Blog di Marco Castellani

Mese: Dicembre 2013 Page 1 of 3

Draghi

Va bene, visto che siamo in clima di auguri, il mio è il seguente… Ovviamente, per essere sentito, è un augurio smaccatamente personale, che però potrebbe anche risultare adeguato per chi mi legge.
Ebbene, che il 2014 sia un anno in cui finalmente iniziamo concretamente a smettere di scappare dai nostri draghi, dalle nostre paure: prima di tutto, dalla paura della nostra unicità, dalla paura del fatto che abbiamo una vocazione, che siamo su questa terra per un compito. Per arrivarci dobbiamo passare, necessariamente (come ci insegnano le favole, come ci dice ogni saggezza umana), dalla terra dei draghi.

I draghi, eccoli. Essi si pongono lì tra la vita di adesso e la luminosa speranza di una vita più piena, più nutriente. Forse sono lì per quello, per vedere se vogliamo, se vogliamo veramente. Se ci interessa vivere davvero una vita piena. Così basta, basta voltare la testa. Andiamo dai draghi, finalmente. Diamo loro soddisfazione: combattiamoli con allegra baldanza, senza scandalizzarci per tutte le volte che cadiamo.
Combattiamoli nel modo migliore, cedendo docilmente alla loro presenza, smettendo di fare opposizione. Lasciandoli venire, osservandoli e basta. Venite, voi draghi, voi fantasmi, paure. Mi arrendo, vi faccio spazio. Venite pure.
Sembra paradossale ma non lo è più di tanto. Perché sospetto che durante il combattimento ci diverranno amici e ci faranno passare oltre, ci faranno proseguire il cammino… Allora capiremo, capiremo che tutto ha un senso. Che tutto è servito, perché noi camminassimo…
Sarà solo allora che da te verrà il lupo,
 verrà per portarti paura. 
Se non lo fuggirai fratello ti sarà,
 è lui che davvero conosce 
il passo segreto che il monte ferisce, 
per il tuo capo il riparo sicuro
(Angelo Branduardi, “Il funerale”)
Buon 2014 ! E mi raccomando, non rinunciate a farvi amici i vostri draghi…!

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Nel freddo, una nascita

Nasce nel freddo. E vieni in una grotta al freddo e al gelo, canta il celebre inno.

Vuol dire tanto. Anche questo, che il freddo non è l’ultima parola. Vuol dire che il freddo, pur sentito, drammaticamente avvertito, non è conclusivo di nulla, non implica logicamente nulla, non delimita nulla in senso definitivo. Perché non può mai essere l’ultima parola. Meglio, perché non può evitare – anche il freddo più freddo – che l’Universo si pieghi alla categoria della possibilità, che debba piegarsi a questa legge. Che ogni momento possa accadere qualcosa di nuovo.

Dio sceglie quelle circostanze che possono mettere di più davanti ai nostri occhi chi è Lui e quale straordinaria novità può generare nel mondo. E questo dovrebbe rallegrare ciascuno di noi, perché significa che allora non c’è situazione, momento della vita o storia che possa impedire a Dio di generare qualcosa di nuovo (Juliàn Carron)

Photo Credit: AlicePopkorn via Compfight cc

Ci sono momenti in cui uno può sfidarsi a prendere certe frasi alla lettera. A me piace farlo con la frase di Carron appena riportata. Parlo di sfida perché il mio pensiero gravita sovente attorno ad una diversa attitudine, prevale spesso il già visto, il già saputo. Ma – mi dico – è solo una ennesima distorsione dell’ego, che resiste ad aprirsi alle infinite possibilità dell’esistenza, che trascendono allegramente noi e tutte le nostre ottocentesche riduzioni dell’imponderabile complessità del reale e del suo perenne scintillante mistero. Perché? Perché non ama perdere il controllo, non ama cedere. E non ama le sorprese.

E invece la suprema saggezza è cedere. Alle infinite possibilità nascoste, incorporate, in ogni situazione. Ogni freddo può svelare dolcissime sorprese, se accolto con pace, con pazienza. Come la neve il freddo custodisce, copre, prepara ad una nuova nascita.

Il Senso dell’esistenza, l’Essere, nasce nel freddo. Dove nessuno se lo aspetta.

Pensiamoci. Ora. Buon Natale.

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Quanti Amici, il libro di Natale sulle onde della Meccanica Quantistica

Quanti Amici

La copertina del libro di Stefano Sandrelli, Quanti amici, edizioni Feltrinelli Kids. Crediti Feltrinelli Kids: http://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/quanti-amici/ .

