Messenger_Mercury_Surface

La superficie di Mercurio fotografata da Messenger della NASA. Crediti: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington.

Tre a due. Questo è il rapporto tra il tempo che impiega Mercurio a ruotare attorno al Sole (88 giorni) e il tempo che impiega per compiere la sua rotazione (58 giorni). Questo è probabilmente dovuto all’influenza dell’intensa gravità esercita dal Sole sul pianeta. Un nuovo studio conferma un’altra ipotesi: che altri sistemi planetari potrebbero rispettare lo stesso tipo di risonanza.

Centinaia di esopianeti confermati sono stati trovati finora, molti di essi in configurazioni particolarmente strette. Una configurazione simile a quella di Mercurio col Sole dovrebbe essere comune tra le centinaia di esopianeti confermati, tra cui le super-Terre potenzialmente abitabili che orbitano attorno a stelle nane M (stelle nane rosse). I risultati di questo studio forniscono ulteriori indizi sulle possibilità che pianeti conosciuti possano supportare forme di vita.

“L’abitabilità, naturalmente, dipende da molti parametri. Qual tipo di stella forma il sistema planetario e quanto stabile è? Quanto lontani sono i pianeti dalla stella? Di che tipo è l’atmosfera planetaria? E, come sottolinea questo studio, che dire se un lato del pianeta è in rotazione sincrona con la sua stella e passa la maggior parte o tutto il suo tempo con un lato rivolto verso la luce stellare? Inoltre, lo studio dà una spiegazione del motivo per cui Mercurio rimane in un’orbita risonante 3:2. Lo studio ha preso in considerazione fattori come la frizione interna e il rigonfiamento mareale che fa apparire Mercurio leggermente deformato (e che potrebbe rallentarlo ulteriormente). In sostanza, si ha a che fare con la primitiva storia di Mercurio.

Tra le implicazioni dello studio appena pubblicato vi è, tanto per citarne alcune, lo stato freddo e non completamente fuso del pianeta nelle sue prime fasi di formazione, una rotazione rapida e la possibilità della segregazione interna e della formazione di un nucleo massiccio liquido avvenuto dopo la cattura di Mercurio nella risonanza.

I risultati sono stati presentati durante un meeting dell’American Astronomical Society lo scorso 7 ottobre a Denver, Colorado, .

Fonte:  AAS Division of Planetary Sciences.

UniverseToday – Mercury’s Resonant Rotation “Should Be Common” In Alien Planets: http://www.universetoday.com/105345/mercurys-resonant-rotation-should-be-common-in-alien-planets/

Sabrina

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