Cosa possiamo fare adesso? Ognuno ha il suo lavoro, ognuno se guarda dentro di sé lo sa bene quello che deve fare.
Quello che ha sempre rimandato, posticipato. 
Quello a cui viene chiamato dal suo cuore. La vita è preziosa, la vita non è casuale.
Non si vive tanto per vivere. La vita ci è data per un compito. Per una vocazione. 

Fosse anche spostarsi dal letto al bagno, poi di nuovo al letto – per una persona malata. Fosse anche “solo” questo. O scrivere il romanzo del millennio, determinare una nuova teoria degli astri. O accogliere la propria depressione, la propria ansia, fare pace con se stessi. Per una volta, amarsi. Smettere di voler essere diversi. Secondo me è uguale, uguale. Accettarlo è tutto, accettarlo è rendere più luminoso l’universo. Il resto sono chiacchiere.

Smettiamo di perdere tempo. Accettiamo noi stessi, assecondiamo la nostra chiamata.
Il lavoro per me è questo. E’ il lavoro di sempre, ma con una urgenza nuova. Lo devo a me stesso, lo devo a tutta quella povera gente che solo pensare siano ora abbracciati dalla Bontà infinita, da Qualcuno che vuole loro bene alla follia e li stringe e li bacia e li accudisce può salvare la mia mente dallo sperdermi nell’angoscia della totale mancanza di senso.
Accettare me stesso, così come sono. Ascoltare il cuore e seguirlo.
Quello che invece non accetto – non vorrei più accettare – è il nichilismo elegante, quello che oggi proprio non sopporto è il nonsenso divertito di tante conversazioni, di tanti giorni. Questa cosa terribile di cui io stesso sono impregnato. No. Davanti a questo devo urlare la vita ha senso, la vita è buona. Proprio perché non capisco. Devo urlare, con la mia povera, povera voce, devo implorare il respiro della vita.

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