E’ una vecchia passione quella di raccontare il cielo, le stelle e la fisica. Stefano Sandrelli a capo dell’Ufficio del Public Outreach and Education – Divulgazione e Didattica dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Brera, Milano, Presidente delle Olimpiadi Italiane di Astronomia e collaboratore dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), nel libro “Quanti Amici” riesce in modo magistrale a rendere la Meccanica Quantistica un mondo fiabesco e del tutto accessibile anche alle menti dei bambini. Forse più di quanto non lo sia spesso in quella degli adulti.

L’idea narrativa di Stefano Sandrelli, infatti, sta nella classica frase “Facciamo finta che…” che ricorre frequentemente sulle labba dei bambini.

“Il mondo della Meccanica Quantistica è un mondo che assomiglia al “facciamo finta che” dei bimbi” afferma Stefano “perché racconta di esperienze un po’ fantastiche”. La Meccanica Quantistica è un mondo dove valgono regole al di là del senso comune delle cose e “vanno apprese senza la presunzione di voler interpretare quel mondo con i giudizi che noi adulti già abbiamo”. E’ esperienza comune, per esempio, che nulla può passare attraverso un muro. Quando noi appoggiamo la mano su una parete la parete non si muove, né la mano ci passa attraverso. Nella Meccanica Quantistica, nell’infinitamente piccolo, le cose non vanno affatto in questo modo. Entrando allora nel mondo dei bambini, “facendo finta che… io ci passi, che succede?” si domanda Stefano.

Anna e Luca di 10 e 12 anni li abbiamo incontrati un paio di anni prima nel libro “In Viaggio per l’Universo”. Ora, sul finire dell’estate in una calda giornata settembrina, i due giovanissimi lasciano i genitori a casa e partono in treno a trovare la zia Milla nella sua bella casa di campagna a Campiglia, in Toscana per la loro settimana al mare prima di riprendere con la scuola.

In treno i due bambini si imbattono in una figura ambigua e, nascosti dietro ai sedili, ascoltano la frase: “L’ho lasciato che non sapevo se era vivo o morto”. Un omicidio? E l’assassino è proprio quella donna misteriosa dal vestito leggero e con un cappello nero da spiaggia in testa? Su questo dilemma amletico del vivo e del morto si sviluppa tutta la vicenda, che è un po’ quella del gatto di Schrödinger della Meccanica Quantistica [1].

Personalmente questa scena iniziale mi ha fatto subito pensare ad una sorta di “thriller scientifico”, dove la figura femminile si mescola con il senso di macabro che sorge spontaneamente nella mente dei due bimbi nel momento in cui sentono l’aggettivo “morto”. Anna e Luca, involontariamente, diventano testimoni indiretti di un omicidio che li sconvolge completamente e fa dimenticare loro la fermata del treno. E l’immagine di questa donna dal grande capello e dal vestito leggero estremamente femminile (almeno nella mia immaginazione) me la sono portata dietro per tutto il libro. “Dove la ritrovo, questa? ” mi chiedevo continuamente.

Il bambino ha una predisposizione ad accettare l’aspetto “favolistico” in un certo senso della Meccanica Quantistica perché per sua natura non si pone certi quesiti nè va alla ricerca della concretezza che, invece, è tipica della mente adulta. Il bambino “non ha quell’ambito di esperienze che invece noi adulti utilizziamo, con presunzione, per cercare di interpretare tutto il noto” afferma Stefano. “E’ la classica chiusura mentale dell’adulto, che il bambino non ha. L”adulto arriva a dire: Ah, non capisco la meccanica quantistica… In realtà si sta cercando di forzare la cosa. Se invece “facciamo finta che le cose vadano così”, come i bambini, allora tutto diventa più semplice e ci si rende conto che è davvero in questo modo che funzionano le cose, perché altrimenti il Sole non brillerebbe, i computer non esisterebbero e la televisione non si accenderebbe”.

“La meccanica quantistica si basa sull’idea di probabilità. Un elettrone può essere ovunque nello spazio ed è associata in ogni luogo dello spazio una certa probabilità di trovarlo. In matematica questo concetto si descrive con delle funzioni che sono chiamate “onde” e che rispettano certe quazioni. L’idea dell’onda è ciò che permette ad un atomo di essere diffuso, è ciò che permette ad un elettrone di passare attraverso i muri e così via. L’idea di base è dunque “probabilità e onda”. Questa idea di base viene mescolata con dei ragionamenti molto fanciulleschi. Per esempio, l’idea del mare di semolino e delle onde che lo solcano è un sogno che feci da bambino, uno dei primi sogni che ricordo, a casa della nonna, mentre avevo la febbre” racconta Stefano.

