Tutta colpa della polvere, verrebbe da dire! No, non è una casalinga esasperata a dirlo (con piena legittimità), ma un congruo numero di scienziati. Il fatto è che la polvere complica oltremodo il raggiungimento di uno degli obiettivi principali degli astronomi, che è quello di ottenere una risposta esauriente e (preferibilmente) precisa alla semplice domanda dove siamo? In particolare, la domanda si può declinare nella versione più specifica e di maggiore validità scientifica, ovvero qual è la nostra distanza dal centro galattico? 

Sappiamo bene che il nostro Sole appartiene ad una struttura enorme e complessa formata da altri miliardi di stelle, chiamata Via Lattea (o anche Galassia). Dunque è più che naturale voler capire che posizione occupiamo all’interno di questa struttura.

Ebbene, può sembrare strano, al giorno d’oggi, ma questa semplice domanda aspetta ancora una risposta esauriente. Parte della difficoltà nel rispondere è dovuta alla mancanza di una adeguata comprensione della natura della polvere interstellare, che si trova lungo la linea di vista. Specificamente, ci si chiede se le particelle che si trovano nel tragitto verso il centro galattico siano della stessa esatta natura di quelle che si trovano in prossimità del Sole, o invece presentino delle differenze di cui tenere conto. Un recente studio di un team guidato da David Nataf ad esempio ci avverte che la polvere che si trova in direzione del nostro centro galattico è “anomala”, in effetti.

Varie stime per la distanza dal centro della Via Lattea, nel corso degli anni, espressa in kiloparsec (Crediti: Malkin 2013)

Varie stime per la distanza dal centro della Via Lattea, nel corso degli anni, espressa in kiloparsec (Crediti: Malkin 2013)

Il team spiega anche che il fatto di caratterizzare la natura delle piccole particelle di polvere è di importanza fondamentale al fine di derivare il giusto valore per la distanza dal centro della Via Lattea, e che una adeguata comprensione della polvere stessa può aiutare a mitigare le differenti stime ottenute nel tempo da diversi autori (evidenziate dal diagramma qui sopra).

I risultati della ricerca mostrano che l’anomalia porta ad una legge di estinzione piuttosto particolare. La legge di estinzione descrive il modo in cui la polvere fa apparire più deboli gli oggetti osservati, in funzione della lunghezza d’onda della luce, e dunque fornisce importanti informazioni riguardanti proprio le caratteristiche della polvere.

Riguardo alla stima corretta della distanza, gli autori indicano un valore pari a 26745 anni luce, ottenuto proprio adottando una legge di estinzione non standard. Questo si traduce in un valore vicino agli 8 kiloparsec, se vogliamo esprimerci in una unità di misura più usata per le misure di distanza all’interno della Via Lattea. Espresso in anni luce, tuttavia, è più suggestivo. Fa anche capire meglio di che razza di dimensioni stiamo parlando, per la nostra Galassia: un lampo di luce generato dal centro galattico ci mette più di ventiseimila anni ad arrivare da noi. Decisamente vuol dire che parte da lontano. Da molto, molto lontano…

Loading