepisci che quello che hai fatto non lo hai fatto “soltanto” per te. 

Che poi – lasciami dire – già se lo avessi fatto soltanto per te, lo avresti comunque fatto per gli altri. Seguendo il tuo cuore, assecondando una tua vocazione, avresti realizzato un atto di amicizia con la vita, realizzato un accordo con la struttura dell’universo, per cui ne sarebbe venuto bene per te e dunque per chi ti sta intorno. Perché poi, vedi, il bene non lo puoi confinare, è contagioso. Vedi dunque che è impossibile, in un certo senso, scrivere soltanto per te.
E questa è una cosa. Ma siamo d’accordo, se a questo si aggiunge un canale di contatto con i tuoi lettori (siano uno o mille, la dinamica non cambia), il gioco diventa ancora più bello e il senso di aver fatto qualcosa per gli altri diventa deliziosamente percepibile. 
Così invece di presentare degli estratti del libro scelti da me (come avevo inizialmente programmato) preferisco affidarmi a delle voci altre, delle diverse sensibilità. E tanto più mi stupisce quando, come nel caso che sto per presentare ora, queste sensibilità risuonano con la mia. Una gentile lettrice, Carola Di Blasi, ha avuto l’interesse e la cortesia di approfittare della pagina facebook del romanzo, per inserire alcuni brani da lei ritenuti più significativi.  Qui ne riporto alcuni.

“Stai sempre a ruminare su tutto, lasciati andare per qualche momento almeno. Prendi le cose come vengono, non bloccarle, non analizzarle sempre. Abbassa le difese. Cedi, ogni tanto” (link)

“L’aereo è una buona palestra per la mente, per questo forse molta gente ne ha paura. Un poco come andare in macchina quando guida qualcun altro. In aereo lasci il controllo, ti devi affidare, per forza. Capisci che non è tutto in mano tua, nella tua stessa vita.” (link) 

Forse non va perso mai nulla, in fondo. E la somma di tante piccole cose non è mai uguale a zero. (link) 

E’ una legge dell’universo, è stato fatto così. L’essenziale non è fare, ma lasciar fare. Cioè cedere a ciò che accade, non impuntarsi. Io ci ho messo un sacco di tempo per capirlo. (link 

Può una persona soddisfare veramente il bisogno di amore del cuore di qualcuno? Non ci stiamo tutti sbagliando, non stiamo sbattendo qua e là come automezzi impazziti, cercando qualcosa che non si trova? Ma non si trova perché cerchiamo nei posti sbagliati? Dove avrei dovuto cercare, io, qualcosa che mi placasse la fame di amore, di comprensione, di attenzione? Dove avrebbe dovuto cercare Francesca, e dove Arianna? Sono posti diversi per ognuno di noi? Possiamo essere risposta l’uno all’altro, o manchiamo tutti di qualcosa? (link)

 Come dicevo, i brani evidenziati spesso sono quelli che per me rivestono una particolare importanza, che va al di là della vicenda narrata. Non voglio commentarli uno per uno, perché trovo un qualcosa di fastidiosamente saccente in un autore che vada a spiegare la sua stessa opera (rubando così l’interpretazione al lettore, sottraendogli la sua specifica parte creativa).  Dirò solo che sono quei brani dove ho attinto alle domande che ho dentro e che gridano per una soluzione, o almeno un cammino verso una soluzione. E ai barlumi di risposte che scorgo in questa drammaticità bella del vivere.

Keep On Walking
In cammino…

Ma sono proprio le domande che appunto non mi fanno star fermo ma mi spingono a camminare. Quando mi fermo e mi siedo, quando cerco di dimenticarle, queste domande, il malessere che sempre mi assale mi spinge a rialzarmi e proseguire nel cammino. Grazie al cielo.

E il mio romanzo, al di là della qualità letteraria (giudicherete voi), è anche una trama di domande. Forse un romanzo è anche questo, forse deve essere anche questo. Più che dare risposte, un modo per far risuonare delle domande, farle ricircolare tra chi scrive e chi legge. Tra due diverse forme di attività sul testo, insomma: entrambe creative, per l’appunto.

Perché ammettiamolo, le domande hanno la loro importanza. E’ quando non ci domandiamo niente, che la vita diventa insopportabile. Allora domandiamo, senza paura. Ma andiamo fino in fondo, domandiamo cose enormi, come essere felici. Anche se ci hanno fatto intendere che non sta bene, non è da adulti: ve lo devo dire, io non ci sto. L’isola che non c’è invece ci deve essere.

Cerchiamo, camminiamo, impariamo, proviamo, quando sbagliamo chiediamo scusa, torniamo, ripartiamo. Immaginiamo com’è il ritorno ad essere contenti, lieti. Perché l’uomo è fatto per l’infinito, come ci ha ricordato Benedetto XVI per l’apertura del Meeting di Rimini.

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Il Ritorno, disponibile in ebook

Ecco, ce l’ho fatta. Il mio (primo?) romanzo sta finalmente uscendo alla luce del sole. Ci siamo! Ho rivisto la versione ebook, controllato, ricontrollato… eccoci. Eccoci.
Uno scienziato geniale che ormai vive nascosto, ha qualcosa per Luca. Anche Francesca, giovane e avvenente, ha qualcosa per lui. E un dolore per sè, da curare ed amare. Anche Luca cova un dolore, una ferita tracciata da una vita troppo consueta, troppo prevedibile e blindata alla sopresa. Ma le sorprese arrivano. Un viaggio, degli incontri. Una voglia di verità di tutto, una sete di capire. Un ritorno, forse.
Il libro è in vendita su Lulu.com 

Il libro che esce oggi, un primo risultato l’ha ottenuto. Ha vinto il National Novel Writing Month del 2009. Questa bizzarre competizione per cui si vince producendo un manoscritto di almeno 50.000 parole, ha avuto il grande merito di farmi scrivere senza che l’implacabile censore interno avesse l’ultima parola. Finalmente. 