Ma quanti atomi ci sono in un granello di sabbia? E in un uomo? La zia Milla non mostra mai un momento di stanchezza, risponde alle domande dei due ragazzini mostrando sempre un pizzico di fantasia ed ingegno. Per i due bambini la zia Milla “è la zia più astrofichissima di tutte” mentre si divertono a mangiare dei fichi in compagnia di alcuni suoi amici d’universita’ che sono venuti a trovarla.

“Mi pare plausibile”, risponde Anna. “Tutto il mondo astronomico è fatto di palle: pianeti, stelle. Sarà così anche per gli atomi”, sentenzia. L’idea dell’atomo come un mini Sistema Solare è un’idea che non è proprio corretta ma che ancora oggi a scuola viene insegnata per semplificare i concetti. Qui viene raccontata per com’è veramente. Tra nucleo ed elettrone non c’è praticamente niente, o meglio c’è il vuoto.
Se da un lato nell’uomo vi sono 7 miliardi di miliardi di miliardi di atomi, com’è possibile che all’improvviso l’atomo risulti vuoto? “Siamo vuoti dentro!” conclude Anna spaventata. E questo vuoto dentro me lo sono sentita pure io mentre scorrevo freneticamente le pagine per cancellarlo. Ci sarà stato un tutto da qualche parte, no? mi dicevo.

Sento un grande vuoto, dentro di me.

Forse, quando ci manca qualcuno, il vuoto dentro gli atomi si fa sentire di più?

L’idea di Anna di un mondo fatto di palle era venuta anche a me, qualche anno fa mentre studiavo il Sistema Solare e tutti gli oggetti che in generale formano l’Universo e confesso che spesso mi sono sentita anch’io Anna, nelle sue domande piene di curiosita’, nei dubbi, nelle sue imbarazzanti conseguenze logiche, fuori dal comune, dall’ordinario. Anna e Luca, con il suo bonsai da cui non si stacca mai (che stavolta subisce anche una modifica rispetto alla vicenda narrata nel precedente libro “In Viaggio per l’Universo che pero’ non vi svelero’), sanno attrarre il lettore e tenerlo agganciato fino alla fine. Se spesso sono gli adulti a dare la loro mano per accompagnare i bimbi nel mondo, ora qui sono i bimbi ad offrirla agli adulti e a spingerli nel mondo della Quantistica.

Facciamo finta che… entriamo nel mondo della Quantistica!

Un libro estremamente interessante che si potrebbe introdurre nelle scuole italiane per presentare la fisica e la meccanica quntistica ai ragazzi delle scuole elementari. Divertendoci, con un po’ di umorismo, tutto diventa più semplice da imparare, non solo da leggere! E i ragazzi di oggi ne hanno veramente bisogno, distratti come sono da mille strumenti tecnologici come cellulari, computer, televisione e videogiochi. Ma se mi limitassi al mondo dei bambini, sarebbe troppo limitativo. Io l’ho letto da adulta e mi è piaciuto un sacco. Quello che mi è capitato spesso è che gli adulti leggono dei libri per i loro piccoli, ma alla fine lo finiscono da soli, troppo curiosi di conoscere come va a finire!

Se i grandi tornassero per qualche ora a guardare il mondo con gli occhi di un bambino come lo troverebbero? Sicuramente migliore, non solo a Natale. E sicuramente deciderebbero di cambiare molto di piu’ di quanto non fanno gli adulti.

Confesso che questo libro e’ uno dei migliori che abbia letto. Frizzante fin dall’inizio, incuriosisce, stupisce, fa sorridere, ma anche ridere (e la parte dei fotoni e’ sicuramente la piu’ emblematica). Ve lo suggerisco.

Tornerete ad apprezzare la fisica e guarderete al mondo infantile con occhi diversi.

GRAZIE STEFANO!

