“Il cristianesimo è l’esaltazione della realtà concreta. Senza la resurrezione c’é una sola alternativa: il niente, tutto è illusione, siamo ingannati. Ma nella luce di Pasqua che irradia il nostro vivere il reale si rigenera”
Luigi Giussani
“Il cristianesimo è l’esaltazione della realtà concreta. Senza la resurrezione c’é una sola alternativa: il niente, tutto è illusione, siamo ingannati. Ma nella luce di Pasqua che irradia il nostro vivere il reale si rigenera”
Luigi Giussani
Sfiorisci bel fiore…. (Foto di g33k0 su Flickr) |
Immagine (via Flickr): Croce conservata nella chiesa del monastero femminile di Santa Maria a Rosano (FI). Recentemente restaurata, risale al XII secolo. Uno dei capolavori dell’arte romanica italiana.
Si può “raccontare” in meno di due minuti una delle storie più straordinarie dell’esplorazione spaziale? In epoca di Internet e social network, è diventato ormai quasi un luogo comune il fatto che la qaulità dell’attenzione sia in genere ridotta, meno capace di prolungarsi nel tempo. Ecco in questo senso il filmato è estremamente “moderno”, e ha l’indubbio merito di farci attraversare in pochissimo tempo la fantastica avventura umana e tecnologica che ha portato le prime persone a camminare sul nostro satellite.
E a proposito di tecnologia, sembra incredibile a pensarci, adesso. Riuscire a effettuare un viaggio umano sulla luna con la tecnologia degli anni sessanta… Come riporta anche la pagina di Wikipedia, il computer di bordo (per un errore umano) saturò la memoria disponibile, segnalando un guasto proprio in fase di atterraggio. Grazie al cielo la cosa fu risolta senza conseguenze.
Ripensare oggi alle specifiche tecniche del computer di bordo, chiamato Apollo Guidance Computer, può far sorridere. Basti solo menzionare il fatto che fosse basato su una unità di calcolo della frequenza di “ben” 2 MHz – ovvero, un migliaio di volte più bassa della frequenza tipica di un comune smartphone attuale. Sono andati sulla luna con molto, molto meno di un telefonino…
Comunque, onore alla professionalità ed al coraggio di quanti hanno preso parta a questa (veramente) storica missione!
Allora, in… splendida variazione ai miei convincimenti di nemmeno troppo tempo fa, ora vi sto per spiegare come mai mi trovo (abbastanza) bene con un iPhone. Certo potreste pensare che io non sia lo stesso che scrisse il post di circa un anno fa – eppure lo sono (a parte l’età, naturalmente).
Una stradina di Cambridge, verso sera… |
Un’altra applicazione per scrivere che amo tanto – e che si trova sono in ambiente Apple – è Momonote. Deliziosa per archiviare citazioni, pensieri, estratti di testo da siti web, ordinandoli per tag.
Così, se ci penso, il fatto che DayOne e un’altra manciatina di app siano disponibile solo per sistemi iOS e OS X ha contribuito in maniera non irrilevante al mio “cedimento” verso iPhone 5. Cedimento consumatosi nel mese di novembre dello scorso anno, complice l’occasione del mio compleanno.
Così potrebbe anche darsi il caso opposto. Una applicazione Android che non trova analogo in iOS potrebbe essere lo stimolo per non prendersi un iPhone.
Al di là del (minimo) impegno richiesto, è che proprio l’idea di caricare le foto su una pennetta e scaricarle su un computer ormai mi sembra obsoleta. La cosa simpatica è – semplicemente – aprire l’iPad, e trovarvi belle pronte da sfogliare, le foto fatte durante il giorno tramite iPhone (e … no, purtroppo nemmeno Apple mi dà un soldo per tutta questa pubblicità). Poi, anche, tornare a casa, aprire il MacBook… e trovarvi – anche lì – tutte le foto scattate durante la settimana.
Insomma, la morale è quella. Nella scelta di uno strumento tecnologico, ormai non si guarda troppo alle specifiche tecniche – viceversa, è il mondo (app, integrazioni, etc) che rende disponibile, a fare la differenza. Lo strumento non vale in sè ma come portale verso un dato universo di connessioni e interfacciamenti. Se l’iPhone avesse avuto una camera con risoluzione doppia ma non avesse potuto dialogare con gli altri miei dispositivi Apple, l’avrei tranquillamente lasciato al negozio (anche perché non è proprio che te lo regalino….).
La bella immagine che vedete è stata acquisita da Luca Zappacosta (INAF – Osservatorio Astronomico di Roma) venerdì scorso. La foto mostra la cupola principale dell’Osservatorio Astronomico vista da dietro, sullo sfondo Roma e in cielo (in alto verso la sinistra dell’immagine) la Cometa Pan-STARRS che in questi giorni solca i nostri cieli. La cometa non e’ visibile ad occhio nudo a causa dell’inquinamento luminoso dovuto alle luci della citta’, ma in foto mostra comunque la sua piccola e graziosa coda.
E a casa mia moglie mi ricorda che l’abbiamo anche “incontrato”. E’ venuto tempo fa, a celebrare delle cresime nella basilica dove andiamo di solito. Amico del sacerdote che abbiamo seguito per anni. Poco dopo, la sorpresa di ascoltare l’intervista in televisione a Don Donato, che ha battezzato due dei miei figli, parroco di una chiesa non lontano da casa mia.
E’ veramente straordinario lo spettacolo offerto dalle nebulose planetarie, e NGC6751 non fa eccezione. Oggetti come questo possono sembrare – se osservati ad occhio nudo, o con piccoli telescopi – quasi puntiformi. In questo caso ci è voluto l’occhio di Hubble per svelare questa formidabile bellezza.
Sappiamo ormai bene dalla teoria dell’evoluzione stellare, che la nebulosa planetaria è una fase specifica della vita della stella: siamo verso la fine della sua esistenza, un momento nel quale si libera di gran parte degli strati più esterni disperdendoli nello spazio, mentre la parte interna diventa più calda e più blu. Spesso questo è l’ultimo “sbuffo” prima della fine, che si manifesta sotto forma di un lento, lentissimo raffreddamento (che può durare miliardi di anni).
La stella centrale di NGC6751 è comunque ancora decisamente attiva e calda: ad una rispettabile temperatura di 140.000 gradi, sfido chiunque a sostenere il contrario! Vento e radiazione provenienti dalla stella hanno creato questa meraviglia celeste. Che tra l’altro è anche abbastanza grande: il diametro della nebulosa si aggira a circa 600 volte la grandezza del nostro Sistema Solare, tanto per avere un’idea. Questo gioiellino cosmico si trova a 6500 anni luce da noi, nella costellazione dell’Aquila.
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