Poi c’è stato il momento della revisione, lenta. Anche, del dubbio. Dell’incertezza. Ma vale, vale la pena? Ma l’incertezza è più bella quando la si supera. Quando rileggendo trovo dei brani che mi toccano, che riescono ad essere quello che avrei voluto leggere… Allora dico sì, valeva la pena. Vale la pena, scrivere, se ne senti il desiderio. Sempre.
Insomma, per diversi motivi questo libro ha già vinto. E’ una sfida vinta. Se poi piacerà, sarà una ulteriore vittoria. Bella, dolce. Ma forse non tanto importante quanto la prima. Anzi, certamente. Aver seguito un sogno, averlo accettato, coltivato, fatto crescere. Aver fatto parlare il cuore, seguito il desiderio. Creduto nel sogno. Ecco la vera vittoria.
Sono grato a tante persone, per questa vittoria. Alcune vicine, in casa. Altre conosciute attraverso Internet, attraverso dei libri. Mi piace qui ricordare lo scrittore Valerio Albisetti, per il suo libro I sogni dell’anima. Mi ha insegnato quanto possono essere seri i propri sogni, quanto sia un compito seguire le proprie aspirazioni. Grazie, Valerio!
Il libro sarà presto pubblicato anche in versione “tradizionale”. La versione elettronica comunque può avere un prezzo più basso, in virtù della sua natura, ed essendo un file epub senza vincoli, può essere letto praticamente dovunque.

“Così fanno le storie: rendono soffici gli spigoli delle cose e ti permettono di camminarci sopra.” dice Alessandro D’Avenia nel bel libro Cose che nessuno sa.

Per me è così. E’ tutto quà il segreto. Scrivo perché attraverso le parole la vita mi diventa meno spigolosa, più intellegibile. Sarò riuscito a smussare davvero qualche spigolo?  Bene, non spetta certo a me dirlo…
… ma spero proprio di sì.

Support independent publishing: Buy this e-book on Lulu.

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Faticosa, ma saporita

Finalmente, verrebbe da dire. Sta per cominciare un altro anno, un anno lavorativo e scolastico e familiare. La pausa estiva disegna e separa gli anni meglio di un trentun dicembre. Ecco tra poco entriamo – domani entriamo, diciamo – nell’anno nuovo. E bisogna entrarci bene. Cioè questo. Con una contentezza o un miraggio o una domanda di una contentezza o della possibilità di una contentezza, oppure solo nel non negare la possibilità di una futura o presente contentezza.

Sta iniziando un anno. Sta andando via la stagione calda. Viene l’autunno, fa sera presto, fa più freddo. Che bello.  Sta iniziando un anno, mesi e mesi, il lavoro nelle settimane, l’osservatorio, le puntate in asdc, la mensa. Le cose per Gaia, che l’anno prossimo finalmente se ne andrà a spasso a scrutare la Galassia. Fa sera presto, è più bello predisporsi a tornare a casa, dopo il lavoro. Pensare al caldo rifugio che ci aspetta, a lei che ci aspetta e sta preparando la cena, dopo aver lavorato anche lei, fuori. 

Autumn

Bello fare le cose, salutare gli amici, i colleghi, avviarsi verso casa. Bello avere un margine di libertà e ampiezza anche davanti ai problemi Anche davanti alle tentazioni. Non essere schiacciato da un niente da un nulla da un nientenulla che avvelena.

Essere più vicino a respirare,
ad avere un respiro fondo, regolare.
Bello alternare lavoro e riposo
e quasi senza accorgersene
tornare a progettare
fare progetti
di nuovo.

Come una vacanza o l’ipotesi di una casa
e gli esami della figlia oppure anche
i compiti della piccola
e il lavoro degli altri che è pur lavoro. Bello
sorridere perché appoggiati
a radici solide
sorridere per un briciolino di luce
uno scherzo di luna
per le radici e per il respiro.

Sentire addosso il tempo che passa
come un rivestimento più saldo
strato su strato
nell’attesa e nel guardarsi
indietro
senza timore
contando i passi del cammino.
E il bello è sempre davanti.
E la dolcezza di casa quando
si sprofonda nell’inverno sarà

sarà ancora maggiore
pioggia alle finestre e tuoni e fuori la consueta
dominante azzurra
mentre dentro casa
dentro
la calda gialla operosa e tranquilla
lieta luminosità

e sì farà freddo e qualcuno
dirà copriti e sarà come una gemma regalata
un segno di affetto come dire
non voglio che ti ammali
mi sei caro mi sei
non posso stare a vederti star male

sarà come una gemma respirata
e un vestito e un maglione pesante
e un sorriso leggero per
uscire aspettando con serena pazienza il rientro.

Sarà questo e sarà un anno azzurrossogiallo e quanti colori vuoi
sarà da piangere e da ridere e arrabbiarsi anche
e dire come, chi, perché
e anche chi me l’ha fatto fare
e correre sotto la pioggia con la borsa e trovare
il traffico
e avere preoccupazioni assortite e cose da
sistemare ma sapere
che vi sono radici profonde
– e siamo grandi e siamo bambini e potremmo
un giorno potremmo chissà
diventar vecchi e rimanere bambini –
e comunque niente più la vita piatta e niente più il niente ma

la vita, quella colorata
faticosa ma saporita
la vita.

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