Stefano Sandrelli

Quanti amici
Stefano Sandrelli
2011, Edizioni Feltrinelli Kids

Quanti Amici di Stefano Sandrelli, Edizioni Feltrinelli Kids, euro 13. Crediti: Feltrinelli.it: http://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/quanti-amici/

L’intervista a Stefano Sandrelli e’ tratta da Moebius – Facciamo che ero un elettrone – http://www.moebiusonline.eu/fuorionda/sandrelli_quanti_amici.shtml

Curriculum Vitae di Stefano Sandrelli – http://www.brera.inaf.it/utenti/stefano/

Quanti Amici – sul  sito della Feltrinelli:
http://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/quanti-amici/ e
http://www.lafeltrinelli.it/products/9788807921902/Quanti_amici_Sulle_onde_della_fisica_moderna/Stefano_Sandrelli.html
Formato ebook – http://www.lafeltrinelli.it/products/9788858809051/Quanti_amici/Stefano_Sandrelli.html
Opere di Stefano Sandrelli su Feltrinelli Editore – http://www.feltrinellieditore.it/search/?q=Stefano+sandrelli+

La recensione di Quanti Amici su Media INAF – Io, i quanti e mia figlia – http://www.media.inaf.it/2012/11/19/io-i-quanti-e-mia-figlia/#sidebartabswidget-3-section-categories

[1] Il gatto di Schrödinger aiuta a capire le difficoltà teoriche del processo di misura nella Meccanica Quantistica e quanto i suoi postulati vadano contro l’intuizione comune.

Sabrina

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Herschel conferma: la nostra Galassia e’ piu’ ricca di gas

Milky Way Galaxy - ESA

Una rappresentazone artistica della nostra Galassia. Crediti: ESA – C. Carreau.

 

Una survey compiuta con Herschel Space Observatory dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha rivelato che il serbatoio di gas molecolare nella nostra Galassia e’ enormemente sottostimato, almeno di un terzo, quando viene tracciato con metodi tradizionali. Monitorando l’emissione dal carbonio ionizzato, il nuovo studio ha permesso di identificare il gas molecolare nello stadio evolutivo intermedio tra il gas atomico diffuso e le nubi molecolari piu’ dense di formazione stellare. La scoperta non solo indica che vi e’ piu’ materiale per la formazione di nuove stelle nella Galassia ma anche che tale materiale si estende molto piu’ in la’ di quanto gli astronomi avevano immaginato.

Nella Via Lattea, come nelle altre galassie, le stelle si formano dal collasso di grumi di materia piu’ densi e freddi in una nube molecolare. Queste nubi sono giganteschi complessi di formazione stellare formati principalmente di idrogeno (H2), un gas che non emette alcun tipo di luce alle basse temperature alle quali si trovano le nubi molecolari.

Studiando i primitivi stadi della formazione stellare gli astronomi non solo sono interessati in che modo dalle nubi molecolari si arrivi alla formazione di nuove stelle, ma anche ai processi che hanno luogo in precedenza, e come vengano modellate le nubi molecolari dai gas idrogeno atomico diffuso. Per questo scopo gli astronomi si concentrano sulla distribuzione e sulle proprieta’ dell’H2 nella Galassia, ma senza il beneficio di osservazioni dirette e devono ricorrere a metodi alternativi per tracciarlo.

Il metodo piu’ utilizzato per tracciare il gas molecolare nelle regioni di formazione stellare e’ il monossido di carbonio CO. Semplice contaminante nelle nubi molecolari, il CO irradia molto piu’ efficacemente dell’H2 e puo’ essere facilmente rilevato. Tuttavia, questi traccianti indiretti possono non essere obiettivi dato che non vi e’ la garanzia che tutte le porzioni di una nube che contiene H2 contenga anche CO, nel qual caso le osservazioni di CO non sarebbero in grado di mappare queste regioni.

Per ottenere un quadro piu’ completo del contenuto molecolare della nostra Galassia, gli astronomi negli ultimi decenni hanno combinato osservazioni di CO con altri traccianti di H2. Questi includono l’emisisone dalla polvere, un altro contaminante nelle nubi molecolari, e i raggi gamma che sono prodotti quando le particelle di raggi cosmici interagiscono con l’idrogeno moltecolare e atomico nel mezzo interstellare.

La combinazione di tali dati ha suggerito la presenza di molto piu’ gas molecolare nella nostra Galassia di quanto indicato dal marcatore CO. I nuovi dati dall’Herschel Space Observatory dell’ESA hanno confermato queste ipotesi iniziali, ossia che almeno un terzo del gas molecolare della nostra Galassia e’ rimasto del tutto invisibile alle osservazioni. E c’e’ di piu’. La nuova survey di Herschel, che va alla ricerca di H2 attraverso un tracciante diverso, ill carbonio ionizzato C+, ha permesso di ricavare la distribuzione tridimensionale del gas molecolare su tutta la Galassia.

“Questa e’ la prima survey di carbonio ionizzato attraverso il piano galattico che combina sia un’alta risoluzione spettrale che un’alta risoluzione angolare” ha affermato Jorge Pineda del Jet Propulsion Laboratory (JPL), Caltech, USA, primo autore della ricerca. Il piano galattico e’ il luogo dove vi e’ la maggior concentrazione sia delle stelle della nostra Galassia che delle nubi di formazione stellare.

“Con una risoluzione spettrale senza precedenti dello strumento HIFI a bordo di Herschel potremmo stimare la distanza dell’emissione di C+ dal centro galattico e ricostruire la distribuzione radiale attraverso la Galassia” ha continuato.

Il carbonio ionizzato e’ il carbonio a cui e’ stato strappato via uno degli elettroni piu’ esterni dai fotoni ultravioletti provenienti dalle giovani stelle vicine. Questi ioni sono presenti come tracce in tutto il mezzo interstellare e producono una caratteristica linea di emissione ad una lunghezza d’onda di 158 micron. La riga C+ e’ la riga tipica di emissione piu’ luminosa del mezzo interstellare nelle lunghezze d’onda infrarosse. Tuttiavia, a causa dell’assorbimento dell’atmosfera terrestre, gli astronomi possono solo osservare la riga C+ nelle parti piu’ alte dell’atmosfera, preferibilmente dallo spazio.

“Gli atomi di carbonio vengono ionizzati dagli stessi fotoni ultravioletti che spezzano le molecoe H2 scomponendole in atomi di idrogeno, ma questi due processi non avvengono negli stessi luoghi all’interno del mezzo interstellare” ha spiegato il secondo autore della ricerca William Langer del JPL, Caltech, USA. Langer e’ il Principal Investigator del GOT C+, Herschel Open Time Key Programme dove sono stati raccolti di dati.

“In questo modo possiamo usare la riga del C+ per individuare il gas nella fase di transizione dove la maggior parte dell’idrogeno e’ molecolare ma il carbonio e’ principalmente ionizzato”.

Per identificare i diversi ambienti dove l’emissione di C+ ha avuto origine gli astronomi confrontano i dati di Herchel con altre osservazioni del tutto indipendenti che tracciano i vari componenti del mezzo interstellare. Ma potrebbero rappresentare poco meno dei tre quarti di tutto quello che si puo’ effettivamente osservare con Herschel.

“Ci siamo resi conto che il restante carbonio ionizzato deve essere situato in alcune parti isolate delle nubi molecolari che non possiamo rintracciare attraverso il CO perche’ non contengono questa molecola” ha spiegato Pineda.
Le regioni piu’ dense del mezzo interstellare, dove si viene a trovare la maggior parte del gas molecolare, contengono sia H2 che CO. Ma le loro immediate vicinanze hanno una composizione piu’ complessa, che e’ profondamente influenzata dalla radiazione ultravioletta delle stelle vicine. Queste regioni di fotodissociazione comportano diversi strati: in quelli piu’ esterni il gas e’ completamente ionizzato a causa dell’esposizione alla radiazione ultravioletta, mentre gli strati piu’ interni ospitano diversi tipi di specie di gas allo stesso tempo, ionizzato, atomico e molecolare.

In uno degli strati piu’ interni della regione di fotodissociazione, H2 e C+ sono stati trovati coesistere. Gli astronomi chiamano il gas molecolare che si viene a trovare in queste regioni CO-dark H2 per distinguerlo dall’H2 mescolato con il monossido di carbonio che puo’ essere tracciato con l’emissione di CO. I nuovi dati di Herschel mostrano che il CO-dark H2 rende conto del 30 percento dell’intera riserva di gas molecolare della nostra Galassia.

“La Galassia contiene molto piu’ H2 di quanto avevamo pensato. Abbiamo solo bisogno di guardare da una nuova prospettiva” ha commentato Langer.

Non solo l’indagine di Herschel sulla C+ ha scoperto questo serbatoio nascosto di materiale per potenziali nuove stelle, ma rivela anche in modo curioso com’e’ distribuita la C+. La CO-dark H2 rilevata con Herschel e’ per la maggior parte localizzata in un anello che circonda il centro della nostra Galassia ad un raggio compreso tra 13000 e 36000 anni luce. Questo si estende molto piu’ in la’ del gas molecolare che traccia il CO, che e’ maggiormente concentrato nelle regioni piu’ interne della nostra Galassia, con un picco ad un raggio di circa 13 000 anni luce, e diminuisce in densita’ a maggiori distanze.

Gli astronomi hanno intenzione di studiare il gas molecolare, appena rilevato, in maggior dettaglio per osservare i passaggi intermedi che trasformano il mezzo interstellare in nubi molecolri piu’ dense e fredde. La quantita’ di H2 in una galassia e’ un parametro chiave per conoscere la sua attivita’ di formazione stellare, ma la rate alla quale il gas molecolare viene prodotto in primo luogo potrebbe essere ugualmente importante.

“Questo lavoro eccitante basato sulle osservazioi di C+ fatte da Herschel mostrano che vi e’ sicuramente molto piu’ materiale grezzo a disposizione per la formazione stellare nella nostra Galassia di quanto sapevamo, il che e’ importante di per se’. ” ha affermato  Göran Pilbratt, Herschel Project Scientist all’ESA, “ma, grazie all’elevata risoluzione spettrale fornita dall’HIFI, possiamo anche dire dove si trova questo gas”.

Articolo:
J. L. Pineda, et al., “A Herschel [C II] Galactic plane survey I: the global distribution of ISM gas components”, 2013, Astronomy & Astrophysics, 554, A103.

Fonte ESA – There is more gas in the Galaxy than is dreamt of by astronomers- http://sci.esa.int/herschel/51909-there-is-more-gas-in-the-galaxy-than-is-dreamt-of-by-astronomers/

Sabrina

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Sorprese chimiche dalla Nebulosa del Granchio

Crab Nebula

Questa immagine mostra la Nebulosa del Granchio, un resto di supernova che viene considerato oramai un’icona nella nostra Galassia, come osservato dall’Herschel Space Observatory dell’ESA.
Una nube esile e filamentosa di gas e polveri, la Crab Nebula (Nebulosa del Granchio), e’ il residuo di supernova che fu osservata dagli astronomi cinesi nell’anno 1054. Questa immagine e’ stata ottenuta dai dati presi con lo strumento PACS a bordo di Herschel Space Observaotry alla lunghezza d’onda di 70 micron. A queste lunghe lunghezze d’onda gli astronomi possono rilevare il bagliore cosmico della polvere presente nella nebulosa.

Sotto l’immagine uno spettro della luce nel vicino infrarosso dalla Nebulosa del Granchio. Lo spettro e’ stato preso con lo strumento SPIRE a bordo di Herschel nell’intervallo di frequenze che va da 450 GHz  (che corrispondono a frequenze d’onda intorno ai 660 micron) fino a 1400 GHz (corrispondenti a lunghezze d’onda intorno a 200 micron). Lo spettro, preso per studiare inizialmente la polvere contenuta nel resto di supernova, ha consentito la scoperta del tutto casuale del primo composto a base di un gas nobile nello spazio, l’argon idruro (ArH+). In cima all’emissione della polvere, che domina l’emissione continua osservata nello spettro, il team di astronomi ha trovato due righe di emissione che non erano mai state osservate prima. Queste sono le linee che si osservano nella parte sinistra e destra dello spettro. Gli astronomi hanno identificato queste linee come le prime due transizioni rotazionali di ArH+ alle frequenze di 617,5 GHz e 1234 GHz, rispettivamente. L’indagine e’ stata fatta con l’aiuto di due ampi database di spettri molecolari e attraverso il confronto con un’altra riga di emissione, molto studiata, che e’ stata trovata nello spettro della Nebulosa del Granchio, quella dello ione molecolare OH+ visibile vicino al centro dello spettro, ad una frequenza di 971,8 GHz. Crediti – ESA/Herschel/PACS, SPIRE/MESS Key Programme Supernova Remnant Team.

Gli astronomi hanno scoperto un raro abbinamento chimico nei resti della stella esplosa, la famosa Crab Nebula, o Nebulosa del Granchio. Un gas che finora era ritenuto “solitario” in realta’  ha fatto “amicizia” combinandosi con un patner chimico per formare una molecola. La scoperta, compiuta con l’Herschel Space Observatory dell’European Space Agency (ESA) con importanti contributi NASA, aiutera’ i ricercatori a comprendere meglio le supernovae, lo stadio finale evolutivo di una stella estremamente catastrofico e violento.

La scoperta davvero inattesa coinvolge un gas nobile, l’Argon. I gas nobili, tra i quali vi sono anche l’elio e il neon, raramente vengono coinvolti in reazioni chimiche. La loro tendenza e’ quella di rimanere isolati.

Un nuovo studio guidato da Michael Barlow dell’University College London, Regno Unito, e basato sui dati spettrali da Herschel, ha mostrato la prima evidenza di un composto base di tale gas nobile nello spazio, una molecola chiamata argon idruro. I rusultati sono stati pubblicati sulla rivista Science.

“La cosa strana e’ che le condizioni difficili in un resto di supernova sembrano essere responsabili per alcuni di questi argon nel trovare un patner con l’idrogeno” ha affermato Paul Goldsmith del Jet Propulsion Laboratory della NASA, a Pasadena, California.

“Questo non e’ solamente il primo rilevamento di una molecola basata su un gas nobile nello spazio, ma anche una nuova prospettiva sulla Nebulosa del Granchio. Herschel ha misurato in modo diretto l’isotopo argon che ci aspettiamo essere prodotto tramite nucleosintesi esplosiva in un nucleo, nel collasso di supernova, affinando la nostra comprensione dell’origine di questo resto di supernova” ha concluso Göran Pilbratt, Herschel project scientist all’ESA.

ESA – Herschel spies active argon in Crab Nebula – http://sci.esa.int/herschel/53332-herschel-spies-active-argon-in-crab-nebula/
Fonte immagine – ESA – http://sci.esa.int/herschel/53337-herschel-image-and-spectrum-of-the-crab-nebula/. Crediti – ESA/Herschel/PACS, SPIRE/MESS Key Programme Supernova Remnant Team.

Sabrina

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Col lancio del satellite, è stata posta come una linea netta. Non posso fare a meno di lanciare uno sguardo indietro, e vedo come tutto il lavoro per GAIA si intreccia a tutto la fatica e la bellezza di crescere e proseguire nella vita, nelle collaborazioni, nelle amicizie. Da quella volta, ormai molti anni fa, quando Luigi mi chiese se avevo voglia di partecipare ad un nuovo progetto, una cosa abbastanza diversa da quelle che ci impegnavano di solito – così, anche per scrollarsi di dosso la polvere dell’abitudine.

Ed ero abituato a tutt’altro, ero abituato a progetti da svolgere in due o tre ricercatori al massimo.. Ero abituato ad un modo di lavorare che ormai pensavo non sarebbe cambiato. E invece doveva ancora iniziare una avventura tutta nuova, tutta diversa. Tutto stava per cambiare e io non ne avevo nessun indizio (perché tutto può cambiare, sempre). Dovevo andare a comprendere come si lavora su un grande progetto. Un progetto enorme, con un sistema di coordinazione elaboratissimo che riesce ad unire gli sforzi di ricercatori sparsi per tutta l’Europa.

Ed ero abituato a lavorare in Fortran. Il mio codice scientifico era scritto in un sano vecchio fortran 77.  Funzionava, e funziona bene, anche ora. Ma doveva cambiare tutto, anche qui. In GAIA si lavora in Java. Si lavora con la programmazione ad oggetti. E allenare i miei non più giovanissimi neuroni a comprenderla… un’altra bella sfida.

E la sfida delle sfide, lavorare su uno dei task più insidiosi, più delicati, della parte scientifica. Il software che si occupa di separare i profili delle stelle parzialmente sovrapposte sul piano di vista. Vuol dire fare modelli, confrontarli con le osservazioni, elaborare procedure alternative.  Soddisfare i constraints tecnici imposti dalla pipeline di riduzione dati. Ripartire, riprovare.

Poi gli incontri periodici nelle varie sedi europee, le coding weeks per il codice, le teleconferenze periodiche ove ogni unità di lavoro fa il punto sullo stato dell’arte, tante persone nuove da conoscere e con le quali interagire… tutta una cosa completamente nuova. Tutta un’opportunità per poter imparare, ancora.

Mi dico, ogni giorno è un’opportunità per imparare. Basta mettersi nell’atteggiamento giusto.

Ieri mattina in osservatorio mentre presentavo con Luigi la diretta, nella sala conferenze, al personale scientifico ed amministrativo, non potevo non nutrire qualche timore per le fasi del lancio. Vedere tutto il lavoro di anni, di tante persone, condensato in un punto critico: il momento del lancio. O va bene o si perde tutto.

E’ andata bene, grazie al cielo. E Gaia sta volando. Ora. Sta andando verso il punto L2, dove arriverà tra mesi.  E’ buffo, in un certo senso. Di sonde nel cielo ve ne sono a bizzeffe, ci deve essere più traffico che sul Grande Raccordo Anulare in questi giorni prenatalizi (ed è tutto dire): questo lo sappiamo. Eppure ieri sera, uscendo dall’osservatorio, mi sono sorpreso ad alzare gli occhi al cielo e pensare GAIA sta volando lassù, da qualche parte. Anche stamattina, perso nei miei pensieri, ad un certo punto mi è venuto da pensare che GAIA intanto stava volando, stava perseguendo il suo obiettivo. L’obiettivo per cui era stata creata.

Ora che sto scrivendo mi viene chiaro alla mente. Come GAIA sta proseguendo il suo obiettivo, così dovremmo far noi. Capire l’obiettivo del nostro viaggio su questo pianeta, il motivo per cui siamo stati creati, e accoglierlo, perseguirlo. Secondo me questo ha molto a che fare con la felicità: non quella effimera e superficiale, ma con una possibilità di felicità robusta, che duri nel tempo.

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Dove ci porterà il nostro, di viaggio? E se ci rilassassimo e ci godessimo il percorso, meravigliandoci ad ogni curva della strada? Cercando di conservare lo stupore del momento del nostro, di lancio?

Così come GAIA ha un obiettivo definito, così penso che ognuno di noi è qui per un compito. Così il viaggio di GAIA è appena iniziato e chissà che sorprese ci riserverà. Chissà che sorprese ci riserverà il nostro viaggio, noi sonde intelligenti sparse per il cosmo… con un cuore ed una voglia di infinito che nemmeno GAIA potrebbe comprendere…

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La conferenza del lancio di GAIA

In diretta da Altec, Torino, la diretta del lancio di GAIA di questa mattina.

Crediti INAF-TV.

ALTEC: http://www.altecspace.it/

Sabrina

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Il lancio di GAIA

GAIA massima apertura

Gaia in una rappresentazione artistica dell’ESA.

Il video del neraviglioso lancio di GAIA che va a coronare oltre dieci anni di lavoro, di studi e progettazione e’ disponibile qui .

Qui vi proponiamo una sequenza di immagini ricavata da ESA TV delle fasi del lancio.

-14s gaia launch-14 secondi dal lancio. Crediti ESA-TV.

-3 sec gaia launch-3 secondi dal lancio. Crediti ESA-TV.

 

00 sec gaia launch0 secondi. GAIA parte con l’entusiasmo e l’ansia nel cuore di tutti gli astronomi, i tecnici e gli ingegneri che hanno lavorato nel progetto. Credti ESA-TV.

2sec gaia launchA 2 secondi dal lancio. Il razzo Soyuz si stacca dalla rampa di lancio a Kourou, nella Guiana Francese. Crediti ESA-TV.

14sec gaia launchA 14 secondi dal lancio, il cielo viene illuminato dal razzo Soyuz alla cui sommita’ e’ sistemato il satellite europeo GAIA. Crediti ESA-TV.

1min26sec gaia launch1minuto e 26 secondi dopo il lancio, il propellente illumina il cielo. Crediti ESA-TV.

1min41sec gaiia launchE’ trascorso 1 minuto e 41 secondi, GAIA si sta allontanando dalla Terra per raggiungere la sua posizione definitiva nel punto lagrangiano L2, punto di equilibrio, a 1,5 milioni di chilometri di distanza dalla Terra. Crediti ESA-TV.

2min3sec gaia launchI quattro booster del razzo Soyuz si separano. E’ la prima fase critica del lancio. Crediti ESA-TV.

2min27sec gaia launch2 minuti e 27 secondi. Sempre piu’ evidente la scia lasciata dal combustile del razzo Soyuz nella cui parte superiore e’ sistemato il satellite GAIA con il logo della missione, che piu’ di una volta abbiamo presentato in questo blog. Crediti ESA-TV.

2min58s gaia launch2 minuti e 58 secondi. Una delle ultime immagini in diretta del razzo Soyuz. Crediti ESA-TV.

GAIA ORA STA RAGGIUNGENDO LA SUA META, IL PUNTO LAGRANGIANO L2.

VAI, GAIA!!! 

Sabrina

 

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